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Autore: MiaBlack    29/09/2020    0 recensioni
La storia si colloca anni dopo a "What? realy? My..." Si lo so vi ho rotto le scatole con sta storia ma vi prendete pure lo spin off! xD
Sono passati anni da quando Oliver ha salvato la città da Slade. La città è più o meno tranquilla. Oliver ha abbandonato definitivamente il suo ruolo di di Green Arrow e anche Felicity ormai non scende più al covo da molto tempo. La città ha comunque bisogno di eroi che combattano per lei... Qualcuno di molto vicino a loro prende in cosegna i costumi: Arrow, BlackCanary e Arsenal tornano con nuovi volti e nuovi nemici da affrontare.
Nel loro pattugliare un ladro attirerà la loro attenzione e più di tutti quella della nuova BlackCanary.
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Felicity Smoak, Nuovo personaggio, Oliver Queen, Un po' tutti
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 11

 

Il verdant era caotico e pieno di gente come sempre, Hope entrò passando dalle scale che collegavano il locale con il covo.

-Eccola! Che fine avevi fatto?- Sara era seduta al bancone con Sara ed entrambe le ragazze la stavano guardando.

-Me ne ero dimenticata, okay?- borbottò prendendo posto tra le due amiche, mentre faceva un cenno con la mano ad uno dei ragazzi dietro il bancone.

-Cosa stavi facendo? –

-Un giro, infruttuoso tra l’altro, oggi i cattivi erano tutti a casa a fare i bravi bambini.- borbottò, non era ancora pronta per dire loro della collaborazione con il misterioso ladro.

-Okay lasciamo stare. -

-Ciao ragazze!- Thea apparve interrompendo la conversazione.

-Ehy! – la salutarono le tre ragazze.

-Meno male siete qui, la prova dell'abito è domani!.- spiegò la castana emozionata.

-Com’è il mio vestito? – chiese Hope mettendosi ben dritta sullo sgabello curiosa di tutti i dettagli che potesse ottenere.

-Non ci sperare Hope, fino a domani non saprai niente dell’abito! – Thea era stata molto chiara e irremovibile su questo punto, i vestiti erano a sua libera scelta nessuna di loro poteva mettere bocca su quello che aveva scelto.

-Sono proprio curiosa, tre damigelle bionde e la sposa di un bel castano!- Sara guardò le tre ragazze, anche se era cresciuta con i figli di Oliver, non era stata inclusa tra le damigelle, ma questo non era un problema per lei.

-Siete qui per fare danno?- chiese la futura sposa guardando le amiche sospettosa.

-Inutile che fai quella faccina li e poi tu Hope! Non mi freghi più ormai. – Hope aveva buttato fuori il labbro inferiore cercando di farle tenerezza, ma senza risultato.

-Io ci ho provato. -

-Perché non andate al tavolo vi faccio portare una bottiglia! – offrì Thea alle amiche, le tre si guardarono.

-Io accetto! – esclamò Hope pronta a fare baldoria.

-Anche io! – accettò subito Sara, dopo essersi lasciata con Robert aveva bisogno di staccare un po’ e una bella serata fuori con le sue amiche non poteva che farle bene.

Le due ragazze si voltarono verso Sara impazienti di scoprire se si sarebbe aggiunta alla serata, ma quella scosse la testa alzando le mani.

-Io me ne tiro fuori! Sono troppo vecchia per stare al vostro passo! Ci vediamo domani.-

-Zia! Almeno fermati per un drink! – cercò di convincerla Hope, la bionda sospirò rassegnata una bevuta non l’avrebbe certo uccisa.

-Thea andiamo al tavolo! – in risposta alzò il pollice, le tre si fecero largo tra la gente che occupava la pista, una serata un po’ fiacca secondo l’opinione della proprietaria, ma non secondo le tre che cercavano di raggiungere il loro tavolo.

Hope fu la prima a raggiungere il tavolo, oltrepassò il cordone rosso scavalcandolo infischiandosene della ragazza che a pochi metri da lei si occupava di quel settore, si buttò a sedere sul divanetto posando con grazia le scarpe sul tavolo davanti a lei.

-La grazia innata di Hope Queen! – sentenziò Sara passando anche lei da sopra il cordone sedendosi accanto alla nipote.

-Uguali! Dio vi hanno fatto con lo stampino? – la piccola Sara era passata dall’entrata parlando con la giovane che guardava le due in malo modo.

-Che abbiamo fatto?- fecero le due in coro guardando stranite la giovane che era davanti a loro.

