Un
vento infuocato scese dall'alto, fermando l'attacco degli
zabanyya.
Maalik comparve tra le fiamme, atterrando davanti a Lucifer.
I
bambini alati si arrestarono di colpo, fissandolo stupiti,
per poi
scambiarsi occhiate frenetiche.
«Come
osate?!» tuonò il custode. «Attaccare il Re
dell'Inferno, voi dovreste essere al suo servizio!»
I
mini angeli abbassarono gli occhi, assumendo un'aria
mortificata. «Ma
lui ci ha abbandonato! Perché lui può evitare la sua
punizione
quando vuole, mentre noi non possiamo nemmeno giocare e
scherzare con
gli altri?» pigolò una ragazzina.
Maalik
mise le mani sui fianchi e con cipiglio severo la fissò, gli
occhi
parevano ardere come fiamme. «Lucifer ha sbagliato. Non è la
prima
volta che lo fa e non sarà l'ultima. Ma ha imparato, è
tornato.
Avete la fortuna di essere qui, tutti assieme... Sono certo
che anche
se senza un corpo, ora possiate comunque essere utili come
guardiani»
spiegò paziente.
«Come?»
chiese uno dei fratellini.
«Siate
gli occhi e le orecchie di nostro fratello. Non come servi o
prigionieri, ma come fratelli e sorelle. Come amici» rispose
il
custode.
«Occhi
e orecchie...» ripeté una ragazza.
Uno
dei fratelli le sorrise. «Sarà come giocare a Guardie e
Ladri!»
In
una battito di ciglia i 19 zabanyya volarono via, lasciando
solo
qualche piuma a fluttuare leggera nel punto dove poco prima
si
trovavano.
Lucifer
si alzò in piedi, spazzandosi la polvere di dosso e si
tamponò un
labbro sanguinante. «Ben fatto, Squee» commentò Maalik,
mentre le fattezze di Maalik lasciarono posto a quelle
dell'umano che il demone aveva
posseduto durante la sua visita sulla Terra.
Lucifer
era il Re dell'Inferno e aveva dei vantaggi nell'Underworld.
Aveva
fermato quel loop temporale, bloccando i fratellini. Era
corso via
per recuperare il primo demone che gli capitasse a tiro e il
destino
gli aveva messo di fronte Squee, il quale fu ben contento di
rendersi
utile per risalire un po' nella scala di gradimento del
Signore
Oscuro.
Così
Squee aveva interpretato l'unico angelo a cui quelle pesti
alate
davano retta e il piano aveva funzionato.
«Ora
sparisci» commentò Lucifer. «Se capiscono il trucco,
diventeranno
più molesti di un gatto infuriato intrappolato dentro le
mutande...»
aggiunse, guardando con rammarico lo stato del proprio
completo. «Ah!
Porta via quelle lame demoniache» ordinò, indicando i vari
pugnali
rimasti nell'aula. «Distruggile.»
Squee
lo guardò incredulo. «Distruggerle? Ma potrebbero tornare
utili!»
«Basta
uccisioni! Io sono un punitore, voi siete i miei sottoposti.
Questo
inutile vortice di morte deve finire!» ruggì, ripensando ai
fratelli caduti in quella guerra intestina.
«Questo
posto fa proprio schifo!» protestò Four, tenendo la mano di
Lucifer, che cercava di divincolarsi da quel contatto
molesto.
Gli
zabanyya non avevano mai avuto un nome proprio ed erano
tutti così
simili tra di loro che per riconoscerli il Diavolo aveva
affibbiato
loro dei numeri, applicando degli adesivi numerati sui loro
vestiti
tradizionali.
«Già»
le fece eco Six, prima di estrarre l'indice affondato nella
narice e
pulirlo contro i pantaloni del fratellone.
«Ehk!»
Lucifer protestò disgustato e cercò di allontanare i piccoli
monelli. «Dovete proprio starmi così attaccati?» domandò,
proseguendo lungo il corridoio. Era la prima volta che
faceva uscire
delle anime da una delle celle, ma sembrava che anche i
demoni
fossero in grado di farlo. I suoi molesti fratelli
infeltriti avevano
scoperto che Michael Simmons non era più in quella cella.
Gli
avevano anche detto che c'erano altre anime umane in
quell'unica
stanza.
I
demoni avevano quindi imparato a contenere più anime in
un'unica
cella, in modo che i ricordi di tutte quelle anime creassero
un
complicato incastro di sovrapposizioni, rendendo difficile
trovare i
rivoltosi. Ecco perché non torturavano Michael, serviva loro
per
sfuggire alle intenzioni del Diavolo, e non era il solo
umano usato a
quello scopo.
D'improvviso,
Eleven lo abbracciò alle spalle, stringendogli le braccia
attorno al
collo e aggrappandosi a lui come un koala, Four riguadagnò
la sua mano e Six gli si attaccò alla gamba.
«Per
l'amor di Papà!» protestò, scollandoseli di dosso
nell'ilarità
dei minori. «Non statemi così appiccicati, insomma!»
«Ma
Jana dice che ti piace avere gente appiccicata addosso!»
obiettò
Eleven, camminando all'indietro, davanti a lui.
«Jana?»
chiese perplesso.
«L'hostess!»
