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Autore: SkyDream    26/09/2020    1 recensioni
Kageyama è pronto per trasferirsi ad Osaka e abbandonare la Karasuno, ma quando ormai ha totalmente perso ogni speranza di poter rimanere, quell'idiota di Hinata si presenta alla porta.
Una serie di eventi faranno sì che questi due diventino coinquilini per ben sei mesi.
Riusciranno a convivere pacificamente?
Le loro vite rimarranno quelle di sempre o si affacceranno dei nuovi sentimenti?
E, soprattutto, saranno capaci di cucinare e far partire la lavatrice?
31 piccole drabble risponderanno ai nostri quesiti, seguendo i prompt del Changectober indetto da Fanwriter.it!
Genere: Comico, Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Shouyou Hinata, Tobio Kageyama
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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≈ Scalpiccio d'autunno ≈


Un piccolo sole.
Quel pallone che volava e tagliava l’aria dentro la palestra della Karasuno sembrava un piccolo sole.
Seguiva la sua traiettoria senza smettere di ruotare, finchè non si schiantava contro il muro e tornava indietro, lentamente.
Uno dietro l’altro, Kageyama stava utilizzando tutti i palloni presenti nella cesta della palestra.
Ogni schiacciata era sempre più forte, l’ultima finì per colpire una bottiglietta sul campo opposto, facendola schizzare via come un proiettile.
«Calmati, Kageyama, vedrai che arriverà!» Sugawara si era seduto per terra, con le spalle poggiate al muro e stava facendo degli esercizi di riscaldamento.
«Sono calmissimo.» Rispose l’altro, ignorando l’evidenza e asciugandosi il sudore.
Sentiva il cuore galoppargli in petto in modo insolito, quasi fastidioso.
«E’ normale che tu ci stia male, ma dovresti avere più fiducia in Shoyo. La situazione non è affatto come pensi, credimi.» Le parole di Suga erano piuttosto convincenti, così come il tono deciso con cui le aveva espresse.
Peccato che Tobio sentisse ben altro dentro di sé.
Da lì a poco sarebbe dovuto partire e quell’idiota di Hinata non era nemmeno andato a salutarlo. E dire che ormai lo considerava più di un amico, quasi un alleato di battaglia.
Tutto stava andando a farsi benedire!
«Se non si presenterà, giuro che non gli rivolgerò mai più la parola.» Sentenziò schiacciando l’ennesimo pallone.
Shoyo non si era presentato nemmeno alla festa di addio che i suoi amici avevano preparato la sera prima nella palestra, non si era presentato al loro ultimo allenamento  e aveva smesso di rispondergli ai messaggi.
L’unico motivo per cui era certo fosse ancora vivo, era che continuava a vederlo la mattina a scuola.
Sospirò.
Non era certo colpa sua se suo padre aveva preso un posto importante ad Osaka ed era costretto a partire con lui e sua madre. Avrebbe dovuto abbandonare la sua città, la sua scuola e perfino la sua amata squadra di pallavolo.
Che motivo aveva Shoyo di fare la vittima? Non era mica lui a rimetterci tutto!
Sugawara riusciva a leggere perfettamente i pensieri che frullavano in testa al suo compagno, ma non sapeva come altro rassicurarlo.
Il sole era ormai calato, lasciando la palestra a colorarsi delle prime luci della sera.
Kageyama fermò un pallone con i piedi, fissandolo.
Una parte della sua mente gli diceva di andarsene, l’aereo sarebbe stato da lì a breve e non aveva alcun senso rimanere ancora ad aspettare.
Il suo cuore, in fondo, gli urlava di non andare, che Hinata non avrebbe tardato ancora.
Anziché schiacciare con una mano, Kageyama tirò un calcio al pallone, facendolo finire contro la rete.
«Idiota! Idiota! Idiota!» Urlò a voce alta, l’eco rimbombò tra quelle quattro enormi mura, restituendogli le sue stesse parole.
Si sforzò di non piangere davanti Sugawara e, soprattutto, non voleva regalare soddisfazioni a Shoyo. Non se le meritava nemmeno le lacrime.
