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Autore: lion_blackandwhite    01/10/2020    1 recensioni
Tanto tempo fa, la savana non era un posto sicuro.
Le Terre del Branco rappresentavano l'unico luogo dove la pace regnava in quella regione della savana. Gli animali, sotto la guida e protezione di un giovane leone buono e magnanimo che verrà ricordato dai suoi discendenti come 'La stella più luminosa', vivevano in armonia grazie al suo saggio operato.
Egli aveva però anche un fratello egoista e indisponente, il quale discuteva la sua volontà ad ogni occasione, cercando di sminuire la sua grandezza; malgrado il Re cercasse di comprendere le motivazioni nascoste dietro quell'astio, ogni tentativo di ragionare con lui non sortiva mai alcun effetto.
Un brutto giorno, alcuni membri del branco finirono uccisi durante un conflitto con altri leoni provenienti da terre confinanti: uno dei sopravvissuti giunse fino al suo cospetto, nella tana in cui viveva, avvertendoli che il capobranco aveva dichiarato loro guerra e che nulla poteva fermarlo fino al compimento del suo obiettivo.
Temendo quindi per la sorte dei sudditi e della sua famiglia, il Re fu costretto a mobilitare immediatamente il branco per fronteggiare quella minaccia incombente.
Non voleva combattere ma doveva farlo per sopravvivere. Chissà se il suo avversario la pensava come lui.
Genere: Avventura, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ahadi, Nuovo personaggio, Rafiki, Uru
Note: Missing Moments, Otherverse | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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Passarono diverse settimane da allora[24]. La stagione delle piogge imperversava nelle Terre del Branco con tanta violenza quanta misericordia.

Il Re visse un periodo molto intenso a causa dei disagi che le condizioni atmosferiche creavano continuamente in tutto il territorio, costringendo così Mohatu ad avere del tempo libero molto limitato da dedicare alla sua famiglia.

Le precipitazioni nella savana da sempre indicavano l’imminente ritorno di molti branchi nomadi che erano soliti spostarsi a seconda delle condizioni atmosferiche. Durante i primi giorni, tuttavia, i violenti e prolungati temporali costrinsero i cuccioli e la maggior parte delle leonesse ad interrompere le normali attività che li tenevano occupati, rinunciando ai consueti riposini all’ombra degli alberi e alle regolari battute di caccia, impegno ben più importante.

I leoni perciò trascorrevano la maggior parte delle giornate rintanati alla Rupe dei Re, nel vano tentativo di ripararsi dal freddo e dalla pioggia che cadeva fitta dalle nubi scure e minacciose.

A soffrire l’inattività forzata in quel periodo erano soprattutto i cuccioli, costretti ormai da tempo a rimanere rinchiusi dentro le oscure e umide mura della grotta della Rupe, unico rifugio che permetteva loro di stare asciutti. L’idea di dover trascorrere le giornate senza poter uscire fuori ad esplorare e divertirsi equivaleva alla peggiore delle punizioni.

«Uffaaaaaaa che noia mortale!» sospirò teatralmente un cucciolo dal pelo scuro e gli occhi azzurri, stiracchiandosi dopo essersi ridestato dall’ennesimo sonnellino di quella lunga giornata.

«Non la smette più questa pioggia…» sbuffò poi osservando sconsolato la Rupe al di fuori della grotta, completamente allagata.

«Abbi pazienza, Bure» sussurrò dolcemente una leonessa accanto al leoncino. «Capisco bene quanto sia frustrante per voi piccoli rimanere qui al chiuso, ma non vorrete mica prendervi un malanno inzuppandovi con questo tempaccio, vero?»

Il piccolo faticò a trattenersi dall’alzare gli occhi al cielo, sentendosi ripetere quella domanda per l’ennesima volta. «No, mamma… certo che no… Però non c’è niente da fare qui…» si lamentò Bure mettendo il broncio. «Perché in questo periodo piove sempre? Prima c’era sempre il sole e faceva caldo… Odio l’acqua, fa freddo e non si può giocare».

