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Autore: Saruwatari_Asuka    25/09/2020    1 recensioni
DESCLAIMER: è doveroso fare una premessa, prima che i fan di Bakugou mi divorino. Mi serviva un personaggio negativo e lui si prestava perché Bakugou E' un personaggio negativo. Nonostante questo SO BENISSIMO che l'originale non arriverebbe mai a tanto. ERA NECESSARIO AI FINI DI TRAMA.
Grazie dell'attenzione.
--
"Se si riesce a capire che una persona va giudicata solo per come agisce e non per chi si porta a letto, forse di potrebbe vivere una vita più tranquilla e in serenità, tutti insieme.
Forse un giorno arriveranno a comprendere anche questo.
Per il momento, è giusto limitare i giudizi gli uni sugli altri.
Non capire è comprensibile. Ma accettare è doveroso.
Perché nessuno ha diritto di dire a nessun’altro cosa debba piacerti, chi amare o come. E finché non si lede la libertà di chi ci sta vicino, è giusto avere la fermezza di pretendere di poter decidere da soli."
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Katsuki Bakugou, Mashirao Ojiro
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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PREJUDICE

 

 

 

 

 

 

 

 

Hey, Ojiro? Ma sei gay?”

Ojiro rimane spiazzato, a quella domanda.

“Cosa?”

“Beh, Mineta ha detto di averti visto...intimo con un tipo, fuori dalla scuola.”

Ojiro chiude gli occhi. All’improvviso si sente osservato anche se non è così, e lo sa. C’è solo Kaminari, che parla come sempre senza pensare.

“E in che modo sarebbero fatti tuoi?”

“Oh, amico, calmati! Era una curiosità, eh!”

Ojiro non aspetta né guarda in faccia nessuno, esce dalla classe come se l’insinuazione lo abbia mortalmente offeso e, forse, questa finirà per rivelarsi una perfetta prova del fatto che quanto detto da Mineta è vero.

Che deve fare? Non ha mai pensato che la storia potesse venir fuori.

Non ha mai pensato neanche che doveva essere un segreto, ma a conti fatti si è sempre comportato come se lo fosse e, adesso che gli hanno sbattuto in faccia la verità, non ha idea di come comportarsi.

I suoi amici saranno abbastanza intelligenti da capirlo, comprenderlo e accettarlo?

Lo spera tanto.

Non vorrebbe mai perdere l’amicizia di Shoji e Tokoyami solo per...per com’è.

Perché lui è fatto così. E’ forse sbagliato?

Afferra il cellulare e manda un messaggio veloce. E’ lunedì, Mineta deve averlo visto quella mattina visto che è rientrato direttamente in classe e non al dormitorio la sera prima. L’ha fatto proprio per poter passare sì il weekend con la sua famiglia adottiva, ma anche l’ultima notte con lui.

Eppure sono anche stati attenti a stare nascosti, non si sono messi in punti visibili dalle entrate della Yuuei.

Mineta è basso quanto subdolo.

E poi perché non venirne a parlare con lui, invece di spettegolare con Kaminari?

Odia quel fatto. E’ un affronto, per lui, essere stato sbeffeggiato in quel modo davanti a tutta la classe, per quanto non sia qualcosa che, in verità, merita effettivamente vergogna.

Ojiro sospira.

Quanto vorrebbe poter uscire e vederlo, adesso.

 

A cena quasi non vorrebbe scendere.

Non deve vergognarsi, non deve assolutamente. Lo sa. Non è qualcosa di cui vergognarsi.

E poi, sa anche che quelle sono tutte brave presone. Sono aspiranti eroi, no? Devono avere una mente aperta, no? Eppure è nervoso. Nervosissimo.

Non aveva mai detto la verità a nessuno all’infuori della sua famiglia, e mai ha pensato di dover fare qualcosa di così delicato ed intimo come il coming out con la sua classe.

Sono suoi amici, alcuni molto più di altri, alcuni quasi affatto.

Ma comunque, non dovrebbero interessarsi della sua sessualità.

E quindi che sta succedendo?

E che sarebbe successo appena avrebbe messo piede nella sala comune per la cena?

Eppure, lì per lì non succede niente. Quando entra non lo guarda in modo diverso nessuno e solo Shoji gli fa cenno come al solito per sedersi al tavolo con loro.

Li raggiunge camminando quasi in punta di piedi. Sulle nuvole, sovrappensiero. Come se fosse in un sogno, come se non fosse lì.

“Tutto okay?”

“Eh?”

Shoji si scambia un’occhiata con Tokoyami. “Dico, va tutto bene? Sembri perso.”

“Ah, sì. Sì, bene.”

E’ perso sì.

Lui si è immaginato l’apocalisse. Invece per ora tutto okay.

Non è successo niente.

Metà della classe non c’è ancora, ma...forse può sperare. Sì.

Ma dura poco. Meno di quanto avesse sperato.

Finché non entra in sala Bakugou con il suo gruppetto.

“Ah, guarda là, è tornato il lecca cazzi. Speravo vivamente che avessi deciso di darti all’ippica.”

Shoji sgrana gli occhi, sentendo Bakugou parlare così, mentre Ojiro irrigidisce inevitabilmente le braccia.

Le bacchette che ha in mano si spezzano.

Non l’ha chiamato davvero così.

Non può averlo fatto.

“Beh? Non mi pare tu abbia la bocca piena adesso, non sai più neanche parlare?”

Kacchan, non è...”

“Tu chiudi la tua di fogna, Deku di merda.”

Kirishima tossisce appena, “Però quello che hai detto...-”

“Quello che ho detto cosa, capelli di merda? Mi pare che sia la verità, o vuoi forse dirmi che la prendi in culo anche tu?”

Kirishima irrigidisce le spalle nel momento in cui Ojiro digrigna i denti così forte da farsi male alla mandibola.

Calmo, deve stare calmo.
Deve stare calmo
.

N-no, però...” Kirishima si fa piccolo fin quasi a sparire, come se quanto detto da Bakugou fosse la cosa più vergognosa di cui potesse accusarlo. Addirittura distoglie lo sguardo.

Distoglie lo sguardo.

Cos’è, uno scherzo? E’ questo quello che deve sentire e vedere da adesso in poi?

Questo non può accettarlo.

E’ troppo.

Ma Mina parla prima di lui, anticipandolo.

“Questo è davvero, davvero cattivo, Bakubro!” urla, “Non dovresti parlare in questo modo, sei antipatico e offensivo! Per prima cosa non è nient’affatto un’offesa essere gay e in secondo luogo non è affar tuo! La gente può amare chi gli pare!”

“Ma...ma gli uomini...e le donne...”

“Questo solo perché tu sei un maniaco, Mineta, kero,” interviene Tsuyu, “Ma non esiste certo una regola scritta.”

“Sì, infatti.”

“Vedila così, amico,” stuzzica Sero, dandogli una gomitata, ben nascosto da tutti, “Più donne per noi.”

“Oh! E’ vero!”

Bakugou, comunque, in risposta schiocca la lingua, “Levati dai piedi, occhi da procione,” ringhia, facendo il gesto di scansarla ma avendo la delicatezza di non toccarla, “E chiudi la bocca, quando non sai di cosa parli.”

