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Autore: SilverDoesNotKnow    03/10/2020    0 recensioni
A Salogern tutto è perfetto e niente funziona. La corruzione ai piani alti è all’ordine del giorno. Una persona complicata vive in un presente in cui si tende a semplificare tutto, dove l’arte si sta estinguendo e l’amore è in fin di vita. Per riuscire a tirare avanti ha solo se stessa e qualche spicciolo e lasciarsi cadere nell’abisso sembra ogni giorno l’alternativa più allettante.
Spero che gli insignificanti esseri viventi incazzati con il mondo (o meglio con il genere umano) trovino un po’ di rifugio e conforto, come ho fatto io, tra le righe di questa mia prima avventura.
Buon viaggio
El
Tematiche delicate: omo e transfobia, violenza di genere, accenni di depressione (EFP non ha tag specifici per questi argomenti)
Genere: Introspettivo, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Due voci irrequiete raggiungono la camera attraverso la parete ricoperta da quadri e disegni vari, ognuno racchiuso in una cornice elegantemente rifinita; qualche mobile antico riempie timidamente lo spazio intorno all’ampio letto, mentre pesanti tende di velluto scuro impediscono alla luce di entrare dalla finestra. Una candela profumata brucia sulla cassapanca, saturando l’aria con un aroma fresco e pungente.
I miei polpastrelli accarezzano il copriletto di velluto cercando un appiglio per mettermi seduto, ma il solo spostarmi su un fianco mi provoca dolori pressoché ovunque. Quando ho aperto gli occhi, qualche minuto fa, non avevo idea né del luogo dove mi trovassi né di cosa fosse successo ma dopo un attimo di panico la memoria è tornata come un’onda che si infrange contro uno scoglio e i vari lividi hanno pulsato al ricordo dei pugni e dei calci.
Non conosco la camera in cui mi trovo ma, considerando lo stile decadente con un sottofondo vittoriano, non può essere che la dimora di Valesir; come conferma, vedo la piccola farfalla di carta appoggiata su un tavolino di legno scuro, decorato con delle pietre dure color acquamarina.
Qualcuno nell’altra stanza sta dando di matto raggiungendo dei toni talmente acuti da poter risvegliare i pipistrelli assopiti negli anfratti di questa vecchia casa.
“Tutto questo dramma per qualche livido, non può che essere Arryah la soprano isterica che mi sta facendo aumentare il mal di testa”, penso, e facendo un respiro più profondo degli altri mi ricordo di avere due costole incrinate.
Sento la morbida voce di Valesir velata di preoccupazione mentre cerca di calmare l’altro che probabilmente sta gesticolando come una scimmia a cui hanno rubato il cibo.
Alla fine si decide a spalancare teatralmente la porta mentre Valesir lo trattiene per la manica:
«Fermati, idiota! Deve riposare, non può agitarsi o la situazione potrebbe peggiorare»
«Non osare toccarmi, razza di ibrido! Si caccia sempre nei guai per colpa tua, sai quanto è fragile!», sibila Arryah fulminandolo con uno sguardo.
Valesir fa un passo indietro come se avesse ricevuto un pugno sul naso, volta bruscamente le spalle e si allontana a grandi passi.
«Arryah, sono sveglio», borbotto.
Mi guarda per un attimo con la bocca aperta, un’espressione simile a quella di un pesce che ha appena visto una stella marina ballare il tiptap. Si precipita in ginocchio a fianco del letto afferrandomi la mano mentre sento il suono ovattato degli stivali di Valesir che scendono le scale.
«Oh tesoro, come ti senti? Fa male? Vuoi dell’acqua? Posso cucinarti qualcosa se vuoi. Andrei a comprare delle medicine ma sai quanto quel…»
«Acca, Acca ti prego», lo interrompo, «sta’ zitto e portami un whiskey con ghiaccio.» dico freddamente.
Il ragazzo serra le labbra e si alza con uno sguardo offeso. “Non resterà arrabbiato per più di cinque minuti”, penso chiudendo gli occhi mentre Arryah esce dalla camera.
“Mi chiedo dove sia scappato Valesir, spero solo che non si allontani troppo… Ah, sembro sua madre. Sa difendersi benissimo da solo.”

