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Autore: Shizue Asahi    19/08/2009    2 recensioni
{5^ classificata al Contest:"Song-fic...Naruto e la Pausini" indetto da krikke}
Quello era una dei pochi momenti in cui il carattere esuberante e mascolino della donna si quieta, e Jiraya adorava guardarla mentre...
si alzò come una furia dalla poltrona sulla quale era comodamente seduta e, brandendo l’enorme fermacarte in marmo sul quale era scritto con una grafia sottile il suo nome, si avvicinò a grandi falcate alla finestra e una volta vicina a cominciò a sbraitare: -Jiraya!!!Porco!!!! CHE STAI FACENDO?!-
Spero vi piaccia e che abbiate il buon cuore di lasciare una rece^^
[JirayaTsunade centric]
{Fic modificata e corretta ^^}
Genere: Romantico, Song-fic, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jiraya, Tsunade
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nick Autore: Shizue Asahi
Titolo: Lei...
Titolo canzone scelta:
Lei
Personaggi:
Tsunade, Jiraya
Genere:
Romantico, Introspettivo.
Rating:
verde
Avvertimenti:
song-fic
NdA (facoltative):
lo so, fa schifo ed è pieno di errori di battitura, ma non ce la faccio a rileggere, ho due occhi così gonfi che sembro uno dei rospi di Jiraya xD la ff tratta un po’ del rapporto tra Jiraya e Tsunade, ma cmq è un gran casino….perdono ^.^ fic corretta e aggiunta parte  mancante ^*^

 

 

 

 

Lei il viso che non scorderai
L’orgoglio ed il coraggio lei
Come un tesoro l’oro dentro gli occhi suoi
Lei l'estate che ricanterai
il giorno che ricorderai
e mille cose che non sai
che può insegnarti solo lei


Supina la donna se ne stava seduta sulla poltrona del suo studio, gli occhi chiusi, il viso rilassato e le labbra dischiuse quel tanto che bastava per permetterle un respiro lento e regolare.

Appollaiato sulla finestra Jiraya la osservava rapito, beandosi del movimento ritmico del petto.

Quello era una dei pochi momenti in cui il carattere esuberante e mascolino della donna si quieta, e Jiraya adorava guardarla dormire, anche se era consapevole del fatto che se l’avesse scoperto probabilmente non se la sarebbe cavata tanto a buon mercato…

Le labbra della ninja medico si tesero e l’uomo pensò di essere stato beccato, ma subito dopo esse si rilassarono e il Sennin tirò un sospiro di sollievo…

Ricordava ancora la prima volta che l’aveva vista, non dovevano avere più di undici anni e frequentavano l’ultimo anno di accademia, già allora ella si distingueva dagli altri per la sua forza sovrumana, e  ne rimase colpito quando la vide pestava uno degli allievi migliori del loro corso perché le aveva dato della femminuccia… Jiraya sogghignò ripensando alla faccia che fece quel giorno…

 

Era una mattinata soleggiata e nel villaggio della foglia la vita trascorreva serena. Come ogni giorno il piccolo Jiraya si stava dirigendo verso l’Accademia Ninja sbadigliando assonnato. La sera prima aveva fatto le ore piccole cercando di sbirciare le vicine mentre facevano il bagno, anche se era stato scoperto e gliele avevano date di santa ragione. Il bambino si portò una mano sul sedere, dove era stato colpito senza pietà da Yante Sota, la ragazza che abitava di fianco a lui.

-Maledette donne, saranno la mia rovina- borbottò fra se accelerando il passo. In pochi minuti raggiunse l’ingresso della scuola, che attraversò senza degnare di uno sguardo. Stava per infilarsi in classe quando la sua attenzione fu attirata da un intenso vociferare proveniente dal cortile, così fece dietrofront e si diresse verso la fonte del rumore e, raggiunta questa la vide: piccola e minuta, i capelli biondi le ricadevano scomposti sul viso e alcune ciocche le si erano appiccicati sulla fronte sudata, gli occhi ambrati socchiusi e le labbra piene assottigliate in una espressione minacciosa, mentre con una mano teneva per il colletto un ragazzino che era quasi il doppio di lei e l’altra era sollevata in un pugno pronto a colpirlo in piena faccia.

