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Autore: Milagar    30/09/2020    0 recensioni
La loro quotidianità era andata avanti così, senza che se ne accorgessero, che ci dessero troppo peso. Per tutti erano “Luna e Neville”, e non si poteva dire il nome di una senza aggiungere quello dell’altro. Il loro rapporto era lì, sotto agli occhi di tutti, solido, perfetto.
Genere: Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Luna Lovegood, Neville Paciock, Sorpresa | Coppie: Luna/Neville, Luna/Rolf
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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[i]Una mattina di sole, qualcuno bussò alla camera di Luna Lovegood.

“Permesso?”
“Neville! Non ti aspettavamo qui!” Ginny - i capelli elegantemente raccolti in uno chignon e un leggero rigonfiamento che per la seconda volta arrotondava il suo ventre - socchiuse leggermente la porta.
“Fallo entrare”. Neville sentì la voce sognante di Luna provenire dall’interno della stanza. “E tu Ginny puoi andare. Sono pronta, ormai. Raggiungi pure Harry e James”.
Ginny obbedì all’amica, lanciando un timido sorriso a Neville, che entrò, sostituendola. Dopo che la porta si fu richiusa dietro di lui, Neville fu travolto da quello che gli sembrava un enorme, sgargiante, girasole.

Luna indossava un lungo abito giallo, che le ricadeva sinuoso lungo il corpo e le lasciava scoperte le spalle magre. Sul capo, indossava uno strano diadema, che sembrava fatto di piume e rametti intrecciati. I capelli, biondissimi, le ricadevano sotto il leggero velo ricamato, anch’esso di un delicato color limone.
“Sei… sei bellissima”. A Neville non uscì altro che quella stupida e banalissima constatazione.
“Grazie” disse Luna, il suo tono trasognato che contrastava coi suoi enormi occhi blu, che perforavano chiunque per la loro trasparenza.
“Mi fa piacere che tu sia venuto” continuò Luna, in piedi davanti alla piccola finestra della sua camera, aperta sul cortile addobbato a festa. “Sai, quasi non ci speravo”.
“Come puoi dire così, Luna? Siamo amici. Non mi sarei perso il tuo matrimonio per niente al mondo…”
“Lo so che ti fa ancora male. È inutile che cerchi di nasconderlo”.

I loro occhi si incontrarono. Neville, mentre la guardava, correva con la mente a in quel giorno prima delle vacanze di Natale, nella Stanza delle Necessità, durante l’anno della guerra. Era stata l’ultima volta che aveva visto Luna prima che venisse rapita dai Mangiamorte, ma era stata anche la prima volta in cui lui – quell’imbranato di Neville Paciock – aveva ammesso a se stesso quanto Luna fosse importante per la sua vita e glielo aveva semplicemente detto. Così, tra una chiacchiera e l’altra. Lei non si era stupita, e aveva continuato a parlare di Nargilli come se nulla fosse successo.

“Non avrei mai pensato che avrebbe smesso di funzionare, tra noi due” disse Neville, avvicinandosi a lei.
“Eravamo due esclusi, Neville. Ci siamo riconosciuti come esseri simili. Ma eravamo troppo uguali per completarci” constatò lei.
Neville emise uno sbuffo simile ad una risata. “Lo sai che non è vero. Non eravamo affatto uguali. La prima volta che ti vidi pensavo fossi pazza. Se non ci fosse stata Ginny a convincermi ad entrare in quello scompartimento…”
“Oh, lo so. Ti si leggeva in faccia”. Risero entrambi, rammentando quel lontano episodio.
Poi Luna proseguì. “Potevi escludermi, come facevano tutti gli altri. Ma non lo hai fatto, alla fine”.

Si squadrarono per qualche istante. Ognuno stava rigido, nella posizione assunta. Parlavano con garbo, calma, come se fossero poco più che conoscenti. Eppure c’era stato un momento in cui erano stati tutto, l’un per l’altra.
“So cosa stai pensando” disse Luna, interrompendo quel rumoroso silenzio. “Come siamo arrivati ad essere così distanti”.  
“Non lo siamo mai stati. Tu per me non lo sarai mai. Sei parte di me”.

