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Autore: Meramadia94    03/10/2020    2 recensioni
Deborah è la giovane e competente criminologa del 12th, e per tutta la squadra è come una sorella minore. Una sera però la ragazza scompare nel nulla, vittima di un serial killer. La squadra ingaggia una terribile lotta contro il tempo per salvare la loro consulente da un terribile destino, e nessuno è più determinato del fratello a riportarla a casa e consegnare il suo carnefice nelle mani di Madama Giustizia.
Genere: Angst, Avventura, Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Jackson Hunt, Kate Beckett, Kevin Ryan, Richard Castle
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
Capitoli:
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La mattina dopo era come se non fosse successo niente.
Bambini che andavano a scuola.
Adulti che andavano al lavoro.
Anziani in chiesa.
Anche alla omicidi era tutto normale, per quanto normale e tranquillo potesse essere lavorare alla omicidi. Quel giorno però era tutto tranquillo.
Nessun omicidio, o sospetto che vi fosse una vita spezzata a cui rendere giustizia o una famiglia in attesa di risposte. 
C'erano solo un mucchio di scartoffie da controllare, compilare e firmare. 
- Dovresti chiedere a Deborah di darti una mano.- fece Castle sapendo che la giovane criminologa del distretto, a differenza sua, adorava sbrigare il lavoro d'ufficio. Fece per chiamarla dal suo ufficio ma vide che era vuoto - a proposito, dov'è?- 
- Ieri ha detto che sarebbe arrivata più tardi.- fece Kevin iniziando a scrivere un rapporto alla sua scrivania - un impegno di lavoro dice... secondo me, mi nasconde un fidanzato.- 
Kate sorrise birichinamente.
Ma l'atmosfera scherzosa finì lì. 
Con una telefonata ricevuta dal capitano Gates.
- Hanno appena chiamato dal tribunale.- fece la Gates - La dottoressa Ryan era attesa per un processo e non si è presentata.-
- Ieri sera ha lavorato qui fino a tardi, forse sta ancora dormendo...- fece Kate - provo a chiamarla.- 
E nel dir così compose il numero dell'amica.
- Squilla...- e quando finalmente qualcuno rispose, prima ancora di udire qualunque cosa, Beckett  fece - Debby, è tutto a posto? Non ti sei presentata in tribunale stamatti....- e qui si congelò subito - Ok, mi dica dove si trova e non si muova da lì, ok? Arriviamo subito... perfetto.- 
I tre poliziotti e lo scrittore la guardarono prima con aria sorpresa, poi allarmata.
...
...
...
- Ok...-fece  Esposito  rivolgendosi al senzatetto dopo avergli fatto prendere qualcosa sui quattro caffè ed avergli comprato un panino - ricapitoliamo. Dove hai trovato questo telefono?-
L'uomo fece - Nella cabina. Volevo vedere se qualcuno si era scordato qualche spicciolo o...-
- Senti, non ci occupiamo di barboni che scassinano le cabine per fregarsi gli spiccioli. Voglio solo sapere del telefono.- fece Kevin trattendosi a stento dall'iniziare a scuotere quel poveretto farsi dare le informazioni di cui aveva bisogno. 
- Era lì...- fece l'uomo indicando la cabina telefonica con i vetri rotti, tracce di sangue e circondata da addetti della scientifica e dal nastro giallo con scritto '' crime scene'' - era in buone condizioni, tutto sommato, e ho pensato che magari se lo rivendevo ci guadagnavo i soldi per il pranzo... poi ha iniziato a squillare, ho pensato che fosse il proprietario...- 
Ryan però non ne poteva già più di ascoltare le dichiarazioni che non gli avrebbero detto dove fosse sparita sua sorella e se era ancora in vita. Si diresse a passo svelto verso la cabina che sembrava essere finita nel mezzo di un tornado... poi vide il sangue. 
- E' di Debby....?-  fece Kevin più pallido di un cadavere, notando il sangue nella cabina - Lanie... quel sangue è di Deborah...?- 
- Te lo dico tra un attimo...- fece Lanie prendendo dalla sua borsa una striscia di carta impregnata di anticorpi e un tampone del sangue - qual'è il gruppo sanguigno di tua sorella, me lo sai dire?- 
- 0 Negativo... abbiamo lo stesso gruppo....- fece Ryan sull'orlo di una crisi di nervi. 
- Ok...- poco dopo, la dottoressa Parish comunicò i risultati del test con aria truce - Corrisponde perfettamente.- 
- Oddio no...- fece Ryan iniziando a sentire le gambe che tremavano, iniziando a guardarsi attorno come per cercare punti di riferimento o segni che indicassero che tutto quello che stava vivendo in quel momento fosse solo un brutto incubo. 
