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Autore: ChrisAndreini    29/09/2020    2 recensioni
Cinque coppie, cinque cliché, tropes letterari e delle fanfiction ovunque, e un narratore esterno e allo stesso tempo interno che sembra attirare a sé le più assurde coincidenze e situazioni da soap opera.
Un gruppo di amici si ritrova a passare l'anno più movimentato della loro vita guidati dai propositi, dall'amore, e da una matchmaker che non accetta un no come risposta.
Tra relazioni false, scommesse, amici che sono segretamente innamorati da anni, identità segrete e una dose di stalking che non incoraggio a ripetere, seguite le avventure della Corona Crew nella fittizia e decisamente irrealistica città di Harriswood.
Se cercate una storia piena di fluff, di amicizia, amore, e una sana dose di “personaggi che sembra abbiano due prosciutti negli occhi ma che alla fine riescono comunque a risolvere la situazione e ottenere il proprio lieto fine”, allora questa è la storia che fa per voi.
Genere: Commedia, Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Universitario
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Corona Crew'
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7 minuti in totale imbarazzo

 

Lunedì 13 Maggio 

Petra non aveva mai amato particolarmente il proprio compleanno.

Non perché avesse particolari traumi al riguardo, semplicemente lo vedeva come un giorno uguale all’altro, solo un po’ più triste e solitario perché per gran parte della sua vita aveva passato il compleanno chiedendosi se non fosse stato meglio non nascere proprio.

…sì, insomma, qualche trauma forse lo aveva.

Ma aveva già riflettuto a fondo sulla questione.

Su come Mirren l’avesse sempre guardata male quando era il suo compleanno per i primi sette anni di convivenza, anche a livello inconscio.

Su come sentisse sua madre solo ed esclusivamente durante quel giorno, e si sentisse come se fosse semplicemente stata un mezzo per ottenere lo scopo di arricchirsi, e non una vera e propria figlia.

Su come l’unica persona che avesse mai festeggiato per davvero il compleanno con lei fosse stata Nonna Rea, che non era neanche una sua vera e propria parente, dato che era la madre della madre di Mirren, ma aveva sempre trattato Petra come una nipote, senza alcuna distinzione.

Probabilmente Petra sarebbe andata in analisi e avrebbe imparato a concentrarsi sul ricordo della nonna ad ogni compleanno, ma aveva avuto la fortuna di incontrare Amabelle.

Aveva quindici anni quando aveva conosciuto Amabelle, e ne stava per compiere sedici quando quest’ultima aveva deciso che da quel momento in poi avrebbe organizzato ogni suo compleanno, e sarebbe stato memorabile.

Davvero una promessa importante da fare a qualcuno che si conosceva da pochi mesi, ma per cinque anni, Amabelle l’aveva rispettata con ardore.

E quello sarebbe stato il sesto anno.

E sebbene Petra continuasse ad essere indifferente riguardo al festeggiare il diventare più vecchia, doveva ammettere che apprezzava parecchio gli sforzi disumani della sua migliore amica.

E poi Mirren non la guardava più storto, anzi, era il secondo più affettuoso della giornata.

E sua nonna non c’era più, ma Petra indossava sempre l’anello che le aveva regalato, il giorno del suo compleanno, per ricordarla e tenerla vicina. 

Quindi bisognava ammettere che col senno di poi aveva un buon rapporto con il suo compleanno, ormai.

E sebbene quell’anno il tema della festa fosse il peggiore fino a quel momento, Petra si stava divertendo.

Tutta la Corona Crew era a casa Hart, libera da Bonnie, che era stata mandata via da Amabelle con una scusa, insieme a Brogan, e sarebbero stati fuori tutta la notte.

Petra non voleva immaginare cosa stessero facendo, ma era felice di avere un po’ di respiro, il giorno del suo compleanno.

Ed era felice che Amabelle avesse trovato un modo di entrare in camera dei suoi genitori per rovinare qualche vestito di Bonnie e fargliela pagare.

Meno felice era del fatto che al momento erano tutti in cerchio a fare il gioco adolescenziale peggiore dell’universo: il gioco della bottiglia.

La versione “Corona Crew” del gioco della bottiglia era piuttosto semplice, ma con qualche plot twist.

Una persona girava la bottiglia e poi doveva baciare chiunque uscisse. Ma il luogo del bacio non era specificato, e ogni parte del corpo valeva un numero di punti.

Braccia e gambe ne valevano solo 1: erano i posti più semplici. Schiena e mani ne valevano già 3; mentre petto e piedi ne valevano 5, il primo per la sua importanza, il secondo perché era un luogo disgustoso. In qualsiasi parte del viso valeva 7 punti, ad esclusione della cima della testa che ne valeva solo 2. Bisognava annotare però che la punta del naso ne valeva 8, mentre la bocca, ovviamente, valeva ben 10 punti, ed erano gli unici punti che venivano dati ad entrambi i membri coinvolti, e non solo a chi baciava.

Nessuno del loro gruppo aveva mai osato baciare qualcuno in bocca, tranne Amabelle, ovviamente, che però era quasi sempre stata rifiutata.

Quel giorno sembrava davvero decisa ad ottenere più punti possibili per scegliere il gioco successivo.

-Allora, tocca a me, giusto?- al momento avevano fatto un solo giro, e tutti erano a un punto, tranne Amabelle che era riuscita ad ottenerne cinque baciando il piede di Clover. Era di nuovo il suo turno. Avrebbero fatto tre giri in totale, e Petra onestamente già non vedeva l’ora di finire.

Amabelle girò la bottiglia con vigore, e il cuore di Petra iniziò a battere di anticipazione.

Non sapeva neanche lei se sperasse o temesse di uscire, perché ancora non sapeva come sentirsi riguardo al bacio che si erano scambiate a San Valentino.

Per sua fortuna, o sfortuna, fu Denny il prescelto.

-Denny caro, vieni qui che non ti faccio niente- Amabelle, con un grande e terrificante sorriso, iniziò ad avvicinarsi all’amico, che si ritirò sul posto e portò inconsciamente le mani alla bocca.

-Amabelle, mi fai paura quando fai così- borbottò a mezza voce, spaventato.

-Ma come? Non vuoi vincere?- lo provocò lei, già pronta a baciarlo sulla bocca, e cercando di far leva sul lato competitivo dell’amico d’infanzia.

Petra non riuscì a trattenersi dal guardare storto Denny, anche se sapeva che non aveva nulla a che fare con la proposta di Amabelle, anzi, l’avrebbe volentieri schivata.

-No!- Denny, coprì la bocca con più forza, e chiuse gli occhi, a disagio.

-Uffa, siete incredibilmente noiosi!- Amabelle si avvicinò e diede un bacio sulla guancia dell’amico, guadagnandosi altri sette punti.

-Amabelle, onestamente, cosa pensi di ottenere?- chiese Felix, alzando gli occhi al cielo, e preparandosi a girare la bottiglia. Era alla destra di Amabelle e giocavano in senso antiorario.

-Non lo so, un po’ di pathos. La regola dei doppi punti è fatta proprio per incoraggiare baci volanti, portare amore, e poi, dai, un bacio può non significare niente- spiegò Amabelle, sbuffando.

-O significare tutto- aggiunse Denny tra sé, ancora con le mani alla bocca.

-Ma sapete che vi dico. Va bene, fate pure, non baciatevi. Tanto significherà solo che io vincerò e sceglierò il prossimo gioco, e allora sarete proprio costretti!- Amabelle cambiò sguardo, battendo le mani con un grande sorriso malefico, e Felix girò la bottiglia, sinceramente inquietato dalla faccenda.

-Onestamente sarei tentato di vincere solo per non far vincere te- borbottò, proprio mentre la bottiglia finiva verso Mathi.

Ci fu un singolo istante di silenzio.

Poi Mathi alzò le mani.

-Se vuoi vincere, accomodati- si offrì, rilassato.

-Uh?- Felix lo guardò confuso.

-Io sono d’accordo con Amabelle. Un bacio non significa nulla se non gli si vuole attribuire significato. Quindi non ho problemi a baciare- spiegò, con leggerezza, incoraggiando Felix a fare come voleva.

-Aspetta, cosa?!- Amabelle non sembrava entusiasta della proposta, anche se sarebbe dovuta essere felice di aver trovato un alleato.

Denny fissava Mathi a bocca aperta, come se non lo riconoscesse.

-Davvero?- Felix sembrava in estrema difficoltà, e si guardava intorno come se stesse controllando se Mirren fosse nella stanza.

Si era rifiutato categoricamente di partecipare ed era intento a lavorare su alcune carte in camera sua. Petra dubitava che sarebbe tornato tanto presto, ma non si poteva mai sapere.

-Okay, guadagniamo questi dieci punti a testa- cedette infine il biondo, alzando le spalle e sporgendosi alla sua destra, accanto a Mathi.

Fu il bacio più veloce, semplice e stupido dell’universo, ma Petra aveva voglia di uccidere Felix, per qualche motivo. Il suo istinto da sorella protettiva che non voleva che Mirren soffrisse si stava attivando.

Decise di ignorarlo. Felix non stava con Mirren, e la colpa era probabilmente di quest’ultimo, quindi aveva il diritto di baciare chiunque volesse, soprattutto se era solo un gioco.

-È stato meno tragico di quanto pensassi- commentò Felix, porgendo poi la bottiglia a Mathi.

-E ora siamo entrambi a undici punti!- Mathi gli fece un occhiolino e sollevò il pugno, che Felix batté divertito.

-Beh, io sono a dodici, quindi dovrete impegnarvi molto di più se volete vincere!- esclamò Amabelle, competitiva, e seccata. Evidentemente nei suoi piani c’erano persone ben precise da far baciare tra loro, e Mathi e Felix non erano quelle persone.

Mathi non rispose, e si limitò a girare la bottiglia.

Con una coincidenza che aveva dell’incredibile, la bottiglia indicò Felix.

Ci fu qualche altro istante di silenzio, poi Felix alzò le spalle.

-Abbiamo fatto undici, tanto vale fare ventuno- diede la sua disponibilità.

-Ben detto. Massacriamo Amabelle- annuì Mathi, ridacchiando, e dando a Felix un altro breve bacio a fior di labbra.

-No! Non è giusto! Giuro che il prossimo lo bacio in bocca e tornerò in vantaggio!- promise Amabelle, infiammandosi.

-Cos’è questo baccano?- chiese Mirren curioso, entrando in camera dei genitori proprio in quel momento per prendere da bere e qualche snack.

-Amabelle è seccata perché Mathi e Felix si sono baciati due volte di fila guadagnando venti punti a testa e battendola- spiegò Clover, divertita da tutto il drama.