La leonessa allungò le zampe verso il cucciolo e lo strinse a sé. Sorrise all’irrequietezza del figlio, che da qualche tempo dimostrava più vitalità e un grande appetito, cosa che stava contribuendo ad irrobustire il suo corpo piuttosto gracile. «È per via della stagione umida, Bure, che nelle Terre del Branco si alterna con quella secca» provò a spiegare la leonessa al figlio pazientemente, ma questi grugnì infastidito.

«Vorrei che tornasse la stagione secca adesso!» borbottò il leoncino, giocando nervosamente con la zampa della madre.

«Temo che ci vorrà un bel po’» rispose la leonessa, leccandogli la nuca. Bure rabbrividì e si scostò rapidamente, risentito. «Mamma, smettila! La mia criniera non crescerà mai se mi scompigli tutto il pelo, uffa!» la ammonì, facendola sciogliere in una risata.

«Perché non vai a cercare tua sorella, hmm? Si è svegliata prima di te, magari puoi fare un gioco con gli altri cuccioli» propose poi al figlio, i cui occhi si illuminarono all’istante.

«Sì! Voglio sfidare Aheri per vedere chi percorre tutta la grotta più velocemente!!» annunciò con entusiasmo, allontanandosi in fretta. Da quando era stato denominato ‘il più veloce’ dai suoi amici, Bure adorava mettersi alla prova per migliorare sempre di più, aumentando così il suo desiderio di competizione.

«Divertiti!» lo salutò la madre, ridacchiando. «E non andare troppo veloce o rischierai di sollevare un tornado, mi raccomando!».

Rimase sola per un paio di minuti, circondata solo dal rumore della pioggia che picchiettava tra le pareti della rupe e sul pavimento roccioso oltre l’ingresso. Il paesaggio era appena visibile, a causa della poca luce filtrata dalle dense nuvole nere cariche di pioggia e fulmini. L’acqua copiosa che scendeva dal cielo, inoltre, rendeva impossibile scorgere alcunché oltre i pochi metri di distanza.

Non passò molto, comunque, quando udì il suo nome riecheggiare dalla parte più interna del rifugio, ben udibile grazie all’ambiente ovattato della grotta. «Nya! Nya, dove sei?»

La leonessa si voltò verso quella voce e subito scorse nella semioscurità una leonessa dal pelo chiaro e gli occhi smeraldini. «Regina Uzuri!» esclamò subito scattando in piedi, riconoscendola, e quella le sorrise benevola.
«Nya, perdona il disturbo, ma secondo i rapporti di Zozu la pioggia dovrebbe diminuire di intensità tra qualche ora, quindi potremmo avere un po’ di luce per una battuta di caccia tranquilla. Dovremmo deliberare con il resto della squadra per organizzarci al meglio, dato che in questo periodo le nostre possibilità sono limitate». La leonessa dal pelo scuro annuì con entusiasmo. «Ovviamente, mia Regina. Arrivo subito» le rispose, affrettandosi a seguirla.

Si incamminarono verso il centro della grotta, dove erano concentrate le altre componenti della squadra di cacciatrici; prima di raggiungerle, però, mantenendosi a debita distanza da orecchie indiscrete, Nya parlò.
«Mia Regina, perdoni la mia curiosità. Mi domandavo se avete accennato a Sua Maestà il Re quanto vi ho riferito riguardo a Uru. Mi piacerebbe sapere cosa ne pensa».

Uzuri scosse il capo, turbata. «Mohatu è dell’opinione che i tempi non sono ancora maturi per raccontarle il suo passato. Non ritiene necessario informare Uru sulle sue origini, al momento. Pensa che un peso del genere per la sua età sia troppo gravoso da sopportare e francamente sono d’accordo con lui».
Nya annuì, seppur poco convinta da quella risposta. «Suppongo che abbiate ragione. Cercherò di deviare la sua curiosità finché non sarà più grande, allora... Anche se ammetto che non sarà affatto semplice con una cucciola come lei» sussurrò, facendo un inchino.

Uzuri sorrise leggermente. «Uru è una brava leoncina, Nya, e tu sei un’ottima madre sia per lei che per Bure. Te la caverai benissimo».

La leonessa dal pelo scuro arrossì, travolta da un moto di orgoglio misto a imbarazzo. «Faccio solo il mio dovere, Maestà… La r-ringrazio» disse, lasciandosi sfuggire un singhiozzo.