Con espressione basita Jiraya fissò la ragazzina dalla forza mostruosa, provando una gran pena per la sua “vittima”.

Attorno ai due ragazzini che si stavano azzuffando si era formata una piccola folla schiamazzante. Jiraya assottigliò gli occhi e scorse, sull’altalena, all’ombra di un albero un bambino da gli occhi serpentini, e il viso pallido coperto da lunghe ciocche di fili neri: Orochimaru. Il piccolo Sennin rabbrividì, e fece passare  lo sguardo da Tsunade al bambino.

- Spero di finire in squadra con lei, ma non con quello là, mi fa venire i brividi.- sentenziò Jiraya con una smorfia di disgusto immaginandosi lui ed Orochimaru in squadra insieme.

 

 

 

 

lei la tua ragione il tuo perché
il centro del tuo vivere
la luce di un mattino che,
che non perderai lei lo
specchio dove tornerai
dove ti riconoscerai
semplicemente come sei, uguale a lei.



Tsunade mugugnò qualcosa di indistinto riportando Jiraya alla realtà. L’uomo guardò di sottecchio la compagna non riuscendo a trattenersi dal sorridere notando che questa aveva spostato un po’ la testa che di conseguenza si era messa ad  oscillare leggermente verso destra.

Certo, non era la prima volta che la  spiava dormire appisolata qua e là, ma ogni volta si sorprendeva nel vederla assumere posizioni buffe e alle volte un po’ imbarazzanti, Orochimaru diceva che quelli erano gli unici momenti in cui si mostrava debole e, per quanto all’eremita la cosa desse fastidio, concordava con lui…

Da quando la conosce Jiraya l’ha sempre vista come un punto di riferimento, da bambini era lei che teneva unito il loro Team, se non ci fosse stata lei probabilmente lui ed Orochimaru si sarebbero scannati, lo disse anche il maestro Sarutobi dopo uno dei loro allenamenti.

 

Era un tiepido giorno di maggio, il sole stava lentamente cedendo il posto alla luna e gli abitanti di Konoha stavano rientrando nelle rispettive abitazione dove li aspettavano un piatto caldo ed un comodo lette, ma non proprio tutti, infatti nei campi di allenamento, poco fuori le porte del villaggio tre ragazzini ed un uomo di mezza età continuavano i loro allenamenti come se nulla fosse.

Con occhio attento il maestro osservava i suoi allievi esercitarsi nel combattimento corpo a corpo, spiegando loro, di tanto in tanto, le posizioni migliori o correggendoli quando sbagliavano qualche movimento.

Di fianco all’uomo vi era Tsunade che guardava di sottecchio i due compagni cercando di non perdersi neanche il più piccolo particolare. La ragazzina sbuffò quando, per l’ennesima volta il jonin riprese Jiraya per essersi distratto dando ad Orochimaru l’opportunità di colpirlo.

- E’ un caso perso!- borbottò fra se la biondina facendo sorridere l’uomo al suo fianco.

- Tu dici? Secondo me sta migliorando.- affermò sicuro per poi riportare l’attenzione sui due allievi.

Tsunade gli rivolse uno sguardo obliquo, per poi aggiungere – Se lo dice lei maestro.- e riprese ad osservare anche lei i compagni di squadra.

Dopo quasi dieci minuti il maestro Sarutobi si alzò dal tronco sul quale era seduto con la sua allieva.

- Si sta facendo tardi, andiamo- sentenziò e di malavoglia i due ragazzini smisero di combattere. In realtà se le stavano dando di santa ragione con la scusa dell’allenamento, cosa che non era sfuggita a Tsunade e con tutta probabilità neanche al maestro.

