Nick
Autore: Shizue
Asahi
Titolo:
Lei...
Titolo canzone scelta: Lei
Personaggi: Tsunade, Jiraya
Genere: Romantico, Introspettivo.
Rating: verde
Avvertimenti: song-fic
NdA (facoltative): lo so, fa schifo ed è pieno di
errori di battitura, ma
non ce la faccio a rileggere, ho due occhi così gonfi che
sembro uno dei rospi
di Jiraya xD la ff tratta un po’ del rapporto tra Jiraya e
Tsunade, ma cmq è un
gran casino….perdono ^.^ fic corretta e aggiunta parte mancante ^*^
Lei il viso
che non
scorderai
L’orgoglio ed il coraggio lei
Come un tesoro l’oro dentro gli occhi suoi
Lei l'estate che ricanterai
il giorno che ricorderai
e mille cose che non sai
che può insegnarti solo lei
Supina
la donna se ne stava
seduta sulla poltrona del suo studio, gli occhi chiusi, il viso
rilassato e le
labbra dischiuse quel tanto che bastava per permetterle un respiro
lento e
regolare.
Appollaiato
sulla finestra
Jiraya la osservava rapito, beandosi del movimento ritmico del petto.
Quello
era una dei pochi
momenti in cui il carattere esuberante e mascolino della donna si
quieta, e
Jiraya adorava guardarla dormire, anche se era consapevole del fatto
che se
l’avesse scoperto probabilmente non se la sarebbe cavata
tanto a buon mercato…
Le
labbra della ninja
medico si tesero e l’uomo pensò di essere stato
beccato, ma subito dopo esse si
rilassarono e il Sennin tirò un sospiro di
sollievo…
Ricordava
ancora la prima
volta che l’aveva vista, non dovevano avere più di
undici anni e frequentavano
l’ultimo anno di accademia, già allora ella si
distingueva dagli altri per la
sua forza sovrumana, e ne
rimase colpito
quando la vide pestava uno degli allievi migliori del loro corso
perché le
aveva dato della femminuccia… Jiraya
sogghignò ripensando alla faccia che fece quel
giorno…
Era una mattinata soleggiata e
nel villaggio della
foglia la vita trascorreva serena. Come ogni giorno il piccolo Jiraya
si stava
dirigendo verso l’Accademia Ninja sbadigliando assonnato. La
sera prima aveva
fatto le ore piccole cercando di sbirciare le vicine mentre facevano il
bagno,
anche se era stato scoperto e gliele avevano date di santa ragione. Il
bambino
si portò una mano sul sedere, dove era stato colpito senza
pietà da Yante Sota,
la ragazza che abitava di fianco a lui.
-Maledette donne, saranno la
mia rovina- borbottò
fra se accelerando il passo. In pochi minuti raggiunse
l’ingresso della scuola,
che attraversò senza degnare di uno sguardo. Stava per
infilarsi in classe
quando la sua attenzione fu attirata da un intenso vociferare
proveniente dal
cortile, così fece dietrofront e si diresse verso la fonte
del rumore e,
raggiunta questa la vide: piccola e minuta, i capelli biondi le
ricadevano
scomposti sul viso e alcune ciocche le si erano appiccicati sulla
fronte
sudata, gli occhi ambrati socchiusi e le labbra piene assottigliate in
una
espressione minacciosa, mentre con una mano teneva per il colletto un
ragazzino
che era quasi il doppio di lei e l’altra era sollevata in un
pugno pronto a
colpirlo in piena faccia.
Con espressione basita Jiraya
fissò la ragazzina
dalla forza mostruosa, provando una gran pena per la sua
“vittima”.
Attorno ai due ragazzini che si
stavano azzuffando si
era formata una piccola folla schiamazzante. Jiraya
assottigliò gli occhi e
scorse, sull’altalena, all’ombra di un albero un
bambino da gli occhi
serpentini, e il viso pallido coperto da lunghe ciocche di fili neri:
Orochimaru.
Il piccolo Sennin rabbrividì, e fece passare
lo sguardo da Tsunade al bambino.
- Spero di finire in squadra
con lei, ma non con
quello là, mi fa venire i brividi.- sentenziò
Jiraya con una smorfia di
disgusto immaginandosi lui ed Orochimaru in squadra insieme.
lei la tua
ragione il
tuo perché
il centro del tuo vivere
la luce di un mattino che,
che non perderai lei lo
specchio dove tornerai
dove ti riconoscerai
semplicemente come sei, uguale a lei.
Tsunade
mugugnò qualcosa di
indistinto riportando Jiraya alla realtà. L’uomo
guardò di sottecchio la
compagna non riuscendo a trattenersi dal sorridere notando che questa
aveva
spostato un po’ la testa che di conseguenza si era messa ad oscillare leggermente
verso destra.