Esposito lo tirò subito da parte per allontanarlo da quella che era la scena del crimine. 
- E' suo... il sangue è di Debby... che le hanno fatto...?- 
- Ascolta, calmati.- fece Esposito cercando di rimanere lucido - E' vero, c'è del sangue, ma non c'è n'è tantissimo o abbastanza da far pensare che fosse ferita in maniera grave... e poi pensaci... qualcuno la aggredisce per rubarle  portafoglio e cellulare, la fa fuori e si porta dietro il corpo? Non ha senso...- 
Castle non aveva ancora detto niente. Non voleva dirlo ma non era per niente persuaso che Deborah fosse stata vittima di una rapina finita male. Per un semplice motivo. La sera prima sembrava che su New York si fosse abbattuto il diluvio universale parte seconda, la classica serata da plaid, divano, cioccolata calda ed addormentarsi ascoltando il rumore della pioggia che batteva sulle finestre. Nessuna persona sana di mente avrebbe pensato di fare una passeggiata, così lontano dal proprio quartiere e di attraversare il parco con un tempo del genere. 
Anche Beckett sembrava della sua stessa opinione. 
- Deve averla rapita, forse costretta a seguirlo in qualche modo, poi Debby in qualche modo è riuscita a sfuggirgli, ha cercato di chiedere aiuto...- fece Beckett. 
-... e lui l'ha ripresa mentre cercava di chiamare aiuto con il telefono pubblico... ma aveva il cellulare, perchè...- fece Castle. 
- Forse non aveva credito sufficiente, o era così agitata che non riusciva nemmeno a tenerlo in mano... Dio, Castle mi sento così in colpa... sono stata io l'ultima a parlarle, dovevo dirle di andare a casa, di lasciar perdere...- 
- No ascolta.- fece Castle guardandola negli occhi - Non è colpa tua. Capito? Era premeditato. Mettiamo insieme gli elementi che abbiamo.... Deborah è una ragazza sveglia, una criminologa, la sorella di un poliziotto... non avrebbe mai seguito un estraneo. Quindi...-
- Si conoscevano.- fece Beckett - Debby conosceva chi l'ha rapita, probabilmente pensava di avere un buon rapporto con l'aggressore...-
- Dobbiamo controllare tutti i suoi conoscenti.- conclusero quasi in coro.
E sapevano già da chi cominciare per avere informazioni.
...
...
...
In tutto il distretto e tra le persone che conoscevano Deborah solo due persone potevano dire di conoscerla in ogni dettaglio: e quelle persone erano suo fratello Kevin, ed il suo partner Javier Esposito. Era stato proprio Kevin, alcuni anni prima, a mettere una buona parola con il capitano Montgomery per far si che la sorella potesse effettuare il proprio tirocinio al 12th. In molti, avrebbero potuto vedere ciò come quello che era un atto di nepotismo ma i detective del 12th conoscevano bene la verità. Ryan, seppur fosse oroglioso di sua sorella, non poteva fare a meno di preoccuparsi per lei visto che era la piccola di casa. Averla vicina sul posto di lavoro era il suo modo di proteggerla oltre che un modo di riallacciare i rapporti con lei, visto che era la sorella a cui era più legato e che non vedeva da qualche anno se non per il giorno del ringraziamento, le feste di Natale ed i compleanni.
Ed era bastato quel sorriso cristallino, che aveva chiaramente ereditato dal fratello, per conquistare il cuore di tutte le persone che lavoravano al 12th. Debby o Debs poteva dire di essere l'unica donna con cui Javier Esposito e Castle non ci avessero mai provato.
Esposito era solito ripetere a tutti che Deborah per lui non era una donna, ma la sorella del suo migliore amico e quindi intoccabile. Ideologia che poi anche Castle aveva fatto sua.
- Deborah vi ha parlato di qualcosa che la preoccupava, o avete notato qualcuno che le stava troppo addosso negli ultimi giorni?- chiese Beckett. 
Kevin scosse il capo, con un'espressione sconsolata in volto - No niente... saltiamo i '' preamboli''.... non ha problemi di droga, alcool, gioco d'azzardo e sai meglio di me che nessuno può volerle male.- 
Castle s'intromise - Sì, ma sappiamo anche che è una psicologa che collabora con la polizia... magari ha pestato i piedi a qualcuno e quel qualcuno gliel'ha giurata...- 
- E' una consulente esterna...- fece Esposito - non ha partecipato attivamente a qualche missione pericolosa o a degli arresti.... non so cosa pensare.... non sapevamo nemmeno che stava seguendo un caso per conto suo....- si voltò verso Kevin per avere la conferma o la smentita di ciò che aveva appena detto. Debby non aveva detto a lui di star seguendo un caso per conto suo, ma forse si era confidata con il fratello. Che però pareva essere all'oscuro quanto lui della cosa. 
