«È una villa in
multiproprietà, ma questo non è abbastanza per convincere un
giudice. I diversi proprietari potrebbero non essersi mai
visti...» spiegò Dan, in piedi nel laboratorio della
scientifica.
Sul tavolo erano sparsi diversi documenti, atti di
proprietà, mappe catastali, permessi edilizi, relativi alla
villa in Messico, ma anche le informazioni raccolte sui vari
proprietari.
«Eppure il mio istinto mi dice che Marvin è collegato con
Hernandez. È una coincidenza troppo marcata il fatto che sia
lui che la sorella di Hernandez fossero proprietari di
quella villa...» replicò Chloe, rileggendo gli incartamenti.
«Se non possiamo provare che Pedro e Marvin si conoscevano,
non otterremo mai un mandato...» rispose il suo ex marito, scuotendo il capo.
La donna fece una smorfia, frustrata.
«Un momento...» disse Ella, digitando sulla tastiera. La
scienziata aveva seguito lo scambio tra i due ex coniugi
distrattamente, troppo occupata nell'ultimare la sua
ricerca, ben lungi dal terminarla, ma forse aveva trovato
qualcosa.
«Cosa c'è, Ella?» chiese Dan, guardando la foto satellitare
della casa messicana sul monitor del laptop.
«Rammentate il caso Ruiz?»
Chloe annuì. «Eravamo in un vicolo cieco, quando grazie alle
parole di Lucifer ti è venuto in mente di controllare le
foto che i satelliti scattano saltuariamente.»
«Esatto» rispose la donna. «Ho sfruttato un programma di
riconoscimento facciale per collocare Pedro Hernandez nella
villa in Messico e guardate questa immagine» disse eccitata,
digitando alcuni comandi sulla tastiera. Il proiettore a
soffitto ricreò l'immagine del monitor del portatile,
zoomando sul giardino con piscina e riportando la foto sul
telo da proiezione.
«Quello è Hernandez» constatò Dan.
«Esatto. Sfortunatamente le altre persone in foto non sono
riconoscibili, ma sicuramente la donna in foto non è la
sorella di Pedro» spiegò Ella.
«Come fai a dirlo?» chiese Chloe.
«Questa foto è stata scattata ad Aprile del 2015 e in quel
mese lei era in Texas, ricoverata a Houston, presso la
clinica del dottor Nowzaradan» spiegò la scienziata.
«Quello del reality?» domandò Dan. Lei annuì.
«Quale reality?» chiese Chloe.
«Be', c'è questo programma dove il dottor Nowzaradan si
occupa di pazienti con gravi problemi di obesità. Ogni
paziente si sottopone a un anno di trattamento presso la
clinica di Houston. Angela non è mai entrata nello show, ma
era comunque ospite della clinica. Ha pagato l'intero
trattamento e affittato un'abitazione a Houston con i soldi
che le dava il fratello, ho controllato» spiegò Ella.
Chloe portò lo sguardo sull'immagine proiettata sul telo. Si
concentrò soprattutto sulle persone non identificabili.
Sembrava una giornata in famiglia, una bella grigliata nel
giardino di casa, anche se la prospettiva era decisamente
insolita.
«Ella, questo cos'è? Un cane?» domandò una macchia in un
angolo del fotogramma.
Ella si voltò verso il computer, digitò nuovi comandi,
spostando lo zoom sull'area indicata da Chloe. «Sì,
decisamente un cane, bianco e nero, meticcio... Non mi
sembra molto utile...» disse scettica.
Chloe sollevò una mano, muovendola leggermente in aria, come
faceva spesso quando qualcosa le veniva in mente e si
sforzava per trovarle la giusta collocazione.
Raggiunse il proprio tablet, si collegò a Wobble e fece una
rapida ricerca, per poi sorridere e mostrare quanto trovato.
Era un post del maggio 2015, dove Laura O'Neil faceva gli
auguri al figlio per il suo compleanno con una bella foto
che ritraeva il bambino con in braccio un cagnolino bianco e
nero. La didascalia recitava:
“Auguri al mio
piccolo tesoro, che per il suo settimo compleanno ha visto
realizzarsi il suo sogno di avere un cane. Vi presento Togo,
salvato da un canile messicano dove era in attesa di
eutanasia! Adottate, non comprate!”
Dan sorrise. «Adesso ce n'è abbastanza per richiedere un
mandato!»
Nonostante avessero ottenuto
il mandato, Chloe non riusciva a trovare un nesso che
coinvolgesse Marvin O'Neil nel traffico d'avorio.
Sicuramente lui e Pedro Hernandez si conoscevano, ma il
primo sembrava completamente estraneo a quel losco giro di
affari. Gli oggetti d'avorio che erano nella sua casa erano
doni del gemello, non aveva conti segreti, non conduceva una
vita da nababbo, niente faceva supporre che fosse anche solo
lontaneamente coinvolto.