Certo,
non era la prima
volta che la spiava
dormire appisolata
qua e là, ma ogni volta si sorprendeva nel vederla assumere
posizioni buffe e
alle volte un po’ imbarazzanti, Orochimaru diceva che quelli
erano gli unici
momenti in cui si mostrava debole e, per quanto all’eremita
la cosa desse
fastidio, concordava con lui…
Da
quando la conosce Jiraya
l’ha sempre vista come un punto di riferimento, da bambini
era lei che teneva
unito il loro Team, se non ci fosse stata lei probabilmente lui ed
Orochimaru
si sarebbero scannati, lo disse anche il maestro Sarutobi dopo uno dei
loro
allenamenti.
Era un tiepido giorno di
maggio, il sole stava
lentamente cedendo il posto alla luna e gli abitanti di Konoha stavano
rientrando nelle rispettive abitazione dove li aspettavano un piatto
caldo ed
un comodo lette, ma non proprio tutti, infatti nei campi di
allenamento, poco
fuori le porte del villaggio tre ragazzini ed un uomo di mezza
età continuavano
i loro allenamenti come se nulla fosse.
Con occhio attento il maestro
osservava i suoi
allievi esercitarsi nel combattimento corpo a corpo, spiegando loro, di
tanto
in tanto, le posizioni migliori o correggendoli quando sbagliavano
qualche
movimento.
Di fianco all’uomo vi
era Tsunade che guardava di
sottecchio i due compagni cercando di non perdersi neanche il
più piccolo
particolare. La ragazzina sbuffò quando, per
l’ennesima volta il jonin riprese
Jiraya per essersi distratto dando ad Orochimaru
l’opportunità di colpirlo.
- E’ un caso perso!-
borbottò fra se la biondina
facendo sorridere l’uomo al suo fianco.
- Tu dici? Secondo me sta
migliorando.- affermò
sicuro per poi riportare l’attenzione sui due allievi.
Tsunade gli rivolse uno sguardo
obliquo, per poi
aggiungere – Se lo dice lei maestro.- e riprese ad osservare
anche lei i
compagni di squadra.
Dopo quasi dieci minuti il
maestro Sarutobi si alzò
dal tronco sul quale era seduto con la sua allieva.
- Si sta facendo tardi,
andiamo- sentenziò e di malavoglia
i due ragazzini smisero di combattere. In realtà se le
stavano dando di santa
ragione con la scusa dell’allenamento, cosa che non era
sfuggita a Tsunade e
con tutta probabilità neanche al maestro.
I ninja si avviarono verso il
villaggio, Tsunade era
rimasta un po’ indietro e guardava truce Jiraya ed Orochimaru
che
battibeccavano, o meglio, Jiraya che litigava con Orochimaru, mentre
questo gli
rispondeva a monosillabi. Il jonin era qualche passo più
avanti dei tre
ragazzini e faceva finta di non sentirli.
Stavano quasi per uscire dal
boschetto che
circondava Konoha, le cui macchie (le
macchie sono quelle distese erbose che si trovano nei boschi NmA) erano adibite a campi d’addestramento,
quando la situazione degenerò: Orochimaru, dopo
l’ennesima frecciatina di
Jiraya aveva mormorato qualcosa a voce così bassa che
sarebbe stato quasi
impossibile udire se non con l’orecchio attaccato alle sue
labbra, ma per
qualche misterioso motivo Jiraya aveva sentito lo stesso; con un movimento secco del
collo si era
girato verso Tsunade diventato rosso come un peperone, per poi
avventarsi sul
compagno.
I due cominciarono a rotolarsi
sull’erba cercando di
colpirsi con pugni, calci e anche qualche morso, il tutto sotto gli occhi della
ragazzina e dell’uomo,
che le rivolse uno sguardo interrogativo e che per tutta risposta
ottenne
un’alzata di spalle.
Indispettita Tsunade
fulminò i compagni con un’occhiataccia,
che di solito li faceva smettere subito di litigare, ma i due erano
troppo
occupati ad azzuffarsi per prestarle attenzione.
La ninja assottigliò
pericolosamente gli occhi e con
passo deciso si avvicinò ai due ragazzino, che impegnati
com’erano non si
accorsero di nulla fino a quando non si sentirono strattonare con forza.
-Ehi! Ma…- fece
Jiraya che, come Orochimaru era
stato alzato di qualche centimetro da terra per poi essere lasciato in
malo
modo atterrando dolorosamente sul didietro.
-Voi due…-
sibilò minacciosa Tsunade assottigliando
gli occhi dorati facendo disperdere il rossore che poco prima si era
propagato
sulle guance paffute di Jiraya, e persino Orochimaru divenne ancora
più pallido
di quello che era. Precisi e spietati due pugni colpirono le teste dei
ragazzini.
-Non cambierete mai!-
affermò serafica prima di
voltar loro le spalle e dirigersi a grandi falcate verso il villaggio.
-Maledetta strega!-
borbottò Jiraya massaggiandosi
la testa, una volta che fu sicuro che la compagna fosse abbastanza
lontana da
non sentirlo
Il maestro fissò per
qualche minuto gli allievi per
poi scoppiare in una fragorosa risata.
-Se non ci fosse Tsunade voi
due vi scannereste.-
affermò sicuro per poi seguire l’allieva.
Jiraya si imbronciò
e fissò irritato Orochimaru e il
maestro Sarutobi.