I ninja si avviarono verso il villaggio, Tsunade era rimasta un po’ indietro e guardava truce Jiraya ed Orochimaru che battibeccavano, o meglio, Jiraya che litigava con Orochimaru, mentre questo gli rispondeva a monosillabi. Il jonin era qualche passo più avanti dei tre ragazzini e faceva finta di non sentirli.

Stavano quasi per uscire dal boschetto che circondava Konoha, le cui macchie (le macchie sono quelle distese erbose che si trovano nei boschi NmA) erano adibite a campi d’addestramento, quando la situazione degenerò: Orochimaru, dopo l’ennesima frecciatina di Jiraya aveva mormorato qualcosa a voce così bassa che sarebbe stato quasi impossibile udire se non con l’orecchio attaccato alle sue labbra, ma per qualche misterioso motivo Jiraya aveva sentito lo stesso;  con un movimento secco del collo si era girato verso Tsunade diventato rosso come un peperone, per poi avventarsi sul compagno.

I due cominciarono a rotolarsi sull’erba cercando di colpirsi con pugni, calci e anche qualche morso, il tutto  sotto gli occhi della ragazzina e dell’uomo, che le rivolse uno sguardo interrogativo e che per tutta risposta ottenne un’alzata di spalle.

Indispettita Tsunade fulminò i compagni con un’occhiataccia, che di solito li faceva smettere subito di litigare, ma i due erano troppo occupati ad azzuffarsi per prestarle attenzione.

La ninja assottigliò pericolosamente gli occhi e con passo deciso si avvicinò ai due ragazzino, che impegnati com’erano non si accorsero di nulla fino a quando non si sentirono strattonare con forza.

-Ehi! Ma…- fece Jiraya che, come Orochimaru era stato alzato di qualche centimetro da terra per poi essere lasciato in malo modo atterrando dolorosamente sul didietro.

-Voi due…- sibilò minacciosa Tsunade assottigliando gli occhi dorati facendo disperdere il rossore che poco prima si era propagato sulle guance paffute di Jiraya, e persino Orochimaru divenne ancora più pallido di quello che era. Precisi e spietati due pugni colpirono le teste dei ragazzini.

-Non cambierete mai!- affermò serafica prima di voltar loro le spalle e dirigersi a grandi falcate verso il villaggio.

-Maledetta strega!- borbottò Jiraya massaggiandosi la testa, una volta che fu sicuro che la compagna fosse abbastanza lontana da non sentirlo

Il maestro fissò per qualche minuto gli allievi  per poi scoppiare in una fragorosa risata.

-Se non ci fosse Tsunade voi due vi scannereste.- affermò sicuro per poi seguire l’allieva.

Jiraya si imbronciò e fissò irritato Orochimaru e il maestro Sarutobi.

-Già, che bisogno c’è di scannarci fra noi se ci pensa quella brutta strega?!- farfugliò indispettito andando dietro al maestro per dirgliene quattro…   



lei regala i suoi sorrisi senza mai
svelare al mondo quando non ne ha
privando il suo dolore libertà,
lei forse è l'amore che non ha pietà
che ti arricchisce con la povertà
di un gesto semplice che eternità


Sotto le palpebre della donna le pupille guizzarono veloci, segno che stava sognando. Un sorriso le increspò le labbra rosee e a Jiraya ritornò in mente quel giorno…

 

Era una fredda sera di metà gennaio, e le strade innevate di Konoha erano vuote, fatta eccezione per due ragazzi che, a passo spedito si dirigevano verso il palazzo dell’Hokage, la massima autorità della Foglia.

Tsunade e Jiraya procedevano veloci, fianco a fianco, in silenzio. Lei teneva il capo chino mentre sulle guance i segni ormai secchi delle lacrime risplendevano alla luce dei lampioni che illuminavano le vie del villaggio.

