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Autore: breezeblock    30/09/2020    7 recensioni
“Hai ucciso l’unicorno, perché dovrei crederti?”, sibilò. L’istinto di sopravvivenza gli restituì quel briciolo di coraggio che aveva perso.
“Hai altra scelta?”
No, in effetti, non l’aveva. Quella domanda, che non richiedeva risposte, celava la verità che si era rifiutato di vedere fino a quel momento. Lui non era come gli altri, non era come Potter, o come Weasley. Il percorso fatto apposta per lui era stato già tracciato da altri, per questo Draco sussultò, constatando che persino quella creatura nemica gli stesse indicando una strada da seguire, alla quale ritenne di non potersi sottrarre.
Terza classificata (pari merito) al contest "La prima volta al primo anno" indetto da Artnifa sul forum di EFP.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Draco Malfoy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
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Garden of Shadows
                                                                                    
 
 
Thor era stato il primo a fuggire. Infondo, Hagrid lo aveva ammonito sulla sua poca prontezza di spirito, perciò non poteva aspettarsi una reazione diversa. 
Cercare un unicorno probabilmente già morto e per di più in piena notte nella Foresta Proibita era di sicuro una punizione originale, ma non proprio raccomandabile a dei ragazzini di undici anni che a stento sapevano far volteggiare una piuma in classe. Avrebbe incatenato suo padre su una sedia se fosse stato necessario, e gli avrebbe spiegato per filo e per segno tutte le assurdità di cui era stato vittima per scontare quell'inammissibile castigo. 
Draco non aveva mai corso così veloce in tutta la sua vita, le gambe cominciavano a fargli male ma in quel momento il terrore di morire gli offuscava la mente impedendogli di formulare qualsiasi altro pensiero logico. Nella fretta, la lampada che portava sbatté contro un albero e come se non bastasse la nebbia era scesa così in basso che a stento capiva dove stesse andando. L’immagine dell’incappucciato ancora sbavante del sangue di unicorno non lo abbandonò nemmeno per un attimo.
Probabilmente Potter era appena morto di una morte violenta, orribile da descrivere ai più. Quel pensiero acuì la sensazione di panico e iniziò a correre più veloce, allontanandosi sempre di più dal luogo del misfatto. Si ritrovò comunque a sperare che anche il nobile Grifondoro avesse avuto il buon senso di scappare senza mettersi a combattere, perché lui di certo non sarebbe tornato indietro a prenderlo. 
Queste ed altre congetture si accavallavano nella sua mente, fino a che non furono bruscamente interrotte da un rumore improvviso. Si paralizzò, gli occhi cominciarono a guizzare da una parte all’altra in cerca dell’origine di quel rumore, il viso era stravolto dal panico e dal sospetto. 
“Neville? Sei tu?”
Draco sperò sinceramente che fosse Paciock intenzionato a vendicarsi per il suo scherzo di poco prima. Se così fosse stato, al massimo se la sarebbe cavata con un’umiliazione che sarebbe durata fino al giorno dopo. Draco era sicuro di poter sopravvivere a quell’eventualità. 
“Guarda che non è divertente razza di idiota!”
L’eco della sua voce si perse tra quelle fronde infernali e per un momento non sentì più alcun rumore, fino a che un tetro scricchiolio di rami non lo fece voltare di scatto.
Il giovane Serpeverde impallidì alla vista dell’incappucciato. Sembrava trafelato, stanco, come schiacciato da un peso invisibile. 
A stento Draco riusciva a respirare, figurarsi a scappare. Si sentiva come se fosse del tutto svuotato delle sue energie, improvvisamente più vecchio, colpevole di crimini di cui non si era ancora macchiato. Quell’essere sembrava potesse succhiargli la linfa vitale ad ogni respiro.
“Non dovresti girare a quest’ora della notte”.
Il suono tetro della sua voce gli rimbombò nel petto, sgretolando ogni certezza che avesse mai albergato nel suo cuore. 
“Non…non stavo girovagando io…” Draco cominciò a chiedersi perché ancora non fosse morto. A stento riuscì a formulare una frase di senso compiuto, mentre tutto il corpo era scosso da brividi. 
Scorgere il suo volto era impossibile. Quella creatura era la cosa più mostruosa che avesse mai avuto la sfortuna di incontrare, doveva per forza essere così, non credeva possibile potessero esserci mostri peggiori. Le sensazioni di viscido e di sporco che gli infondeva superavano qualsiasi brillante esercizio d’immaginazione. 
“Allora ti sei perso?”
Per quanto untuosa fosse quella voce, aveva un che di ipnotico. 
Il mantello nero, di fattezza scadente, poggiava direttamente sulla terra, quasi fondendosi con essa. Il mostro e la foresta si trovavano in simbiosi, uniti da un sottile filo in uno stato di stasi, oltre la morte, oltre la vita. Un fantasma che non aveva ancora trovato la via della redenzione.
Draco fece sì con la testa, scandendo il movimento molto lentamente, ancora paralizzato dal terrore.
“La via da seguire è questa”, gli rispose, e con un braccio a mezz’aria gli indicò la strada che portava all’uscita. 
Draco diede un’occhiata veloce al sentiero, vagamente illuminato dalla luce della luna che filtrava tra gli alberi, poi riportò lo sguardo su di lui, incerto se fidarsi.
“Hai ucciso l’unicorno, perché dovrei crederti?”, sibilò. L’istinto di sopravvivenza gli restituì quel briciolo di coraggio che aveva perso.
“Hai altra scelta?”
No, in effetti, non l’aveva. Quella domanda, che non richiedeva risposte, celava la verità che si era rifiutato di vedere fino a quel momento. Lui non era come tanti, non era come Potter, o come Weasley. Il percorso fatto apposta per lui era stato già tracciato da altri, per questo Draco sussultò, constatando che persino quella creatura nemica gli stesse indicando una strada da seguire, alla quale ritenne di non potersi sottrarre.
“No”, ammise poi, sconfitto. Doveva solo obbedire, solo questo, per avere salva la pelle.
“Come pensavo”, il mostro sogghignò malefico di fronte all’evidenza. Draco scorse i denti ancora sporchi di sangue e capì che era giunto il momento di andare.
Le gambe non avevano smesso di tremare.
Tuttavia, prima di riuscire ad allontanarsi, Draco sentì la mano fredda della morte avvolgergli il polso oltre la sua divisa verde e argento.
“Non dirai a nessuno di questo incontro, vero figliolo? Puoi farlo per me?”, quel tono carezzevole stonava con tutta la sua figura. Draco era disgustato. Annuì in fretta, solo perché desiderava lo lasciasse andare immediatamente.
Il mostro accondiscese alla sua muta richiesta e Draco non osò voltarsi indietro.
L’impeto di scappare era scomparso, così come la voglia di sorridere di fronte al pericolo scampato.
Fuori dalla foresta, i ragazzi erano avvolti con delle coperte infeltrite, compreso Potter, che ovviamente l’aveva fatta franca anche questa volta. 
“Malfoy, che fine avevi fatto? Hagrid ti stava cercando!”, la voce della Granger lo raggiunse ovattata, e stranamente non lo irritò più di tanto.
“Hai visto qualcos’altro di sospetto, Malfoy? gli chiese accorto il guardiacaccia. 
“No, niente” mentì.
Una scelta alla fine la fece. 
 