-Già, che bisogno
c’è di scannarci fra noi se ci
pensa quella brutta strega?!- farfugliò indispettito andando
dietro al maestro
per dirgliene quattro…
lei regala i
suoi sorrisi senza mai
svelare al mondo quando non ne ha
privando il suo dolore libertà,
lei forse è l'amore che non ha pietà
che ti arricchisce con la povertà
di un gesto semplice che eternità
Sotto
le palpebre della
donna le pupille guizzarono veloci, segno che stava sognando. Un
sorriso le
increspò le labbra rosee e a Jiraya ritornò in
mente quel giorno…
Era una fredda sera di
metà gennaio, e le strade
innevate di Konoha erano vuote, fatta eccezione per due ragazzi che, a
passo
spedito si dirigevano verso il palazzo dell’Hokage, la
massima autorità della
Foglia.
Tsunade e Jiraya procedevano
veloci, fianco a
fianco, in silenzio. Lei teneva il capo chino mentre sulle guance i
segni ormai
secchi delle lacrime risplendevano alla luce dei lampioni che
illuminavano le
vie del villaggio.
-Lo riporterò
indietro! La prossima volta ce la
farò!- affermò l’eremita con voce
flebile.
Tsunade puntò i
piedi bloccandosi di colpo. Jiraya
avanzò ancora di qualche passo per poi fermarsi e girarsi
verso la ragazza che
lo fulminò con una occhiataccia.
Fulminea come sempre la ninja
scattò e colpì il
compagno con un forte pugno che gli fece perdere l’equilibrio
facendolo cadere
per terra.
-Stupido!- asserì
saccata per poi voltargli le
spalle e riprendere a camminare sotto lo sguardo stupito di Jiraya.
Accigliato il ragazzo si rimise
in piedi e accelerò
il passo per raggiungere la compagna che procedeva spedita a passo si
marcia.
Quando Jiraya fu di nuovo al
suo fianco le mise una
mano sulla spalla per richiamare la sua attenzione, ma ricevette in
cambio un
altro pugno che lo colpì di striscio ad un fianco.
Sbuffando le afferrò
il polso costringendola a
girarsi, con non poche difficoltà.
Teneva la testa china e lo
sguardo puntato a terra
per evitare di incrociare il suo sguardo.
-Tsunade.- la chiamò
lui inutilmente, allora
spazientito le portò un dito sotto al mento e con una lieve
pressione le fece
alzare il viso. Il nero degli occhi di lui incontrò
l’oro di quelli di lei
lucidi e velati di lacrime.
L’espressione
indispettita della ragazza scomparve
dal suo volto quando vide quella preoccupata del ragazzo.
Con delicatezza
portò una mano sulla guancia di lui,
poi si sollevò sulle punte dei piedi e lentamente
poggiò le sue labbra su
quelle dell’Eremita dei Rospi.
-Sei uno stupido cocciuto!
Siete sempre stati due
cocciuti.- soffiò sulle labbra di Jiraya che la
guardò scombussolato.
Piano la ninja si
allontanò dal compagno mentre le
labbra le si increspavano in un sorriso triste e allo stesso tempo
dolce.
Orochimaru se ne era andato, ma
lui era rimasto.
Rumore
di passi, poi la
porta dello studio dell’Hokage si spalancò.
-Tsunade-sam!-
la voce
acuta di Shizue ridestò la donna che leggermente intontita
si guardò intorno
scorgendo fuori dalla finestra una sagoma a lei ben nota.
Ignorando
i rimproveri
dell’allieva si alzò come una furia dalla poltrona
sulla quale era comodamente
seduta e, brandendo l’enorme fermacarte in marmo sul quale
era scritto con una
grafia sottile il suo nome, si avvicinò a grandi falcate
alla finestra e una
volta vicina a questa cominciò a sbraitare:
-Jiraya!!!Porco!!!!
CHE
STAI FACENDO?!- inviperita la donna tentò di colpire il
Sennin con un gancio,
ma l’uomo fu abbastanza veloce da allontanarsi dalla sua
portata.
La
ninja assottigliò gli
occhi con fare minaccioso, prima di lanciargli contro il fermacarte che
lo
colpì in piena fronte facendogli perdere
l’equilibrio e di conseguenza
facendolo cadere dal tetto del palazzo dell’Hokage (per sua
fortuna lo studio
di Tsunade si trova al primo piano).
Con
uno scatto nervoso la
donna chiuse i battenti della finestra, per poi mettersi ad urlare
contro la
povera Shizune.
Sdraiato
a terra Jiraya
sogghignò tastandosi il bernoccolo sulla fronte. Adesso la
riconosceva, quella
era Tsunade: esuberante, nervosa e soprattutto manesca. E per quanto
fosse
esuberante, nervosa e manesca per lui lei era perfetta.
lei....lei.....lei.....
Nota Autore:
ho
corretto la ff notando
che gli mancava un pezzo =_____________= MALEDETTO PC!!!!!!!
è____________é
adesso si dovrebbe capire
meglio.
Ringrazio
ValeHina per aver
recensito ^^ e MiCin per aver messo la ff
nei preferiti *.*