Mina aggrotta le sopracciglia in un’espressione quasi aggressiva. Non si comporta mai in quel modo e sembra sempre tenersi molto lieve sui problemi, ma quella volta sembra averlo preso sul personale neanche la cosa la riguardasse direttamente.

“Sei tu quello che non capisce di cosa parla! Già giudichi le persone per il loro aspetto, ma questo è davvero troppo, Bakubro.”

“Intanto vedi di smetterla di chiamarmi così, pazza!”

“Bakugou, adesso stai esagerando,” interviene anche Iida, il braccio teso a dividere i due, “Anche tu, Ashido, non dargli corda.”

“Ma io non stavo facendo niente!”

“Però Mina-chan ha ragione,” brontola Hagakure, “Deve chiedere scusa a Ojiro!”

“Ma non rompetemi il cazzo e anzi, togliti di lì, lecca cazzi, non voglio gente così vicina.”

Così?” Ojiro fino a quel momento è solo rimasto in ascolto, non ha detto niente e anche se ha apprezzato tantissimo la difesa di Mina e Hagakure, e le ringrazierà, tutto quello lo sta facendo davvero innervosire.

Shoji gli tiene ancora una mano sulla spalla per tenerlo fermo, ma l’unica cosa che Ojiro vorrebbe è alzarsi e fronteggiarlo.

Solo che non ne vale la pena.

E poi, comunque, teme che Bakugou sia più forte.

“Sei ancora qui?”

Ojiro digrigna i denti, “E non mi muovo, visto che non ho finito di mangiare.”

“Allora vuoi la guerra, eh? Immagino che ti piaccia farti prendere a calci in culo, considerando che ti piace fartelo mettere...”

“Adesso basta davvero, Bakugou, è troppo,” lo ferma Iida, teso e serio, “Sei tu che te ne dovresti andare.”

“Sono d’accordo con Iida-san,” interviene Momo, “Dovresti andartene o chiedere scusa a Ojiro-kun.”

Bakugou apre bocca per ribattere, ma Uraraka lo blocca, “Bakugou-kun, sai, ci sono un sacco di tuoi comportamenti che risultano davvero di cattivo gusto, ma questo li batte tutti. E poi, che te ne importa? Non è affar tuo.”

“Hai esagerato davvero, stavolta, Kacchan. Ti conviene chiedere scusa. Forse hai bisogno di una doccia fredda per capire che quello che hai detto è davvero terribile. Un eroe non dovrebbe neanche pensarle certe cose e ancora meno farsi fermare dai pregiudizi e...”

“Oh, taci, Deku-merda!” sbotta il diretto interessato, girando i tacchi, “Andate tutti a quel paese, sfigati. Me ne vado io.”

“Sì ecco bravo, vattene!”

“Che personaggio sgradevole,” soffia Tokoyami, “Sta mostrando molti più difetti di quanti non pensassi.”

Iida si volta verso Ojiro, fissandolo. E’ livido di rabbia, bianco da far paura. Ha spezzato le bacchette ma le ha lasciate lì, senza prenderne un altro paio, anche se ha detto che non se ne sarebbe andato perché non ha ancora mangiato.

E’ evidente che non mangerà.

Ojiro-kun, ti chiedo scusa per Bakugou a nome di tutti quelli che sono rimasti della classe. Non pensavo davvero che tra noi ci fosse qualcuno di così...beh...”

“Omofobo,” termina per lui Tokoyami, “E’ giusto chiamare le persone col suo nome.”

“Sì. Immagino di sì.”

“O forse è represso,” ghigna Sero, “Sì, lo vedo molto represso.”

“La comunità omosessuale se lo risparmia volentieri uno come lui, ne sono praticamente certa,” afferma Jirou, “Che modi.”

“Già, forse sì,” scrolla le spalle Sero. “Quelli repressi come lui sono pericolosi.”

Momo scuote la testa. Che situazione si è venuta a creare?

Pensava di essere riuscita ormai ad identificare i suoi compagni di classe, ad eccezione solo di Shinsou che è appena arrivato, ed invece...

“Comunque, ci scusiamo, Iida-san ha ragione. E non ti preoccupare, Ojiro, non è un problema per nessuno di noi. Non è un problema e basta, non è vero, Kaminari e Mineta?”

Mineta salta su, colto sul vivo, “Ma sì, io mica l’ho detto per qualche motivo strano, eh?” s’affretta a dire, “Ti ho visto, mi sono fatto la domanda! Che vuoi che sia, che me ne frega a me. Anzi meglio. Più tette per me!” la frase gli viene interrotta a metà, visto che Tsuyu lo afferra con la lingua, dopo averlo schiaffeggiato, e lo nasconde sotto al tavolo.

“Parole inappropriate anche queste, kero.”

“Ah, sì, a me che importa, figurati,” esclama anche Kaminari, che lo ha sempre considerato un amico e di certo non smetterà di trattarlo come al solito, “Mica era una domanda per offendere! E’ solo che mi sarebbe piaciuto ce lo dicessi tu, per questo ho chiesto. Allora...è vero, no?”

E Ojiro stavolta scatta, scansa la mano di Shoji e si alza in piedi così velocemente che la sedia su cui era seduto cade a terra. Se stava iniziando a rilassare i muscoli del viso, adesso è di nuovo tesissimo.

“Magari se una persona non dice qualcosa ha i suoi santi motivi, ci hai mai pensato? Hai mai pensato a quanti problemi possono sorgere per questo? Già solo il fatto che continuiate a sottolineare che non è un problema vuol dire che sapete benissimo che lo è eccome, un problema, in un sacco di posti e per un sacco di gente!” ringhia.

Vuole ringraziare chi lo ha difeso.

Vuole davvero, davvero farlo.

Ma non ci riesce come vorrebbe. Gli è montata dentro una rabbia che non ha mai provato prima e non riuscirebbe ad essere cortese come meritano tutti loro.

“Vi ringrazio anche di dare per scontato che sia la verità senza aver chiesto il mio parere,” conclude, profondamente offeso, prima di girare i tacchi e andarsene.

Certo, lui è grato che la sua classe lo abbia difeso, che la pensasse in quel modo è molto positivo in verità, visto la società in cui vivono.

Ma nessuno ha pensato bene di aspettare che lui confermasse, prima di darlo per scontato.

E sì, va bene, è la verità innegabile.

Ma se non sono adesso in grado di fare una cosa simile per qualcosa come questo, apparentemente da niente per quanto per molte persone sia un problema, che cosa sarebbe potuto succedere se a venire fuori fosse stato un segreto ben peggiore di qualcun altro?

Dare per scontato che sia sì solo perché non si è detto espressamente no è sbagliato almeno quanto giudicare una persona dal suo orientamento sessuale.

Non lo capiscono, poi, che è e resta un argomento delicato?

Cosa che sapevano, loro, di quello che avrebbero trovato lì fuori? E se c’erano altri eroi, come Bakugou, pronti a non assumerlo in un’agenzia solo perché è gay?

No. Sta sbagliando anche lui.

Non dovrebbe vergognarsene né dovrebbe tenerlo nascosto. Perché anche se ci fosse qualcuno di così ottuso da non assumerlo per via del suo orientamento sessuale, non sarebbe che l’agenzia in torto.