«Sai, Mohatu sente una forte responsabilità verso di lei» proseguì Uzuri in tono più serio dopo una piccola pausa. «Crede ancora di essere il responsabile della morte del padre naturale. Immagino voglia proteggerla, ma credo anche che abbia paura del suo giudizio» proseguì la regina.

Nya la fissò, sorpresa. «Al contrario, Regina Uzuri. Uru adora il Re, è quasi come un eroe per lei dopo l’agguato degli alligatori…» ammise, non capendo.
«Esattamente» ribatté la leonessa dal pelo chiaro. «Teme di deluderla, rivelandole che a causa sua non ha il suo vero padre ad accudirla» concluse. La madre di Uru e Bure fu sul punto di replicare, ma dovette tacere perché avevano raggiunto le altre leonesse, radunate in loro attesa per discutere sull’imminente battuta di caccia. Decise perciò di lasciar perdere quel discorso, in attesa di un'altra occasione.
 
*
 
Le leonesse fecero ritorno alla rupe soltanto dopo il tramonto – o quel che si poteva interpretare come tale, vista l’impossibilità di scorgere il sole dietro la spessa coltre plumbea. La pioggia, come preannunciato da Zozu, era calata d’intensità subito dopo che quest'ultimo aveva informato la Regina, consentendo loro di cacciare senza troppi intoppi. In quel lasso di tempo i cuccioli rimasero dentro la rupe al riparo dalle intemperie sotto il costante controllo del maggiordomo, a sua volta impossibilitato a volare, e delle leonesse più anziane.

Il bucero zampettava vigile davanti l’ingresso della grotta reale, immerso nei suoi pensieri. Teneva lo sguardo fisso, perso apparentemente nel vuoto, cercando di riordinare le scarse informazioni che aveva raccolto grazie ai subordinati che viaggiavano nel sottosuolo, in modo da informare il Re con il rapporto serale prima di congedarsi al termine della giornata. Preso completamente com’era dalla frenetica elaborazione si stupì quindi di inciampare all’improvviso, travolgendo una piccola coda bionda che terminava in un ciuffo di pelo nero.

Zozu grugnì, massaggiandosi la testa momentaneamente disorientato. Mettendo a fuoco la vista, poi, scorse un cucciolo di leone dal pelo biondo e un ciuffo di criniera nera che diventava sempre più folto ogni giorno che passava. Ahadi gli ricambiò uno sguardo perplesso, evidentemente distratto anche lui dal pennuto che aveva camminato sopra la sua coda.

«Ehi, Zozu» lo salutò il cucciolo, riconoscendolo. «Scusa, non volevo farti inciampare» aggiunse, spostando lontano la coda.

Zozu non ci badò e fece un profondo inchino, ossequioso. «Principe Ahadi, cosa fa qui vicino all’uscita? Finirà per bagnarsi» lo ammonì cordialmente.

Il cucciolo fece qualche passo indietro, titubante. «Io… Niente. Avevo voglia di guardare fuori» rispose in tono piuttosto vago.

«Perché non è a giocare con gli altri cuccioli? Avete litigato?» chiese il maggiordomo, ma il leoncino scosse il capo.

«C’è qualcosa che la preoccupa, Principino?» domandò ancora. Ahadi abbassò lo sguardo per qualche secondo, indeciso sul da farsi.

«Senti… mi chiedevo…» esordì, «Puoi dirmi come mai papà sta sempre tanto tempo fuori anche quando piove così forte?»

Il bucero capì allora cosa turbava l’animo del leoncino e sospirò. «Oh Altezza, suo padre è molto occupato in questo periodo. Come sa, i primi giorni della Stagione delle Piogge sono quelli che noi conosciamo come fase più critica, perciò è naturale che…» ma Ahadi lo interruppe. «Questo lo so… E non è pericoloso? Insomma, non si vede nulla qua fuori» insistette, deglutendo preoccupato.

Il maggiordomo annuì, rivolgendogli un’occhiata solenne. «Certo che lo è, mio Principe. Le assicuro però che Re Mohatu è perfettamente in grado di badare a sé stesso ed è suo preciso dovere di sovrano affrontare le avversità per il bene di tutto il suo Regno».