 
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Salve a tutti!
Il contest indetto da Artnifa, che ringrazio per l'idea originale e stimolante, voleva che scrivessimo della prima volta ad Hogwarts di un personaggio specifico. Sono consapevole della scelta poco usuale, ma Draco è la mia debolezza, perciò spero davvero che vi sia piaciuta. 
Ho preferito lasciare i nomi della traduzione italiana del primo libro, quindi Thor per Fang, Paciock per Longbottom e l'incappucciato riferendosi a Voldemort.
A questo proposito, il riferimento di Draco allo scherzo fatto a Neville è un episodio contenuto nel primo libro, quando giunti nella Foresta Proibita per scontare la punizione i ragazzi si dividono in due gruppi, uno dei quali inizialmente vedeva proprio Draco, Neville e Thor. 
Ho inserito il tema della scelta, una caratteristica fondamentale per il personaggio di Draco, per cui forse nel libro la Rowling gli ha reso un po' più di giustizia rispetto ai film, specialmente alla fine.
In questo caso il ragazzino compie la scelta sbagliata, forse la prima di una lunga serie. Qui, pur non sapendo si trattasse di Voldemort, Draco cede e si fa "guidare" da lui, essendo abituato a farlo con i suoi e convinto che questo sia il modo migliore per uscirne vivo. Alla fine però una scelta la compie, per paura, una determinante che nelle sue decisioni ha inciso quasi sempre. 
Il titolo fa parte di una strofa della canzone Come Little Children di Hocus Pocus; all'inizio volevo modificarla in Forest of Shadows, ma Garden mi sembrava più poetico :D
E niente, adesso la smetto altrimenti supero le 1000 parole solo per le note :D 
Spero vi sia piaciuta.
A presto! 

 
  
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