Mirren impallidì leggermente, e si voltò verso il gruppo con le sopracciglia aggrottate.

-Cosa? In che senso?- chiese, guardando principalmente Felix.

L’amico non ricambiò lo sguardo.

-Ci siamo capitati a vicenda ed entrambi abbiamo deciso di baciarci per guadagnare dieci punti e vincere contro Amabelle, niente di che- rispose semplicemente, in tono freddo.

-Strano, non è da te- commentò Mirren, con una leggera sfumatura di rimprovero nella voce, e una flebile nota di panico.

-Beh, perché no. Tanto se non c’è l’intenzione, un bacio non vale assolutamente niente, no?- lo provocò Felix, alzando la testa e guardandolo fisso.

Mirren distolse immediatamente lo sguardo, e tornando a fissare il cibo.

-Beh, fa quello che vuoi. Divertitevi- disse a denti stretti, prendendo qualcosa da mangiare e scappando dalla situazione scomoda.

Felix si ritirò su sé stesso, rabbuiato.

Amabelle era a terra come un palloncino, e Mathi sembrava sentirsi parecchio in colpa.

-Beh, continuiamo? Toccava a Denny, giusto?- Diego cercò di spezzare la tensione e cambiare argomento, e ci riuscì solo in parte, perché l’argomento si cambiò in fretta, ma la tensione aumentò.

O almeno quella di Denny, che guardò la bottiglia come se fosse una bestia feroce pronta a nutrirsi di lui.

-Sicuri di non voler fare una pausa?- chiese, timoroso.

-Dan, nessuno ti obbliga a baciare in bocca nessuno, tranquillo- lo rassicurò Mathi, con un sorriso incoraggiante.

Dan non lo guardò nemmeno, e girò preoccupato la bottiglia.

La sua paura era legittima, dato che prima gli era capitata Clover, e Clover era sempre la più spaventosa da baciare in qualsiasi luogo, anche se accettava braccia e piedi.

Questa volta Denny fu molto più fortunato.

-Max, uff, non è giusto quando capitano i fratelli- borbottò Amabelle, sbuffando.

Denny si rilassò visibilmente, e con un gran sorriso diede un bacio sulla guancia di Max, che lo lasciò fare ridacchiando.

L’atmosfera si rilassò leggermente.

Era il turno di Max. La bottiglia, per uno strano scherzo del destino, finì su Denny.

-Ma cos’è questo giro?!- esclamò Amabelle, incredula.

-Davvero ti stupisci se escono cose strane?- chiese Clover, adocchiando Norman, che stava scrivendo un messaggio al telefono ed era un po’ distratto quel giorno.

-Le coincidenze capitano, non bisogna farne un dramma- Max cercò di surclassare l’argomento, e ricambiò il bacio sulla guancia di Denny, che lo lasciò fare senza problemi.

-Speriamo succeda altrettanto anche per Clover e Diego- Amabelle iniziò a strofinarsi le mani nella speranza che le capitasse un colpo fortunato.

-Arriverebbero a venti anche loro e tu saresti quasi sicuramente fregata- le fece notare Petra, confusa.

-Almeno avrei qualche gioia- sussurrò Amabelle al suo orecchio, sperando con tutto il cuore che la bottiglia che Clover aveva appena girato finisse su Diego.

Purtroppo la fortuna non era dalla sua, quel giorno, perché il vetro si fermò su Max, di nuovo.

Amabelle impallidì, temendo il peggio.

Ma Max offrì solo la sua guancia, che Clover baciò con naturalezza.

-Facile, otto punti totali anche per me. Più di quanti ne abbia mai avuti- commentò Clover, stiracchiandosi e passando la bottiglia a Diego.

-Almeno loro non sono entrati nel treno dei baci a caso- commentò Amabelle a mezza voce.

-Ma non eri la prima che sperava che tutti si baciassero, amore libero e altre cose molto hippie?- chiese Petra, piegando la testa.

-Solo se accettano i baci miei!- rispose Amabelle, ovvia.

-Ipocrita- commentò Felix, tra sé.

-Traditore!- rispose Amabelle, spingendolo appena.

L’orrore tornò nel suo volto quando la bottiglia tornò su Mathi.

Ci fu di nuovo un istante di silenzio e attesa.

Poi Diego scosse la testa.

-Mi dispiace, Mathi, ma io do molto valore ai baci in bocca, e sono impegnato- si scusò Diego, prima di avvicinarsi al ragazzo e dargli un bacio sul braccio.

-Nessun problema per me, amico. Tocca a Norman, giusto?- alzò le spalle Mathi, indicando il ragazzo.

-Cosa? A me? Scusate, ero un po’ distratto- Norman prese la bottiglia e la girò distrattamente, finendo il messaggio e intascando il telefono.

La bottiglia finì su Felix.

-È già la quarta volta- commentò lui sbuffando. Il giro prima era uscito due volte di fila.

Norman gli diede un bacio sul braccio e passò la bottiglia a Petra.

E il cuore di Petra ricominciò a battere a mille chilometri l’ora, nella speranza e paura che uscisse Amabelle.

Uscì Denny.

Meh.

-Dammi il braccio- incoraggiò il ragazzo, che porse il braccio come se Petra fosse in procinto di tagliarglielo.

Dopo aver eseguito il suo dovere, passò la bottiglia ad Amabelle.

-Allora, ultimo giro. Felix e Mathi sono in testa con 21 punti, io sono subito dietro con 12, poi Denny, Clo e Max ne hanno otto e infine Diego e Norman sono dei codardi che ne hanno solo due- Amabelle fece il punto della situazione.

-Anche io ne ho solo due- le fece notare Petra, distrattamente.

-Ma tu sei perfetta, è il tuo compleanno, e puoi fare tutto ciò che vuoi Tray- la rassicurò Amabelle, con una pacca sulla spalla.

Petra perse un battito, ma sollevò le spalle, indifferente.

-Allora, non mi interessa chi sarà il prossimo, lo bacerò sulle labbra!- Amabelle tornò concentrata sul gioco, e girò la bottiglia.

Petra continuò a sperare e temere insieme, ma la bottiglia non finì su di lei.

-Oh cavolo…- borbottò Amabelle, seccata, lanciando un’occhiata incredula a Diego, che ricambiò lo sguardo e si portò immediatamente le mani alla bocca.

-Non ci pensare, Amabelle- la mise in guardia.

-Ti prego. A Clover non dispiacerà, vero Clover?- Amabelle lanciò all’amica un’occhiata supplicante, ma Clover scosse la testa.

-Non toccare il mio ragazzo. Neanche io voglio che tu vinca- la minacciò con un ghigno.

-Uffa, va bene. Ma pretendo il secondo punteggio più alto- Amabelle indicò il naso di Diego.

Clover ci pensò qualche secondo, poi scrollò le spalle.

-Va bene, hai il mio permesso. Non che cambi niente. Tanto hai perso comunque- acconsentì, scuotendo la testa.

Diego la guardò offeso.

-Oh, luce dei miei occhi, sei seria?- chiese, melodrammatico.

-Ho dato il mio permesso, ma anche il tuo vale, ovviamente. Se non vuoi non permetterglielo. Mica ti controllo- obiettò Clover, ovvia.

Diego sbuffò.

-Su, fa pure- annuì poi, mettendo a disposizione il naso.

Amabelle lo baciò senza problemi, abbastanza ottimista.

-Sai vero che questo ti porta a 20 punti e noi siamo a 21?- le fece notare Felix.

-Ma non è detta l’ultima. Magari qualcuno mi bacia in futuro- Amabelle strinse i pugni, decisa.

Felix girò la bottiglia, che finì su Denny.

-Ancora?!- si lamentò, lui, lanciando a Felix un’occhiata assassina a ritirandosi visibilmente.

-Su, un bacino sulla spalla e non ci pensiamo più- lo incoraggiò Felix, avvicinandosi.

Denny si ritirò, impedendoglielo.

A differenza che con Amabelle e Petra, non era nervoso e imbarazzato, ma sembrava proprio arrabbiato, e guardava Felix quasi con odio.

-Dan, tutto bene?- chiese Mathi, preoccupato.

Dopo una specie di scontro con sé stesso, Denny offrì con malavoglia il braccio, e Felix lo baciò il più in fetta possibile.

-Su, non era così…- provò a buttarla sul ridere, ma Denny si pulì il braccio e gli diede le spalle, facendogli il muso.

-Ce l’hai con me per qualcosa?- chiese Felix, preoccupato.

-Oh, Denny, sei per caso geloso che Felix abbia baciato Mathi prima di te?- chiese Amabelle con ben poco tatto.

-COSA?!- esclamò Denny in tono acuto, arrossendo completamente.

-Amabelle, smettila con queste…- provò a scoraggiarla Mathi, in tono pacifico.

-Come se volessi mai baciare Mathi! Che schifo! Ma che ti salta in mente?!- lo interruppe Denny, di scatto -Cioè…- si corresse subito dopo, come se si fosse reso conto di aver detto qualcosa di grosso -…è solo un gioco. Non ci ho neanche pensato. Sono arrabbiato con Felix per altri motivi- provò a recuperarsi.

-Sei arrabbiato con me, perché?- chiese Felix, ferito.

-No! Non sono arrabbiato con te! Mathi è il tuo turno, continuiamo!- Denny si prese il volto tra le mani e incoraggiò il gioco a continuare, cercando di cambiare argomento.

-Sì, continuiamo- lo aiutò Mathi, girando la bottiglia.

Che però si fermò proprio su Denny, per la seconda volta di fila.

Sia il baciatore che il baciato impallidirono.

-Sono secondo classificato e mi va benissimo, non ti bacio se non vuoi- Mathi mise subito le mani avanti, ritirandosi dalla sfida.

Denny non gli rispose nemmeno. Fissava la bottiglia ad occhi sgranati.

Se Petra avesse potuto leggere nel pensiero in quel momento le sarebbe venuto il mal di testa, perché la mente di Denny si stava esibendo in un urlo prolungato.

-Passiamo direttamente a te, non voglio metterti a disagio. Devo essere chiamato pollo fifo in questo gioco?- chiese Mathi ad Amabelle, che però non lo stava ascoltando, troppo impegnata a cercare di decifrare l’espressione impassibile di Denny.

-Va bene- sussurrò infine il ragazzo, a voce così bassa che nessuno sembrò udirlo.

-Come Denny?-…ad eccezione di Max, che gli si avvicinò per capirlo meglio.

-Se proprio devi. Hai ragione tu. È solo un gioco. Ed è meglio che vinca tu piuttosto che Amabelle- sussurrò Denny, sempre fissando la bottiglia, e diventando più rosso che mai.