Il cucciolo tacque, preoccupato per il padre: non lo vedeva dalla sera prima, e probabilmente quel giorno non l’avrebbe nemmeno incontrato.
Fece per parlare nuovamente quando alle sue spalle avvertirono dei passi felpati: voltandosi, Ahadi e Zozu videro davanti a loro una leoncina avvicinarsi lentamente.

«Bentrovata, piccola Uru» la salutò il maggiordomo in tono affabile. Ella sorrise al saluto e si rivolse al leoncino.

«Ahadi, cosa fai qua fuori? Vieni dentro, fa freddo» disse, cercando vanamente di convincere l’amico che tuttavia non si mosse.

«Sta aspettando il ritorno di Re Mohatu?» chiese poi al bucero che annuì appena, sconsolato. «Temo di sì, mia cara» replicò.

«Perché doveva uscire anche oggi? È lì fuori, tutto solo per aiutare chissà chi…» esclamò Ahadi all’improvviso con irritazione: non riusciva davvero a capire perché il Re fosse tanto richiesto nelle sue Terre in una giornataccia come quella.

Il bucero rispose nel suo solito tono pomposo. «Il Re è occupato a presidiare i confini in questo periodo, Principino. Vede, le Terre del Branco sono pericolose durante la Stagione delle Piogge: l’arrivo di nuove mandrie comporta anche l’attrazione di branchi ostili e di predatori indesiderati, perciò è fondamentale assicurarsi che nessuno con intenzioni bellicose valichi i confini».

Vedendolo ancora sinceramente preoccupato, Zozu cercò un approccio meno formale e gli accarezzò il capo con una zampa. «Suo padre interviene come può fin dove l'autorità glielo consente e questo lo costringe a girovagare per le Terre del Branco fino a quest’ora tarda. Come Re, Mohatu è il primo difensore del delicato equilibrio che governa le Terre del Branco e deve fare tutto ciò che è in suo potere perché esso non venga turbato» disse infine. I due leoncini annuirono un po’ rincuorati da quelle parole, ma il cucciolo dal ciuffo nero non sembrava ancora tanto convinto.

«Ahadi, tuo papà è davvero buono con tutti, per questo è un Re rispettato. Non corre alcun pericolo, fidati!» aggiunse Uru, cercando di suonare convincente.

«Vorrei tanto aiutarlo, è sempre lì fuori da solo» mugugnò con uno strano scintillio negli occhi il principe. Zozu sorrise, rivedendo nel suo sguardo la stessa espressione del Re.

«Non si preoccupi principino, è il suo successore. Arriverà il momento in cui affiancherà suo padre nelle mansioni di sovrano fin quando, un giorno, ascenderà al trono e diventerà il Re di queste terre a sua volta».

Ahadi stava per replicare quando una fortissima raffica di vento li investì inzuppandoli d’acqua, subito seguita dal rombo di un poderoso fulmine abbattersi in lontananza.

«Devo comunque ammettere che è un magnifico temporale, questo» commentò suo malgrado il pennuto, scrollandosi l’acqua di dosso.

«Voglio andare a cercarlo, adesso basta» tagliò corto Ahadi, facendo un passo verso l’uscita. Zozu però gli si piantò davanti, ostruendo il cammino.

«Temo di non poterlo permettere, principe» sentenziò in tono risoluto. Ahadi ringhiò in segno di protesta, ma prima che potesse fare altro fu interrotto.

«Cos’è che non puoi permettere ad Ahadi, Zozu?» chiese una voce alle loro spalle che li costrinse a voltarsi.

«E perché siete tutti bagnati?» domandò Asali, stupefatta. «Non sarete usciti fuori a giocare senza di noi, spero!» li incalzò Aheri, sospettoso.

«Non essere ridicolo» obiettò Bure, «guardali bene, non sono così zuppi» osservò, indicando la sorella che era quasi totalmente asciutta.

«Voglio andare a salvare il mio papà che è da solo lì fuori» disse il principe con aria determinata, lasciando tutti in silenzio.

«Non si vede un palmo dalla zampa, là fuori. Potrebbe essere in pericolo?» esclamò Bure, preoccupato. «Stiamo parlando del Re, Ahadi. Tuo padre è forte, non ha bisogno dell’aiuto di noi cuccioli per cavarsela!» aggiunse Aheri, cercando di farlo ragionare.

