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Autore: NPC_Stories    04/10/2020    5 recensioni
L'anno scorso ho fatto l'inktober con Erika, quest'anno lei ha trovato questo fantastico promptober chiaramente a tema drow.
Non so se riuscirò a scrivere tutti i giorni, probabilmente saranno storie brevissime, non so se ci saranno dei disegni, ma so che i prompt sono troppo belli e cercherò di tirarne fuori qualcosa, probabilmente missing moments di altre mie storie.
Genere: Dark, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Forgotten stories of the Forgotten Realms'
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4. Scars


1361 DR, autunno, città elfica di Myth Dyraalis

L'elfa dei boschi accarezzava con la punta delle dita il torace nero del suo amante, tracciando immaginari arabeschi con i polpastrelli. Si stava godendo quei beati momenti di pace che seguivano la frenesia della passione. Lui la lasciava fare, passivamente; non era abituato ad opporsi a una femmina, e poi quel contatto così delicato era piacevole. Lei non usava mai le unghie, nemmeno quando era eccitata, e dopo aver fatto l'amore diventava particolarmente affettuosa. I movimenti delle sue dita erano quasi ipnotici e l'elfo scuro sapeva che presto sarebbe scivolato nella reverie, accanto a lei.
"Daren? Posso chiederti una cosa, se non sono indelicata?" Lei lo riscosse dai suoi pensieri annebbiati, senza preavviso. Di solito non era una gran chiacchierona dopo il sesso.
"Hm?" Il drow rispose con un verso interrogativo, riscuotendosi dalla sonnolenza.
"Tu… sei un guerriero, ma non hai neanche una cicatrice. Ecco, è un po' strano."
L'elfo scuro appoggiò un gomito sul materasso e fece forza per sollevarsi quel tanto che bastava per guardarla in viso.
"Vorresti che io le avessi? Trovi che siano affascinanti?"
L'elfa chiara spalancò gli occhi, le sue gote si fecero rosse quasi quanto i suoi capelli.
"No! Cioè… né sì né no… non vorrei che ti succedesse qualcosa di male, non penso che le cicatrici siano esteticamente rilevanti, è solo che mi sembrava strano che non ne avessi nessuna."
Il drow si lasciò ricadere sul materasso, sbuffando una risatina.
"Una volta le avevo. Ora sono un guerriero specializzato nell'evitare di farmi colpire, e anche quando vengo ferito sono in grado di curarmi molto in fretta minimizzando il rischio che rimangano dei segni, ma naturalmente non sono sempre stato così bravo. Quando ero giovane avevo le cicatrici dei miei allenamenti con la spada, dei combattimenti a cui sono sopravvissuto a stento, e naturalmente avevo le cicatrici delle frustate delle sacerdotesse di Lolth."
"Ah… e poi hai trovato un prete o un mago che te le facesse sparire con un incantesimo?" Insistette lei. "È stato per una questione estetica?"
Lui sospirò, ma sempre con aria divertita.
"No, Amyl, poi sono morto. Non posso credere che nessuno te lo abbia detto. Sono morto per ben due volte, e per ben due volte hanno dovuto riportarmi in vita ricreando dal nulla un corpo per me."
L'elfa balbettò qualcosa, imbarazzata, afferrò un cuscino e se lo schiacciò sulla faccia.
"Come ho potuto dimenticarlo" giunse un brontolio ovattato da sotto il cuscino, ma il guerriero aveva un ottimo udito. "Naturalmente un corpo creato dal nulla non può avere cicatrici."
"Vero… e falso." Daren le tolse il cuscino dal volto e le regalò un sorriso riconciliatore, per farle capire che non ce l'aveva con lei. "Per qualche motivo ne ho sempre conservate due. Perfino quando ero morto, quando ero un fantasma senza pace, la forma del mio spirito recava su di sé queste due cicatrici. Un piccolo segno sulla tempia destra, ricordo di quando da piccolo battei la testa, e poi la mutilazione che mi ha portato via la punta dell'orecchio sinistro." Così dicendo scostò i capelli d'argento per mostrare alla sua amante l'orecchio che era stato asportato quasi per metà, non un taglio netto ma una ferita frastagliata, chiaramente non causata da una spada o da un coltello.
L'elfa sussultò. Naturalmente aveva già notato quella menomazione ma non aveva mai osato chiedere, e con il tempo si era talmente abituata a vederla che ormai faceva semplicemente parte dell'immagine che aveva di Daren.
"Doveva essere una brutta ferita" azzardò.
"Lo sarebbe stata, se mi avesse preso anche alla testa. Per fortuna ho evitato la maggior parte del colpo. E nonostante tutto devo dire che il mio udito non è stato compromesso."
"Ma perché?" Domandò ancora, dando voce ai suoi dubbi. "Perché queste cicatrici non sono scomparse come le altre?"
L'elfo scuro si strinse nelle spalle.
"Credo che rappresentino dei momenti importanti nella mia vita, dei cambiamenti. Non sono solo cicatrici del mio corpo, fanno parte anche della forma della mia anima."
Amyl spostò lo sguardo verso il soffitto della loro stanza, senza vederlo davvero.
"È una cosa molto profonda. A volte mi chiedo se la vita che ho scelto, così banale e poco rischiosa, non sia anche limitante. Forse non sto vivendo al massimo. Forse mi sto precludendo la possibilità di conoscere me stessa e di cambiare, come tu sei cambiato."
"Non hai bisogno di cambiare" il suo amante le rivolse un sorriso strano, quasi dolce, ma inevitabilmente imbarazzato perché lui non era abituato a fare complimenti. "Certo non posso dirlo io per te, ma secondo me non hai bisogno di cambiare, vai bene così come sei. Senza cicatrici. Senza esperienze traumatiche alle spalle. Non ne vale la pena… non ti piace la vita che hai adesso?"
Amyl sentì una punta di preoccupazione nella voce del compagno e in quel momento capì che avrebbe potuto essere felice, con lui. Anche con una vita banale.
"Sì. Sì, mi piace la vita che ho adesso."



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Nota orientativa: questa storia è un missing moment di Non era amore, ma almeno era Amyl.
   
 
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