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Autore: Spensieratezza    28/09/2020    2 recensioni
Cosa sarebbe successo se Sam non avesse mai perso l'anima?
Dean e Sam insieme ai loro amici, non faranno altro che attraversare salti quantici per tutta la storia e impareranno un sacco di cose su loro stessi e gli altri.
Scusate, nell'ultimo capitolo ho confuso i nomi, come al solito. Castiel non ha cambiato partner ovviamente. Sta sempre con la stessa persona, ho solo sbagliato a scrivere.
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Crowley, Dean Winchester, Lisa Breaden, Sam Winchester
Note: What if? | Avvertimenti: Incest | Contesto: Sesta stagione
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- Questa storia fa parte della serie 'Il salto quantico'
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Avviso: forse non c'è bisogno di specificarlo, ma voglio dire lo stesso che non è mia assoluta intenzione incoraggiare chi è malato a non curarsi, anzi, se siete malati, CURATEVI SEMPRE!! Quello che succede in questo capitolo, non vuole essere un messaggio a smettere di lottare, ma solo raccontare ahimè una triste realtà di chi non riesce a lottare.
Non dico altro perchè credo la cosa sia abbastanza chiara senza fare come al solito i miei sermoni, per una volta :)
ps so che ora mi vorrete strozzare per il nuovo cambio di titolo ma sappiate che questo mi piace da impazzire e si collega anche alla storia quindi non credo che lo cambierò di nuovo xd













Sam aveva fatto fatica ad andare da lei.

Era una donna anziana e aveva la leucemia già da diversi anni.

Sam non aveva mai voluto indugiare sulle malattie incurabili, lo spaventavano ancora di più dei mostri e dei demoni, perché non era possibile ucciderle con un colpo di fucile. La malattia era la cosa peggiore che ci fosse. Sam una volta pensava che lo fosse la morte, oppure una vita senza scopo, ma aveva infine capito che era la malattia , la peggiore tra la morte e una vita senza scopo.
Matilda aveva perso il marito cinque anni fa. Dopo un anno, si era accorta di avere una malattia incurabile. Sam sapeva che lei riteneva che la malattia fosse il modo che aveva il corpo di ribellarsi alla perdita del marito. Il corpo che voleva lasciarsi andare.

Sam, non visto, aveva scrutato nei ricordi della donna.
Era stato un amore vero, nato sui banchi di scuola, in un periodo in cui i ragazzini ancora smaniano per i beatles e i rolling stones, il periodo in cui i ragazzini erano puri anche essendo maliziosi, che smaniavano dalla voglia di guardare sotto la gonna di una ragazza, ma che si imbarazzavano e arrossivano per un bacio.

Il tempo dei cinema e dei frappè e delle uscite degli amici, degli squilli usati come messaggi, dei lunghi corteggiamenti che davano più piacere anche del sesso.
Sam avrebbe voluto vivere quell’epoca.
Era stato un grande amore, ma poi il marito aveva avuto l’incidente. Matilda passò momenti di grande sofferenza, in cui aveva costantemente malori, una volta finì in ospedale e lì scoprì la malattia.

Non voleva curarsi, prendendo la malattia come un segno del destino, per ricongiungersi al marito.
Sam non credeva in queste cose, ma esaminando la sua storia, si chiese se non ci fosse un po' di verità nelle credenze della donna. Il corpo è stupido, oppure infinitamente saggio.
Sussultò quando la donna si rivolse al nulla.
 
“Non sei mio marito. Chi sei? Sei un fantasma? Oppure la morte?”
Sam, imbarazzato, la sfiorò con la mano.

Matilda lo guardò sorpresa, ora che poteva vederlo.
“Mi immaginavo gli angeli della morte, diversi. Non così..belli.”
Sam sorrise imbarazzato.
“Il mio compito è temporaneo e non sono un angelo, non proprio.”
“Allora chi sei?”
Sam si mosse a disagio, non aveva mai parlato a nessuno della sua vera identità.
“Sono un umano, come te. “

“Allora sei un fantasma..” disse la donna.
Sam la guardò.
“No..non sono morto, questo anello mi rende invisibile..” disse Sam, indicandoselo.
La donna fece per allungare la mano, ma Sam si allontanò.
“No, per favore. L’ho fatto già una volta, ma non avrei dovuto toglierlo. Non avrò una seconda possibilità.”
“Una possibilità per fare che cosa?”
Sam la guardò pieno di conflitto.

“Per assolvere il mio compito. Non mi chieda altro, la prego. Non è per me che lo faccio, tuttavia sarebbe meglio che non dessi altri dettagli.”
La donna seppur confusa, annuì piano.
“Perché sei venuto qui da me?”
“Io credo che lei lo sappia già, Matilda.”
La donna sussultò.

“Il suo tempo è arrivato, lo sta aspettando da tutta una vita e non lo riconosce, adesso che è arrivato?” gli chiese con dolcezza.
“Mio marito mi diceva sempre che quando aspetti qualcosa da tanto tempo, quando arriva non riesci  a riconoscerlo.” E qualche lacrima scivolò giù dalla sua guancia.
Sam gli accarezzò la guancia e lei chiuse gli occhi sorridendo.
“Era da tanto che io..” e chiuse gli occhi.
Poco dopo, il suo spirito raggiunse Sam.