-Mi rifiuto! – balbettò quella alzando le mani mentre prendeva posto su un divanetto.

-Belle scarpe Hope! – commentò Sara guardando le scarpe della bionda, un tronchetto nero in pelle lucida con un tacco vertiginoso con tanto di Plauto.

-Vero, le ho trovate abbandonate in un angolino giù al covo, come ho fatto a dimenticarmi della loro esistenza! – borbottò la bionda osservando le scarpe quasi come fossero i suoi figli.

-Probabilmente dopo una missione sei uscita malconcia e hai cambiato scarpe…-

-Non mi avrai scambiato per Robert vero Sara? Io non esco malconcia dalle missioni o almeno non così tanto da farmi abbandonare un paio di Louboutin in un angolo al covo.-

-Ecco qua! – Thea arrivò al tavolo accompagnata da Roy che portava la loro bottiglia.

-Ragazze è un piacere vedervi! –

-Anche per noi Roy! –

-OH! Che carino, mi hai portato gli ingredienti per il mio cocktail! – Roy sorrise mentre posava sul tavolo le varie bottiglie e i bicchieri.

-Vorrai dire nostro! – intervenne Sara prendendo la bottiglia di midori.

-Vedete di non finirla tutta! Anzi vedete di non finire tutte le bottiglie che il coma etilico altrimenti è dietro l’angolo! – Roy sfilò la bottiglia dalle mani della bionda che essendo la più grande avrebbe dovuto dare il buon esempio.

-Roy dovresti farle a me le raccomandazioni lo sai. – intervenne la giovane Sara prendendo l'altra bottiglia di alcolico che aveva in mano l'altra bionda.

-Per fortuna ci sei tu piccola Sara. – Thea era tornata indietro per parlare con la ragazza che gestiva il privè.

-Mirakuru, non potevate scegliere un altro nome? Più che un drink pare una maledizione! – borbottò Sara osservando le due bionde versare i vari alcolici.

-Fa parte di me! – rispose Hope alludendo alle conseguenze che le aveva portato la somministrazione di quell’intruglio.

-Fa parte anche di me, ma non lo bevo quel coso... - borbottò Roy prima di allontanarsi tornano poi a girare per il locale mentre Thea dopo un cenno della mano tornò al bancone.

Quella sera al Verdant suonava un gruppo niente male, Hope non li conosceva ma non si stupiva difficilmente spendeva tempo per interessarsi a qualcosa di normale, erano intente a ballare seguendo il ritmo martellante quando Sara si fermò a fissare la pista.

-Zia? – Hope si fermò poco dopo cercando di seguire lo sguardo per capire cosa avesse catturato in modo tanto deciso la sua attenzione, purtroppo però c’era troppa gente che si muoveva e le luci intermittenti per non parlare di quelle puntate nei suoi occhi che le stavano bruciando la retina, le impedivano di vedere.

-Mi sono ricordata che devo fare una cosa, ci vediamo domani! – diede un bacio veloce alle ragazze prima di afferrare la sua giacca e andarsene, Hope non ci credette nemmeno per un istante, la conosceva bene e aveva visto lo sguardo sorpreso ma anche soddisfatto, per non parlare dell’occhiata da cacciatrice, sembrava avesse individuato la sua preda e fosse sul punto di attaccare, provò a cercarla ma purtroppo era sparita.

-Ehy, che succede? – Sara junior osservava l’amica incuriosita.

-Niente! – Sara tornò a parlare con un ragazzo che era oltre il cordone che divideva il privè dalla pista, sembrava che il ragazzo ci stesse provando e Sara non sembrava disdegnare le attenzioni del giovane.

-E’ qui che ti nascondevi! – una voce profonda alle sue spalle la fece voltare di scatto facendola battere contro la persona che aveva parlato a pochi centimetri dal suo orecchio.

-Alexandre. – balbettò sorpresa di trovarlo dietro di lei, fece un piccolo passo indietro per mettere distanza tra di loro, gli occhi blu del giovane erano fissi su quelli di lei.

-Che ci fai qua? – chiese cercando di fare un altro passo indietro, quella improvvisa vicinanza con il ragazzo la stava mandando in confusione e trovava difficile formulare una frase a senso compiuto, Alex da parte sua trovava la reazione divertente se non fosse per il fatto che era tutto il giorno che lo stava ignorando volutamente, era entrato al locale per caso, il suo coinquilino l’aveva trascinato li, era entrato da poco e già se ne voleva andare quando si era ritrovato Sara davanti che lo guardava divertita, era stata lei a dirgli che Hope era nel privè, poi se ne era andata augurandogli buona fortuna e una buona serata, soffermandosi solo per ricordargli che doveva avere pazienza con la ragazza.