Lui non sta facendo del male a nessuno.

Quello che è non è sbagliato.

Niente è sbagliato finché non mini la libertà degli altri, e lui non lo sta facendo.

Che lo andassero pure a dire in giro.

Lui affronterà tutto a testa alta, l’ha appena deciso.

E’ gay, sì. Sta con un ragazzo. Lo ama ed è fierissimo di questo.

 

Una volta in camera, Ojiro si accuccia ai piedi del letto, ormai con lo stomaco troppo chiuso anche solo per pensare di non aver cenato e avere fame.

E’ pazzesco, davvero, tutto quello che sta succedendo.

Gli sembra di stare in un film, una di quelle commedie americane che non gli sono mai piaciute.

E invece è tutto vero.

Si stringe nelle spalle, le ginocchia al petto e la coda a circondare anche le caviglie.

Non è deluso dai suoi compagni, no, ma la reazione di Bakugou, e in parte, seppur nel bene, anche di Kaminari e Mineta, gli hanno fatto capire che quello che lo aspetta fuori, se avesse il coraggio di dire sempre e solo la verità, potrebbe non essere affatto rosa e fiori, a prescindere da quanto forte e amato come eroe potrebbe diventare.

La gente non capisce.

E di gente che la pensa come Bakugou è pieno il mondo. E anche se è forte e potrebbe prenderli tutti a codate in faccia, fa paura.

Fa davvero, davvero paura.

La vibrazione del cellulare lo fa sobbalzare, si asciuga gli occhi in fretta e furia e risponde, rimanendo inizialmente in silenzio.

 Hey,” sente dire dall’altra parte del telefono, in tono gioviale e allegro.

Il suo compagno.

Anche se lui frequenta un’altra scuola, e non per aspiranti eroi.

Lui ha un altro sogno, anche se ha pensato di voler diventare eroe, un tempo, un po’ come tutti. Ma alla fine non ha mai provato il test d’ammissione, decidendo che non faceva per lui.  

Si chiama Takeshi. Si conoscono dalle medie, anche se sono stati in classe insieme solo durante il secondo anno. E’ stato con lui che, piano piano, Ojiro ha capito che non aveva gli stessi gusti degli altri, che non gli interessavano le ragazze.

Paradossalmente, nonostante il suo carattere timido ed introverso, era stato Ojiro stesso a fare il primo passo. Era stata una dichiarazione balbettante e infuocata come le sue guance in quel momento. Takeshi aveva riso, ma non per prenderlo in giro, tutt’altro. Poi gli aveva preso le mani e gli aveva detto di sì.

Ojiro si era sentito fortunato, quel giorno. Il ragazzo che aveva capito gli piacesse non solo era gay –una cosa che aveva capito studiandolo, o non si sarebbe mai dichiarato-, ma lo capiva e lo ricambiava.

Stanno insieme da quel giorno. Sono quasi due anni, ormai.

Hey,” risponde, abbozzando un sorriso che comunque l’altro non potrebbe vedere.

Nonostante questo, qualsiasi cosa stesse per dire gli muore in gola e Takeshi, alla fine, sospira. “Che succede?” gli chiede, comprensivo, “Giornata pesante, oggi? L’allenamento non è andato bene?”

“No, oggi è lunedì, non ci sono gli allenamenti.”

“Okay. E quindi che succede?”

“Niente.”

“Bugiardo.”

Ojiro sospira, “Un mio compagno di classe ci ha visti che ci baciavamo, stamattina all’entrata.”

Takeshi tace, poi percepisce una chiara imprecazione, ma lontana, come se avesse allontanato la cornetta da sé per parlare. “Merda.”

Ojiro si ritrova a sorridere appena. Anche lui l’aveva pensato.

Merda. E’ la fine.

Però non è stata così tragica, non del tutto. Ma neanche tutto rosa e fiori.

“E...ti hanno fatto problemi? Qualcuno ha...?”

“Non proprio,” mormora Ojiro, “Diciamo che...per la maggior parte no. Ma...”

“E gli hai tirato una testata, a quelli? Infilagli il dentifricio su per il cu...”

Takeshi!”

“Scusa,” sbuffa quello, “Mi da fastidio. Mi da fastidio quando le persone non capiscono una cosa così semplice e bella.”

“Lo so.”

“E poi un futuro eroe! Dovrebbe evitare giudizi e fare sempre la cosa giusta, fintanto che non infrangiamo la legge!”

Ojiro scrolla le spalle. Dal telefono può solo intuire che Takeshi è molto, forse troppo, agitato.  L’ha presa peggio di lui, se possibile.

“Bakugou è fatto così. Un po’ lo immaginavo.”

“Bakugou? Quello pazzo che al Festival ha fatto la figura del coglione?”

Ojiro si porta una mano alla bocca per evitare di scoppiare a ridere, “Sì. Lui.”

“Ah, beh,” sghignazza, “Allora forse un po’ me lo immaginavo. Voglio dire, mica mi aspettavo avesse un cervello, uno così. Probabilmente non lo capisce nemmeno.”

E stavolta, di gusto, Ojiro scoppia a ridere, spostandosi all’indietro e poggiando la testa sul letto. La coda, che fino a quel momento aveva tenuto ad avvolgere le gambe ancorata alla caviglia, finalmente si rilassa e si poggia placida a terra.

“Ci vediamo anche sabato, vero?”

“Ti vengo a prendere all’uscita alla fine delle lezioni,” assicura Takeshi, “Tanto ormai lo sanno.”

“Okay. Ti amo.”

“Anche io, Mashi. Buonanotte.”

 

--

 

Il giorno dopo Ojiro non è tanto preoccupato di quello che potrebbe trovare, in fondo il resto della classe gli ha dimostrato vicinanza, anche se è stato lui il primo a trattare tutti malissimo.

Dovrà assolutamente scusarsi.

Ma è tranquillo, quella mattina, e sa con certezza che se lo lasceranno in pace potrebbe persino riuscire a dimenticare quella vicenda e andare avanti.

Perché sì, certo, l’avevano scoperto. Ma...tutto lì. Non c’è necessità di andare avanti con quella storia, no?

E’ così, e basta.

“Però a me fa un po’ senso.”

Si blocca, nell’atto di aprire la porta. E’ la voce di Mineta, con Sero e Kaminari. Rimane ad ascoltare, non può farne a meno.

“Mi sembra un po’ eccessivo dire che ti fa senso, amico.”

“Beh ma che ci posso fare? Insomma...due uomini! Brr.”

“Beh ma voglio dire...insomma...cioè dai hai sentito ieri no?”

“Non lo ha ammesso.”

“Ma è così! Io l’ho visto! Per poco non mi sono sentito male, ve lo giuro!”

“Che esagerato che sei!”

“Ma perché a voi non fa...beh...un po’ schifo?”

“Ovvio che no!”

“Finché non pretende da me, non ho niente in contrario.”

Ojiro riesce appena a sentire l’ultima frase. E’ rimasto imbambolato con la porta appena schiusa, così preso, concentrato e amareggiato, a tratti deluso, da non aver sentito arrivare i suoi compagni.