-Uh?- Mathi non sembrava capire il suggerimento.

-Se adesso baciassi Denny in bocca, Amabelle non potrebbe recuperare neanche con un dieci. Passeresti a 31 punti- spiegò Clover, molto interessata al drama.

Mathi arrossì appena, ma finse di non averla sentita.

-Denny, non capisco bene cosa intendi… cosa mi dai il permesso di fare?- chiese, per sicurezza, avvicinandosi all’amico e parlando a bassa voce come a mettere un po’ di privacy.

Ma tutti si erano avvicinati, quindi la privacy era completamente assente.

-Quello che vuoi- sussurrò Denny, girando la testa verso di lui e serrando gli occhi.

Era così rosso che sarebbe potuto esplodere da un momento all’altro.

Amabelle iniziò a scuotere il braccio di Petra, ma non aveva la forza di commentare nulla, perché non voleva rischiare di rovinare il momento.

Mathi si avvicinò al volto di Denny, ancora confuso, e molto incerto.

Era rosso anche lui, anche se molto meno rispetto all’amico.

Petra notò che Denny tratteneva visibilmente il respiro, e strizzava sempre di più gli occhi.

Ma mano a mano che Mathi iniziava ad essere sempre più vicino, complice anche il silenzio innaturale che si era venuto a formare, il ragazzo iniziò a rilassarsi leggermente.

Le spalle si abbassarono, gli occhi, sempre chiusi, erano meno serrati.

Iniziò ad arricciare le labbra.

Poi Mathi lo baciò sul naso, guadagnando solo otto punti, e, come se fosse stato attraversato da una scarica elettrica, Denny fece un balzo indietro, andando a finire dritto su Max.

-Tutto bene?- chiese Mathi, ritirandosi a sua volta e lanciando a Denny un’occhiata preoccupata.

-Sì! Tutto bene!- Denny portò una mano sul naso, leggermente tremante.

-Avrei dovuto limitarmi alla spalla. Se ti ho messo a disagio mi dispiace molto, non volevo…- Mathi interpretò male (o forse bene, Petra non ci stava capendo molto in realtà) la reazione di Denny, e temette di aver fatto un disastro.

-Non preoccuparti. Tutto bene. Io vado in bagno- Denny si alzò in tutta fretta, e iniziò a dirigersi fuori dalla stanza.

Anche Mathi si alzò.

-Dan…- provò a fermarlo, sentendosi in colpa, ma Denny si ritirò inconsciamente da lui.

-Per favore lasciatemi stare- chiese a lui e al resto della sala. Sembrava sull’orlo di un attacco di panico.

-Ma tocca a te…- provò ad obiettare Amabelle, che evidentemente non si era resa conto della gravità della situazione.

-Mi ritiro. Tanto ho perso- Denny alzò le spalle e uscì in fretta dalla stanza, lasciando Mathi triste e con il cuore spezzato.

-Che serata sfigata- borbottò Amabelle, così a bassa voce che solo Petra la sentì.

-Forse la camera di mio padre porta sfortuna- suppose.

-Speriamo di no, il mio prossimo gioco ha bisogno dell’armadio di Bonnie- spiegò Amabelle, preoccupata.

-Credi davvero di vincere?- chiese Petra, incredula.

Mancavano cinque persone, tre delle quali non avrebbero baciato Amabelle in bocca neanche morte. E le altre due erano Max e Petra, e neanche loro probabilmente l’avrebbero fatto.

E in ogni caso era improbabile che Amabelle uscisse a prescindere. Non era ancora uscita neanche una volta dall’inizio del gioco.

-Io credo in me. Vincerò!- Amabelle batté le mani con convinzione sorridendo ad occhi chiusi.

Okay, erano spacciati.

Max girò la bottiglia mentre fissava la porta, ancora preoccupato per il fratello, e dopo due lenti giri, la bottiglia si fermò proprio davanti ad Amabelle.

Amabelle porse già le labbra, ma Max fece come Mathi prima di lui, e le diede un bacio sul naso.

-Mi dispiace, Amy, ma non posso baciarti- si scusò, enigmatico.

-Accidenti!- Amabelle sbatté il pugno a terra.

Petra tirò un sospiro interiore di sollievo.

Poi fu il turno di Clover, a cui uscì sé stessa.

-Puoi sempre rigirare- la incoraggiò Amabelle, lanciando un’occhiata speranzosa verso Diego.

-No grazie- Clover, con grandi doti da contorsionista, si baciò il piede, guadagnando cinque punti molto sudati.

-Mannaggia!- si lamentò Amabelle, incrociando le braccia.

Diego fu il successivo, e beccò Amabelle, che arricciò le labbra, ma non ci credeva neanche lei.

-Mi dispiace. Ma lo sai che ti voglio bene, vero?- Diego le diede un bacio sulla guancia, e tornò poi a posto.

-Uffa!- Amabelle sbuffò, seccata.

Anche Norman, il successivo, fece uscire Amabelle.

-Ti prego, Norman, farò tutto quello che…- nel bel mezzo del discorso persuasivo di Amabelle, Norman le prese il braccio e lo baciò in fretta, con uno sguardo di roccia.

-Maledizione!- Amabelle sbatté i piedi a terra.

Mancava solo Petra.

Mathi stava già pensando a che gioco proporre successivamente.

Petra girò la bottiglia il più forte possibile, per ritardare quanto più poteva il momento della verità.

-Stavo pensando a lotta con i cuscini, oppure costruire un fortino. Qualcosa di divertente e non imbarazzante- Mathi parlava con Felix, amichevolmente, ma con occhi velati di tristezza.

-Non cantare vittoria, Kira!- lo fermò Amabelle, fissando insistentemente la bottiglia.

…che si fermò proprio davanti ad Amabelle.

Alla ragazza si illuminarono gli occhi.

Petra andò completamente nel pallone.

Di nuovo calò il silenzio nella stanza.

-Amabelle…-Petra cercò di trovare le parole per scusarsi con Amabelle del fatto che no, non l’avrebbe baciata. Non di nuovo, non con tutto quello che stava succedendo nella sua testa e nel suo cuore.

-Ti prego, Tray! Lo so che è il tuo compleanno e devi fare quello che vuoi, ma ti supplico! È solo un bacio. Un apostrofo rosa tra le parole migliore amica- Amabelle le si avvicinò con occhi supplicanti da cane bastonato e mani raccolte in preghiera.

-Sai che quello che hai detto non ha senso?- cercò di abbatterla Clover.

-Poco importa, la mia Tray sa cosa intendo- Amabelle tirò a Clover una patatina al formaggio che era caduta lì vicino.

Petra non aveva la più pallida idea di cosa Amabelle intendesse, soprattutto perché non aveva sentito una sola parola.

La sua mente era troppo impegnata ad andare nel panico, e chiedersi cosa fare.

Per Amabelle era solo un gioco, questo era ovvio.

Quindi era sbagliato da parte sua baciarla se provava dei sentimenti per lei? 

Beh, no, dai. Amabelle aveva dato il suo consenso, quindi non c’era nulla di male.

Il male stava nel baciare la sua migliore amica per cui aveva una cotta da un sacco pur sapendo che lei non ricambiava e soffrire.

Sì, era una sofferenza immensa sapere di baciare qualcuno che non avrebbe mai ricambiato i suoi sentimenti.

Ma proprio perché non li ricambiava, Petra sapeva che non avrebbe avuto molte altre occasioni per baciare Amabelle.

E per una volta, voleva essere lei ad avere il comando sulla situazione.

-Petra, non fa niente se non…- proprio mentre Amabelle iniziava a ritirarsi un po’ delusa ma comprensiva, Petra raggiunse una decisione, prese il volto di Amabelle, e la baciò.

Un bacio brevissimo, ma mille volte più intenso di quello che si erano scambiati Mathi e Felix, questo era certo.

Quando si separarono, ad entrambe ci vollero alcuni secondi per rendersi conto di quello che era successo.

-Oh, no!- si lamentò poi Clover, e Amabelle si illuminò.

-Tray!!!- esclamò, buttandole le braccia al collo e stringendola forte.

Oh, no! Petra l’aveva baciata, ma non per questo ora Amabelle poteva abbracciarla, o sarebbe morta sul posto.

-Ti amo!- disse poi, stritolandola sempre più forte.

Sì, Petra era appena morta sul posto. E fu felice che Amabelle la stesse abbracciando perché se qualcuno l’avesse vista in quel momento sarebbe morta una seconda volta per l’imbarazzo.

-Non ti agitare tanto, l’ho fatto solo per ringraziarti di avermi organizzato il compleanno!- mentì, cercando di scrollarsela di dosso.

Amabelle la lasciò.

-Sei la migliore amica del mondo. Quindi vinco io con 30 punti! Seguita dai 29 di Mathi. Tiè!- fece un gesto poco carino verso Mathi, che alzò le spalle.

-Avresti dovuto baciare Denny in bocca- borbottò Clover, sbuffando.

-No- sussurrò Mathi, tra sé -Meglio perdere un gioco che un’amicizia- 

-Ormai quel che è fatto è fatto, e ho vinto, quindi chiamate Mirren e Denny, ognuno di voi scriva un biglietto con il proprio nome, perché si gioca a 7 minuti in paradiso!- Amabelle si alzò in piedi e iniziò a saltellare.

-Oh, no!- fu l’esclamazione generale, Petra compresa, che seguì l’annuncio.

 

Mirren non riusciva a concentrarsi, evento più unico che raro per lui, bisognava ammetterlo, e quando non riusciva a concentrarsi, di solito usciva in giardino e si sedeva sull’altalena.

Quel giorno, però, il suo luogo di pace non lo stava aiutando.

Non riusciva a togliersi dalla testa l’immagine di Felix che baciava Mathi, e il peggio era che l’immagine in sé non era così disturbante, ma rappresentava la ciliegina sulla torta di immagini e fantasie che vedevano Felix sempre in braccia diverse. Immagini che lo tormentavano da sabato, quando il suo migliore amico della vita gli aveva confessato di aver iniziato con gli appuntamenti al buio.

Perché non glielo aveva detto?! Più Mirren si poneva quella domanda, meno riusciva a immaginare la risposta. A rigor di logica, non aveva alcun senso escluderlo dal conoscere quella vitale informazione.

Dopotutto era il suo migliore amico, era la persona a cui doveva rivolgersi, per antonomasia, nel rivelare tali informazioni.

Anche se forse era un bene che Felix non glielo avesse detto prima, perché ora Mirren non riusciva a pensare ad altro che a quello.