-Secondo te? – chiese lui, il tono si era leggermente ammorbidito. Ci aveva messo pochi minuti ad individuarla, l’aveva vista chiacchierare con la sua amica del bar e parlare con alcuni ragazzi in pista, rideva e sembrava divertirsi, era stato in quel momento che aveva sentito qualcosa di strano, lui non faceva quelle cose, lui non correva dietro alle ragazze,non ne aveva mai avuto bisogno, erano le ragazze che facevano di tutto per attirare la sua attenzione per poter passare un po’ di tempo in sua compagnia, Hope invece era diversa: sembrava un serpente che gli scivolava dalle mani, ogni volta che pensava di essere riuscito a catturarla finiva inevitabilmente per ritrovarsi con le mani vuote, la cosa che l’aveva fatto arrabbiare era stato vedere il tipo che le passava un braccio attorno alla vita tirandola verso di se per poi dirle qualcosa all’orecchio che l’aveva fatta ridere, aveva piantato li i suoi amici e si era diretto verso il privè infischiandosene di quello che gli dicevano, ora si trovava li davanti a lei, che lo guardava quasi spaventata come se la sua presenza potesse in qualche modo minacciare la sua sanità fisica.

-Mi stai pedinando? – lo sguardo spaventato sparì in un attimo, la giovane alzò il mento quasi a sfidarlo ecco che compariva nuovamente la ragazza determinata a non farsi sconfiggere.

-Per quanto possa sembrarti strano, la mia vita non gira attorno a te. – rispose lui tagliente, lo sguardo sorpreso di lei gli fece capire di aver colpito.

-Allora puoi tornartene da dove sei venuto. – si voltò per poi allontanarsi da lui.

Hope aveva colto al balzo la risposta di Alex che inconsapevolmente aveva creato un occasione per farla allontanare, stava puntando verso una porta nascosta dietro le tende, erano in pochissimi a conoscere quella porta, Alex anche se preso alla sprovvista non si lasciò scoraggiare la seguì oltre la porta spingendola poi contro di essa finendo così chiusi dentro al buio.

-Che accidenti ti prende.- sibilò lei alzando il viso, Alex gli era praticamente addosso, la stava schiacciando contro la porta e nonostante i tacchi vertiginosi si trovava costretta ad alzare la testa per poterlo guardare in viso, l’unica fonte di luce proveniva dietro di lui, una piccola grata sopra la seconda porta dall’altra parte della stanza, la quale però non era sufficiente perché potesse vederlo, riusciva a malapena a scorgergli gli occhi.

-Non ti farò scappare. – bisbigliò, le loro labbra erano a pochi centimetri le une dalle altre, Hope cercò di deglutire per rendersi conto di avere la bocca completamente asciutta, i suoi occhi continuavano a passare dalle labbra di lui ai suoi occhi come una partita di pin pong. Lo vide avvicinarsi, l’istinto di allontanarsi la costrinse ad indietreggiare, la schiena che era già appoggiata finì per schiacciarsi ancora di più contro la superficie fredda, Alex non sembrò far caso a quel tentativo di fuga se non fosse per il piccolo sorriso sornione che increspò le sue labbra prima di toccare quelle di lei.

Hope era più che decisa a sottrarsi a quel bacio, ma quando sentì le labbra calde di lui contro le sue le difese cedettero per poi frantumarsi quando sentì il leggero tocco della lingua disegnarle il contorno delle labbra, le sue paure crollarono mentre allungava le braccia passandogli un braccio dietro il collo tirandolo se possibile ancora più vicino a lei, mentre l’altra si appoggiava sulla guancia accarezzandola leggermente.

Quando le loro labbra si staccarono fu per mancanza di fiato, entrambi avevano l'affanno come se avessero corso, Hope ancora premuta contro la porta non osava muoversi si sentiva scombussolata dal quel bacio così intenso, Alexandre aveva ripreso fiato, ma non accennava a spostarsi, la fronte posata contro quella di lei e gli occhi ancora chiusi, cercava di riprendere il controllo e di non tornare ad assalire nuovamente le labbra della giovane.

-Perché mi stai evitando? - chiese aprendo gli occhi, la prima cosa che vide furono le labbra rosse ancora dischiuse e gonfie per il bacio, non era stato morbido, non era stato delicato, ma era sicuro che Hope non avesse niente da ridire.