Eppure c'era qualcosa che non tornava, un tarlo che grattava
alle pareti della mente della detective.
Marvin mise il lucchetto
nell'anello della catena e lo chiuse, assicurandosi poi che
il cancello del cantiere fosse bloccato. La giornata di
lavoro era finita, poteva finalmente tornarsene a lavoro.
«Signor O'Neil» esordì Chloe.
Lui si voltò, la guardò e sorrise. «Detective Decker, buon
pomeriggio» commentò.
«Posso scambiare due parole con lei?» chiese la donna.
Marvin annuì, infilandosi le chiavi in tasca. «Mi dica.»
«Sappiamo che lei conosceva Pedro Hernandez» esordì lei e
lui annuì. «Sapeva che era un trafficante d'avorio?»
L'uomo annuì ancora. «Sì, ma non c'ho mai fatto affari.»
«Non lo ha nemmeno mai denunciato.»
«Non avevo prove. Una chiacchierata davanti a una birra non
credo avrebbe molto peso in tribunale» confessò l'altro,
sorridendo candidamente.
«Quello che non capisco è come Pedro e la sua organizzazione
siano arrivati a Dorian, suo fratello» commentò lei.
Marvin annuì, si strinse nelle spalle e le si avvicinò.
«Potrei avergli parlato di mio fratello.»
Chloe lo scrutò in viso. «La pecora nera della famiglia...»
Lui sorrise. «Dorian? Si è solo fatto schiacciare dal senso
di colpa per un errore che ha fatto in gioventù, la realtà è
che era il mio eroe, uno spirito libero, indomabile. L'ho
sempre invidiato quando eravamo ragazzini. Spigliato,
creativo, andava d'accordo con tutti.»
«Che errore?» domandò Chloe.
«Una volta, avevamo sedici anni, eravamo ad Aspin, a sciare.
Una bellissima settimana bianca... Dorian era bravo, ma lo
sci era una cosa dove io riuscivo meglio, solo che lui è
sempre stato più coraggioso e avventuroso di me. Anche più
sconsiderato...» raccontò, infilandosi le mani in tasca.
«Dorian è sempre stato un tipo competitivo. Così quando
alcuni ragazzi del posto ci sfidarono, lui accettò la sfida.
Ammetto di averlo caricato pure io, ma quando si è messo in
testa di scendere da una pista nera ho cercato di
dissuaderlo. Invece alla fine ha vinto lui e siamo scesi. Ma
io mi sono rotto entrambe le gambe e mi sono fatto un anno
in un letto e anni di riabilitazione. Lui non se l'è mai
perdonata, anche se la colpa era un poco mia. Se non lo
avessi caricato, forse non avrebbe mai accettato quella
sfida.» Si accarezzò la barba e strinse le labbra. «Da
allora si è sempre sentito... inadatto, ha sempre cercato di
riabilitarsi ai miei occhi.»
Chloe assottigliò lo sguardo. «Ci è riuscito?»
Marvin sorrise e scosse il capo. «No. Ha cercato di
comprarci con bei regali, ma io so che la sua è tutta una
pagliacciata. Non cadrò più nella sua trappola... Quando lo
avete arrestato, è stata solo l'ennesima prova che è sempre
il solito ribelle che non vuole seguire le regole e che non
si preoccupa per niente e nessuno, se non se stesso.» Si
spostò e si incamminò verso la propria auto, superando
Chloe.
Lei si girò e lo guardò. «Ti rendi conto che forse è finito
in quel giro per colpa tua? Sei tu ad aver parlato di lui a
Pedro. Se gli hai detto che lui si sentiva in colpa per te,
forse Hernandez ha deciso di sfruttare questa sua
debolezza!»
Marvin si fermò e si volse in parte a guardarla,
stringendosi nelle spalle. «Magari, gli ho parlato di Dorian
apposta. Te l'ho detto. Per quanto cercherà di riabilitarsi
ai miei occhi, è un ribelle, lo rimarrà per sempre. Prima o
poi sbaglierà di nuovo.»
«Dorian è entrato nel giro perché i trafficanti hanno
minacciato te e la tua famiglia. Non conta nulla, questo?»
Lui inspirò. «Questo non vuol dire che sia cambiato... La
gente non cambia, Detective. Ho fatto qualcosa di illegale e
mi deve arrestare?»
Chloe avrebbe voluto prenderlo a pugni, ma si ritrovò a
scuotere il capo. «No, ero qui solo per fare due
chiacchiere...»
Marvin sorrise. «Ottimo. Allora le auguro una buona serata,
Detective.» Si voltò, raggiunse la macchina e si allontanò
con essa.
Chloe sospirò avvilita. Lei avrebbe pagato per aver un
fratello con cui litigare durante la sua infanzia ma qui si
trattava di una malsana rivalità tra fratelli e sembrava di
terrificante. Per una volta, ringraziò il cielo di essere
figlia unica.