«Non ho chiesto il vostro aiuto!» lo rimbeccò il leoncino dagli occhi verdi.

«Ahadi, non andare!» lo supplicò Asali, spaventata.

«Per l’amor del cielo, calmatevi!» urlò Zozu, sovrastando le loro voci. «Credo che stiate sottovalutando il nostro Re, miei cari cuccioli. Vi garantisco che Mohatu ritornerà sano e salvo, come ha sempre fatto. Come dice Aheri è un tipo in gamba, sapete? Ha affrontato situazioni ben più gravi di queste, starà bene» aggiunse.

«E se…» Ahadi provò un’ultima volta, ma capì che le sue timide proteste non sarebbero servite a nulla. «Va bene, va bene... mi arrendo» sussurrò sconsolato. Zozu tirò un sospiro di sollievo e i leoncini si acquietarono.

«Quando saremo più grandi lo aiuteremo in qualche modo, non dovrà più fare tutto da solo» esclamò Aheri, determinato.

«Ha ragione, siamo dei cuccioli ancora» annuì Asali. «Se uscissimo adesso gli causeremmo ancora più preoccupazioni a lui e a tutto il branco!»

«Ricorda chi siamo» riprese Aheri con un sorrisetto, «il più veloce, il più forte e il più coraggioso lo faranno stare così poco occupato che non dovrà preoccuparsi più di niente, te lo garantisco!»

Il principe si bloccò, preso alla sprovvista. All’improvviso si sentì più leggero e l’entusiasmo lo pervase. «Hai ragione, amico! Lo aiuteremo nei suoi doveri, così potrà avere più tempo libero!»

Le risate ritrovate dei cuccioli tranquillizzarono il maggiordomo, che tuttavia rimase perplesso da ciò che Aheri aveva detto. Il più veloce, il più forte e il più coraggioso… Era da molto che non li sentiva nominare, eppure il ricordo che conservava sin da quando era un pulcino gli riaffiorò chiaro e cristallino in mente.

Immerso nei suoi pensieri, tuttavia, non si accorse che uno dei cuccioli lo aveva accerchiato e quando se ne rese conto fu troppo tardi, ritrovandosi bloccato a terra.

«Che accidenti state facendo!?» gridò irato.

«Ahadi, fermati per tutti i Re! Dove credi di andare?» gli fece eco Uru, sorpresa e spaventata. Il principe aveva approfittato del momento di distrazione per sfuggire al controllo del suo irritante babysitter ed era brillantemente riuscito nel suo intento. Pertanto rimase molto sorpreso quando, una volta fuori dalla grotta e rapidamente bagnato dalla pioggia battente, sentì un peso estraneo attaccarsi alla sua zampa posteriore facendogli perdere l’equilibrio.

«Devi fermarti, ti caccerai solo in un grosso guaio!» lo raggiunse una voce. Il principe non fece in tempo a voltarsi che perse l'equilibrio, ruzzolando giù per un sentiero laterale della Rupe dei Re seguito a ruota da Aheri e Bure, i quali avevano cercato di fermarlo. Senza controllo, i tre scivolarono per tutta la collina, finendo la corsa fortunatamente davanti a una cavità rocciosa piuttosto ampia.

«AHADI! TORNI QUI ALL’ISTANTE!» La voce di Zozu riecheggiò con potenza inaudita alle loro spalle. Il principe fece un sorrisetto ai due amici, i quali alzarono gli occhi al cielo. «Dì la verità, ci provi proprio gusto a farlo arrabbiare, eh?» chiese Bure, sorridendo sotto i baffi. «Beh, non posso darti torto» replicò il principino in tono affettato.

«Direi che lo abbiamo fatto agitare abbastanza, torniamo su. Non è che impazzisca all’idea di prendermi un raffreddore, sapete?» mugugnò Aheri con leggera irritazione.

«E qui dentro che abbiamo?» disse ad alta voce Bure, ignorandolo. Lui e Ahadi si affrettarono a entrare nel cunicolo che avevano appena scoperto. “Almeno è riparato…” pensò sospirando il leoncino dal ciuffo rossiccio.
Prima che potessero fare un solo passo, però, il maggiordomo sfrecciò davanti a loro, furioso e gocciolante.