Bakugou, in special modo, che quando lo vede fisso sulla porta gli si avvicina e lo spinge a terra usando lo zaino come se neanche volesse sfiorarlo.

Colto alla provvista, Ojiro perde l’equilibrio e cade.

“Togliti da davanti, mi ostruisci il passaggio, lecca cazzi.”

Ojiro stringe i pugni. A scuola no. A scuola non deve chiamarlo così, dannazione.

Le mani di Shoji sulle spalle lo riportano alla realtà. Si è alzato letteralmente accecato dalla rabbia e ha afferrato Bakugou per il bavero.

“Toglimi le tue luride mani di dosso, o non mi limiterò a farti saltare in aria.”

“Ojiro...passi dalla parte del torto, così.”

Ojiro, a malincuore, lo lascia andare senza neanche concedersi la soddisfazione di una spinta.

Dalla parte del torto, certo.

Come se non fosse Bakugou a minare la sanità mentale di chiunque gli stia intorno.

“Che cosa succede qui?”

Ojiro abbassa gli occhi, Shoji lo trattiene ancora per le spalle anche se con gentilezza adesso e gli occhi nero pece di Aizawa continuano a studiare entrambi gli studenti con criticità.

“Nulla, professore,” mormora Ojiro, moralmente sconfitto.

Gli da fastidio, lo odia anzi, ma Shoji ha ragione: passerebbe dalla parte del torto, anche perché Bakugou se ne è andato via come se nulla fosse, con quella sua aria spocchiosa.

“Non ci pensare, Ojiro,” mormora Shoji, “Ignoralo. Non ne vale la pena, con Bakugou.”

Ojiro non risponde, si limita a scrollare le spalle.

Certo, con Bakugou non ne vale la pena. E con tutti gli altri, invece?

Perché non è solo Bakugou. Li ha sentiti parlare, e anche se Kaminari non ha detto niente di che per un attimo ha fatto silenzio, come se dovesse pensarci, come se non fosse scontato.

Perché deve essere un problema?

Perché gliene devono fare un problema?

A chi importa con chi va a letto? E’ davvero così indispensabile? Cambia davvero che tipo di persona è?

Shoji gli ha detto di no, ma è ovvio l’abbia fatto, è il suo migliore amico e non si aspettava niente di diverso. Così come dalle ragazze, sempre così sensibili su certi argomenti.

Non può dire lo stesso degli altri, però.

Da Mineta se lo aspettava. Uno come lui certe cose non le concepisce, e forse è meglio così. Non ha nulla a che spartire con lui.  

Sero e Kaminari, però, lo hanno deluso. Sa, lo spera almeno, che non lo facciano con cattiveria. Ma certe affermazioni sono...imbarazzanti. Umilianti.

Quella pausa dubbiosa, quel “finché non pretende da me”, quel non prendere posizioni nette. Loro forse non lo capiscono, ma per lui è demoralizzante, frustrante.

E non riesce a far finta di niente.

Abbassa la testa con un sospiro e entra finalmente in classe senza degnare nessuno di uno sguardo.

E’ moralmente a terra, e anche il picchiettare di Shinsou sulla scrivania non gli da fastidio, quella mattina.

Bakugou non ne vuole neanche parlare. Non vuole nemmeno pensarci.

Preferiva scimmione, come soprannome. Trema all’idea che potrebbe trovarne qualcuno ancora più umiliante di lecca cazzi e che, soprattutto, possa fare il giro della scuola e arrivare in bocca a qualcuno di peggiore.

Cosa che, per quanto lui sa che non è qualcosa di cui dovrebbe vergognarsi, mai e poi mai, lo mette comunque in una situazione scomoda.

Pensano davvero che non sia lui il primo che vorrebbe andare in giro a dirlo a testa alta come se fosse la cosa più normale del mondo? Ma non può. Anche se è normale, è la gente a non esserlo, a non essere pronta, e a non voler accettare.

E fa ridere, no, se si pensa che lui è il re della Normalità della 1-A.

 

 

--

 

La giornata non è proseguita bene come ha sperato. Se già la mattina lo ha messo di pessimo umore, adesso le ultime due ore con Aizawa, quelle dell’allenamento, rischiano di far peggio.

Mentre si cambia non ascolta nessuna delle voci che ha intorno, nemmeno il buon Shoji che si sta palesemente rivolgendo a lui.

Ha seriamente timore di non riuscire a reggere tutto quello stress. Che esploderà e se la prenderà con qualcuno di loro, con la persona sbagliata che gli rivolgerà la parola sbagliata.

E’ irritato, Ojiro.

Non riesce a credere che stia succedendo.

La voce di Aizawa gli arriva quasi ovattata, inizialmente.

Che diavolo ha fatto di male, si può sapere? Perché anche Aizawa gli fa questo?

In squadra con Bakugou. Lui.

Adesso.

Pessima scelta.

O forse no. Forse, invece, è l’occasione giusta.

Potrebbe approfittarne. Potrebbe...fargli vedere chi è.

“...E’ una competizione in velocità. Potete usare i vostri quirk solo per cercare di superare e distanziare l’avversario, non contro di esso,” termina Aizawa. E’ strano un esercizio simile, soprattutto a coppia e non in gruppo.

Forse, Aizawa ha in mente qualcosa. Ha sempre in mente qualcosa, Aizawa.

Ma qualunque sia questa cosa, va bene. Ojiro ne approfitterà a suo favore.

Non ha intenzione di stare indietro, stavolta.

 

L’inizio della competizione va subito in stallo. Bakugou è ovviamente più veloce e riesce a muoversi molto meglio e più agilmente di lui in aria, e di questo Ojiro è ben consapevole.

Tuttavia non ha intenzione di rimanere indietro, per nessuna ragione. Sarà Bakugou a guardare la sua schiena, per una volta. Che imprechi e lo maledica come fa con tutti, stavolta gli darà lui la giusta motivazione per comportarsi così. E’ fra i più veloci della classe insieme a Iida, Sero, Midoriya e Ashido, ed ha intenzione di mostrarlo.

Con uno scatto, Ojiro lo supera e lo lascia indietro.

Sa di poter essere più veloce. Sa di poter essere veloce tanto quanto l’altro.

Bakugou, questa volta, non lo batterà.

Non ha intenzione di perdere, perché quel giorno non si gioca solo un voto o un punteggio extra per il prossimo esame. Quel giorno è una questione personale.

Ne va il suo orgoglio. Non di futuro eroe, ma di uomo.

Ma Bakugou non ci sta. Non si aspettava niente di diverso, in fondo.

Sa che gli sta dietro e vuole solo superarlo. Lo sente chiaramente imprecare in sua direzione.

Ma è quando Bakugou lo affianca, ringhiando l’ennesimo insulto, che Ojiro perde le staffe.

Non ce la fa più.

E’ arrivato al limite. Basta.

“Ma quale diamine è il tuo problema?” sbotta, mirando con la coda alle braccia di Bakugou per fermarlo. E l’altro alla fine è costretto ad atterrare, inevitabilmente.

“Non interferire, lecca cazzi.”