“Era da tanto che non sentivo una carezza sincera.” Disse lei.
“Matilda, mi dispiace tanto..”
“A me no. Erano anni che aspettavo questo momento, ho preso i medicinali che mi hanno consigliato i medici ma l’ho fatto solo per i nostri figli. Non per me, fino a quando la mia povera anima non ce la faceva più. Dimmelo adesso che è finita, la mia malattia è davvero la causa della sofferenza del mio cuore?”
Sam le toccò la fronte, corrugando le sopracciglia, dentro di sé sentì come uno stridio, una barriera.

“Io…io non..” era strano. Aveva sempre avuto accesso a tutte le informazioni, perché non poteva dare la risposta a questa domanda? Tentò ancora ma percepì di nuovo la barriera. Guardò Matilda.
“Sono spiacente, ma neanche io riesco ad arrivare così lontano. Mi piacerebbe darle la risposta che si merita ma questa risposta è preclusa perfino a me. Io non capisco, credevo che l’anello..mi avrebbe..”
Matilda gli accarezzò la mano, sorridendo.

“Forse chi ti ha dato questo incarico, ha voluto proteggerti. Forse non è giusto che io sappia una verità tanto profonda, neanche dopo morta e d’altronde se la sarebbero presa con te, se tu me l’avessi detta.”
“Io..ha senso.” Disse Sam confuso.
“Spero che tu riesca a fare quello che tu vorresti fare. Mi dici almeno il tuo nome?”
“Io..Sam.” decise che dopotutto non faceva male rivelare il suo nome.
“Sam..mi sarebbe piaciuto avere un figlio come te…”

Sam attraverso la sua stretta di mano, capì quello che tali parole rivelavano.
Sentì le lacrime arrivargli agli occhi.
“Matilda, mi dispiace, ma io non sono suo figlio. Non sono venuto da lei perché..avrei dovuto nascere da lei e suo marito. Ho dei genitori, una vita,. Non sono uno spettro.”
Matilda continuò a sorridere ma Sam vide la smorfia di delusione che tentò di dissimulare.
“Ma avrei voluto avere una madre come lei.”

“E io un figlio come te.” Disse abbracciandolo.
“Chissà, magari in un’altra vita.” disse lei.
“Lo spero.” Disse Sam.
 
La donna lasciò il corpo di Sam, andando da sola nella luce.
Sam non capì perché Tessa non si fece vedere, come mai adesso gli spiriti potevano andare da soli nella luce? Allora anche quella di prima era solo una messinscena?

Sam non sapeva che fine aveva fatto Tessa, aveva forse interceduto lei per fargli avere una seconda possibilità?
Forse Morte pensava che lei non sarebbe stata zitta e avrebbe potuto rivelargli qualche cosa, per questo gli aveva ordinato di non venire più?
Cercò di non guardare la donna accasciata sulla sedia con un sorriso finalmente sereno a accompagnarle il viso.
Ci era andato vicino, molto vicino, a rivelargli a sua storia, che cosa aveva rischiato!

I sentimenti! Era così difficile andare avanti nella propria missione, quando si trattava di quelli!
I sentimenti ti confondono, ti indeboliscono, ti fanno arrendere o ti rafforzano.
Matilda si era arresa dopo la morte del marito, o forse lui vedeva le cose in maniera distorta e in realtà aveva raggiunto il salto quantico e in realtà aveva vinto?
Che cosa significava davvero arrendersi e cosa significava davvero vincere?

Davvero aveva vinto l’amore alla fine perché l’aveva fatta raggiungere l’amato marito?
Sarebbe stata una crudeltà farla continuare a vivere?
E infine, davvero la malattia di Matilda era giunta a liberarla dalla sofferenza?

Erano discorsi pericolosi che forse Sam non era ancora pronto a conoscere, ad avere come rivelazione. Matilda nella sua intelligenza aveva compreso che lo scudo era arrivato come per proteggerlo, ma lui pensava che non fosse perché altrimenti avrebbe fallito l’incarico. Lo scudo probabilmente era la protezione per la sua anima! Ma era davvero così o si stava solo illudendo, raccontando una favola, così desideroso e forse anche bisognoso di sapersi amato in un certo senso perfino dalla more? Fino a che punto si può illudere l'essere umano in nome del bisogno di essere amato??

Sebbene avesse capito molto, forse non era ancora pronto a sapere la verità.Forse non voleva veder, forse non voleva accettarla o forse non si riteneva giusto che lui, solo lui, dovesse conoscerla, visto che si riferiva a una persona, non a lui, non alla sua vita.

Quello che era certo, era che aveva imparato una lezione. E cioè che spesso la morte arriva a liberare la sofferenza di un’anima, pone fine alla sofferenza di malattie per cui non si è ancora trovata una cura. Era la sofferenza la peggior nemica, non la morte. Eppure anche dalla sofferenza potevi infine trarvi insegnamento, perché c’era un insegnamento dietro ogni cosa.

E sentendosi come uno di quei libri filosofici che divorava quando andava al college, entrò anche lui, nella bolla di luce, che sembrava aspettarlo.
 
   
 
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