-Io... Fottiti! - sibilò prima di far scivolare le mani dal collo al petto di lui per poi spingerlo cercando di liberarsi. Alex non si mosse di un centimetro rimase nello stesso punto prima di tornare ad assaggiare le labbra con ancora più passione, le mani scivolarono dalle guance giù lungo il collo per poi proseguire sulle braccia, si fermarono all'altezza dei fianchi, la bocca di Alex non si era spostata, continuava il suo assalto alternando momenti irruenti a lievi baci a fior di labbra, le mani risalirono lungo il busto fasciato da quel vestito che sembrava una seconda pelle.

-Dimmi perché mi eviti... -

-Io... - la baciò ancora, le mani si erano fermate sui fianchi i pollici disegnavano piccoli cerchi all'altezza del bacino.

-Tu.. - la incalzò lui continuando a baciarla. La testa di Hope stava iniziando a girare per la mancanza di ossigeno.

-Io... - boccheggiò quando le labbra di lui si staccarono e istintivamente portò avanti il viso come a cercare di nuovo il contatto.

-Tu? Hope... Tu cosa? - chiese senza riuscire a trattenere un sorriso, la realtà piombò come una doccia gelata su Hope, spalancò gli occhi e lo spinse via, questa volta Alexandre non era pronto e si trovò ad indietreggiare di qualche passo, Hope lo guardava in malo modo gli scoccò un occhiataccia prima di cercare nuovamente di lasciare la stanza, la fuga ebbe vita breve, le afferrò il braccio e la spinse nuovamente contro la porta bloccandole entrambe le mani sopra la testa.

-E' inutile che ti agiti, non ti lascerò andare fino a che non mi dirai perché mi stai evitando... - cercò di liberarsi, ma sembrava che a bloccarla fossero delle catene, la prese era salda su i suoi polsi e per quando ci provasse non riusciva a liberarsi. Sentiva delle ondate di calore irradiarsi dal corpo, la rabbia stava montando e il suo cuore batteva molto più velocemente del normale, tutto ciò non era per i baci di Alex, gli effetti del Mirakuru si stavano manifestando da li a qualche secondo sarebbe stata capace di liberarsi e di ribaltarlo come una mosca, gli avrebbe fatto molto male.

-Hope! Ti prego! - la presa sui polsi si fece appena più leggera mentre il pollice di lui le accarezzava il palmo, sospirò mentre la rabbia lasciava il suo corpo.

-Non starò qui a fare il gioco tuo e di Shelly! - sibilò dandosi mentalmente della cretina, si sentiva spossata e stanca gli effetti collaterali della rabbia da Mirakuru.

-Ancora lei? Hope, non ho niente a che fare con lei! - esclamò, non sapeva se ridere o arrabbiarsi, non aveva capito bene cosa fosse successo tra le due, ma la sua ossessione per quella ragazza stava iniziando a innervosirlo.

-Io... sono stanca Alex, non ho più voglia di combattere contro Shelly e i suoi piani diabolici, vai da lei, dille che qualunque cosa ti abbia chiesto di fare tu l'hai fatta hai ottenuto il risultato che voleva e lasciami stare. - le braccia le dolevano sollevate in quel modo, Alex dovette accorgersene perché allentò la presa e le lasciò scivolare giù.

-Non posso andare da Shelly a fare quello che vuoi, perché non mi ha chiesto niente. Credimi Hope... - la baciò di nuovo, con dolcezza, piccoli bacia a fior di labbra, mentre continuava a chiederle di credergli.

-Se non sei in combutta con lei, come hai ottenuto il mio numero? - chiese finalmente.

-Tutto qui? Il tuo numero? - ora Alex scoppiò a ridere, tutto quel casino solo per il suo numero.

-Me l'hai detto te di procurarmelo. -

-Pensavo l'avresti chiesto a Sara, ma lei dice che non è stata lei a dartelo, nessuno che mi conosce e mi vuole bene ti avrebbe dato il mio numero. - spiegò lei, svelando finalmente come mai aveva pensato a Shelly.

-E' vero non me l'ha dato Sara, ma se è per questo nemmeno Shelly! Se ti dico come l'ho ottenuto prometti di non arrabbiarti? -

-Non lo so. -

-Va beh io rischio. Mi sono fatto uno squillo con il tuo telefono. - ammise finalmente lui.