«Ah!
Jana! È finita qua... poveretta» comprese infine Lucifer,
ricordando come l'assistente di volo
avesse interrotte il suo primo momento con Chloe, prima di
restare
uccisa. «Be'»
esordì, sottraendo la mano al tentativo di presa da parte di
Four. «Mi piace se si tratta di affascinanti donne e non
dell'inquietante fusione di Tutti Assieme Appassionatamente
e Il
Villaggio dei Dannati» obiettò con un sorriso teso.
«Di
qua!» intervenne Six, indicando il corridoio laterale.
«Finalmente...»
Lucifer svoltò l'angolo e si fermò con espressione
perplessa,
guardando il manichino sul quale faceva bella mostra di sé
un
elegante completo di Prada. Attorno a esso vi erano gli
altri piccoli
teppisti biondi.
«Cosa
significa?» chiese sospettoso.
«Sei
il Diavolo! Non puoi mica andare in giro conciato come Adamo
dopo la
cacciata dal Paradiso Terrestre!» obiettò Ten.
Lucifer
abbassò lo sguardo sul proprio vestiario e sollevò le
sopracciglia
per un istante. «Vero... ma questo da dove arriva?»
Tutti
i bambini alzarono la mano all'unisono.
«Io
ho fatto la giacca!»
«Io
il fazzoletto da taschino!»
«Io
i gemelli per i polsini!»
Fu
un susseguirsi di rivendicazioni che lasciarono il Diavolo
interdetto.
Lucifer
li additò con prudenza, muovendo gli indici sui vati mini
angeli
attorno a lui. «Aspettate... In che senso li avete fatti?»
I
bambini si guardarono incerti. «Fatti» sottolineò Twelve,
schioccando le dita. Sul palmo della mano libera gli
comparve una
fiasca di metallo, finemente decorata a bulino.
Seventen
la prese tra le mani e la stappò, mentre Eight unì i palmi
sopra
l'imboccatura e si concentrò per un istante. Un liquido
ambrato
sgorgò dalle sue mani, finendo dentro al contenitore.
Poco
dopo, One consegnò la fiasca a Lucifer, il quale la stappò e
ne
odorò il contenuto. «Non è... urina di angelo, vero?
Dall'odore
non direi...»
Two
lo fissò divertito. «Siamo anime, fantasmi... non possiamo
fare
pipì.»
«O
sudare» commentò Fourten.
«O
sputarci dentro! Non avere un corpo fa schifo!» intervenne
Four.
«È
il nostro potere» spiegò Seven.
Avere
tutte quelle persone attorno che gli parlavano era strano.
Di solito
gli piacevano le orge, ma gli sembrava di essere tornato in
quella
scuola privata con Trixie. «Credevo il vostro potere fosse
la
velocità...»
Diversi
bambini si strinsero nelle spalle. «Be', essere veloci è
figo!»
«Voi...
siete in grado di creare... cioè... avete il potere di
Papà?»
Gli
zabanyya lo guardarono come se avesse bestemmiato. «No!»
rispose
Nine. «Possiamo creare solo oggetti inanimati e non troppo
complicati...»
Lucifer
ridacchiò e gli mosse l'indice sotto il naso. «No, no, no,
tu non
me la racconti giusta. Non vi ho mai visto creare nulla in
Paradiso!»
Nineten
incrociò le braccia la petto. «Sul serio? Samael, tu ci
evitavi
come la peste quando eravamo in Paradiso!»
«E
non ci sei nemmeno rimasto per molto» aggiunse la sorella.
«Comunque»
riprese Nineten, «in Paradiso non era divertente creare
qualcosa,
c'era già tutto!»
«A
parte un Gundam» commentò Sixten.
«Vero,
ma quello non saremmo in grado di crearlo...» rispose
Nineten,
riportando poi lo sguardo su Lucifer. «Allora? Non ti
piacciono i
nostri regali? Insomma, tu ci fai giocare a questa caccia al
demone e
ci sembrava il minimo contraccambiare!»
Il
Diavolo bevve un sorso di alcolico e alzò le sopracciglia
stupito.
«Non male...» mormorò riferendosi al distillato, per poi
portare
lo sguardo sul manichino e sorridere tagliente. «È ora di
cambiarsi
per la festa.»
Insoliti
alleati per il nostro Diavolo che detesta i bambini, ma al
momento ogni aiuto gli serve. In questo capitolo vengono
citati molti film o anime del passato. Tutti assieme
appassionatamente, film disney che penso tutti conoscano.
Il villaggio dei dannati, film horror basato su un
racconto di Stephen King, dove c'erano tutti questi
bambini con il caschetto biondo, decisamente inquietanti.
Gundam, nello specifico il primo, l'RX78, un mecha, ovvero
un robottone pilotato da un uomo. Si tratta di un anime di
quando era bambina, e ne hanno realizzato un modello
dimensioni reali che si muove per davvero per le olimpiadi
di Tokyo 2020, sfortuntamente rimandate causa
Covid.
Grazie
a tutti i lettori.
Se la storia vi piace, per cortesia, mettetela nei
preferiti/seguiti/ricordati per darle visibilità.
Per chi fosse
interessato, può passare a trovarmi presso il mio gruppo
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Daniela
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