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Autore: The Blue Devil    29/09/2020    1 recensioni
Un padre si lascia attrarre da un post su Internet, sull'educazione dei figli, e cerca di metterlo in pratica. Il risultato sarà soddisfacente?
Genere: Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il soggetto è mio, originale, quindi il © mi appartiene in toto.
 
Buona lettura
 
NON PUOI EDUCARE I TUOI FIGLI COME I TUOI GENITORI HANNO EDUCATO TE… DAVVERO?
 
Giorgio stava "navigando" in Internet, precisamente su Facebook, quando s’imbatté in un post che attrasse la sua attenzione:
 
"Non puoi educare i tuoi figli come i tuoi genitori hanno educato te, poiché il mondo per il quale sei stato educato non esiste più".
 
Dopo averlo riletto più volte, decise di non por altro tempo in mezzo e chiamò suo figlio, che all’epoca aveva circa sei anni.
«Figliolo, oggi voglio insegnarti delle cose molto importanti, quindi ti prego di prestarmi grande attenzione».
«Certo papà… le cose che vuoi dirmi, le hanno dette a te i nonni quando eri piccolo?».
Giorgio sorrise e rispose:
«No, figlio mio. Gli insegnamenti dei nonni non valgono in questo mondo: il mondo in cui avevano valore non esiste più».
«Ho capito, ti ascolto».
Giorgio permise a suo figlio di sedersi sulle sue ginocchia e cominciò:
«Allora, cominciamo dalla tavola…».
«Che vuol dire?», lo interruppe il bambino.
«Eh, però, piccolo mio non mi devi interrompere, altrimenti perdiamo il filo del discorso. Capisci?».
Anche se non aveva idea di cosa fosse quel "filo del discorso", il bambino annuì e il padre poté proseguire:
«Allora, dicevo, la tavola: sappi che, quando sei a tavola, sei libero di usare lo smartphone e se qualcuno ti rimprovera mandalo pure a quel paese. Poi quando esci getta pure le cartine delle caramelle in terra, tanto non succede nulla, e se ti sei portato una bottiglietta d’acqua, la finisci e non ti serve più, getta in terra pure quella. Se incontri una persona antipatica puoi sputarle addosso e se vedi una persona in difficoltà, non ti curar di essa, ma guarda e passa; fermati solo se noti al suo polso un orologio d’oro: prendiglielo e cerca il portafoglio, che magari è bello pieno. In autobus affrettati ad occupare il posto libero e non farti incantare dalle vecchiette: una spinta e via. Se in un negozio vedi una cosa che ti piace, prendila. A scuola: fai i comodi tuoi, individua il compagno più debole e tormentalo; se la maestra ti sgrida non ti preoccupare che arrivo io e la gonfio di mazzate. Quello che dovrai fare con le ragazze te lo spiegherò quando sarai più grande. Allora, hai capito tutto, figliolo?».
«Sì, credo di sì, papà».
«Bene, allora adesso vai pure a giocare e fatti onore».
Padre e figlio "batterono il cinque" e tornarono ognuno alla propria occupazione.
 