-Cosa? -

-Ti era cascato dal borsone un giorno che sei andata via dopo uno dei nostri allenamenti, l'ho trovato e ho pensato che fosse un occasione troppo ghiotta per non approfittarne. Non sarei mai riuscito ad ottenerlo da te e visto le risposte evasive della ragazza all'ingresso non lo avrei ottenuto da nessuno, così mi sono fatto uno squillo ho cancellato la chiamata e l'ho rimesso dove l'avevo trovato ovvero sul tatami, tu l'hai recuperato pochi minuti dopo. -

-Ti sei fatto uno squillo? - ora si sentiva veramente stupida.

-Patetico lo so, ma Dio Hope, hai idea di quanto tu sia dannatamente sfuggente? Ogni volta che penso di fare un passo avanti mi ritrovo due passi indietro. -

-Vedi il lato positivo... Stai imparando a ballare la salsa. - il giovane scoppiò a ridere posando la fronte sulla spalla di lei.

-Mi dispiace... ho tirato le mie conclusioni e ancora una volta ho sbagliato.- non era facile per lei ammettere di aver commesso un errore, non le capitava mai, okay, non proprio mai, ma era difficile che le cose non andassero esattamente come lei diceva.

-Facciamo un accordo.-

-Quale? -

-Fidati di me. -

-Per cosa? -

-E' questo l'accordo, tu ti devi fidare di me.- spiegò.

-E io cosa ci guadagno a fidarmi di te? -

-Mi sembra ovvio, ci guadagni me, non ti basto? - sorrise divertito.

-Non mi sembra molto equa la cosa. - lui le stava chiedendo una fiducia cieca e incondizionata, la sensazione era la stessa di doversi buttare da un aeroplano in volo senza paracadute.

-Potrei non esserne capace. - ammise.

-Non ti sto chiedendo di fare tutto quello che ti dico, ti sto chiedendo di venire da me e darmi la possibilità di difendermi se dovessi accusarmi nuovamente di qualche crimine. Hope, tu sei avvocato, giudice e giuria...-

-Non credo fosse così la frase... - lo interruppe lei cercando di allergerire il momento, quello che le stava dicendo era vero, forse non era corretta l'espressione ma aveva reso ben chiaro il concetto.

-Accusi, giudichi e condanni, fai tutto da sola, lasciami la possibilità di difendermi.-

-Okay. -

-Come? -

-Ho detto, okay, ma non sono brava come avrai visto quindi abbi pazienza. -

-Quella non mi manca. Dannazione Hope se dannatamente frustrante, mi farai ammattire. - si bloccò se quelle erano le premesse per l'inizio di qualcosa probabilmente non erano positive.

-Ma ne varrà la pena di diventare matto per te. - la baciò nuovamente, questa volta più dolcemente.

 

-Ogni tanto mi chiedo come fai a trovarti i piedi Roy! La roba è.... AHHHH!!! - la seconda porta era stata aperta e qualcuno era entrato spaventandosi alla vista dei due.

-Dio santo HOPE! Mi vuoi far morire d'infarto? - chiese la castana guardando la nipote, i due si erano chiusi nel magazzino.

-Scusa zia, io... -

-Hope forse è meglio che usciate da qui. - Roy interruppe la ragazza, non voleva sapere cosa stessero facendo chiusi li dentro altrimenti avrebbe dovuto dirlo a Oliver e quella era una delle conversazioni che non avrebbe mai voluto fare.

-Stavamo discutendo... - cercò di spiegare lei, non si erano chiusi li per fare sesso, lei stava solo cercando di allontanarsi da lui.

-Si una discussione articolata, abbiamo visto come erano impegnate le vostre lingue.-

-Zio! - esclamò indignata.

-Hope, farò finta di non aver visto, ma tu non chiuderti mai più qui dentro. -

-Okay zia, andiamo... - prese Alexandre per mano e lo tirò via.

-Questo è stato decisamente imbarazzante. - ammise Alex affiancandola.

-Non dirlo a me è la prima volta che qualcuno mi becca.- borbottò lei, non che fosse vergine, ne era una che si girava tutti quelli che respiravano, aveva avuto le sue storie anche se l'ultima risaliva a troppo tempo prima, ma non era mai stata beccata mentre si baciava.

-Dai poteva andare peggio...-

-Già poteva essere mio padre invece che mia zia. -

-Quante zie hai? - chiese mentre si accomodavano su un divanetto appartato.

-In teoria solo lei è mia zia, chiamo zia anche Sara ma è solo un amica di famiglia. -

-Ma siete molto legate, forse più che con la tua vera zia. - Hope si fermò soppesando l'idea di rivelargli cosa fosse successo con Shelly e di conseguenza il rapporto con Sara.

