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Autore: Soleil et lune    25/09/2020    2 recensioni
Il ritorno di una guerra e la minaccia di un mostro da sventare, il tutto ambientato in una foresta dai toni fiabeschi. L'avventura e i colpi di scena si susseguono in un tornado di emozioni e strategie, il tutto per recuperare l'unico oggetto in grado di dare speranza al pianeta Terra: Chaos e i suoi servi sono tornati per riportare lo scompiglio nell'universo, ai cui estremi si trova il suo più grande e fatale alleato.
Genere: Avventura, Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Andromeda Shun, Cygnus Hyoga, Dragon Shiryu, Pegasus Seiya, Phoenix Ikki
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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La più vecchia e la più forte emozione del genere umano è la paura, e il più vecchio e il più forte tipo di paura è la paura dell'ignoto.
H. P. Lovecraft.

Non se ne resero nemmeno conto, per quanto fu lesto il movimento, della mia catena che si aggrappava ad uno spuntone di roccia vicino alla base del calderone. Se ne resero conto solo quando fu troppo tardi, ormai ero a terra, libero. Eretria scese dalle mie spalle e cominciammo a correre, il delirio si diffuse nella grotta: forse nessuno aveva mai osato apporsi alla furia dei giganti della terra, beh, forse ero il primo. Cercare di uscire sarebbe stata un'impresa troppo ardua anche per me: eravamo circondati da piedi che sbattevano a terra nella speranza di calpestarci, centinaia e centinaia di piedi, la terra tremava, l'aria rimbombava del rumore e delle grida di quegli esseri fantastici, l'aria quasi non arrivava, si erano persino messi a coprire l'uscita per evitare di farci scappare. 
Mi rendo conto a ripensarci, quanto possono essere stati stupidi. Il mio respiro era reso irregolare dalla corsa, ma mi ero reso conto di quanto effettivamente dovessi ragionare a mente fredda per uscire da quell'apocalisse. Schivai ancora i loro calci, seguito da Eretria, ogni tanto mi fermavo e passavo sotto i piedi, quei bestioni ovviamente non si rendevano conto di nulla. 
Pensai ad un nascondiglio, volevo che pensassero che fossimo già usciti.
Ebbi un'idea ma non sapevo fin quanto potesse funzionare e non mi sembrava il caso di tentare la fortuna. Volevo provare a nasconderci vicino al calderone, sulle pietre roventi, avrebbe fatto male ma nessuno avrebbe provato a guardare lì no?
Sentivo però che poteva non funzionare, dove potevo nasconderci? 
Eretria mi chiamò e mi disse:"Shun, guarda là!" e mi indicò una piccola crepa, piccola per le dimensioni di un gigante, forse ci saremmo potuti entrare ma era in alto anche per un gigante, come potevamo arrivarci?, mi chiedevo, poi notando un gigante che rischiava di schiacciarci spinsi Eretria dietro una roccia e lì mi misi anch'io cercando di riprendere fiato, ansimavo e nemmeno mi ero reso conto d'esser tanto affaticato. 
"Hai qualcosa in mente ora?" mi chiese Eretria, io risposi con un cenno di diniego del capo, poi la guardai:"Qualche idea?".
"Attualemente no..." mi rispose mesta, poi guardò oltre la roccia, i giganti si stavano ancora scatenando, di fronte a noi stava solo il muro di roccia. "Potremmo aspettare che semplicemente vadano via", disse poi, ma io scossi la testa:"Prima o poi potrebbero trovarci, non è prudente rimanere qui", e abbassai la testa, cominciando a pensare, del resto avremmo potuto provare ma ovviamente se qualcuno ci avesse visto tutto questo sarebbe stato vano, eppure le grida di quei bestioni non mi aiutavano affatto.