«Il p-più forte, veloc-ce e c-c-coraggioso, e-eh?» domandò loro, facendo una risata isterica. Per il freddo batteva freneticamente il becco, o forse era in preda a uno dei suoi soliti tic di cui soffriva quando lo mandavano fuori dai gangheri: i cuccioli non seppero dirlo con certezza.

«Vi mancano soltanto il più fiero e il più acuto di vista, dopodiché sareste la più indisciplinata Guardia del Leone[25] che si sia mai vista nelle Terre del Branco!» abbaiò.

«La Guardia del Leone?» chiese Aheri inclinando il capo, curioso. «Cos’è, un gioco?» domandò Bure, infiammandosi dall’entusiasmo.

«Oh no, niente affatto» replicò il pennuto calmandosi leggermente, grato di aver finalmente catturato l’attenzione dei cuccioli.

«La Guardia del Leone è un gruppo formato da cinque membri che si distinguono per una loro qualità in particolare – coraggio, forza, fierezza, vista e velocità appunto – e il loro compito è proteggere le Terre del Branco da qualsiasi cosa minacci il principio del Cerchio della Vita» spiegò. «Il loro leader, che di solito è denominato il più fiero, ha l’importantissimo compito di mantenere gli equilibri del nostro territorio, facendo di fatto le veci del Re».

Il racconto del maggiordomo lasciò senza fiato i cuccioli presenti. «Sembra una cosa fichissima!» urlò Bure con eccitazione, incontrando l’entusiasmo degli altri leoncini.

«E che caratteristiche ha il più fiero, Zozu?» domandò Ahadi. Il pennuto si schiarì la gola e rispose «è conosciuto dalle leggende anche come ‘il più feroce’ della Guardia, il Leader infatti possiede un potere superiore che nessun altro ha».

Ancora una volta i leoncini si concentrarono su di lui. «Ebbene, il Leader della Guardia viene investito di un potere mistico chiamato ‘Il Ruggito degli Antenati’. Un potere così forte e travolgente che permette di spazzare via qualsiasi cosa minacci le Terre del Branco con un unico, possente ruggito» concluse soddisfatto, ma stavolta fu accolto da un assordante silenzio. Quando si voltò nuovamente verso i leoncini, vide in loro espressioni di scherno, delusione e scetticismo.

«Ci stai solo prendendo in giro» osservò Ahadi con una nota di delusione nella voce, voltandosi dall’altra parte. «Ha ragione, e poi cos’è questa storia del Ruggito che spazza via qualsiasi cosa? Nessuno può ruggire così forte…» rimbeccò Aheri, scettico. Zozu deglutì, temendo di aver un po’ esagerato. «Beh, cuccioli, forse ho usato qualche parolone, ma vi assicuro che esiste. Sono note a tutti le gesta del primo leader Askari e di come sia riuscito a stringere l'accordo di pace tra leoni ed Elefanti! Lui non è certo una leggenda…»

«Mamma dice che è vissuto quando il nonno di Re Mohatu è arrivato nelle Terre del Branco, da giovane» rifletté ad alta voce Bure, aggrottandosi la fronte con un artiglio. «Non ricordo nulla però che riguardi un poderoso ruggito, no no» proseguì scuotendo il capo.

«Askari non è stato l’unico Leader della Guardia, anche suo figlio lo fu» continuò il pennuto, «persino lo zio di sua Maestà a suo tempo fu Leader della Guardia. Sapete, normalmente questo ruolo spetta di diritto al secondogenito maschio del Re o, qualora non lo avesse, al parente maschio più prossimo».

A quel punto, Zozu realizzò in che luogo erano finiti e un sorrisetto compiaciuto gli si dipinse sul becco. «E a supportare le mie parole c’è una cosetta che dovreste proprio vedere!» disse, e indicò con un gesto teatrale la parete della grotta. I leoncini alzarono la testa: fiocamente illuminata, la facciata alle loro spalle era decorata con delle tracce piuttosto particolari. Ciò che li colpì maggiormente fu l’effigie della testa di un leone stilizzato, circondata dall'impronta di cinque zampe leonine differenti, quasi come a formare le punte di una stella.