-Usciamo ti racconto una cosa... - passarono prima al tavolo dove Sara guardò i due annuendo e rassicurandola che anche lei sarebbe tornata a casa entro poco.

Hope e Alexandre uscirono dal locale e iniziarono a girellare per il quartiere.

-Un tempo questa era una zona industriale, c'erano magazzini e fabbriche per lo più abbandonati e mezzi rotti soprattutto dopo il terremoto. - spiegò Hope guardandosi attorno, la zona era ancora fortemente industriale, ma gli edifici non sembravano dover crollare da un momento all'altro.

-Non sembra, non è una zona residenziale, ma non sembra come la descrivi tu... Aspetta, mi avevi accennato a delle donazioni da parte della tua famiglia. - mentre camminavano i due si trovarono davanti ad un giardino, i due entrarono dirigendosi verso le altalene, era strano come nonostante fosse cresciuta quel gioco continuasse a darle ancora le stesse sensazioni di quando era piccola.

-Quando io ero piccola mio padre e zia Sara erano stati dati per morti, tornarono cinque anni dopo e Sara sei anni dopo, mia madre non gli disse subito di noi. Al tempo non sapevamo che era Oliver nostro padre, ci sono voluti quasi due anni perché si scoprisse la verità e che anche Oliver la scoprisse dopo un po' di alti e bassi si sono rimessi insieme e noi ci siamo trasferiti a villa Queen.- non era sicura che quello fosse il modo giusto per iniziare a raccontare la storia, ma da qualche parte doveva iniziare.

-Sono nata con un intelligenza paurosa e un problema medico... - Alex la guardò preoccupato che fosse ancora cagionevole.

-Il problema si risolse nel periodo che i miei si sono rimessi insieme. Avevo una massa che poteva causarmi un ritardo mentale... sembra uno scherzo visto il mio QI. Seguivo le lezioni normalmente, mentre a casa mia mamma mi spiegava cose più complesse, volevo crescere con i compagni della mia età e non mi interessava bruciare le tappe scolastiche.- si interruppe ricordando come aveva rifiutato il trasferimento in una classe superiore perché non voleva lasciare gli amici.

-Ma tu hai già una laurea...- intervenne quando il silenzio iniziò a protrarsi.

-Già, accadde verso i tredici anni facevo parte della squadra di cheerleader... - la risata di Alexandre interruppe il racconto.

-Tu una cheerleader? Mi prendi in giri? - chiese continuando a ridere.

-Ehy! Io non solo ero una cheerleader, io ero La cheerleader! Ero il capitano! - esclamò indignata sfilando il telefono dalla tasca del giubbotto e iniziando a scorrere alcune foto.

-Non ti ci vedo a sventolare pon pon e ad urlare come una matta. -

-Non sventolavo i pon pon, io ero una flyers, quelle pazze che si fanno sollevare e lanciare in aria. Ecco guarda. - gli passò il telefono, alcune ragazze della squadra avevano postato su instagram le foto di quel periodo, si sorprese di scoprire che nelle foto non le avevano fatto le corna e la coda da diavolo. C'erano diverse foto, in una c'era lei, Shelly e un altra ragazze, tutte bellissime e sorridenti strette nella loro divisa verde e nera.

-Però eri proprio carina, pensi che potrei vederti indossarla? -

-Non mi entra più! Sai sono sviluppata. - rispose recuperando il telefono.

-Oh si vede non ti preoccupare.... - gli occhi del giovane si posarono sullo scollo, Hope fece finta di niente mentre infilava il telefono in tasca spostò il giubbotto perché coprisse la visuale.

-Comunque, accadde durante un allenamento, Shelly iniziava a comportarsi da stronza e io non capivo perché, un giorno si litigò davanti a tutti lei fece per voltarsi ed andarsene e io mi arrabbiai, se ci ripenso so di aver avuto una reazione esagerata, ma non me ne accorsi, le afferrai il braccio per trattenerla e lei cadde...-

-Non mi sembra un motivo per tutto l'odio...-

-Si è rotta il braccio, proprio nel punto in cui l'ho afferrata... non ho idea di come sia successo, non credevo di aver tirato tanto forte, avrò... - si fermò, sentiva che la voce l'avrebbe tradita, erano anni che non raccontava più quello che era accaduto, non credeva possibile che a distanza di tutto quel tempo potesse ancora piangere.

-Hope... - provò a dire qualcosa ma la ragazza si schiarì la voce e riprese il racconto.