“E allora? Anche se lo facessi? Se pure uscito da questa dannata scuola io mi porti a letto un altro ragazzo?” urla, rosso di rabbia e di imbarazzo. Sa che dai monitor probabilmente lo stanno osservando, persino Aizawa forse.

Ma non ne può più.

E sa di avere ragione.

“Ti assicuro che non ho intenzione di puntare al tuo o a qualunque cosa tu abbia nelle mutande, Bakugou, ma neanche se fossi l’ultimo esemplare umano rimasto sulla terra!”

Gli costa parlare così, non è da lui, fa fatica.

Trema ormai fino alla punta dei capelli.

Ma deve dirlo.

“Non credo che il mio orientamento sessuale mi renda meno qualificato di te a diventare eroe e sono stanco che continuiate a fare insinuazioni in questo modo! Faccio quello che mi pare, non faccio del male a nessuno. TU invece sì. E forse dovresti iniziare a farti un esame di coscienza, perché anche se sono gay questo non mi renderà un eroe peggiore, invece dubito che tu possa arrivare da nessuna parte a continuare così!”

Quando finisce, gli manca il fiato.

Vuole andarsene da lì.

Vuole il suo compagno.

“Sì, sono gay! Lecco cazzi e li prendo anche, se vuoi saperlo, ma questo non mi fermerà. Invece proprio non riesco a capire perché Midoriya ha tanta fiducia in te e nel fatto che tu possa cambiare quando mi pare evidente che continui ad essere una macchietta, un ossessivo, volgare, bigotto con ben poco sale in zucca!”

Vorrebbe che la terra lo risucchiasse.

Eppure, allo stesso tempo, si sente meglio.

E’ dannatamente soddisfacente. Sì.

“E non ho intenzione di farmi battere!” e scatta, senza lasciare a Bakugou il tempo di riprendersi.

 

Ma non ci riesce.

Ha parlato a vanvera, ha fatto una figura barbina. E’ estenuante.

Bakugou alla fine l’ha comunque raggiunto, gli ha lanciato un’esplosione dritta in faccia e Ojiro è caduto, stordito. E l’ha lasciato vincere.

Avrebbe voluto dargli quello smacco.

Non c’è riuscito.

Però è stato contento quando Shoji è venuto comunque da lui e gli ha dato la mano per tirarsi su. Almeno lui non si schifa.

Poi si avvicinano le ragazze.

Hagakure ha dichiarato che sono le “difenditrici dell’amore senza limiti”.

Lo ha fatto sorridere. Almeno, gli ha tirato un po’ su il morale.

Ha detto cose molto intime, e arrossisce ancora se ci pensa. Ma va bene, perché ha sortito il suo effetto, almeno sugli altri. Kaminari, infatti, gli passa un fazzoletto, indicandogli la tempia sanguinante. Il sorriso è amichevole.

Sa che quei due, Sero e Kaminari, tendono a parlare sempre senza pensare. Si sono lasciati trasportare da Mineta che, invece, se ne sta in un angolino, vicino a tutti gli altri ma senza parlargli.

E per fortuna.

Perché com’è stato con Bakugou, non reggerebbe. Non reggerebbe anche Mineta.

Però, forse, dovrà parlare con Sero e Kaminari. Soprattutto con Kaminari, sì.

“Sei stato bravissimo, amico!” gli sta infatti dicendo.

Ojiro annuisce ad occhi bassi, su quello non è d’accordo. Non è stato bravissimo affatto.

Ha perso. Ha perso la possibilità di dare uno smacco a Bakugou e di fargli capire che la vita non va sempre come dice lui, prima ancora di aver perso la sfida.

Tsk.”

“Sei ancora qui a giudicare, Bakugou?!” sbotta Mina, piazzandosi davanti a Ojiro insieme ad Hagakure, “E’ stato sicuro più bravo di te! Che hai anche infranto le regole, per vincere, e non si fa!”

“Fatti i cazzi tuoi, squinternata.”

“Noi ci facciamo i cazzi che vogliamo, in tutti i sensi in cui vuoi leggere questa frase!” fa eco Hagakure, “Ma tu stai dando fastidio e sei offensivo da prima! Possibile che non hai capito niente delle cose bellissime che ha detto Ojiro fino ad ora?!”

“E che cos’è che avrebbe detto, sentiamo? Ha ammesso di essere un frocio di merda e basta. Non vedo perché fargli tante feste, mi state disturbando.”

Kirishima incrocia le  braccia al petto, è stato uno dei pochi ad avvicinarsi a Bakugou ma adesso sembra quasi sulla difensiva, nei suoi confronti. “Bro dovresti proprio smetterla. Stai davvero esagerando e-”

“Fatti i cazzi tuoi, Capelli di merda!”

Kirishima sobbalza, poi scrolla le spalle e si allontana.

Non c’è proprio niente da fare.

“Fate silenzio voi, piuttosto,” esclama la voce di Aizawa, avvicinandosi, “Spostatevi e che i prossimi due si preparino.” E’ un ordine ma nessuno si muove.

Come è successo con le due coppie precedenti, Aizawa farà sicuramente l’elenco di quello che va e quello che c’è da cambiare, lo fa sempre. Solo che stavolta qualcosa di diverso c’è.

Nella sala c’era anche lui.

E ha sentito tutto.

Aizawa si avvicina e li fissa, prima uno e poi l’altro, che adesso sono in piedi uno di fianco all’altro.

Ojiro si sta tenendo ancora il fazzoletto sulla tempia sanguinante.

Bakugou ha esagerato, neanche fosse la prima volta. Dovrebbe mandarlo in infermeria ma lo farà più tardi.

Ha altro da fare e da dire, adesso, e gli pare riesca a tenersi per bene in piedi.

“Esame terminato,” esclama, infilando le mani in tasca. “Bakugou ha tagliato il traguardo per primo,” continua, e Bakugou sta già sogghignando, mentre Ojiro ha la testa incassata, frustrato e deluso.

“Ma.”

Bakugou rizza le spalle e per un momento il ghigno vibra, “Ma cosa? Non c’è nessun ma, ho vinto!”

“Taci, Bakugou,” ringhia Aizawa, “Pensavi davvero che non ci fosse un ma? Il tuo comportamento è intollerabile. Speravo che mettendoti davanti ad Ojiro stesso come avversario tu potessi arrivare a capire che è necessario confrontarsi con le persona per quello che sono e che fanno, non per cosa piace a loro e cosa no. Vuoi giudicare una persona inadatta e indegna per il suo aspetto, il suo quirk o, peggio che mai, le sue preferenze sessuali? Pensi che un eroe si comporterebbe così? Non è mio compito cambiare i vostri ideali o le vostre convinzioni, per quanto possa pensare che siano sbagliate. Ma è mio compito raddrizzarvi come futuri eroi, quindi ascolta bene, Bakugou: era una gara di velocità, questa, e avevo ben specificato che solo e soltanto per muovervi potevate utilizzare il vostro quirk. Ma mi sembra evidente che non mi hai ascoltato.”

“Come sarebbe a dire?!”

“Sarebbe a dire che eri così preso a molestare verbalmente il tuo compagno da farti superare e distanziare e quando ti sei accorto che avresti perso hai ben pensato di utilizzare il quirk contro di lui, per altro non per rallentarlo ma col preciso intento di ferirlo, colpendolo a distanza così ravvicinata. E questo era contro il regolamento della prova.”