E al loro litigio.

Aveva esagerato, Mirren lo riconosceva, a posteriori, ma quando Felix aveva provato a supporre che quello tra di loro fosse un appuntamento, era andato in totale panico.

Perché si era davvero seccato di quel tipo di supposizioni, e si era anche stancato di come Felix, a volte, sembrasse il primo a farle.

Erano migliori amici, punto!

…ma lo erano ancora? Ultimamente sembrava che non passassero più tempo insieme, litigavano spesso, e si evitavano. Certo, continuavano a vedersi e salutarsi dalla finestra appena svegli e prima di andare a dormire, ma non era molto, rispetto a quello che facevano prima.

Tutto per colpa di quello stupido bacio!

Mirren lasciò andare uno sbuffo irritato che si teneva dentro da troppo, e cercò di calmare i nervi accarezzando Fallon. Sapeva di non avere molto tempo per stare da solo, prima che lo richiamassero per il prossimo gioco al quale avrebbe necessariamente dovuto partecipare, e voleva sfruttarlo al massimo.

Purtroppo qualcun altro sembrava aver bisogno di un po’ d’aria.

Denny uscì pensieroso dalla porta, e non sembrò affatto notare Mirren, mentre borbottava qualcosa tra sé e iniziava ad andare avanti e indietro per il giardino.

Mirren lo guardò per circa un minuto, poi decise di intervenire, anche per evitare che Denny lo notasse per caso e si prendesse un colpo.

-Tutto bene, Daniel?- chiese in tono mite, attirando la sua attenzione.

E facendogli comunque prendere un colpo.

-Mirren! Da quanto sei lì?!- chiese il ragazzo dopo essere quasi volato all’indietro e aver rischiato di cadere.

-Da prima di te. Avevo bisogno di un po’ d’aria- rispose Mirren, dondolandosi un po’ sull’altalena e continuando ad accarezzare Fallon, che guaì piano, come se sentisse la sua sofferenza interiore.

-Capisco. Anche io… vuoi che me ne vada?- chiese Denny, indicando l’interno della casa.

Mirren scosse la testa. Avrebbe voluto restare solo, ma non credeva fosse la scelta migliore. Distrarsi con problemi altrui poteva essere un’occasione per non pensare ai propri.

-Se vuoi puoi sederti e possiamo parlare- propose, indicando l’altalena vuota accanto alla sua.

L’altalena dove si sedeva sempre Felix, fin da quando erano piccoli.

Denny si avvicinò titubante, e si sedette come se temesse di romperla.

Era improbabile che ci riuscisse. Quell’altalena reggeva Felix, che era almeno il doppio di Denny. E ne aveva passate di cotte e di crude.

-È successo qualcosa?- esordì Mirren, incoraggiante.

-No!- si infiammò subito Denny, letteralmente perché divenne subito di un bel colorito paonazzo -…forse- ammise dopo qualche secondo, a voce più bassa -…non ne ho idea- concluse quindi, in un sussurro, iniziando a dondolarsi sull’altalena per placare i nervi.

-Parlarne dovrebbe aiutare- provò a suggerirgli Mirren. Lui era il primo che evitava di parlare, ma un conto era suggerire agli altri, un conto era applicare lui stesso i suggerimenti. E poi la situazione tra Mathi e Denny (perché sicuramente c’entrava Mathi in quella storia) era ben diversa da quella tra lui e Felix. Denny e Mathi si conoscevano da meno tempo e se Denny aveva una cotta per lui era chiaramente ricambiata e non avrebbe rischiato di rovinare la loro neonata amicizia. 

-Il problema è che non so cosa dire, Mirren- sbottò Denny, spaventando leggermente Fallon che guardò confusa il ragazzo che aveva sempre visto timido e silenzioso.

-Allora non dire niente, o dì solo la prima cosa che ti viene in mente. Sai che non ti giudicherei- Mirren non si scompose, e continuò ad indagare in modo discreto.

-Senza offesa, ma non siamo proprio legatissimi, o sbaglio?- gli fece notare Denny. 

In effetti non aveva tutti i torti, ma poteva essere un punto a favore.

-Alcune cose è meglio dirle a chi non si conosce bene. Può essere più semplice- gli confidò a voce bassa. Era quello che pensava anche lui, dopotutto. Non avrebbe mai parlato dei suoi problemi a Felix, per ovvi motivi. Ma neanche a Petra, la seconda persona più vicina che aveva. 

Denny sospirò profondamente, cercando di calmarsi e riordinare un po’ la mente. Mirren non insistette e continuò ad accarezzare Fallon. Era felice dal notare che sembrava stare molto meglio grazie alle medicine.

-Sono molto confuso ultimamente- ammise infine Denny, dopo qualche minuto.

Mirren voltò la testa verso di lui, in silenzio, per incoraggiarlo a continuare.

-Non capisco che succeda, e probabilmente fraintenderai come tutti, per questo non volevo dirlo, ma credo che Mathi…- Denny si interruppe, cercando le parole -…non ho mai avuto un amico come lui. E voglio tenerlo stretto, capisci?- Denny cercò una sorta di partecipazione da parte di Mirren.

Mirren era forse quello che poteva capirlo più di tutti. Non era del tutto convinto che provassero le stesse cose per i rispettivi amici, ma decise di dargli il beneficio del dubbio. Sapeva che il proprio comportamento nei confronti di Felix era ugualmente fraintendibile.

-Credo di capire- annuì, pensieroso.

-Io… non sono geloso di lui. Cioè, non in quel senso, ma… vorrei essere il suo migliore amico, e vorrei che lui fosse il mio migliore amico, e non mi piace quando lui e Felix fanno gli amiconi in quel modo. Sono troppo protettivo, forse? O tossico? Non lo so. Ma è il MIO migliore amico. Felix ha già te. Eppure Mathi ha voluto baciare lui e non me?!- dopo un tentennamento iniziale, Denny iniziò a tirare fuori un vomito di parole incontrollate, sempre più veloci e sempre più acute, fino ad un climax conclusivo dopo il quale si zittì da solo portandosi le mani alla bocca per evitare di continuare, e arrossendo tantissimo.

Probabilmente Mirren avrebbe dovuto indagare chiedendo “Perché ti disturba il fatto che non ti abbia voluto baciare?” o qualcosa del genere, che avrebbe iniziato ad aprire gli occhi di Denny alla possibilità che non fosse solo geloso dell’amicizia, di Mathi, ma Mirren era troppo occupato a ricordarsi il motivo per cui anche lui era lì fuori, e quando Felix entrava nel discorso, il resto non esisteva più.

-Provo lo stesso sentimento! Perché Felix ha baciato Mathi?! Non ha mai voluto baciare nessuno, prima, al gioco della bottiglia! Non ci ha neanche pensato!- iniziò a scaldarsi, irritato. L’immagine di Felix che baciava Mathi gli tornò prepotentemente alla mente, e lo fece fumare di rabbia.

-Ecco, appunto! Anche Felix è stato strano- Denny gli diede man forte. 

Rimasero qualche secondo in silenzio, bollendo ognuno nel proprio brodo, ma prima che uno di loro potesse ricominciare a parlare, o proporre un qualche piano malefico che avrebbe solo rovinato tutto, vennero prontamente interrotti dall’arrivo di Petra, con una faccia da funerale e un cappello da festeggiata in testa.

-Probabilmente Mathi ha vinto e passiamo al prossimo gioco scelto da lui- suppose Denny, mentre la ragazza si avvicinava.

-Sicuro che abbia vinto lui? Di solito vince sempre Amabelle- rifletté Mirren, sorpreso.

-Amabelle avrebbe potuto vincere solo se Max, Norman, Clover, Diego o Petra l’avessero estratta e baciata in bocca, ma credo che sia un evento improbabile- spiegò Denny, con faccia da funerale.

Mirren pensò alle opzioni. Clover assolutamente no, e Diego appresso a lei. Max era una possibilità, sebbene remota. Norman non avrebbe mai baciato qualcuno in bocca neanche morto, e Petra… nah, Petra non l’avrebbe mai fatto.

-Probabilmente ha vinto Mathi- concluse poi, proprio mentre Petra li raggiungeva.

-E invece ha vinto Amabelle. Qualcuno l’ha baciata, non farò nomi, e ora si gioca a 7 minuti in paradiso- spiegò la ragazza con tono da funerale.

-Chi è stato così stupido?!- si lamentò Denny, a mezza voce.

-Sicuramente Max- commentò Mirren, riflettendo.

-O Norman, lui e Amabelle sono pappa e ciccia- obiettò Denny.

-Non è importante chi ha baciato Amabelle, è importante che siete richiesti per partecipare- Petra soppresse le lamentele e le speculazioni e andrò dritta al sodo.

-Io mi tiro fuori- si affrettò a ritirarsi Mirren, in fretta, cercando di impedire che Denny lo facesse prima di lui.

-Voglio ritirarmi anche io!- si aggregò immediatamente quest’ultimo.

-No! Voi parteciperete! Soprattutto tu, Mirren. Io in quanto festeggiata ho la possibilità di scegliere con chi restare chiusa in un armadio sette minuti e quella persona sarai tu!-Petra prese prepotentemente il fratello per il polso e lo incoraggiò ad alzarsi per seguirla.

-Perché tutta questa fretta?- provò ad obiettare Mirren, seccato.

-Per due motivi: innanzitutto devo parlarti; secondo, siamo i prossimi e abbiamo solo un paio di minuti per tornare in camera di papà e Bonnie- spiegò Petra, frettolosamente.

-Chi è stato così masochista da iniziare per primo?- chiese Denny, alzandosi e seguendoli come un cagnolino e venendo seguito a sua volta da un cagnolone.

-Felix si è proposto per levarselo, e ha estratto Mathi-

-COSA?!- esclamarono Mirren e Denny all’unisono.

-Che sfiga- aggiunsero insieme molto più sottovoce.

-Eh, lo so- Petra, roteò gli occhi e continuò a trascinare il fratello in camera.

Mirren non aveva più bisogno di molti incoraggiamenti, perché aveva tutta l’intenzione di origliare qualsiasi conversazione stessero avendo all’interno di quel (grazie al cielo molto spazioso) armadio stracolmo di abiti firmati.

-Se Bonnie viene a scoprire che abbiamo utilizzato il suo armadio ci ammazza- borbottò tra sé, pensando alla possessività della matrigna.

-Per questo non lo saprà mai. Amabelle, quanto manca ai piccioncini?- Petra si rivolse all’amica, che teneva il tempo con grande attenzione e sembrava la prima che avrebbe preferito che quella coppia non si fosse trovata.