-Tutti scoprirono cosa era successo, Shelly l'aveva raccontato a tutti dicendo che ero pazza e che dovevano stare lontani da me... i miei sborsarono una cifra astronomica per risarcire i danni che avevo procurato, ma la situazione a scuola divenne insostenibile, mi fu “chiesto” di lasciare la squadra e nessuno voleva avere a che fare con me, tutti bisbigliavano al mio passaggio. Decisi di fare quello che in quel momento era l'unica cosa che potessi fare, me ne andai. Feci in segreto la domanda per l'ammissione al MIT, fui accettata subito, dissi ai miei che me ne volevo andare, solo che una bambina di tredici anni da sola in un altra città non era il massimo, Sara non aveva ancora trovato la sua strada, passava da un lavoro ad un altro così si offrì di accompagnarmi, cambiare città avrebbe fatto bene anche a lei. Puoi capirmi la situazione era andata degenerando così canalizzò tutta la mia aggressività e frustrazione in allenamenti.-

-Penso che non fosse colpa tua... non l'hai fatto di proposito, perché continuare a tormentarti per quella storia?-

-Con il tempo abbiamo scoperto che Shelly era la figlia dell'ex sindaco Blood, mio padre aveva deciso di appoggiarlo, ma poi aveva ritirato l'offerta, il tipo era pazzo, ero troppo piccola per capire tutto e crescendo non mi è stato raccontato, quindi Shelly mi odia anche perché sono stati i miei a denunciarlo, poi non ricordo ma mi sembra sia morto in un incidente. -

-Okay avete dei brutti trascorsi.-

-Per semplificare si.-

-Ce li hai ancora vero? Gli attacchi di rabbia, quando ci siamo visti in palestra tu sei andata a correre, eri arrabbiata con me e avevi paura di perdere il controllo e anche al bar, quando eri con la tua amica, anche in quella circostanza stavi per perdere il controllo. - Hope abbassò gli occhi mortificata.

-Beh se me le avessi date me le sarei meritate tutte! - esclamò divertito, Hope lo guardò sorpresa, lui era li a ridacchiare all'idea di lei che perdeva le staffe.

-Tu non capisci la gravità della situazione... - Alex la guardò ancora con il sorriso sulle labbra.

-Se perdo il controllo posso fare veramente male, non ho il controllo sulla mia forza e tenendo conto che da quando avevo tredici anni a ora ho fatto un sacco di allenamento potrei essere capace di uccidere qualcuno. Sara e lo zio Roy sono finiti sotto uno dei miei scatti d'ira... gli ho atterrati entrambi sono dovuti intervenire mio padre e il capo della sicurezza per staccarmi. Quando ho ripreso il controllo mi sono chiusa in camera per due settimane rifiutandomi di uscire. Mi vergognavo troppo.-

-Mi dispiace... Da cosa dipendono lo sai? -

-Un farmaco sperimentale che ho preso quando ero piccola, lo sballo ormonale che è arrivato con la crescita ha risvegliato il farmaco che intacca la parte del cervello che controlla le emozioni, ma non le amplifica tutte, solo la rabbia.-

-Mi dispiace, non avrei dovuto ridere e soprattutto non avrei dovuto stuzzicarti, sapevo che ti stavi arrabbiando e vedevo gli sforzi che facevi, ma volevo una reazione da te, sei sempre così fredda e controllata.-

-Quando tornai dal MIT Sara aveva fatto il miracolo, inizialmente si limitava a massacrarmi così che fossi perennemente stanca, poi meditazione e altre pratiche che le hanno insegnato quando era stata data per dispersa. -

-Conosco anche io alcune tecniche di meditazione molto efficaci, mia zia me le faceva fare spesso prima degli allenamenti. -

-Mio padre decise di ringraziare Sara per avermi aiutato, le diede il fondo per la palestra e il capitale per iniziare lasciando a lei il novanta percento delle azioni. -

-Tuo padre le ha regalato un attività? - chiese Alex sorpreso.

-Mi aveva aiutato molto, non avevo più scatti d'ira, mi aveva reso capace di controllarli, se avesse accettato le avrebbe anche comprato una villa, ma Sara rifiutò disse che la palestra era troppo, poteva limitarsi a gestirla per conto loro, ma mia madre si rifiutò, diceva che l'idea di avere il cento per cento di una palestra non le interessava e che per quanto la riguardava anche un dieci percento era troppo. -

-Le vogliono veramente bene... Andiamo! - Alex si alzò dall'altalena e le allungò la mano aspettando che lei l'afferrasse.