“E’ assurdo. Ho vinto, conta solo questo.”

“Sì, hai vinto,” afferma Aizawa, sempre più spazientito, “Ma non avrai meriti per questo né il punteggio extra che avevo detto spettasse al vincitore.”

“Cosa?!”

“E sei pregato di non contraddirmi.” Taglia corto l’insegnante, ed è profondamente soddisfacente vedere Bakugou zittito in quel modo.

E’ quantomeno ancora in grado di comprendere che deve tacere, davanti a lui.

Si volta poi verso Ojiro e, per prima cosa, annuisce in sua direzione, “Tu, Ojiro, ottimo lavoro. Hai migliorato l’utilizzo della coda in movimento anche aereo e questo ti ha accelerato molto. Ben fatto. Di contro non posso darti il punteggio, capirai, anche per gli altri tuoi compagni che hanno svolto la sfida correttamente, ma avrai un piccolo extra per essere riuscito a risolvere la situazione nonostante fossi in difficoltà...anche emotiva.”

Ojiro, per un attimo, rimane spiazzato.

Sta dicendo sul serio? Ha sentito bene?

“D...davvero?”

“Non parlo mai a vanvera. E, nonostante non sia dovuto ad intromettermi, permettermi di dirti di non farti fermare dai pregiudizi che possono avere gli altri. Non tutti gli eroi sono intelligenti,” fa sapere, e qualcuno dietro di lui ridacchia apertamente, “La società è quello che è. Ma se sai di essere nel giusto non perdere di vista il tuo obiettivo e vai avanti.”

Ojiro sbatte le palpebre, ha gli occhi lucidi e vuole assolutamente evitarsi di piangere.

Ha sempre avuto stima per Aizawa, soprattutto dopo l’attacco alla USJ e per il modo in cui si era ridotto per proteggerli. Ma questo non se l’aspettava davvero.

E’ stupito, in positivo.

E felice, davvero tanto.

“Grazie. Grazie davvero, professor Aizawa.”

Aizawa annuisce, “Vai in infermeria, adesso.”

 

 

--

 

 

Quando torna al dormitorio dopo essere stato da Recovery, Ojiro si sente ancora frastornato.

Non riesce a credere a quello che è successo durante l’allenamento.

Non si aspettava che Aizawa dicesse simili cose, e soprattutto che le dicesse a Bakugou.

Ma, nonostante tutto, ne è in realtà felice.

Per quanto abbia in verità fallito l’allenamento, per lui è stata una vittoria in piena regola.

Non può dire di no.

Ma, a differenza delle sue più rosee aspettative, Bakugou è ancora sveglio. Di solito è già in camera, se non proprio a letto, a quell’ora. Non quella sera.

E’ sveglio, imbronciato sul divano, le braccia incrociate e gli occhi scarlatti lanciano saette a chiunque osa rivolgergli la parola. Neanche Kirishima si salva.

Ma appena entra si alza, e Ojiro tende la schiena e la coda.

Sa già cosa vuole. Se lo aspettava, quando lo ha visto sveglio. Avrebbe preferito non incontrarlo almeno fino al giorno dopo, ma è pronto ad affrontarlo, se vuole.

Stavolta non rischia di passare dalla parte del torto.

 

Incassa il primo pugno senza reagire, anche davanti al ringhio fra la frustrazione e la rabbia uscito dalle labbra di Bakugou.

Lui sa di avere ragione, e se Bakugou è così stupido da non aver capito neanche dopo la lavata di capo di Aizawa allora non sta a lui farglielo comprendere. Forse nessuno può. Di certo non ha intenzione, però, di fare finta di nulla.

Per questo carica a sua volta e lo colpisce con la stessa forza e la stessa rabbia.

“Allora non ti è arrivato il messaggio!” sbotta. E’ stanco di essere il ragazzino timido e normale.

Gli hanno fatto raggiungere il limite e, anche se il messaggio di Aizawa a lui è arrivato forte e chiaro, questa volta risponderà con la stessa moneta.

In fin dei conti, è Bakugou a chiederglielo.

E’ colpa sua.

“Sta zitto!” ringhia Bakugou, “Sta zitto! STA ZITTO!” sta urlando, adesso, ma a frastornare di più Ojiro è l’esplosione che Bakugou gli lancia praticamente accanto ad un orecchio.

Per un attimo Ojiro è costretto a tapparsi le orecchie, e l’altro ne approfitta immediatamente per caricarlo e colpirlo ripetutamente.

Kacchan smettila!”

Bro basta!” Kirishima cerca invano di fermarlo, lo prende per le spalle e lo tira ma Bakugou risponde con l’ennesima esplosione e, seppur difendendosi con l’indurimento, è costretto a fare un passo indietro.

Ojiro ha comunque approfittato per muovere la coda, parzialmente incastrata fra il suo corpo e il pavimento, e usarla come scudo ai pugni di Bakugou.

“Se fossi una persona migliore,” borbotta Ojiro a fatica, “Forse saresti stato degno di quella vittoria.”

“Devi stare zitto!” urla Bakugou, “Giuro che ti ammazzo, ti ammazzo! Uno come te non dovrebbe nemmeno respirare la mia stessa aria! Sei solo un...”

“So benissimo cosa sono,” tossisce Ojiro, “Tu invece non hai ancora capito niente di te!”

Bakugou ringhia, ma il pugno non cozza di nuovo sulla faccia di Ojiro, intrappolato nella presa ferrea di Midoriya.

Kacchan, stai esagerando. Accetta la sconfitta e basta. Può capitare, Ojiro-kun è stato più bravo di te e stavolta aveva anche più meriti!”

“Fottiti, merdeku! Fottetevi tutti quanti! Lasciami!”

“Sei tu che dovresti lasciare in pace Ojiro-kun!” sbotta Mina, “Sei un mostro a comportarti così, Bakugou!”

“Hai sbagliato, fattene una ragione!” rincara anche Uraraka, “Se non la smetti subito saremo costretti ad andare a chiamare il professore!”

“Un aspirante eroe dovrebbe anche sapere quando fermarsi, Bakugou,” mormora Tokoyami, “E tu hai perso l’occasione di farlo.”

“Se non vi togliete di mezzo e non vi fate i cazzi vostri io giuro...”

“Cosa giuri, razza di animale che non sei altro?” la voce di Shinsou è lapidaria, fino a quel momento non ha mai detto nulla, ma adesso si fa sentire più delle altre. E’ glaciale e per un attimo persino Ojiro rabbrividisce: è contento davvero che stia prendendo le sue difese. “L’unica cosa che sai fare è urlare, sbraitare e usare violenza sugli altri, non sei buono a un bel niente e non mi stupisce che le parole del professor Aizawa non abbiano sortito il minimo effetto, su di te: non hai abbastanza cervello neanche per capire un concetto così semplice.”

Midoriya lo lascia andare, ha capito cosa vuole fare Shinsou ed è d’accordo.

Al momento teme che non ci sia un altro modo.

E, come era prevedibile, Bakugou non riesce a tacere ne a stare fermo, “Come cazzo ti perme...-” ma la frase gli muore a metà, e con lei qualsiasi movimento volesse fare.