- Non mi ha detto niente....- fece Kevin - e non capisco perchè non l'abbia fatto.- 
- Forse però qualcuno che lo sa c'è.- fece Castle - se ha effettuato una perizia, significa che in tribunale qualcuno l'ha richiesta....- 
- Chiamo subito tutti i procuratori del Palazzo di Giustizia finchè non ho il nome di chi le ha chiesto di collaborare.... forse lui o lei saprà dirci cosa le è successo....- fece Kevin andando di corsa alla sua scrivania. Era talmente agitato che non riusciva a tenere il mano il telefono.
Esposito gli fu subito vicino.
- Fratello.... la ritroveremo. Non so come, ma la riporteremo a casa.- giurò Esposito. Ed avrebbe mantenuto quella promessa, anche a costo di vendere l'anima al diavolo.
....
....
....
Il procuratore che aveva richiesto la consulenza di Deborah si chiamava Dominick O'Halloran, un giovane sostituto procuratore appena assunto e che stava lavorando ad un caso di violenza sessuale, ai danni di una madre single, stuprata durante quella che era stata la prima pausa dalla sua vita di madre e lavoratrice in quasi due anni e mezzo. La donna si era recata all'inaugurazione di un locale a Soho, invitata da alcuni amici. Il proprietario le aveva proposto un drink  nel privè. Era l'ultima cosa che la vittima ricordava, prima di svegliarsi in un'auto piena di lividi ed abrasioni ed una consistente dose di GHB nel sangue. 
L'avvocato che doveva portare in tribunale il caso aveva poco più di trent'anni, sul metro e settanta, capelli castano-dorati, occhi verdi, vestito elegantemente. 
- Avevo tutto quello che serviva per inchiodare quel bastardo alle sue responsabilità.- fece Dominick - il referto del pronto soccorso, il tossicologico, una versione attendibile...- 
- Però dal fascicolo risulta che lo stupro è avvenuto quasi un anno fa.- fece Ryan - come mai ci avete messo tanto prima di arrivare in tribunale?- 
- La vittima era terrorizzata all'idea di parlare.- fece Dominick - i reati sessuali non sono omicidi, dove salta subito all'occhio da che parte sta il torto. La vita di vittima e carnefice vengono scandagliate, rese di dominio pubblico come quelle dei vip, per creare un ragionevole dubbio... e all'udienza preliminare, l'avvocato della difesa ha tentato di far apparire la vittima come una poco di buono per il fatto che era una donna single con una figlia, facendola passare come un'arrampicatrice intenzionata a sistemarsi e che aveva gridato allo stupro solo per ripicca.- 
- Non se l'è mica bevuta vero?- fece Kevin. 
- Santo cielo, no.- fece Dominick - ma la vittima era sconvolta dopo l'udienza preliminare e parlava già di ritirare le accuse e di rettificare. Aveva bisogno di un supporto.- 
- E visto che Deborah era spesso in tribunale a testimoniare sui casi a cui collabora alla omicidi, ha pensato di chiederle....- 
- Di essere la psicologa della vittima.- fece Dominick - Debby... cioè la dottoressa Ryan, ha passato diverso tempo con la vittima, aiutandola ad accettare ciò che le era successo e a non colpevolizzarsi, e che il primo passo per iniziare il processo di guarigione era guardare chi l'aveva aggredita in faccia e raccontare alla giuria che razza di animale fosse.-
I due poliziotti si guardarono. Solo in quel momento capirono il perchè negli ultimi mesi fosse sempre così esausta e tendente al rifiuto quando organizzavano di uscire tutti assieme: appena staccava dalla omicidi correva a dare il proprio appoggio ad un'anima sfregiata, poi se le avanzavano un paio d'ore cercava di dormire. 
- La aspettavo in tribunale stamattina.- fece Dominick - La vittima non si sentiva a suo agio senza Deborah in aula e le avevo chiesto di venire...solo che non si è presentata. L'ho chiamata al cellulare, a casa, ma non sono riuscito a parlarle. E a quel punto ho chiamato al 12th...- fece Dominick - ma come mai mi chiedete di lei?- 
Kevin fece per parlare, ma riuscì solo ad aprire la bocca come un pesce rosso senza spiccicare un fiato. Sperava che potessero dirgli cosa fosse accaduto a sua sorella, ma non erano certo quelle le risposte che si aspettava di ricevere.