-Dove? Perché non lasci semplicemente correre Alex? Non vado bene per te! Io non vado bene per nessuno, sono rovinata, rotta, come... -

-Non ti azzardare a dire che sei rotta! Non hai niente che non va! Ognuno di noi ha fatto qualcosa di sbagliato e io non sono qui per giudicare i tuoi errori perché non eri capace di trattenarti, ho fatto anch'io delle cose brutte e potevo benissimo rifiutarmi, non l'ho mai fatto a confronto sono più colpevole di te. -

Tra una chiacchiera e un altra i due tornarono verso il Verdant, la strada era deserta, non c'era più la fila di gente che era li quando erano usciti, dal silenzio che proveniva dall'interno del locale probabilmente era mai chiuso.

-Senti, non pensare male... - iniziò Alex, si erano fermati accanto alla moto parcheggiata vicino all'ingresso.

-Devo andare via un paio di giorni... - Hope si morse il labbro e distolse lo sguardo, chiedendosi se quello fosse un modo elegante per liquidarla, ancora una volta l'idea che dietro tutto quello ci fosse Shelly le tornò in mente.

-Ehy! Ricordi cosa mi ha promesso qualche ora fa? Fidati di me! Tornerò tra qualche giorno. - Alex sorrise sicuro di se.

-Va bene... - riuscì a dire Hope anche se non era ancora completamente sicura. Alex sollevò gli occhi al cielo scuotendo piano la testa.

-Non sei credibile, nemmeno un po' purtroppo! -

-Torna e allora ti crederò! -

-Va bene, appena torno tu dovrai avere fiducia in me, posso sopravvivere un paio di giorni. - Alex l'attirò baciandola dolcemente, Hope che non se lo aspettava dovette sorreggersi a lui per non cadere.

-Ora metti quel bel culetto sulla moto e parti che per quanto sia stata “riqualificata” questa zona fa schifo! - disse lui invitandola ad andare verso la moto.

-Bel culetto? - chiese invece lei piegando leggermente a testa, quasi divertita da sentirsi dire una cosa del genere.

-Di tutta la frase hai registrato solo questo? - chiese lui alzando un sopracciglio.

-Nessuno mi ha mai detto, insomma... io... cioè tu... - balbettò lei prima di zittirsi, stava facendo una pessima figura, per un commento che poi non aveva nemmeno niente di speciale, glielo avevano già detto che aveva un bel sedere, anche se magari non in quel modo, i più carini dicevano che aveva: “un culo che parla” di apprezzamenti ne riceveva ma per lo più volgari.

-Con parole tue Hope. -

-Non sei divertente! -

-Nessuno te l'ha mai detto? Mi sembra poco probabile. -

-Si certo, ma solitamente erano più volgari o comunque con intonazione lasciva e viscida, il tuo invece suonava più come... -

-Un complimento? - chiese lui facendo un passo avanti avvolgendole le braccia attorno alla vita lasciando che le sue mani fossero sulla schiena di lei appena sopra al sedere.

-Diciamo. -

-Perché lo era, hai un bel sedere, hai un bel fisico, hai un bel viso... l'unica cosa: hai un pessimo carattere! Ma quello fa parte del pacchetto e poi detto tra noi, mi piace la ragazza combattiva.-

-Perché anche questa che dovrebbe essere un offesa e un commento alquanto sessista è stereotipato suona comunque come un complimento?- chiese lei, le aveva fatto piacere sentirsi dire quelle cose anche se lo sapeva perfettamente che era una bella ragazza sentirselo dire da lui le dava una sensazione che non sapeva definire.

-Perché ti piaccio e il fatto che tu piaccia a me ti fa piacere. -

-A me non piaci! - si affrettò a dire spingendolo appena per allontanarlo da se così da poter avere lo spazio per incrociare le braccia al petto.

-Io te l'ho già detto, non puoi farlo soprattutto quando indossi qualcosa di scollato. - gli occhi blu del giovane si spostavano tra il seno messo in evidenza dal gesto agli occhi della giovane la quale si affrettò a sciogliere le braccia e lasciarle ricadere lungo i fianchi.

-Brava molto meglio e ora... Buona notte piccola gattina! -

-Gattina? - chiese.

-Carina e dolce, ma con gli unghielli affilati proprio come una gatta. -

-Ciao Alexandre. - infilò il casco che aveva legato alla moto e salì in sella partendo, continuando a guardarlo attraverso gli specchietti laterali, lui non le tolse gli occhi di dosso fino a che rimase nella sua visuale, Hope scosse la testa sorridendo come una bambina, finalmente si sentiva bene come non le era capitato da tantissimo tempo.

 

Continua...

   
 
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