Era bastato soltanto quello stare insieme, sfiorandosi le mani mentre passeggiavano nel devastato parco di Hogwarts, dicendosi poco o nulla delle vite che avevano vissuto da quando la guerra li aveva divisi. E senza dichiarazioni in particolare, senza sapere esattamente sancire il punto di inizio, avevano cominciato il loro cammino insieme. Quei rari e fuggenti baci rubati a Hogsmeade, gli abbracci senza fine nelle serre di Erbologia – dove Neville aveva iniziato le sue ricerche; gli inviti a cena da parte di Harry e Ginny – che erano diventati gli amici più stretti che avevano. La loro quotidianità era andata avanti così, senza che se ne accorgessero, che ci dessero troppo peso. Per tutti erano “Luna e Neville”, e non si poteva dire il nome di una senza aggiungere quello dell’altro. Il loro rapporto era lì, sotto agli occhi di tutti, solido, perfetto. Gioivano l’uno per i successi dell’altra: non c’era giorno in cui Luna – sognante – non lo aggiornasse sulle sue prime ricerche di Magizoologia, che stavano interessando importanti studiosi della materia.

“Non mi sono accorto che ti stavo perdendo” disse Neville, abbassando lo sguardo, grattandosi timidamente la nuca.
“Potrei dire la stessa cosa. Non ce ne siamo accorti in tempo”.
“Ma abbiamo perso noi! Non me lo perdonerò mai”.

Quella lettera di Newt Scamander Neville l’aveva imparata a memoria. Era stato così carino, a scrivere di persona a Luna, per invitarla ad intraprendere una spedizione in Africa con la sua équipe di Magizoologi. Un intero anno lontana da casa. Luna emanava felicità, che permeava chiunque incontrasse. Nello stesso tempo, Neville stava pubblicando il suo primo studio sulle coltivazioni di Mimbulus Mimbletonia e avrebbe iniziato un tour internazionale di convegni. Non si rendeva conto che la sua Luna gli stava scivolando dalle mani, di nuovo, dopo aver rischiato di perderla per sempre una prima volta durante la guerra. Non si rendeva conto che quel noi non ci sarebbe più stato. Non avevano litigato – non lo facevano mai. La sera prima della partenza di Luna, quando ormai tutto era deciso, Neville si rese conto di quanto il loro stare insieme – non lo chiamavano né fidanzamento, né si consideravano una coppia, erano semplicemente loro due e niente di più – stesse lentamente venendo meno. Le aveva quindi chiesto di rimandare la partenza, di aspettare che tornasse dai suoi convegni. Ma lei, sfoderando il fare deciso che si celava sotto il suo sguardo sognante, era partita. Non si erano mai detti veramente addio e da allora le occasioni per vedersi e parlarne erano state ben poche.

“Non mi perderai mai, Neville. Non ci perderemo mai!” disse Luna, decisa. “Siamo noi, siamo uguali nel profondo, anche se non è destino stare insieme”.
“Ma hai scelto un altro. O sbaglio?” ghignò Neville, una punta di insana ironia nella voce.
“Mi serve qualcuno che mi faccia stare coi piedi per terra, una buona volta. Che mi freni quando penso di poter trovare qualcosa che non esiste…” continuò Luna, avvicinandosi a Neville, raccogliendo le mani del ragazzo e stringendole tra le sue.
“Tu non devi stare coi piedi per terra, Luna! Non saresti tu!” protestò Neville, interrompendola.
“Ti garantisco che Rolf sa benissimo come sono, e mi rispetta. Ma con lui è diverso. Non puoi capire” disse Luna, le gote che si imporporavano.