-Tre minuti e diciotto secondi- rispose velocissima, battendo furiosamente con il piede come a velocizzare il tempo.

-Bene, abbiamo un po’ di tempo- Petra tirò un sospiro di sollievo e prese una birra.

Denny si avvicinò lentamente all’armadio cercando di ascoltare.

-Ah ah! È vietato origliare. Regola approvata quasi all’unanimità- lo ritirò Clover, afferrandolo per le spalle e trascinandolo indietro.

-Non stavo origliando. Volevo controllare che non fossero morti per mancanza d’aria- si giustificò Denny, a disagio.

-È più probabile che finiscano a Narnia. L’armadio di Bonnie è il più spazioso dell’universo- borbottò Petra, trangugiando la birra in un sorso.

-Strano che Amabelle l’abbia scelto, allora- commentò Diego, beccandosi un foglio di carta appallottolato dritto in faccia.

-Sbaglio o Amabelle adora tirare oggetti addosso alle persone?- commentò massaggiandosi in viso.

-Piccolo consiglio per il futuro: non sfidare mai Amabelle e Petra a frecciette, al Corona- gli suggerì Clover, divertita.

-Tempo scaduto, uscite immediatamente- Amabelle si alzò di scatto e iniziò a battere con forza contro l’armadio.

Mathi e Felix ne uscirono subito dopo.

-Bella chiacchierata- commentò Mathi con un gran sorriso.

-Dovremmo rifarlo, magari non dentro un armadio- rispose Felix, dandogli una pacca sulla spalla.

Mirren sentì un dolore al petto, ma fece finta di nulla, e prese un dolce, per fare qualcosa.

Prima di potersi nutrire, però, venne di nuovo preso per il polso da Petra.

-Io e Mirren siamo i prossimi- annunciò la ragazza, trascinandolo poi nell’armadio prima che potesse obiettare, posare il dolce, o assicurarsi che Amabelle avesse fatto partire il timer.

-Petra, perché tanta impazienza?- le chiese una volta che le porte si furono chiuse, mentre liberava il polso dalla stretta invadente e iniziava a mangiare il dolce evitando accuratamente di lasciare briciole.

-Mirren, ho fatto un casino, e devo parlarne con qualcuno- esordì Petra, mettendosi il più lontano possibile dal fratello per concedergli i suoi spazi.

-Cosa ha fatto Amabelle?- chiese Mirren, iniziando a preoccuparsi.

-Perché pensi che c’entri Amabelle?- Petra lo squadrò con sospetto.

-Perché tu sei una persona affidabile, e se combini un casino al 90% la colpa è di Amabelle. Cosa ha fatto?- spiegò Mirren, pratico.

-Grazie per la fiducia, ma questa volta il casino è colpa mia. Cioè, c’entra Amabelle, ma la colpa è mia, non sua… più o meno. Fifty fifty?- erano rare le volte in cui Petra perdeva la calma, e di solito se lo permetteva solo con il fratello. Mirren era davvero grato di essere riuscito a costruire un rapporto così stretto con la sorellastra. Le diede qualche pacca sulla testa.

-Su, abbiamo più di sei minuti. Raccontami tutto- la incoraggiò, preparandosi a offrirle il massimo supporto possibile, come si confaceva ad un bravo fratello maggiore, e finendo il dolce.

-Sono stata io a baciare Amabelle!- esordì Petra, a bassa voce ma chiaramente nel panico.

I buoni propositi di Mirren sparirono, e per poco non si strozzò con il cibo.

-Cosa?! E perché l’hai fatto?! Quindi è colpa tua se ora siamo rinchiusi qui!- la accusò, seccato, dopo essere sopravvissuto all’attacco di tosse.

-Mirren! Non dovresti offrirmi supporto e comprensione, almeno il giorno del mio compleanno?!- Petra gli puntò contro un dito accusatore, offesa dal suo comportamento.

Aveva ragione, ma Mirren era troppo sorpreso per mantenere la compostezza.

Cercò di farlo comunque.

-Va bene, ma perché l’hai baciata? Tu non baci la gente a caso! Tra te e Felix tutte le mie certezze stanno volando via- sospirò, sistemandosi nervosamente gli occhiali sul volto.

Petra gli lanciò un’occhiataccia.

-Non che importi. Continua pure- Mirren fece un metaforico passo indietro e incoraggiò la sorella a continuare.

-Dovevo confidarmi con qualcun altro- borbottò Petra, sospirando rassegnata.

-No, su, parla pure. Mi dispiace. Abbiamo ancora cinque minuti e mezzo- Mirren cercò di essere il più comprensivo possibile, e il miglior fratello maggiore che riuscisse ad essere.

Dopo preziosi secondi sprecati nel silenzio più totale, Petra infine cedette.

-Ho una cotta per Amabelle- ammise a voce così bassa che se non fossero stati nello stesso armadio Mirren non sarebbe mai riuscito a sentirla.

E fu comunque convinto di aver capito male.

-Cosa?- chiese, avvicinandosi leggermente nella speranza di sentire una spiegazione molto più ragionevole.

-Ho una cotta per Amabelle!- insistette Petra, scandendo ogni parola pur restando il più silenziosa possibile.

Mirren sbatté gli occhi un paio di volte, cercando di immagazzinare l’informazione.

Petra, sua sorella, aveva una cotta per Amabelle, l’amica matta del gruppo. Una cotta. Romantica. Petra per Amabelle…

-Perché?- si ritrovò a chiedere, senza sapere perché ma troppo confuso e sorpreso per pensare a qualsiasi altra cosa.

-Perché tu rifiuti tutte le avanches di Felix? Davvero mi chiedi il perché, Mirren?!- Petra iniziò a spazientirsi, e non aveva tutti i torti. 

-Questo è un colpo basso- si lamentò debolmente Mirren, ancora sconvolto dalla confessione della sorella.

-Il colpo basso me lo stai dando tu trattandomi così mentre apro il mio cuore e confesso un segreto che mi tengo dentro credo da anni- si indignò Petra, con voce leggermente spezzata.

Mirren si sentì davvero in colpa.

-Credi da anni?!- la sorpresa però era più forte e non faceva che crescere.

-I sentimenti sono complicati, okay?! Soprattutto quelli per i migliori amici. Vuoi solo giudicarmi o vuoi darmi una mano nei quattro minuti rimanenti?- Petra gli prese i lembi della camicia, parlandogli chiaro.

-Scusa, hai ragione, mi dispiace. Sono solo molto sorpreso. Non mi aspettavo che ti potesse piacere una come Amabelle. Fammi capire bene: hai una cotta per questa ragazza da forse anni, l’hai baciata e ora non sai che fare?- Mirren cercò di recuperare una parvenza di dignità e spirito fraterno, e ricapitolò i fatti nella speranza che acquistassero senso nella sua mente. Sembrarono solo confonderla ulteriormente perché gli sembrava quasi di ricapitolare i propri problemi, e non quelli della sorella.

-Sì, vedi che quando ti impegni ti applichi?- lo prese in giro Petra.

-E sei venuta a chiedere consiglio a me perché…?- Mirren era davvero l’ultima persona a cui chiedere una cosa del genere.

-Inizio a chiedermelo anche io, in realtà. Ugh…- Petra si prese il volto tra le mani -Senti, so che Amabelle non mi ricambierà mai, e non voglio rovinare la nostra amicizia, per questo non l’ho mai detto a nessuno e ho sperato che la cotta andasse via, ma non fa che aumentare. Penso spesso a lei, stiamo passando sempre più tempo insieme. Mirren, ho iniziato la peggiore soap opera dell’universo solo perché la sta guardando lei e mi ci sto anche appassionando!!- Petra sembrava scandalizzata da sé stessa.

-Cavolo. Sembra una situazione tremenda- ammise Mirren, cercando di non pensare a quando fosse familiare.

-Mirren, ho veramente bisogno di un consiglio da fratello maggiore saggio. Ti prego, aiutami- il tono di Petra era sincero, i suoi occhi lucidi, e il labbro tremante.

Mirren non l’aveva mai vista così vulnerabile, e avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di aiutarla.

Il problema era che non sapeva proprio cosa consigliarle.

Ci pensò con attenzione, nel silenzio che iniziava quasi a farsi soffocante dell’armadio di Bonnie.

-Io credo che tu debba fare ciò che ti fa stare meglio- disse infine.

-In che senso?- indagò Petra, poco convinta ma dando al fratello il beneficio del dubbio.

-Questa faccenda ti sta agitando molto, si vede. Devi cercare di capire cosa ti agita così tanto, se i tuoi sentimenti, il timore che vengano scoperti, la paura che non siano ricambiati o qualcos’altro. E una volta scoperto ciò che temi di più, devi agire affinché il tuo timore non si realizzi. E cercare prima di tutto la tua serenità e felicità- provò a spiegarle Mirren, cercando le parole più giuste.

Ancora una volta stava dando un consiglio che lui per primo non seguiva, ma bisognava ammettere che era convinto al cento per cento di farlo.

Petra ci pensò un po’ su, poi accennò un sorriso.

-Grazie, Mirr. Ci hai messo un po’, ma non mi hai fatto pentire di aver chiesto a te- gli diede un colpetto amichevole sul braccio.

-Petra, io ci tengo davvero ad essere un buon fratello, per te- Mirren ricambiò il colpetto affettuoso.

Petra allargò il sorriso -Lo so. La nostra è una situazione strana ma facciamo del nostro meglio. Posso abbracciarti?- chiese, timorosa.

Mirren si irrigidì leggermente, ma si impose di mettere da parte le sue barriere psicologiche e fisiche.

Quella era sua sorella, era una delle persone a cui teneva di più al mondo e voleva darle tutto il supporto possibile.

-Certo- annuì, aprendo le braccia e permettendole di entrare oltre le sue mura.

Solo lei e Felix ne avevano avuto il privilegio.

Anche se erano secoli che non abbracciava Felix in questo modo.

Si ritrovò a sospirare.

-Sei hai bisogno anche tu di sfogarti puoi sempre parlarne con me- si propose Petra.

Mirren si era autoimposto di non farlo, ma dentro quel buio e confidenziale armadio, sentiva di poter parlare di qualsiasi cosa.

Purtroppo, prima che potesse aprire bocca, qualcuno bussò alla porta.

-Tempo scaduto, ragazzi. Apriamo la porta- arrivò chiara la voce di Amabelle.

Mirren si affrettò a sciogliere l’abbraccio e fingere che non avessero avuto un momento di complicità fraterna.

-È stato noioso. Ma sono felice di essermi tolta il mio turno- borbottò Petra tornando la solita fredda e indifferente.