Dopo qualche minuto Eretria mi scosse il braccio, richiamando la mia attenzione; quando le rivolsi lo sguardo lei tremolante mi indicò un punto alla mia sinistra. Voltai la testa verso sinistra e ciò che vidi mi lasciò senza parole: c'era una donna, in piedi, di lato a noi anche se parecchio distante; aveva indosso un elegante vestito bianco, il corpetto era pieno di perle e di merletti, la gonna era lunga e a campana, terminava in un elegante tulle mentre sopra di esso stavano altre perle e altri eleganti ricami. Le maniche erano lunghe ed erano in tulle mentre i capelli erano lasciati sciolti, a cadere morbidi sulle spalle, sopra la testa stava una piccola crocchia legata con un nastrino color panna mentre intorno alla testa c'era una coroncina con perle e piccoli fiori bianchi. I suoi enormi occhi scuri mi scrutavano nel profondo, le sue labbra, rosse come il sangue mi sorridevano dolcemente mentre giocherellava con una ciocca dei suoi capelli neri neri, resi ancor più neri dalla pelle bianca. "Chi è?" chiesi ad Eretria, ma lei non mi seppe rispondere, si limitò solo a scrollare le spalle.
La donna sorrise ancora e sparì in un buco nel muro che...che prima non c'era!
Senza pensarci due volte presi Eretria dal braccio e corsi nel buco, che ne frattempo si stava chiudendo. 
Il buco si era quasi totalmente richiuso, stavamo accellerando ma a mano a mano quello si chiudeva, poteva essere la nostra ultima via di fuga e come se non bastasse i giganti ci avevano visto!
"Diamine!" urlò Eretria vedendo che ci stavano inseguendo, nel frattempo il buco si stava ancora richiudendo e le urla dei giganti erano aumentate!
Le sopracciglia mi tremavano, ero terrorizzato ma non potevo certo arrendermi, presi Eretria, la spinsi avanti e mi buttai dietro lei, spingendo entrembi fuori mentre il buco si richiudeva del tutto.
"Ohiohiohi..." dissi tenendomi la testa, che avevo sbattuto contro una roccia, tipico.
Eretria sospirò, poi si mise una mano sugli occhi e si mise a ridere.
La guardai interrogativo, lei, solitamente inespressiva, silente, quasi cupa...rideva?
Stava lì, sdraiata sull'erba, rideva come mai l'avevo vista fare...anche perché non l'avevo mai vista ridere.
"Scusa..." mormorò lei ancora sorridendo, dopo un poco "c'è chi piange di gioia e c'è chi ride, del resto bisogna stendere i nervi ogni tanto, no?".
Io mi limitai ad annuire, poi mi guardai intorno: non sembrava d'essere ancora sul terzo piano! 
Era notte, faceva piuttosto freddo e alla pioggia si era sostituita una nebbia fittissima; gli alberi erano molto pù vicini tra di loro, guardai l'orario: erano appena le tre del pomeriggio, eppure parevano le tre di notte!
L'erba pareva bagnata dalla rugiada, la sfiorai col palmo della mano e mi soffermai, chiudendo gli occhi, assaporando gli odori del paesaggio: odore di bosco, di pioggia, umidità...non era poi così male, eppure il vento, leggero, quasi invisibile, pareva il gelido sussurro di un fantasma, lì, nella notte. C'era una strana pace in quel posto, se potessi descriverlo lo definirei simile ad Aokigahara, ma non so quanto mi credereste siccome Aokigahara è conosciuta per essere "La foresta dei suicidi". Che ci crediate o no mi sentivo così: in un mare d'alberi, come se fossero onde e non steli d'erba quelli sotto la mia mano. Alzai gli occhi al cielo: non vedevo nulla, solo il nero e qualche foglia, era tutto buio. Mi alzai dopo un poco vedendo un luccichìo nella nebbia. Mi avvicinai ignorando i richiami di Eretria, poi la vidi, quella donna, mi guardava con quegli occhi enormi e sensuali, che le davano un'aria quasi esotica nonostante il pallore della sua pelle, in mano aveva qualcosa di rosso, di brillante...aveva un rubino. Mi si avvicinava lentamente, i suoi passi, per quanto fossero leggeri, erano scanditi dal rumore dell'erba che si piegava sotto i suoi piedi.
Crik crak, lentamente si avvicinava, e io non potevo muovermi, rapito, a poco servivano i richiami di Eretria:"Shun! Shun!", mi chiamava ma io ero rapito solo da quegli enormi occhi scuri e da quelle labbra rosse, e mentre quella sposa si avvicinava a me Eretria continuava ad urlare in preda al panico:"SHUN! SHUN ALLONTANATI! VAI VIA!".