Quando Neville aveva scoperto che Luna aveva iniziato a frequentare il nipote di Newt Scamander sentì sprofondare tutte le sue certezze e la speranza di poter avere di nuovo Luna al suo fianco. Non poteva crederci, non voleva crederci. Si sentiva ancora così legato a lei, da non aver mai pensato ad altre donne. Era stato ingenuo, immaturo a pensare che quando si sarebbero rivisti sarebbe stato tutto come prima. Non si erano capiti fino in fondo. Era arrivato persino a pensare che Luna avesse mentito ai suoi sentimenti per tutto quel tempo.
Poco dopo, tuttavia, Neville era venuto a sapere che la professoressa Sprite era andata in pensione e la preside McGranitt lo aveva convocato come nuovo docente di Erbologia ad Hogwarts. Si era così gettato a capofitto nel nuovo lavoro, e quello era l’unica consolazione che poteva lenire il dolore per Luna.

“Certo. Ma per me ci sei ancora tu” azzardò Neville. Come poteva non pensarla? Da sempre il loro rapporto era denso di significato. Erano troppo uniti per dimenticarsi.
“Anche per me” ammise Luna, sospirando, chiudendo per un attimo gli occhi color zaffiro. “Non potrò mai dimenticare tu e la tua dichiarazione. È stata la prima e l’unica che mi abbiano mai fatto in vita mia. Non mi ero mai sentita così. Tu sei e resterai il primo”.

Neville sentì lo stomaco sprofondargli. L’avrebbe voluta baciare, come aveva fatto quel giorno dopo la guerra; quello che sapeva essere il primo bacio per entrambi. Vederla lì, pronta a intrecciare la sua vita con quella di un altro era per Neville una sofferenza atroce. Eppure, fissando quei disegni sul muro, che erano sopravvissuti all’esplosione di casa Lovegood, e mostravano ancora quell’intreccio della parola “amici” anche attorno al suo ritratto, Neville si disse che doveva andare avanti. Non poteva continuare a pensare a lei come a qualcuno che fosse più di un’amica. Aveva detto che era lì come suo amico e come tale doveva comportarsi.

Fece per aprire bocca, ma Luna lo interruppe, posandogli una mano sul viso. “Quello che è stato è stato, Neville. Saremo amici sempre, me lo prometti?”
Neville si perse dentro il blu dei suoi occhi. Non voleva perderla di nuovo. Lui e Luna erano troppo legati per essere distanti.
“Te lo prometto”.

Quel giorno, fu Neville l’ultimo a vedere Luna prima che suo padre la chiamasse per accompagnarla all’altare. Il ragazzo pensò tra sé che era stato l’ultimo a vedere Luna Lovegood così come l’aveva conosciuta al suo quinto anno di Hogwarts, con gli orecchini a forma di rapanello e la collana di tappi di Burrobirra. Forse aveva ragione lei: Neville non poteva capire. Lui continuava a vederla come una ragazzina, lasciandola intrappolata nei ricordi del tempo di scuola. Forse – ammise - non era mai riuscito a vederla come una donna, come forse poteva vederla Rolf, che la stava aspettando impaziente, tormentandosi quel ciuffo ribelle ereditato dal nonno.
***
 
Neville era ancora immerso nei pensieri, mentre Luna e Rolf inauguravano la pista da ballo a modo loro – con la danza di accoppiamento dell’Erumpent.