Fu Esposito a rispondere - Deborah è scomparsa ieri notte. Subito dopo essere uscita dal lavoro.- 
Ora toccò al PM sbiancare. 
- Co...co.... cosa....?-  fece Dominick pallido come un lenzuolo - Oddio....- 
- Sa se aveva avuto qualche contrasto con qualcuno che lavorava al caso?- fece Esposito - non so.... forse con l'avvocato della difesa, o qualche perito...- 
Dominck mandò giù un sorso d'acqua prima di rispondere. 
- No... però... ha avuto da ridire con l'imputato.- fece Dominick - non è entrata nei dettagli, ma pare che le avesse offerto una mazzetta per imbeccare la vittima in modo che ritirasse le accuse.- 
- Che figlio di puttana....- rinchiò Esposito. 
- Dov'è questo '' gentiluomo''?- fece Kevin con lo sguardo di chi era pronto a commettere un gesto insano - Come lo trovo?-
- David Ronsom.- fece Dominick - gestisce una catena di locali rinomati. Il giudice gli ha concesso gli arresti domiciliari. E' tornato a casa dopo che ho chiesto un rinvio....- I due poliziotti però erano già spariti.
....
....
....
Quando Debby  si riprese gli sembrava che degli elefanti le avessero ballato in testa. Quando riuscì a mettere a fuoco la vista scoprì di essere in una specie dibaita.
Istintivamente tentò di toccarsi la nuca ma non vi riusci. Era legata per le mani, appesa ad una trave del soffitto.
- Accidenti, la mia povera testa...- cercò di ricostruire gli avvenimenti che l' avevano condotta lì. 
Ricordava di essere salita su un taxi, che alla guida c'era Nigel Malloy e che lo aveva costretta a seguirlo... ricordava di aver tentato di scappare ma di essere stats ripresa quasi subito. 
Si guardò attorno. 
Le sembrava di essere sola. 
Forse sarebbe riuscita a...no.
La fredda lama di un coltello contro la sua gola le fece abbandonare il progetto. 
- Tu provaci.- fece Nigel - e dopo dovrò ripulire tutto dal tuo sangue. E non sarebbe affatto divertente finire tutto così in fretta, non trovi? - 
- Okok...- fece Deborah - Ascolta, non ti conviene farlo... dammi retta, qualunque cosa tu voglia fare non farla.- 
- Ah si?- fece Nigel - e chi o cosa dovrebbe impedirmelo, sentiamo.- 
- Lavoro per la omicidi. Sono la sorella di un poliziotto.- fece Debby - sono amica di un ex militare, di una donna che da un senso tutto nuovo alla parola determinazione e di uno che ha agganci con la CIA... mi staranno già cercando... e fidati che mi troveranno. TI troveranno. E a quel punto maledirai di non essere rimasto morto.-
Nigel le rivolse il sorriso serafico di una iena prima di dire - Una sfida alla polizia quindi. Interessante. Sai cosa ti dico? Tu mi piaci.
Sai... Ester, e tutte le altre si mettevano a frignare e pigolare, a supplicare finchè non ponevo la parola fine alla loro breve ed inutile vita... tu no. Tu combatti. Ti ribelli, non ti rassegni al tuo destino... è per questo che ti propongo un accordo.- 
- Ah davvero?- fece Debby ridendo sarcastica - pure io ho un bell'accordo per te.... un paio di manette, un processo e due ergastoli.-
Nigel sorrise.
- Credo che passerò.- fece Nigel tranciando la corda che la legava la soffitto per poi puntarle una pistola - Ti darò una chance di uscire da qui viva. Corri, scappa e nasconditi. Se riesci a trovare la via da sola, sei libera. Non tornerò più a cercarti, e vivrai una vita lunga e felice.
Dai qualche segno di stanchezza e ti ucciderò. Se appari nel mio campo visivo, ti ucciderò.- 
- In poche parole.... vuoi darmi la caccia, come se fossi un animale.... tu hai qualcosa che non va in quella testa!- 
Nigel non le rispose. Si limitò ad aprire la porta della baita. 
La ragazza iniziò a correre come se avesse il diavolo alle calcagna in direzione degli alberi.
Forse non era una grande idea, visto che Nigel l'aveva portata in un posto che conosceva come il giardino di casa. Altrimenti non le avrebbe mai offerto su un piatto d'argento la possibilità di riuscire a scappare.
Stare al suo gioco non le piaceva, non le garantiva nessuna garanzia di tornare a casa sua, dai suoi amici, dalla sua famiglia... ma non aveva un'altra possibilità. 
In fondo doveva trovare solo una strada e fermare una macchina per fare l'autostop. In fondo, Malloy mica era proprietario di un ranch.
O almeno sperava. 
  
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