Nonostante il terrore mi assalisse restavo fermo, come in un sogno non riuscivo a scappare o al urlare, restavo fermo a guardare quella figura che rappresentava forse il peccato nella sua forma più pura e che comunque in mano aveva ciò che io volevo, quel rubino, dovevo averlo. Lo teneva nel palmo della sua mano pallida, a palmo aperto, le dita leggermente piegate, chi era?
Non mi era ben chiaro cosa fosse e cosa volesse, e forse era questo a farmi più paura, le sue dita parevano formare una morsa nella sua mano, così pallida, così bianca...così perfetta, come lei. 
La donna mi si avvicinava sempre di più finchè non potei sentire il suo odore, era lo stesso del bosco, lo stesso della pioggia caduta, fresco ed opprimente ad un tempo. La donna mi si avvicinò finché non potemmo guardarci negli occhi, potevo sentire il suo respiro fresco addosso, silenziosa e letale, temevo quello a cui stavo per andare incontro e lei teneva ancora quel maledetto rubino in mano! Tentavo di muovere il braccio per prenderlo ma ero bloccato completamente, nel frattempo potevo sentire un dolce aroma ai frutti di bosco provenire dalle sue labbra...labbra che stava avvicinando alle mie.
Chiusi gli occhi, poi sentii due grida sovrapporsi: Eretria e un'altra che non avrei mai pensato di esser felice di sentire! 
"SHUN!" urlò disperata Eretria, poi un'altra voce, era Goldilocks! "Vade retro Lithium!".
La donna si allontanò di scatto da me, poi guardò dietro di me, come distolsi lo sguardo caddi a terra e potei vedere Goldilocks, Ikki, Hyoga, Dalia e Zorba!
Lithium, così a quanto pare si chiamava quella donna, retreggiò mentre Goldilocks si avvicinava a me seguita dagli altri. La donna fece una smorfia e poi sparì nel bosco. Ikki mi aiutò ad alzarmi e lo stesso fece Dalia con Eretria. 
"Chi era?" chiese poi Eretria "Come ci avete trovati?"
"Avete un cosmo e nel nostro gruppo qualcuno è onniscente, non è stato quindi difficile," disse Ikki "riguardo quella donna invece..." e tacque, non sapeva cosa dire.
"Era la Lithium", disse Dalia, Hyoga le rispose:"Lithium? Seriamente "Litio" è un nome?",
"Il litio" disse Goldilocks "è un metallo alcalino sulla tavola periodica, indicato con Li. E' utilizzato come trattamento per i medicinali per il disturbo bipolare, ma probabilmente non si chiama così per quel motivo". Mio fratello ci pensò su, poi scosse il capo e continuò ancora a navigare nei suoi pensieri, poi nel suo sguardo si accese l'illuminazione:"Lithium somiglia...a Lilith!"
"Lilith?" chiese Hyoga, reclinando leggermente la testa di lato.
"E' un demone notturno nella tradizione ebraica, viene definita la donna che ha preceduto Eva, ma la si può trovare anche nelle credenze mesopotamiche, ma a prescindere Lilith non è una presenza positiva, anzi, è fortemente negativa, alcuni la definiscono addirittura l'amante del Diavolo".
Quelle parole mi fecero rabbrividre, non sapevo se correndole dietro mi ero condannato o altro, anche se la cosa che più mi premeva era...se avremmo dovuto fronteggiarla per riprendere il rubino.


ANGOLO AUTRICE: Hoiiiiiii!! Sono già ritornata a scrivere, sono molto contenta di quanto viene scritto nelle recensioni e ringrazio tutti coloro che mi han fatto anche solo un piccolo complimento o le recensioni lunghissime che ricevo! Grazie di cuore, mi fanno sentire soddisfatta del mio lavoro!
Detto questo oggi abbiamo un capitolo un po' particolare, spero vi piaccia! L'unico mio rammarico è il timore che sia troppo breve ma vabbè dettagli. Spero comunque che sia di vostro gradimento, alla prossima, Boiiiiiii!!!!!!!!!!!!!!
   
 
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