«Questa è la prova che la Guardia esisteva davvero in passato» spiegò il maggiordomo, «e la grotta in cui ci troviamo adesso era la loro base operativa. È qui che si riposavano i membri quando non erano in servizio».
I tre cuccioli rimasero a bocca aperta dinanzi a quella scoperta. Era tutto vero, ed era incredibile! Ma allora…

«Perché non c’è più?!» protestò Bure ad alta voce. «Non è giusto!»

«Perché Ahadi non ha un fratello, amico…» replicò Aheri come se fosse ovvio, ma a un certo punto si bloccò. «Un momento» rifletté, fissando il leoncino dagli occhi verdi. «Ahadi, tu non hai un fratello… Ma tuo padre sì!» concluse, sorpreso della sua stessa capacità di ragionamento. Ahadi si voltò verso Zozu, il quale si rabbuiò.

«Tuo zio è il leader della Guardia del Leone e non ce l’hai mai detto?!» domandò Bure, stupefatto.

«Non lo sapevo!» protestò Ahadi, anche lui sconcertato. «Zozu, è vero? Lo zio Choyo è…?» chiese Ahadi lentamente al pennuto che aveva di fronte, ma questi scosse il capo.

«No. Choyo non è mai stato Leader» disse in tono insolitamente serio.

«Come mai…?» domandò Aheri incuriosito, ma Zozu cominciò a spingerli via. «Adesso basta con le domande, cuccioli. Si è fatto tardi e avete bisogno di riposo, su, andate dalle vostre madri e lasciatemi qui a svolgere il mio lavoro». I leoncini protestarono, ma a quel punto il bucero perse nuovamente la pazienza.

«Ora ne ho abbastanza! Tornate alla Rupe o informerò il Re della vostra disubbidienza!» tuonò. Il trio abbassò le orecchie, e senza dire un’altra parola uscirono velocemente dalla tana con grande sollievo del volatile.

Quando rimase nuovamente isolato davanti alla grotta, un tuono assordante rimbombò tutt’intorno e la pioggia aumentò di intensità.

“Ormai avrebbe dovuto essere di ritorno … Spero solo che abbia trovato un riparo, Maestà…”
Il bucero diede un’occhiata all’ingresso della grotta, ormai anche lui ansioso per la sorte del suo amico e sovrano.

Una Guardia del Leone, rifletté malinconicamente, in effetti avrebbe fatto proprio comodo in quel momento.

 
[24] Diverse settimane da allora: il tempo esatto trascorso dal precedente capitolo corrisponde a circa due mesi, pertanto si è conclusa la stagione secca e ha avuto inizio la stagione delle piogge. I cuccioli adesso hanno circa 5-6 mesi.  
[25] Guardia del leone: gruppo di supporto del Re Leone delle Terre del Branco, mostrato per la prima volta nella serie ‘The Lion Guard’.


Angolo dell'autore:

"Ciao a tutti!
Dopo una luuunga attesa ecco l'undicesimo capitolo!
In questo e nel prossimo esploreremo alcuni aspetti cruciali per lo sviluppo di certi personaggi, e l'introduzione della Lion Guard era necessaria. Aheri ci ha proprio preso, in effetti il leader della Guardia del loro tempo avrebbe dovuto essere Choyo, il fratello di Mohatu. E allora cosa è successo? Chissà :)
Per quanto gli somigli in molti aspetti - e lo ammetto senza problemi, è ispirato a lui in fin dei conti - vorrei sottolineare comunque che Choyo non è Scar. Naturale che siano simili, in fondo è il suo prozio, ma gli ideali che li spingono sono sostanzialmente diversi e avrete modo di vederlo abbondantemente nei prossimi capitoli.
Detto questo, vi anticipo che nel prossimo capitolo introdurrò una vecchia conoscenza... Che in realtà non sarà tanto vecchia per l'epoca in cui ci troviamo! Immaginate chi possa essere? Eheh
Sentitevi liberi di lasciare una recensione, una critica o anche dei suggerimenti, sono sicuro che mi aiuteranno molto con il prosieguo della storia.

Numerosi feedback possono tornare molto utili!
Rimango inoltre a disposizione in caso di eventuali domande sui personaggi o su qualcosa che è risultato poco chiaro nella lettura. 
Al prossimo capitolo!

Un saluto da Lion"

   
 
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