Sotto l’effetto del brainwash, Bakugou rimane immobile in mezzo al cortile.

Midoriya sospira. Come sono arrivati a tutto quello? Eppure, lui pensava davvero che Bakugou fosse una persona migliore.

Il movimento di Ojiro, intento ad alzarsi, gli ricorda d’un lampo qual è la vera vittima di tutto quel caos.

Ojiro-kun, stai bene?”

“Tutto intero, Monkey?”

Ojiro sorride, a quel coro preoccupato. Da Shinsou, poi, non se lo sarebbe mai aspettato.

“Sto benone.”

“Sei sicuro?”

Ojiro annuisce, sorridendo verso Mina. Sa di avere la faccia un po’ pesta, ma niente di così eclatante, spera, “Sto bene, ragazze.”

Shinsou scuote il capo, “Che ne faccio di lui?” chiede, indicandolo, “Io propongo di chiamare Aizawa e farlo fuori subito.”

“No.”

“Prego, Monkey? Hai battuto forte la testa?”

“Forse,” sorride Ojiro, “Ma fallo andare nella sua stanza e basta.”

“Guarda che questo, appena mi addormento, torna in sé e viene a massacrarci tutti nel sonno.”

Kacchan non lo farebbe mai.”

“Dai? Fate tenerezza, voi due, siete incredibilmente ingenui,” rimbrotta Shinsou, non sa più se divertito o esasperato. Davvero quei due pensano che quel tipo sia da salvaguardare?

“Io sono d’accordo con Shinsou,” afferma Tokoyami, “Dovremmo chiamare Aizawa.”

“Un po’ se lo merita,” annuisce Jirou, “Se lo sospendesse, gli starebbe bene.”

“Dovrebbero proprio espellerlo,” rincara ancora Shinsou, “Io lo mando direttamente a confessarsi.”

Midoriya prende un respiro profondo, “Se facciamo così, a Kacchan questa storia non andrà mai più giù e non capirà mai più niente!” afferma, “Lui è fatto così, se la lega al dito.”

“E invece pensi che se lo mandiamo in camera tutto si risolverà? Domani mattina capirà tutto e cosa? Chiederà scusa?”

“No, ma...”

Bakubro non è così terribile,” mormora anche Kirishima, “Insomma, è...ottuso, ma...”

“Eccolo, l’altro,” Shinsou alza gli occhi al cielo, “Forse non siete abbastanza oggettivi, su di lui. Forse dovreste provare a vedere le cose un po’ più come stanno. Bakugou è un omofobo bigotto, certe cose non le capirà mai!”

“Allora a maggior ragione deve restare qui a mangiare la mia polvere!” afferma Ojiro, altrettanto risoluto, “Per capire che sbaglia a giudicare la gente da tutto quello che esula ciò che facciamo qui, l’unica cosa che gli serve è sbatterci la faccia! Oggi aveva vinto e l’unica cosa che gli è arrivata è che ha subito un’ingiustizia. Ma...la prossima volta non andrà così. E dovrà affrontare la realtà dei fatti.”

Ojiro-kun ha ragione. Kacchan è fatto così. E’ l’unico modo per farlo maturare.”

“Perché siete convinti che maturerà?”

“Io...lo conosco da quando eravamo bambini. Lui...non è cattivo, Shinsou. Ha bisogno di tempo.”

Shinsou scrolla le spalle.

Anche Ojiro, però, a quella frase sorride.

Midoriya è persino più ingenuo di lui, se pensa quelle cose di Bakugou. O forse ha ragione, chi può dirlo.

Lui non lo fa per quello.

Lo fa perché la prossima volta vuole batterlo. La prossima volta vincerà lui, mangerà lui la sua polvere e dovrà ammettere di aver avuto torto.

Dovrà.

“Come pare a voi,” brontola Shinsou, “Allora lo mando a letto.”

Ojiro-kun, tu sei sicuro di stare bene?” mormora Hakagure, avvicinandosi, “Sicuro di non voler andare di nuovo da Recovery?”

“Per così poco? Sta tranquilla, Hakagure-san. Sto bene!”

“Preparo del tè,” decide Momo, “Farà bene a tutti quanti.”

 

“Ma che è successo?!” gracchia Kaminari, fiondandosi giù per le scale.

“Abbiamo visto dalla finestra!” fa eco Sero.

“Siete tutti vivi?” rincara ancora Mineta. E’ proprio a lui che va l’occhiata glaciale di Shinsou, prima che Kaminari riporti su di se la sua attenzione.

“Bakugou stava andando in camera ma non ha risposto. E’ opera tua, Shinsou?”

“Potrebbe essere,” risponde Shinsou, ma annuisce per far capire che, sì, effettivamente è stato lui.

Quei tre dovevano essere nella stanza di Kaminari per aver visto il battibecco dalla finestra, ma giustamente hanno aspettato che finisse tutto per catapultarsi giù.

Ojiro non si è neanche voltato sentendo le loro voci. E’ ancora sul divano col tè caldo di Yaoyorozu in mano e Mina e Hagakure ai lati che si occupano di lui come se ne avesse realmente bisogno.

Beh, forse un po’ ne ha. Il labbro spaccato sembra fare male e se non fosse stato per il ghiaccio di Todoroki di certo l’occhio pesto si sarebbe gonfiato.

Aizawa se ne accorgerà subito, l’indomani.

E’ servito davvero difenderlo, per quella notte?

“Come sta Ojiro?”

“Perché non lo chiedete a lui, se siete davvero interessati?”

Kaminari aggrotta le sopracciglio, “Ma certo che sono interessato, è mio amico!”

“Ah sì? Dai discorsi di stamattina non l’avrei mai detto.”

Sero e Kaminari per un attimo si scambiano un’occhiata colpevole. Mineta fissa il pavimento, facendo toccare gli indici fra loro, colpevole.

Sa di aver sbagliato.

“Hai sentito, stamattina...”

“Ha sentito anche Ojiro!” sbotta Shinsou, e davvero non capisce con che faccia tosta quei tre ne hanno parlato in classe, di mattina, ben sapendo che gli altri sarebbero arrivati a breve.

Ojiro incluso. Che era il diretto interessato.

“Oh, no! Era fraintendibile, vero? Ma noi volevamo solo...-”

“Non dovete dirlo a me,” li liquida Shinsou, “Buonanotte.”

 

“Ehm...hey, amico.”

Ojiro si volta verso di loro. Sono in fila uno accanto all’altro, Sero è l’unico che si gratta la nuca mentre gli altri due fissano il pavimento. Kaminari sembra il più agitato, si sposta da un piede all’altro e si scompiglia i capelli.

Mina ci mette due secondi a capire che qualcosa non va.

Anche lo sguardo di Ojiro, che mentre parlava con loro era così tranquillo, adesso è glaciale.

“Voi dovete chiedere scusa, vero bestiacce?!”

Kaminari sobbalza, “B-beh...” balbetta inizialmente, come se non trovasse le parole.

Lui non è abituato a quelle cose. Non ha mai parlato con cattiveria, quindi non ha mai pensato di doversi anche scusare.