-Può sempre estrarti qualcuno, sai- Amabelle la spinse giocosamente -Allora, chi è il prossimo?- chiese poi, indicando una ciotola con dei bigliettini al centro.

Mirren non si seppe spiegare da dove gli venne il coraggio, ma il commento della sorella l’aveva fatto riflettere. 

Doveva necessariamente scegliere un nome, prima o poi, giusto? Tanto valeva sceglierlo subito.

-Vado io- si offrì, avvicinandosi ad Amabelle.

-Tu?!- Amabelle lo guardò come se fosse venuto dallo spazio.

-Così me lo tolgo- rispose Mirren ovvio, prendendo un biglietto e pregando con tutto il cuore che non gli uscissero né Felix né Mathi.

-Anche Mirren segue la strategia Felix- commentò il diretto interessato, con un bicchiere di birra in mano e le guance rosse.

No, okay, tutti, tutti quanti, tranne Felix.

Mirren aprì il biglietto con grande speranza, e per poco non cacciò fuori una parolaccia.

Fu seriamente tentato di ripiegarlo e ributtarlo inventandosi che era uscita Petra, ma Amabelle si sporse oltre la sua spalla e controllò il nome prima che potesse attuare il suo piano.

-Ride bene chi ride ultimo, Felix. Perché ha estratto il tuo nome- ridacchiò la ragazza, prendendo in giro l’amico.

-Mi appello al mio terzo posto al gioco della bottiglia per rifiutarmi- cercò di ritirarsi Felix, ma Amabelle non aveva intenzione di lasciar correre.

-No! Tutti devono partecipare con chiunque. Abbiamo già messo molte regole per aiutare chi si imbarazza- la ragazza prese Felix per un braccio e lo spinse violentemente verso l’armadio.

MIrren esitò.

-Amabelle…- provò a inventarsi una scusa qualsiasi per convincerla a lasciar perdere, ma l’espressione della ragazza era irremovibile.

Alla fine si arrese al fatto che ignorare il proprio migliore amico non lo avrebbe aiutato a restare suo amico, ed entrò nell’armadio.

-Sette minuti a partire da ora!- sentì Amabelle cominciare il timer, e cercò di ignorare quanto vicini lui e Felix fossero.

Passarono almeno un minuto fermi nel silenzio imbarazzante.

Alla fine, mentre Mirren cercava di racimolare le forze per rompere il silenzio, ci pensò Felix a farlo per lui.

-Dobbiamo parlare, Mirr- esordì, in tono serio.

-Concordo- gli diede ragione l’amico, senza però prendere la parola ma sperando che fosse Felix a cominciare.

Felix sbuffò.

-Io scherzavo, sabato- gli fece quindi presente, incrociando le braccia.

Mirren sospirò.

Quindi era di quello che avrebbero parlato. Bene, dai. Meglio rispetto al bacio.

-Ho esagerato- ammise, abbassando lo sguardo -Ma fanno tutti sempre supposizioni e alla lunga mi sono stancato- tentò di giustificarsi poi.

-Ho fatto le virgolette con le dita!- insistette Felix, imitando il gesto.

-Beh, io non le ho viste- 

-Hai creato un dramma da uno stupido scherzo!- 

-Se smettessi di scherzare su argomenti delicati magari non si creerebbero drammi- 

-Ah, quindi è colpa mia adesso?- 

-La colpa è di entrambi, l’abbiamo ammessa, perché non continuiamo come se nulla fosse?-

-No!- Felix sbatté il pugno contro l’anta dell’armadio.

-Guarda che se rovini l’armadio Bonnie ci ammazza!- lo mise in guardia Mirren.

-Scusa… no, aspetta! Nessuna scusa. Sono arrabbiato, Mirren!- Felix strinse i pugni, ma non urtò nuovamente l’armadio. Bene, era molto… aspetta, cosa?!

-Sei… arrabbiato?- Mirren era sorpreso. Felix non si era probabilmente mai arrabbiato con lui. Seccato, un po’ irritato, ma mai arrabbiato.

In quel momento, l’espressione di Felix che Mirren scorgeva tra le ombre dell’armadio, era del tutto estranea, a lui: una maschera di ferro con occhi freddi e duri e sopracciglia  aggrottate.

-Sì, Mirren, sono arrabbiato! Sono davvero arrabbiato con te. Perché se fossi davvero mio amico non mi faresti sentire uno schifo ogni volta che provo a fare l’amico, a scherzare, e a divertirci insieme come sempre. Ormai mi sembra di dover misurare ogni parola e ogni gesto davanti a te, ed è estenuante. Vorrei soltanto ritornare a scherzare e passare del tempo insieme come prima, ma lo rendi impossibile!- Felix iniziò a sfogare la sua frustrazione, e ad ogni parola, il cuore di Mirren sembrava sprofondare sempre di più nel petto.

Aveva ragione. Aveva completamente ragione.

Era stato così occupato ad allontanare ogni possibile interazione romantica con Felix che aveva completamente ignorato i suoi doveri da amico, e più il ragazzo glielo faceva notare, e si avvicinava a lui per rendere sempre più chiaro il concetto, più Mirren si rendeva conto di quanto maledettamente gli fosse mancato.

E alla fine, fu come se qualcosa dentro di lui si sbloccasse.

E senza riuscire a controllare le sue azioni, cinse l’amico in un abbraccio.

-Mi dispiace, Felix!- esclamò, con voce spezzata.

Felix rimase immobile e muto per qualche secondo, incredulo.

Poi, lentamente, ricambiò l’abbraccio che da tempo bramava, e che non aveva mai ricevuto.

Un genuino abbraccio dal proprio migliore amico, senza che venisse richiesto o programmato.

E scoppiò a piangere, spezzando maggiormente il cuore di Mirren.

-Felix, mi dispiace un sacco. Hai ragione. Cavolo, sono stato davvero un idiota!- ammise Mirren, stringendolo e sperando di riuscire a calmarlo.

-Non sei un idiota, sei solo terribile con i rapporti umani- commentò Felix, asciugandosi le lacrime sulla sua camicia e facendo ridacchiare Mirren.

-E tu non sei granché nel mantenere la serietà- lo accusò quest’ultimo, felice che la tensione si fosse spezzata così in fretta.

-Siamo la peggiore accoppiata del mondo- ammise Felix, aggrappandosi a lui e iniziando a respirare profondamente per calmarsi.

-O la migliore… Felix, seriamente. Io non ho mai avuto intenzione di ferirti, o evitarti, o rendere le cose ambigue, tra noi. Mi manchi anche tu, un sacco, e ho riversato i miei problemi su di te. Non avrei mai dovuto permettere che minassero la nostra amicizia- Mirren sciolse l’abbraccio e mise le mani sulle spalle dell’amico, guardandolo dritto negli occhi.

-Grazie, Mirr. Avevo davvero bisogno di sentirlo- il sorriso di Felix illuminò l’armadio buio, e il cuore di Mirren trovò la pace, finalmente.

-Felix, ti andrebbe di venire a studiare da me martedì pomeriggio?- propose, con naturalezza, convinto che tutto fosse finalmente tornato alla normalità.

-Intendi domani?- Felix piegò la testa, confuso.

-No, il prossimo. Domani mi sono preso la mattina per via di questa festa- spiegò Mirren.

-Beh, mi farebbe molto piacere. Ormai manca pochissimo alla discussione della tesi e temo di essere ancora in alto mare- Felix iniziò a mordersi le unghie, nervoso.

-Ti posso aiutare. Se ti mi aiuti con la scuola guida- si propose Mirren.

-Ovviamente- 

Ormai, dopo tutte quelle confessioni, lacrime e pause, sicuramente mancavano solo pochi secondi.

Mirren non credeva che le cose sarebbero cambiate, fuori dall’armadio, ma non voleva rischiare, e disse l’ultima cosa che aveva il disperato bisogno di ammettere.

-Ti voglio bene, Felix- 

-Ti voglio bene anche io- Felix sembrava quasi commosso.

-Bene, ragazzi, tempo scaduto, purtroppo- con un grande tempismo, Amabelle bussò alla porta.

Mirren non aveva bisogno di altro.

 

A Diego la situazione iniziava a farsi stretta. Dopo il New Malfair Comic & Games aveva iniziato a chiedersi se valesse davvero la pena fingere di essere il ragazzo di Clover solo per ottenere la casetta. Non che Clover fosse una cattiva persona, ma la situazione si faceva ogni giorno più assurda, e il ragazzo non riusciva ancora a superare il fatto di averla vista malmenare un tipo il doppio di lei con tale semplicità.

E non sapeva ancora come si sentiva al riguardo, anche se il suo istinto primordiale gli suggeriva di allontanarsi il più possibile da lei per non subire la stessa sorte.

Stava cercando, comunque, di fare come se niente fosse, ed era certo di starci riuscendo. Un appuntamento a settimana (che di solito era la serata film da Max), pranzavano insieme dopo le lezioni (in mezzo a metà della Corona Crew) e si scrivevano dei messaggi teneri per evitare che qualche investigatore privato hacker scoprisse che era tutta una farsa.

Diego era convinto di essere perfettamente naturale.

Anche se avrebbe volentieri evitato di finire nell’armadio con la sua finta fidanzata se possibile.

Purtroppo si ritrovò ad estrarre proprio il suo nome.

-Ullallà, finalmente una bella coppia!- esclamò Amabelle soddisfatta, guardando il bigliettino.

-Mi diverte il fatto che ci tratti come se non stessimo già ufficialmente insieme- commentò Clover, divertita, prendendo Diego per un braccio e trascinandolo dentro l’armadio con fare civettuolo.

Diego provò a ridacchiare e la fece fare.

-7 minuti, piccioncini poco affettuosi- li informò Amabelle, chiudendo la porta.

Una volta al sicuro da occhi indiscreti, Clover si allontanò da Diego, e si mise ad una estremità dell’armadio.

-Allora, fingiamo qualche suono sconcio per salvare il nostro alibi?- propose Diego, incrociando le braccia e facendo altrettanto, senza guardarla negli occhi.

-Sono davvero felice che hai fatto uscire il mio nome, perché volevo davvero parlarti evitando che tu scappassi- cominciò Clover, con tono inquietante.

Diego la guardò confuso.

-Come? Chi scappa?- chiese, senza capire a cosa si riferisse.

O meglio, poteva immaginarlo, ma non aveva senso. Era stato molto discreto, era impossibile che Clover si fosse accorta che fosse molto a disagio con lei, ultimamente.