-Lo riporterò indietro! La prossima volta ce la farò!- affermò l’eremita con voce flebile.

Tsunade puntò i piedi bloccandosi di colpo. Jiraya avanzò ancora di qualche passo per poi fermarsi e girarsi verso la ragazza che lo fulminò con una occhiataccia.

Fulminea come sempre la ninja scattò e colpì il compagno con un forte pugno che gli fece perdere l’equilibrio facendolo cadere per terra.

-Stupido!- asserì saccata per poi voltargli le spalle e riprendere a camminare sotto lo sguardo stupito di Jiraya.

Accigliato il ragazzo si rimise in piedi e accelerò il passo per raggiungere la compagna che procedeva spedita a passo si marcia.

Quando Jiraya fu di nuovo al suo fianco le mise una mano sulla spalla per richiamare la sua attenzione, ma ricevette in cambio un altro pugno che lo colpì di striscio ad un fianco.

Sbuffando le afferrò il polso costringendola a girarsi, con non poche difficoltà.

Teneva la testa china e lo sguardo puntato a terra per evitare di incrociare il suo sguardo.

-Tsunade.- la chiamò lui inutilmente, allora spazientito le portò un dito sotto al mento e con una lieve pressione le fece alzare il viso. Il nero degli occhi di lui incontrò l’oro di quelli di lei lucidi e velati di lacrime.

L’espressione indispettita della ragazza scomparve dal suo volto quando vide quella preoccupata del ragazzo.

Con delicatezza portò una mano sulla guancia di lui, poi si sollevò sulle punte dei piedi e lentamente poggiò le sue labbra su quelle dell’Eremita dei Rospi.

-Sei uno stupido cocciuto! Siete sempre stati due cocciuti.- soffiò sulle labbra di Jiraya che la guardò scombussolato.

Piano la ninja si allontanò dal compagno mentre le labbra le si increspavano in un sorriso triste e allo stesso tempo dolce.

Orochimaru se ne era andato, ma lui era rimasto.

 

 

Rumore di passi, poi la porta dello studio dell’Hokage si spalancò.

-Tsunade-sam!- la voce acuta di Shizue ridestò la donna che leggermente intontita si guardò intorno scorgendo fuori dalla finestra una sagoma a lei ben nota.

Ignorando i rimproveri dell’allieva si alzò come una furia dalla poltrona sulla quale era comodamente seduta e, brandendo l’enorme fermacarte in marmo sul quale era scritto con una grafia sottile il suo nome, si avvicinò a grandi falcate alla finestra e una volta vicina a questa cominciò a sbraitare:

-Jiraya!!!Porco!!!! CHE STAI FACENDO?!- inviperita la donna tentò di colpire il Sennin con un gancio, ma l’uomo fu abbastanza veloce da allontanarsi dalla sua portata.

La ninja assottigliò gli occhi con fare minaccioso, prima di lanciargli contro il fermacarte che lo colpì in piena fronte facendogli perdere l’equilibrio e di conseguenza facendolo cadere dal tetto del palazzo dell’Hokage (per sua fortuna lo studio di Tsunade si trova al primo piano).

Con uno scatto nervoso la donna chiuse i battenti della finestra, per poi mettersi ad urlare contro la povera Shizune.

Sdraiato a terra Jiraya sogghignò tastandosi il bernoccolo sulla fronte. Adesso la riconosceva, quella era Tsunade: esuberante, nervosa e soprattutto manesca. E per quanto fosse esuberante, nervosa e manesca per lui lei era perfetta.

 

 

 


lei....lei.....lei.....

 

 

 

Nota Autore:

ho corretto la ff notando che gli mancava un pezzo =_____________= MALEDETTO PC!!!!!!! è____________é  adesso si dovrebbe capire meglio.

 

Ringrazio ValeHina per aver recensito ^^ e MiCin per aver messo la ff   nei preferiti *.*

 

 

 

   
 
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