La sua era una storia complicata, comune e straordinaria allo stesso tempo. Parte della sua famiglia apparteneva a una lunga stirpe di ricchi e nobili vampiri purosangue le cui origini si perdevano nel tempo. Con rami sparsi ovunque nel globo il loro potere era immenso, costruito attraverso l’inganno e la corruzione. Prosciugavano le loro vittime non dal sangue, ma da ogni loro avere fino all’ultimo centesimo. Agli inizi del 1900 cominciarono a perdere prestigio e soldi, cadendo in rovina; fu in quel periodo che nacque Gavin, il padre di Valesir; cresciuto sulla Terra nella follia delle due Guerre Mondiali era appena un adolescente quando la cortina di ferro calò sull’Europa. Sperperò i pochi soldi rimasti alla famiglia per costruire una lussuosa villa piena di velluti e mobili pregiati, che abbandonò dopo pochi anni per inseguire una donna, umana, di cui si era innamorato. I purosangue non si interessarono molto all’accaduto: conoscendo il carattere impetuoso di Gavin, probabilmente si sarebbe bevuto la ragazza dopo essersi ubriacato in un locale. Contro ogni aspettativa la situazione peggiorò ancora: non solo la ragazza, Eva, era ancora in vita, ma stava pure aspettando un bambino.
Dopo questo ulteriore, orrendo affronto Gavin fu cacciato via dai propri genitori e il suo nome cancellato per sempre dagli alberi genealogici. Lasciò la Terra insieme alla ragazza, rifugiandosi in una colonia abbandonata dove nacque Valesir. Per guadagnare soldi i due amanti fuggiaschi si dedicarono al crimine con rapimenti e omicidi su commissione. Solo quando il piccolo superò il suo primo anno di vita si accorsero di cosa avessero generato. Gavin aveva trasformato Eva in una succhiasangue, ma ciò era successo dopo il concepimento. Valesir aveva la carnagione pallida e cadaverica del padre ma non c’era traccia di zanne. Sì, era forte e scattante come un vampiro, ma le sue guance si coloravano di rosa quando rideva. Valesir aveva una scintilla particolare nei suoi occhi scuri, il suo cuore batteva vigorosamente ed era VIVO.
Così fuabbandonato, costretto a vivere per le strade come un gavroche nella Francia rivoluzionaria. Per sua fortuna i suoi antichi parenti avevano perso interesse per la villa del padre così il giovane ibrido tornò sulla Terra e, buttati fuori a calci i drogati dal piano terra, ristrutturò la casa guadagnando i soldi necessari con furti e piccoli lavori onesti.
Ripudiato due volte, la prima quando non era ancora nato, adesso aveva raggiunto un relativo equilibrio anche grazie al mio supporto. Gli scontri con Arryah erano frequenti: lui proveniva da una famiglia agiata della borghesia e fin da piccolo aveva ascoltato le terribili storie di ibridi e mostri raccontate dalla sua balia; non per questo era giustificabile per gli epiteti coloriti che sputava in faccia a Valesir.

Mi sveglio di nuovo non ricordandomi di essere caduto nel sonno. Il mio corpo protesta ma il dolore è quasi sopportabile; mi alzo un po’ tremante e bevo un sorso di liquore che Valesir ha lasciato amorevolmente accanto al letto. Abbassando la bottiglia il mio riflesso mi lancia uno sguardo pungente dallo specchio: ho la guancia destra coperta da un livido violaceo, il labbro spaccato è abbastanza gonfio e sento la camicia appiccicata alle cicatrici sul mio petto ricoperte di sangue coagulato. Per fortuna le costole non sono rotte ma fanno comunque un male infernale.
Pugno tra le scapole.
Calcio sul fianco.
Piede sul petto.
Pugno sul fianco.
Pugno in faccia.
La sequenza si ripete nella mia mente come una cantilena mentre girovago tra le stanze un po’ stordito: sembra non esserci nessuno.
Pugno tra le scapole.
Calcio sul fianco.
Piede sul petto.
Pugno sul fianco.
Pugno in faccia.
Sento che Valesir è vicino, scendo le scale e nell’atrio trovo i due che stanno litigando ferocemente; volano insulti pensanti.
Arryah urla in faccia a Valesir, il quale sembra che stia per tirare fuori il suo coltellino a serramanico; temo che da un momento all’altro si possa giungere allo scontro ma sono ancora troppo debole per dividere due uomini infuriati che si vogliono uccidere. Mi appoggio al corrimano pensando ad una soluzione per evitare altro sangue ma la mia mente è ancora sotto shock, bloccata in un loop di flashback della notte appena passata.
Alla fine succede: Arryah spinge Valesir il quale reagisce violentemente tirandogli un pugno. Il primo riesce a schivarlo abbassandosi ma l’ibrido bastardo, come ama chiamarlo, gli molla una ginocchiata sul naso. Rosso d’ira e di sangue Arryah sferra un calcio dritto sullo stinco del ragazzo e con una spallata lo blocca contro il muro ma la forza superiore di Valesir lo respinge di nuovo in mezzo alla stanza. Non potendo sopportare più questa rissa inutile corro verso di loro mentre si afferrano a vicenda per il bavero della giacca.
«Basta,» urlo, «basta! Cosa cazzo state facendo?!»
Mi impongo tra i due con prepotenza; entrambi sembrano sorpresi, come se non si fossero accorti del mio arrivo. «Siete degli idioti! Mi hanno quasi ammazzato di botte e voi fate a pugni». La mia voce si rompe mentre sento tutto crollare intorno a me. Arryah lancia uno sguardo bruciante a Valesir, poi a me, poi con disprezzo sputa sul pavimento di marmo roseo e dice: «Siete uguali voi due, carne da macello.»
La sua giacca viola che svolazza mentre esce dalla porta è l’ultima immagine che vedrò di lui.
Le lacrime scendono sui miei lividi: tutti i sentimenti negativi, la tensione, la paura e il terrore concentrati in una notte cadono come un macigno sul mio petto e lascio andare tutto cadendo in ginocchio.
“Siamo soli, sono solo, Acca se n’è andato e non tornerà, ha sputato su di me, eravamo amici e mangiavamo insieme, lui mi portava i vestiti di nascosto e io passavo del tempo con lui, ha sputato sul mio piede” penso annegando nella confusione totale. Sento la mente di Valesir cercare la mia: non dice né pensa una singola parola ma è come una specie di calore soffuso che mi circonda.
Piango seduto sul marmo freddo con le braccia di Valesir che lentamente mi avvolgono.
«Mi dispiace.»



Nota dell'autore: un capitolo lungo e complicato, in cui probabilmente sono ancora presenti degli errori che spero mi perdonerete. La storia è quasi giunta al termine, sto lavorando sugli ultimi capitoli. Se volete condividere cosa ne pensate lasciate un piccolo messaggio o recensione, ne sarei molto felice. Grazie per aver seguito questa avventura, buona lettura!

 
   
 
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