-Tu, da me, dalla fiera. E in circostanze normali non mi potrebbe importare meno, ma siamo in una relazione d’affari piuttosto importante, al momento, quindi dobbiamo essere onesti e parlarne, prima che si accorgano tutti che invece di amarmi mi detesti caldamente- Clover non aveva tempo per giri di parole o timidezza. Lei era una donna del fare, parlare, e fregarsene delle conseguenze.

Su questo Diego doveva ammettere che era ammirevole, ma per niente equilibrata.

-Non ti detesto, sono solo un po’ a disagio- ammise Diego, battendo gli indici tra loro ma fermandosi subito perché sapeva che era uno dei suoi gesti inconsci.

Lo sguardo di Clover gli fece capire che nonostante il buio l’aveva notato.

-Parliamone, risolviamo, e chiudiamo la questione, prima che rovini tutto- fece però finta di nulla e andò dritta al sodo.

-Sono ancora un po’ turbato dalla tua aggressione al tipo, va bene?- ammise Diego, sentendosi un po’ stupido.

Clover alzò gli occhi al cielo.

Fece un profondo respiro, prima di continuare, cercando di mantenere la calma.

Era evidente però che volesse alzare i toni e difendersi a spada tratta.

-Va bene. Non capisco perché tu sia così turbato, ma facciamo finta che sia normale…- cominciò a venirgli incontro.

-È normale, Clover. Hai aggredito un tipo che, okay, aveva fatto commenti razzisti e maschilisti, ma alla fin fine non aveva fatto nulla di male- iniziò a spiegarsi Diego.

-Mi pare che commenti razzisti e sessisti siano “male”, quasi per definizione. Posso ammettere che avrei potuto evitare, ma, mi dispiace, non me ne pento. E quando eri piccolo mi sembrava che tu non fossi contrario ai miei metodi- gli ricordò Clover.

-Eravamo sulla via dei bulletti, da piccoli- le fece notare Diego.

-La ricordiamo in modo diverso. Tu eri bullizzato, poi sono arrivata io e ti ho aiutato. E a cinque anni è difficile aiutare qualcuno con metodi oratori- Clover stava lentamente perdendo la pazienza di cui era parecchio sprovvista.

-Pensavo che adesso di anni ne avessi ventiquattro- Diego però non aveva intenzione di lasciar correre.

-Non gli ho neanche fatto male. Se l’avessi mandato in ospedale capirei il tuo turbamento. Ma l’unica cosa che gli ho spezzato è la dignità- Clover sembrava davvero soddisfatta del suo operato.

-Solo perché sei forte non sei autorizzata ad utilizzare la violenza quando ti pare- Diego però era ancora poco convinto.

Clover perse il sorrisetto.

-Io non uso la violenza quando mi pare. Ma solo ed esclusivamente per autodifesa- si difese.

-Quella non è stata autodifesa- 

-Hai ragione, difendevo tua sorella. Perché diamine te la prendi tanto?!- 

-Perché ora Juanita si è messa in testa che vuole fare karate, e non mi piace affatto!- 

-Era Judo- lo corresse Clover.

Diego era incredulo.

-Non è questo il punto- le fece notare.

-Sì, lo so. Comunque ci sono rimasti cinque minuti per concludere la questione, e credo sia arrivato il momento di raccontare una piccola storia- Clover si lisciò i capelli e assunse il tono di chi sta parlando ad un bambino piccolo.

-Non trattarmi con condiscendenza- si lamentò Diego, seccato.

-C’era una volta una bambina speciale…- Clover non ascoltò le sue obiezioni e iniziò a raccontare.

-Non so se cinque minuti basteranno- le fece notare Diego, preparandosi suo malgrado alla storiella.

-Se mi interrompi no! Comunque… questa bambina aveva un padre davvero tremendo. E ha imparato fin da piccola a riconoscere lo schifo della società e i segnali che confermavano o negavano tale schifo- Clover continuò la storiella.

-Chissà chi è questa bambina…- commentò Diego alzando gli occhi al cielo.

Clover gli lanciò un’occhiataccia ma non fece altri commenti.

-Quando questa bambina è cresciuta ed è diventata una bellissima e affascinante donna, il suo talento si è raffinato, e ha imparato ad intuire se la persona che le si para davanti è un Jack lo squartatore o un Max- 

Diego non trattenne un sorrisino.

-Quindi ha iniziato ad agire di conseguenza usando le sue abilità fisiche fuori dal normale per anticipare eventuali mosse predatorie e inappropriate, prendendo così di sorpresa l’avversario ed evitando il peggio- Clover chiuse le mani -Fine- concluse con un sorriso.

Diego non era per niente impressionato.

-Si vede che sei una scrittrice, ma non mi hai convinto. Quel tipo era un idiota, ma non gli hai insegnato nulla picchiandolo. Semmai adesso sarà ancora peggio nei confronti delle donne- ribatté.

Clover sbuffò.

-Va bene, non volevo arrivare a questo ma non mi lasci altra scelta- la ragazza armeggiò nella tasca del pantalone attillato che le stava d’incanto (Diego non ti distrarre) e tirò fuori un telefono.

-Aspetta, Amabelle ci ha impedito di portare i telefoni nell’armadio, com’è che ce l’hai?- chiese Diego, sorpreso.

-È il mio secondo telefono, che nessuno sa che possiedo, per evitare mio padre. Lo uso per tenere i file più importanti. Guarda qui- Clover aprì un documento e lo portò all’attenzione di Diego.

Appena vide cosa conteneva, il ragazzo sbarrò gli occhi e indietreggiò fino ad andare a sbattere contro il muro dell’armadio.

-Clover ma che cavolo?!- si lamentò, guardando la finta ragazza, che stava seriamente considerando di mollare, come se fosse pazza.

-Sapevo che mi avresti fatto storie, quindi ho chiesto a Mathi di farmi qualche ricerca sul tipo che ho malmenato, e questi sono i risultati. Se ti scandalizzano vai pure a lamentarti pacatamente con lui, ma poi non ti lamentare se in ospedale ci finisci tu- Clover gli avvicinò il telefono con sadico divertimento, e Diego distolse lo sguardo.

Il tipo in questione aveva parecchie accuse di molestie, risse e soprattutto cyberbullismo. I suoi social, soprattutto il suo profilo dating, erano un campo minato di disgusto.

Diego si sentì una persona orribile solo ad averlo in un certo senso difeso. Ma non voleva darla vinta a Clover.

-Non lo sapevi- provò ad obiettare debolmente.

-Per questo ho raccontato la storiella. Quel tipo mi dava delle brutte vibrazioni. In realtà l’avrei semplicemente ignorato se non se la fosse presa con tua sorella- il tono di Clover si fece più serio, e intascò il telefono.

-Senti, Diego… in parte capisco la tua preoccupazione. Hai paura per la tua famiglia e temi possa essere una cattiva influenza o un pericolo- aggiunse poi, torturandosi il lembo del vestito.

Diego avrebbe obiettato con forza, ma purtroppo Clover aveva centrato il punto inconscio del suo turbamento.

Si limitò quindi a sospirare e abbassare lo sguardo.

-Ti prometto che cercherò di regolarmi prossimamente, almeno davanti a te. E userò le mie pazzesche tecniche di judo solo se sarà decisamente necessario- Clover si fece una croce sul cuore, come facevano da piccoli.

Diego non trattenne una risatina.

-Ho esagerato. So che non sei violenta o pericolosa. È solo che è la prima volta che mi ritrovo a vivere un’esperienza così. Sono troppo normale per incontrare molestatori pazzi che fanno risse e inviano quelle cose alle persone nei siti d’incontri. Mi sembra una situazione uscita da una fanfiction da quattro soldi- cercò di giustificare la sua paranoia.

-La mia vita è una fanfiction da quattro soldi. Una fanfiction di pessima qualità se posso permettermi, e piena di cliché ridicoli- commentò Clover, procurandosi un altro brufolo sul mento -E poi sei un ragazzo. Lungi da me essere sessista, ma oggettivamente per voi maschi è un po’ più facile evitare brutte situazioni- aggiunse poi, in tono leggero.

Diego non le dava tutti i torti. Sospirò, e rimase in silenzio qualche secondo per elaborare le informazioni ricevute e metterle in confronto con tutto quello che aveva scoperto sulla nuova Clover in quei mesi di conoscenza.

Era gentile nei confronti dei suoi amici, paziente con i bambini. Sarcastica e spesso molto rude ma per questo senza peli sulla lingua. Una risolutrice che non aveva paura di niente. 

Per certi versi non era cambiata per niente.

Ma allo stesso tempo, l’evoluzione di alcuni suoi comportamenti infantili era pericolosa. Aveva costruito attorno a sé una corazza che difendeva a spada tratta, e sebbene avesse spesso dimostrato grande maturità, il suo istinto spesso aveva la meglio. E non era sempre un buon istinto.

Ma Diego non era nessuno per giudicarla o allontanarla. 

Anzi, avrebbe dovuto aiutarla e cercare di comprendere meglio cosa fosse successo nella sua vita per spingerla ad essere sempre così all’erta.

Sorrise, il più sinceramente possibile.

-Hai ragione. Grazie per aver difeso me e mia sorella da quel bullo. Non dovevo sollevare un tale polverone per un gesto altruista- Diego le porse la mano per fare pace, e Clover gliela strinse, soddisfatta.

-Piacere, sono Clover, siamo tornati amici?- chiese, con un sorriso ottimista.

Diego non seppe da dove le venisse tutta questa disponibilità, ma decise di ricambiare.

-Piacere, sono Diego. E sì, siamo tornati amici- acconsentì, sorridendo a sua volta.

-Ottimo! Perché nel minuto che ci rimane qui dentro devo informarti di un impegno nell’immediato futuro- Clover tornò nel suo tono irritante, e Diego ritirò la mano, congelando il sorriso.

-Cosa?- chiese, preoccupato, iniziando a capire perché Clover avesse deciso di sistemare le cose tra loro. Aveva fretta di averlo dalla sua parte per l’evento in programma. Non ne fu eccessivamente sorpreso.

-Mio padre ha scoperto della relazione, non che glielo abbia tenuto nascosto, e ti ha invitato a cena questo sabato- Clover tirò fuori da un’altra tasca un rossetto e iniziò a spargerlo su un foglio di carta.

-Cosa?!- esclamò Diego, sorpreso, e impallidendo.

Sapeva che prima o poi sarebbe stato invitato a casa Paik, ma non si aspettava così presto, e con così poco preavviso.

-Me lo ha riferito ieri sera e mi è sembrato meglio dirtelo di persona. Ho provato a dirgli che questo weekend sarai dalla tua famiglia ma non ha voluto sentir ragioni. Aloe e Blossom tornano a casa questo weekend, quindi preparati ad essere esaminato dalla famiglia al completo- con un sorriso incoraggiante, Clover iniziò a macchiare Diego con la carta sporca di rossetto, per dare l’idea che lo avesse baciato in quei sette minuti.

