Amenadiel finì a terra e si
rialzò, sputando a terra un grumo di sangue e saliva.
Michael e Samael si rimisero in posizione di difesa, era
come guardare la stessa immagine riflessa in uno specchio.
«Non mi batterete» ringhiò il maggiore.
«Forza, fratello, non avrai paura di perdere» ipotizzò
Michael, sorridendo sornione. Samael rise divertito a quella
battuta, per poi deviare con un movimento elegante il colpo
di Amenadiel. Contemporaneamente, il gemello si abbassò,
stese la gamba sinistra in avanti, bloccando l'avanzata del
piede del fratello maggiore, il quale si sbilanciò. A quel
punto, Samael colpì con forza la nuca di Amenadiel che finì
nuovamente a terra.
«Bravo, Samael. Sei il migliore di tutto il Paradiso!» urlò
Uriel.
Samael si voltò e sorrise. «Grazie, fratellino! Tu, sì, sei
uno che capisce! Io sono il migliore!» esclamò, allargando
le braccia, mentre gli angeli lo applaudivano.
Michael lo guardò, percependo un nodo alla bocca dello
stomaco. Perché applaudivano lui? Se non avessero
collaborato, Amenadiel avrebbe vinto facilmente. Proprio su
quest'ultimo portò le iridi. Si stava rialzando e sembrava
davvero molto arrabbiato. Istintivamente si irrigidì, pronto
a difendere il gemello, ma si fermò. Samael prendeva sempre
il merito di cose che ottenevano assieme.
«Samael!»
Quando questi si voltò, il gancio destro di Amenadiel lo
colpì sotto al mento. L'angelo venne sollevato di più di un
metro e ricadde a terra, pesantemente.
Michael lo guardò girarsi su un fianco, mentre Uriel si
avvicinò ad Amenadiel, mettendogli una mano sulla spalla.
Samael sbuffò e si accasciò a terra, incapace di rialzarsi.
«Lo sapevo!» esclamò il giovane Uriel. «Lo avevo visto che
avresti vinto.»
«Come sempre, Uri. Sono il guerriero più forte!» sentenziò
Amenadiel. La sua non era proprio arroganza, era un dato di
fatto. Nessuno riusciva a batterlo. Ci volevano Michael e
Samael assieme per metterlo in difficoltà.
«Scusa...» disse mestamente
Michael, tamponando il volto tumefatto del gemello. «Non
l'ho visto rialzarsi...»
Samael sorrise. «Non è colpa tua. Amenadiel è forte come un
toro celeste!» Gli diede una pacca amichevole sulla spalla e
si tastò il sopracciglio spaccato. Poi prese la pezza
bagnata dalle mani del gemello e gli tamponò sopra il
labbro, pulendolo dal sangue. «Ci ha conciato per le
feste... e tutto da solo!»
Michael sorrise e annuì. «Sì, faccio ancora fatica a mettere
a fuoco!» rispose divertito.
«Chissà a che gli serve, a Papà, avere un soldato forte come
Amenadiel...» commentò l'altro.
Ogni allegria scomparve dal volto dell'arcangelo. «Credo
faccia parte del suo piano...»
Samael lo guardò perplesso. «Quale piano?»
Michael scosse il capo. «Non lo so. E non credo ce lo
dirà...»
«Di certo non ora... Da quant'è che è si è nascosto per
lavorare all'Uomo?»
Il gemello si strinse nelle spalle. «Abbastanza da fare
arrabbiare Mamma...»
«Vero» disse con tono duro Samael. «Non è giusto!» protestò
poi, alzandosi in piedi. Si voltò verso di lui e gli puntò
il dito contro. «Sai che ti dico, Michael? Nostro Padre sta
sbagliando!»
Michael sgranò gli occhi e si alzò in piedi, guardandosi
attorno. Portò l'indice alle labbra. «Samael, parla piano!»
«No. È troppo tempo che Papà non ci dà le giuste attenzioni,
i nostri fratelli litigano ogni giorno, Mamma è arrabbiata.
Poi questa cosa del Libero Arbitrio a me piace tantissimo,
ma non sei il primo che dice che Papà ha un piano.»
Michael allargò le braccia. «E se anche fosse?»
«Se anche fosse, vorrebbe dire che noi siamo solo pedine per
lui! Create solo per... gioco. Il suo gioco e lui ci muove
come vuole. Ogni giorno che passa ho sempre più prove di
questa cosa e, allora, sai cosa? Si fottesse! Non sarò più
la sua pedina!»
«Oh, dai, Samael, non...»
«No! Non Samael. Quello è il nome che mi ha dato lui. Voglio
un nome mio!»
Michael lo guardò perplesso. «Tipo... Amenadiel?»
L'altro scosse il capo. «No, no... troppi -el in famiglia»
rispose, per poi fermarsi e sorridere. «Ci sono. Da oggi, io
sarò Lucifer! Lucifer Morningstar, visto che Azrael ha detto
che sono bello come la stella del mattino.»
Il gemello lo guardò preoccupato. «Non saprei, Sam...»
All'occhiataccia del fratello si corresse. «Lucifer. Non
pensi che Papà possa arrabbiarsi?»
«Meglio! È proprio quello che voglio. Solo facendogli capire
che ho capito il suo trucco e che non sarò più una sua
pedina, comprenderà il suo sbaglio! Perdona la
ripetizione...»
Michael fece una smorfia. «Lascia perdere. Papà ora è così
preso che non ti ascolterà nemmeno!»
Lucifer sorrise mefistofelicamente. «Oh, mi ascolterà! Farò
così tanto rumore, che sarà costretto a farlo. E tu,
fratello, mi aiuterai!»
Lui lo fissò interdetto, puntandosi il petto con l'indice.
«Io?»
«Vai a parlare con i nostri fratelli che trovi da quella
parte. Io invece andrò da quest'altra parte. Metti loro un
poco di paura sul comportamento di nostro Padre, così che si
convincano ad appoggiarmi.»
«Appoggiarti in cosa?»
Lucifer gli appoggiò le mani sulle spalle. «Sto per dare
inizio a una rivoluzione, Michael! Se sarà necessario,
tirerò giù Papà dal suo trono e lo costringerò a patire
quello che ha fatto provare a noi tutti!»
Michael deglutì. «Vuoi... spodestare... Papà? Dio? Lucifer,
è impossibile! Papà è l'Onnipotente, non lo puoi battere!»
Lui si incupì e annuì. «Hai ragione. Mi serve un'arma... Vai
a rubare la spada fiammeggiante dal suo armadio.»
Michael strabuzzò gli occhi. «Rubare cosa?»
Il gemello gli sorrise sbarazzino e schiuse le candide ali.
«Hai capito benissimo! Sarà divertente!» Volò via e Michael
rimase a fissare il cielo azzurro. Lo stupore lasciò il
posto a un sorriso velenoso.
«Sarà molto divertente...»