Dopo tutto quello che avevano condiviso, le vittorie, le partite perse, gli allenamenti, i ritiri di pallavolo, i viaggi sul bus a dormire fianco a fianco, i pranzi insieme mentre lui gli parlava delle tecniche e della loro “Schiacciata bislacca” come se non fossero presenti entrambi per effettuarla.
Tutto in fumo.
Shoyo aveva mandato tutto in fumo solo perché gli aveva urlato addosso di non aver fatto abbastanza per cercare di restare.
Kageyama invece ci aveva provato, aveva provato in tutti i modi a convincere suo padre a non partire, ma inutilmente.
Il contratto ad Osaka era firmato e l’azienda per cui che lo aveva incaricato non avrebbe di certo ammesso dei ritiri.
«E’ ora di andare, dai.» Suga lo ridestò dai suoi pensieri, sollevandosi in piedi e aprendo la porta della palestra appena in tempo.
Kageyama si voltò e vide una testa rossa in lontananza che si avvicinava sempre di più, Shoyo si lanciò dalla bici non preoccupandosi quando questa finì a terra con un gran frastuono, continuò  a correre fino ad entrare trafelato in palestra.
Dovette reggersi sulle ginocchia a riprendere fiato prima di parlare.
Sentiva il cuore scoppiargli e i polmoni chiedere pietà per quella pedalata assurda.
«Non andare!» Riuscì a dire per prima cosa, continuando ad inspirare pesantemente, in cerca di aria. «Rimarrai qui, non andrai via. Te lo avevo promesso!».
Kageyama trasalì lasciando cadere il pallone che aveva tra le mani. Dopo qualche  lieve rimbalzo rotolò fino ai piedi di Hinata che continuò a spiegare.
«In questi giorni ho provato a parlare con il sensei, poi con il vicepreside e con la preside stessa. Ho cercato di convincerli a farti rimanere in quanto pilastro della squadra, ma non c’è stato verso. Così ho parlato con tuo padre, l’ho tormentato per giorni via telefono e oggi sono sceso a casa tua, sperando di convincerlo».
Il ragazzo scivolò fino a sedersi per terra, prese l’ennesimo respiro pesante.
«Ci sono riuscito. I tuoi genitori partiranno senza di te, per ora solo per sei mesi, ma a due sole condizioni!» Hinata mostrò il suo tipico sorrisone vittorioso - per quanto stanco -.
«Che sarebbero?» Chiese Sugawara al posto del suo amico.
«Non dovrai assolutamente portare la moto di tuo padre in loro assenza e non vivrai da solo.».
Kageyama lo fissò terrorizzato.
Il suo pensiero volò alla prozia ottantenne che viveva poco lontano. Un brivido gli scese giù lungo la schiena.
La prozia no. Era quasi peggio di partire.
«Dovrò sopportarti per sei mesi!» Annunciò poi, al colmo della felicità «Mia madre mi ha detto che va bene, così eviterò di fare la strada in bici ogni mattina ora che cominciano le piogge autunnali».
«E così saremo coinquilini?» Tobio abbassò la testa, Sugawara avrebbe giurato di aver intravisto delle piccole lacrime fargli brillare gli occhi.
«Sì!» Annuì Shoyo scuotendo la testolina rossa.
Kageyama allungò una mano per aiutarlo a rialzarsi, quando furono entrambi in piedi non resistette all’impulso di avvolgerlo in un abbraccio.
Sentì i loro corpi scontrarsi e avvertì sul proprio petto il battito del cuore dell’altro.
Per un momento credette di morire, tanto si sentiva felice.
Sarebbe rimasto alla Karasuno, nella sua squadra, con i suoi compagni.
Con Hinata.
E avrebbero dovuto perfino condividere la casa. Rise. Rise come non aveva mai fatto prima senza smettere un solo istante di stringerlo a se.
«Boke, Hinata! Sono io che dovrò sopportare te, non il contrario!».

Angolo autrice: Benvenuti nella mia prima raccolta per il Writectober che, eccezionalmente, diventa un Changectober indetta da fanwriter.it! Ebbene sì, ogni prompt dovrà essere letto come un piccolo cambiamento.
Cambieremo scarpe, cambieremo bagnoschiuma, cambieremo pensieri.
Spero che questa raccolta possa accompagnarvi nell'uggioso mese di Ottobre, regalandovi almeno un sorriso al giorno!

Ci vediamo giorno 1 Ottobre!
   
 
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