Lui la lasciò fare, troppo sconvolto per ribellarsi.

-Questo dovrebbe rassicurarmi?- chiese, preoccupato.

-No- Clover alzò le spalle, e intascò la carta sporca mentre spettinava i propri capelli e quelli di Diego -Ma tanto il tuo scopo è essere il peggior ragazzo possibile, quindi sii te stesso e non ci pensare- gli fece un occhiolino, sbavando il proprio rossetto.

-Ehi!- provò a lamentarsi Diego, ma prima che potesse ricambiare con qualche insulto mirato, Amabelle batté sulla porta dell’armadio.

-Tempo scaduto, possiamo aprire?- li avvertì, in tono malizioso.

-Un secondo, Diego abbottonati la camicia- Clover cercò di rendere credibile la loro pagliacciata, sbottonando i primi bottoni della camicia di Diego, che cercò di rimetterli in ordine.

Amabelle aprì la porta con il telefono pronto a fare foto, e li beccò in un momento che chiunque avrebbe osato definire compromettente.

Soprattutto per Diego, con tutte le macchie di rossetto e la camicia mezza aperta.

-Ti odio- sussurrò all’orecchio di Clover, facendola ridacchiare.

-Ti adoro anche io, Diego- rispose lei a voce più alta, facendosi sentire almeno da Amabelle, che ghignò soddisfatta.

Perché quelle parole così false avevano fatto battere furiosamente il cuore di Diego?

 

Amabelle era rimasta l’ultima in gioco, e ormai la serata stava per concludersi. Dopo il suo turno, finalmente avrebbero aperto i regali e spento le candeline della torta, e poi tutti sarebbero tornati a casa.

Amabelle non voleva che quella serata finisse mai.

Ed era felicissima di aver estratto il nome di Petra perché il principale motivo per cui era così felice era che festeggiavano la sua esistenza e Amabelle adorava Petra, e stare con Petra, e parlare con Petra.

-Finalmente il gioco è finito, non vedo l’ora di tagliare la torta e aprire i regali. Sono sicura che Mirren mi abbia preso un nuovo kit da campeggio- Petra si rilassò nell’armadio, sbadigliando sonoramente.

-Sì! Voleva prenderti un nuovo telescopio ma l’ho battuto sul tempo- Amabelle ridacchiò, battendo le mani soddisfatta.

Petra la guardò divertita.

-Grazie per lo spoiler. Sei ubriaca?- chiese, squadrandola con attenzione.

-Chi? Io? Nooooo! Ma che dici?!- negò Amabelle, per poi ridere di nuovo -In realtà sono super brilla ma non dirlo a Petra- disse poi, rivolta verso uno dei vestiti più chic di Bonnie.

-Ti prego non vomitare qui dentro o dovrò usare il regalo di Mirren per scappare e iniziare a vivere nei boschi- le chiese Petra, avvicinandosi e preparandosi a buttarla fuori dall’armadio nel caso si fosse arrivati a tanto.

-Tray, posso chiederti una cosa?- Amabelle approfittò della vicinanza per gettare le braccia al collo di Petra e stringerla a sé. Adorava il modo in cui si sentiva quando le stava accanto. Sentiva centinaia di piacevoli farfalle nello stomaco.

-Uh… sì, certo- Petra si irrigidì leggermente, ma non la spinse via.

-La festa ti è piaciuta? Ho paura di averti dato fastidio nell’usarla per unire le coppie, ma ho messo tutti i tuoi cibi preferiti, e ho tolto di mezzo Bonnie, e poi so che preferisci stare a casa così da non dover tornare dopo la festa- spiegò Amabelle, abbracciando stretta l’amica.

-Quanto sei cara. La festa mi è piaciuta, davvero tanto- la rassicurò Petra, un po’ incerta.

Amabelle si staccò per fissarla dritta negli occhi, anche se i loro tredici centimetri di differenza lo rendevano un po’ difficile.

-Sicura, non sembri convinta. Oh, no! Ho rovinato tutto?- chiese Amabelle, preoccupata, e iniziando già a prepararsi a piangere.

-No, no!- Petra si affrettò a rassicurarla. Le emozioni di Amabelle raddoppiavano di intensità quando era ubriaca -Non ho il migliore dei rapporti con il mio compleanno, ma mi fa molto piacere passarlo con tutti voi, e poi mi sono divertita, davvero-

-Dovresti amare il tuo compleanno- le suggerì Amabelle.

-È un po’ difficile quando non sai se saresti dovuta nascere- sussurrò Petra, abbassando la testa.

-Non pensarlo neanche! Tu sei la persona più incredibile del mondo! Questo giorno serve a ricordartelo, e a celebrare la nascita della futura leader mondiale più giusta dell’universo- Amabelle prese Petra per le spalle e iniziò ad agitarla dicendo cose a caso che non avevano del tutto senso.

Petra accennò una risata, ma era chiaro che non credesse ad una sola parola.

-Sul serio! Tu sei fantastica, ti amo da impazzire, e non permetto a nessuno di parlare male di te, neanche a te stessa- insistette la ragazza, decisa, quasi arrabbiata.

-Amabelle…- provò ad obiettare Petra, ma le parole le morirono in gola. Era arrossita parecchio, ed evitava lo sguardo dell’amica.

-Devo elencare i motivi per cui sei la persona migliore del mondo? Va bene. Allora…- Amabelle si sgranchì la voce, e si allontanò leggermente per iniziare a segnare ogni punto sulle dita delle sue mani.

-Ames, non c’è bisogno- provò a scoraggiarla Petra, sempre più imbarazzata.

-Sei forte, determinata, onesta, giusta, gentile, affidabile, divertente, attenta, discreta, leale, sincera, gentile, bella da far paura, intelligente, svelta, interessante…- Amabelle iniziò a snocciolare complimenti, e quando ormai non ce la faceva più, Petra le mise le mani sulla bocca.

-Okay, ho capito, non serve fare un elenco- provò a fermarla.

-Va bene, va bene- Amabelle tolse le mani dell’amica dalla bocca e le tenne tra le proprie -Ma fammi dire almeno un’ultima cosa: sei la persona che preferisco al mondo, la mia migliore amica. E non oso immaginare la mia vita senza di te- concluse, stringendole le mani.

-Anche per me, Amabelle- sussurrò Petra, un po’ tra sé ma facendosi comunque sentire chiaramente.

Sembrò cercare il coraggio di ammettere qualcosa, ma prima che potesse far uscire le parole, Amabelle parlò per prima.

-Ora che ci penso, tu mi rendi proprio una persona migliore. Praticamente siamo lo yin e lo yang. Ci completiamo fantasticamente. Se avessi un’anima gemella da qualche parte penso che saresti tu. Sei l’unica persona che riesce a farmi fare un passo indietro quando esagero, che mi rassicura senza difficoltà quando sono giù di morale, e che mi sostiene in tutto ciò che è ragionevole. Cavolo, Petra. Sei davvero fantastica!- esclamò, rendendosi conto solo in quel momento di quanto pazzesca fosse la sua migliore amica.

-Amabelle, tu vuoi uccidermi?!- chiese Petra, quasi tra sé, ritirando le mani e coprendosi il volto per l’imbarazzo.

-Perché?- Amabelle piegò la testa, e si avvicinò per guardarla meglio.

E fu come se la vedesse per la prima volta.

Appariva vulnerabile, imbarazzata, bellissima.

Il cuore di Amabelle iniziò a battere furiosamente. 

Ripensò al bacio di poche ore prima, e a quello di San Valentino.

E per un attimo le mancò l’aria nei polmoni, mentre si rendeva conto che avrebbe voluto rifarlo almeno altre mille volte.

Sgranò gli occhi, e si allontanò leggermente.

-Amabelle…- cominciò a dire Petra, ma un battere alla porta dell’armadio la fermò, e fece sobbalzare entrambe.

-Tempo scaduto. È ora della torta- annunciò Clover, impaziente.

-Oh, certo. Ottimo, finalmente!- Petra accolse con piacere il cambio di argomento, e uscì dall’armadio in tutta fretta, con tono un po’ troppo acuto.

Amabelle la seguì titubante, e molto turbata. Era ancora rossa come un peperone, e non aveva la più pallida idea di cosa fare, al momento.

-Tutto bene, Amabelle?- le chiese Denny, un po’ preoccupato.

Amabelle annuì, ma sapeva di mentire.

Non stava affatto bene. Non era uscita solo fisicamente, dall’armadio, ma anche metaforicamente. 

Perché si era appena resa conto di avere una gigantesca, megagalattica cotta per Petra.

E non aveva la più pallida idea di cosa fare al riguardo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(A.A.)

Questo capitolo è stato difficile da scrivere, ma anche molto divertente.

Non avevo molte idee su come svilupparlo, solo una base, ma mi piace molto il risultato finale, soprattutto la parte del gioco della bottiglia.

Avrei anche voluto metterci un “non ho mai”, ma sarebbe uscito troppo lungo.

E poi sono già parecchio in ritardo.

A dire il vero il ritardo è dovuto solo in parte alla mia difficoltà con il capitolo. Mi sono concentrata su altro anche perché ho notato che l’ultimo capitolo ha ricevuto solo la metà delle visite solite, quindi ho deciso di dare un po’ di tempo a chi non l’ha letto di recuperarlo, prima di aggiornare.

Comunque volevo annunciare che siccome adesso inizieranno nuove lezioni e devo dare almeno cinque esami questo semestre (dubito di farcela ma ci devo provare), ritiro il mio aggiornamento settimanale. 

Proverò comunque a mantenere la media del giovedì, o comunque un aggiornamento a settimana a giorni casuali, ma andrò più verso il “appena il capitolo è finito lo pubblico” senza affrettarmi per finire capitoli o far uscire speciali.

Comunque gli extra continueranno ad uscire ogni tanto.

Conclusi gli annunci, passiamo al capitolo.

Principalmente dedicato ad Amabelle e Petra, hanno finalmente raggiunto un piccolo punto di svolta.

Riusciranno a confessare i rispettivi sentimenti, prima o poi?

Anche Mathi e Denny hanno avuto qualche attrito.

Ma almeno la Ferren e la Clogo si sono chiarite nell’armadio.

Durerà?

 

 

 

 

 

Nel prossimo episodio: Mathi e Denny lavorano sul laboratorio da fare insieme. Diego deve affrontare la famiglia Paik alla cena più fredda di sempre.

   
 
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