“Gliel’ho insegnata io… Rolf ha preso tutto da me, evidentemente”. Neville si stupì, nel vedere sedersi accanto a lui, esile e leggermente curvo, Newt Scamander in persona, il ciuffo ribelle imbiancato dal tempo ma con gli occhi sempre vividi e brillanti, immersi ancora in quello spirito avventuroso che aveva caratterizzato la sua vita.
“Professor Scamander, quale onore” mormorò Neville, facendogli posto al tavolino che aveva occupato, mentre invitati e camerieri gli vorticavano attorno.
“Lei deve essere il docente di Erbologia di Hogwarts. O sbaglio?” chiese il famoso naturalista.
“Sì, non sbaglia” disse il ragazzo, continuando a guardare con un certo interesse Luna e Rolf che si fronteggiavano, in quella assurda danza.
“La moglie di mio nipote mi ha parlato molto bene di lei. La ammira molto”. Neville era sicuro che Scamander gli stesse dicendo quelle cose in buona fede; ma l’anziano studioso non poteva nemmeno immaginare quanto fosse pesante per il ragazzo sentire quelle parole, che definivano Luna - la sua Luna - “la moglie di mio nipote”.
Neville abbassò lo sguardo, a disagio, mentre gran parte delle coppie salivano in pista.

Provò ad intessere una breve e inconcludente conversazione con il Magizoologo, con una punta di vergogna per non riuscire ad esprimere meglio alcuni concetti di base. D’altronde, aveva abbandonato Cura delle Creature Magiche al sesto anno; con quale presunzione poteva parlare con disinvoltura di Asticelli? Arrancava, ripetendosi che in qualità di professore di Hogwarts doveva essere in grado di sostenere un discorso intelligente e brillante con Newt Scamander; ma non ci riusciva, la sua mente era divisa tra la concentrazione della conversazione e la vista di Luna che continuava a danzare con Rolf, mentre la sua risata travolgente gli arrivava alle orecchie.

“Giovanotto” Scamander lo interruppe, con il garbo che lo contraddistingueva. “Non stia qui a perdere tempo con un povero vecchio. Vada a divertirsi! Salga anche lei in pista”.
Neville sbuffò in una risata. “Magari ci riuscissi. Sono negato per il ballo”
“Beh, almeno ci provi. Guardi, laggiù c’è proprio una ragazza sola che farebbe al caso suo”. Con la testa, Scamander gli indicò Hannah Abbott, le gote rosate – proprio come Neville se le ricordava ai tempi di Hogwarts – e un bicchiere di Burrobirra in mano. Oscillava sulle gambe a tempo di musica, evidentemente in attesa che qualcuno la chiamasse per un ballo.
“Non sia titubante. E glielo dice una persona che ci ha messo anni prima di dichiararsi alla donna della sua vita! Tina me lo rinfaccia sempre” disse il naturalista, in uno sghembo e timidissimo sorriso. Neville rispose altrettanto timidamente a Scamander – mentre si chiedeva con quale autorità lo studioso elargisse consigli su come conquistare una ragazza - e si alzò, quasi in trance, per raggiungere Hannah.
“Ti va di ballare?”
Hannah si voltò, guardandolo con un sopracciglio inarcato. “Neville! Non pensavo… Comunque sì, volentieri”.
A Neville fu naturale ricambiare quel sorriso sincero, tinto di rosa, senza macigni che gli pesassero sul cuore, per la prima volta dopo tanto tempo.
 
 
 
 
[i] Note dell’autore: Innanzitutto vi ringrazio per essere passati di qui e aver letto questa fanfiction, scritta su un vecchio diario tantissimi anni fa e ripresa di recente, pronta per condividerla con voi. Torno a scrivere dopo tantissimo tempo con una delle mie coppie preferite, l’unica OOC che amo, cioè Neville/Luna. Qui – nel rispetto del Canon – li vediamo nel momento del loro definitivo e irrimediabile addio. Mi piace pensare che prima dei rispettivi matrimoni, tra Luna e Neville ci sia stato qualcosa di più che una semplice amicizia: il rapporto che intrecciano nei libri mi è sempre piaciuto.
Per quanto riguarda la presenza di Newt Scamander, è inevitabile il rimando ad “Animali Fantastici”, uno spin off che mi è tornato utile nella descrizione del noto Magizoologo – soprattutto per quanto riguarda la sua storia con Tina!
Se vi va di farmi sapere il vostro parere sulla storia, attendo le vostre recensioni!
Intanto, vi abbraccio.
Milagar
  
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