Qualche ora dopo il bambino si ripresentò al padre: era in uno stato pietoso; aveva un occhio nero, un labbro spaccato, la camicia a brandelli, zoppicava e si teneva un braccio con una mano; inoltre si notava la mancanza di un dentino che, evidentemente, prima c’era.
Giorgio, irritato, gli chiese:
«Figliolo, che hai combinato?».
«Niente», rispose, «ho solo seguito i tuoi insegnamenti».
«Cioè?».
«Sono uscito, ho gettato in terra cartine e bottigliette, ho incontrato una vecchietta, l’ho spinta e gettata in terra e ho sputato addosso ad un compagno antipatico, Ivano, il figlio del macellaio».
«Il figlio del macellaio… intendi quel ragazzotto grande e grosso che tutti chiamano "Ivan il Terribile"?»
«Sì, proprio lui».
«E poi, che è successo, ti ha picchiato?».
«Ci siamo azzuffati, anche perché la vecchietta è sua nonna e mi ha riconosciuto…».
«Ma guarda te, quella vecchia impicciona…».
«Durante la lotta mi ha spinto contro una vetrina che è andata in mille pezzi e poi è scappato… il negoziante mi ha dato questo per te», disse il bambino, porgendo al padre un pezzo di carta.
«La lista dei danni», pensò l’uomo, dopo aver letto il foglio.
Il bambino proseguì il racconto:
«Ho visto in un negozio un giocattolo che mi piaceva e l’ho preso; un signore se n’è accorto e mi ha rimproverato; dato che mi stava antipatico gli ho sputato addosso».
Quasi temendo la risposta, Giorgio chiese al bambino:
«Che… che aspetto aveva il signore a cui hai sputato?».
«Era vestito tutto di scuro, aveva in testa un berretto strano e portava la pistola al fianco, come i cow-boy nei film western».
«Un poliziotto…», pensò Giorgio, passandosi una mano sulla fronte.
«Sai, papà, ho spinto anche lui sulla vetrina del negozio di colori… allora lui mi ha portato in un bellissimo posto pieno di computer e mi ha dato questa per te: una cit… cit… non ricordo come si chiama; e c’è anche questa, una denun… denun… sono parole difficili che non conosco… mi ha detto che domani devi presentarti lì: è un bel posto, ti piacerà».
Il padre lesse i fogli che il bambino gli porse e constatò che si trattasse di una citazione per danni e una denuncia per furto, a suo carico, quale tutore legale del figlio.
Giorgio, non curandosi delle condizioni del figlio – non si rese neanche conto che, forse, aveva bisogno di esser medicato –, osservando la sua gracilità e l’eccessiva magrezza, si batté una mano sulla fronte ed esclamò:
«Ma certo, ecco dove ho sbagliato! Prima mi sono dimenticato di dirti una cosa importante: se incontri una persona più grande e più forte di te che ti sta antipatica, non devi fare niente, anche se ti riempie di mazzate; lascia fare, non chiedere aiuto – tanto nessuno ti aiuterà – e poi non raccontare a nessuno l’accaduto. Chiaro?».
«Sai che ti dico papà? Mentre tu vai a quel paesino che conosci bene, io vado dai nonni ad imparare un po’ di sana e vera educazione», osservò il bambino – dopo averci pensato su un po’ – aprendo la porta di casa.
A quelle parole, l’uomo scattò in piedi, visibilmente alterato:
«Ma come ti permetti di rispondermi così? Tu devi portare rispetto a tuo padre!».
«Tu portavi rispetto ai nonni?».
«Ma certo».
«E te l’hanno insegnato loro?».
«Ma sicuro».
«Ma… papà, non ricordi? L’hai detto tu che il mondo in cui io ti devo rispettare non esiste più!», disse il bambino, poco prima che la porta si chiudesse alle sue spalle.
 
FINE
 
© 2020, The Blue Devil
 
 
 
CONSIDERAZIONI DELL’AUTORE:
 
Il post citato nel racconto è un reale post trovato in Internet ed è una fesseria illeggibile da rigettare all’autore con tanti auguri di buona fortuna. Le cose che un padre può non insegnare al figlio (ma può anche farlo se crede) sono: come andare a cavallo in giro per la città, così come guidare una carrozza o una Mercedes-Benz del ’32; come usare un videoregistratore VHS o un mangiacassette; come comporre un numero telefonico con un telefono a disco, come usare le cabine telefoniche e altre amenità del genere. Scemenze.
I valori fondanti dell’educazione, del vivere insieme, del rispetto, dell’amicizia, sono sempre gli stessi, da duemila anni e per i prossimi duemila. Mi auguro che i neogenitori siano svegli e non diano retta a fesserie come quelle contenute in post di quel tipo.
A chi mi dovesse dire "Ma non hai capito cosa s’intendeva in quel post", io rispondo: quando si parla di "educare un figlio", si è piuttosto chiari e la lingua Italiana non è un’opinione.
   
 
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