Davvero non ha nulla contro l’amico. Non ci ha mai neanche pensato.

“Che cosa avete fatto e detto?” esclama subito anche Tooru, “Vi prenderei tutti e tre a calci!”

“Ma cosa dici, Tooru-chan, non è certo sufficiente! Iniziamo a sciogliergli tutti i vestiti e mandarli in giro per la scuola nudi!”

M-ma no, dai ragazze...noi...”

“Guarda che non parlavamo davvero sul serio,” afferma anche Sero, “Cioè, ma poi che cos’abbiamo detto? Nemmeno me lo ricordo!”

“Infatti noi mica...-”

“Tu taci, Mineta,” la voce di Ojiro è perentoria. Non ha un minimo d’insicurezza, o indecisione. “Se ti faccio senso, stammi lontano e basta. Non ho bisogno di avere a che fare con te.”

Mineta quasi ghiaccia sul posto, anche se Ojiro è convinto che non gli importi molti di lui e quindi, in realtà, non capisce la sua reazione.

O forse sì.

Ojiro ha il favore delle ragazze e in quel modo pensa di perdere il suo, anche se non è mai esistito.

“Ho sentito tutto quello che hai detto. Tutto,” sottolinea, “Quindi non vedo cosa tu possa dire per scusarti.”

“Ma...ma...”

Mina incrocia le braccia al petto, “Mineta, non sei gradito.”

“Sì, vattene!” rincara Tooru, “Sciò!”

“Oh, andiamo raga-mmh-” le parole gli muoiono in gola quando il nastro di Sero lo avvolge quasi per intero, lasciando libero giusto naso e occhi, ma solo per impedirgli di morire soffocato.

Sero alza la mano quasi a mo di scuse, “Scusa, amico, ma penso che dovresti tacere.”

“Per una volta che dici qualcosa di giusto, Hanta!”

Sero arrossisce un po’ sulle goti, lancia Mineta direttamente dentro l’ascensore, appena aperto per far uscire un Aoyama sulle nuvole, segno che non ha davvero seguito tutte le vicende, e si avvicina alla fidanzata.

“Dai, Mina, lo sai come la penso!”

Mina posiziona le mani sui fianchi, “No! Non lo so! Sono molto delusa!”

“Ma dai! Io non volevo dire che mi doveva stare lontano! Amico, Ojiro, lo sai dai! Non...condivido, ma intendevo dire che finché non ci provi con me, è tutto okay! Ma non perché è strano! Solo che io proprio...Non paragonatemi a Mineta, eh? Voglio dire...”

Mineta è solo stupido, lo sappiamo.”

Ojiro sospira e scuote la testa, “Okay. Ho capito.” Non poteva pretendere di più, in fondo, giusto?

Crede, almeno.

“Ma non è che noi...”

“L’ho sentito, Kaminari,” sorride alla fine Ojiro, “E va bene, lo so. Ma evitate di fare commenti su questo, potete?”

“Ma certo che possiamo!”

“Ovvio, amico, ovvio!”

Ojiro annuisce. In fin dei conti, non può imporre niente a nessuno, ma fintanto che sa di per certo che gli sono amici, e che lo accettano, va bene anche se non comprendono del tutto quello che è.

Non è necessario.

Devono solo accettarlo e rispettarlo, è l’unica cosa che chiede.

“Ma, visto che ci siamo liberati sia di Mineta che di Bakugou, perché non festeggiamo la pace ritrovata in allegria?!” squittisce Mina, “Sarà divertente!”

“Forse dovremmo andare a letto, Mina-chan.”

“Oh, andiamo Ochaco-chan!” trilla la diretta interessata. “Solo un’altra oretta, non diamo fastidio a nessuno!”

“Beh...”

“Se lo scopre Aizawa, ci mette tutti in punizione...”

“E non è questa la cosa più divertente di tutte?!”

Mina-chan...”
“Baldoria!”

Tooru è la prima a darle corda, e non c’è niente che possa fermare quelle due.

Lo sanno tutti benissimo. Ormai le conoscono fin troppo bene.

E’ in mezzo a tutta quell’allegria che Kirishima prende fiato.

Si fa coraggio e alza gli occhi sugli amici, su Kaminari e Sero in mancanza di un Bakugou che, probabilmente, non capirà mai anche se lo ha sempre considerato suo amico.

“Va bene, lo dico!” sbotta, attirando su di sé l’attenzione di tutti, “Anche io sono gay. D’accordo? Sì. Ecco. L’ho detto!”

Sero e Kaminari si guardano negli occhi, perplessi. Mina lancia un gridolino che suona quasi come un “Lo sapevo!”, abbracciando di slancio Tooru.

Poi Sero ghigna.

“Va bene, fratello, ma lontano dal nostro culo!”

Certe cose sono dure a morire. Certi ideali e idee ancora di più.

Sero e Kaminari non capiranno mai perché non apprezzano le donne come loro, e forse non è neanche necessario che lo facciano, purché riescano a capire di dover stare al loro posto, a volte in silenzio, senza commentare.

Se si riesce a capire che una persona va giudicata solo per come agisce e non per chi si porta a letto, forse di potrebbe vivere una vita più tranquilla e in serenità, tutti insieme.

Forse un giorno arriveranno a comprendere anche questo.

Per il momento, è giusto limitare i giudizi gli uni sugli altri.

Non capire è comprensibile. Ma accettare è doveroso.

Perché nessuno ha diritto di dire a nessun’altro cosa debba piacerti, chi amare o come. E finché non si lede la libertà di chi ci sta vicino, è giusto avere la fermezza di pretendere di poter decidere da soli.

 

 

ANGOLINO AUTRICE:
Per una volta posso dire una cosa che ho sempre desiderato: TRATTO DA UNA STORIA VERA.
Romanzatissima, ovviamente, nessuno ha preso a pugni nessuno e non nessuno ha di certo avuto bisogno di una competizione per confrontare nessuno faccia a faccia con la diretta interessata.

So che Aoyama forse si sarebbe prestato meglio, ma lui è così scontato e poi io mi rivedo molto, molto meglio in Ojiro. Quindi ho scelto lui ad interpretare questa parte.

Inoltre, sì, non ci sono mai i pensieri dal punto di vista né di Bakugou, né di Mineta.
La cosa è, ovviamente, voluta.
Non mi abbasserò mai ad infilarmi nella testa di persone che la pensano in questo modo, men che meno in una storia scritta essenzialmente per lasciare un messaggio.
Voglio che passi il messaggio di Ojiro.
Non –mai- quello di Bakugou.

Inoltre, come già detto, mi scuso con i Fan di Bakugou.
SO che Bakugou probabilmente non arriverebbe a tanto ma SO ANCHE BENE che è un personaggio negativo nella classe, e non dite che non è così perché sì, è così. E me ne serviva uno, quindi ho scelto lui con Mineta di sfondo.
Se volete commentare solo per difendere Bakugou, prego, evitate di farlo. (E poi tanto non inizierà a piacermi)
Credo di poter dire che non sia la fic adatta, né il luogo.

Credo d’aver detto tutto.
Spero che il messaggio giunga, perché credo sia importante. Credo che tutti dovremmo capirlo.

Un bacione,
Asu

   
 
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