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Autore: Felpie    04/10/2020    2 recensioni
In un tempo di università, amicizie, amori ed esperienze nessun giovane può conoscere il proprio destino. E Merlino non sa proprio cosa lo aspetta, quando sceglie di prendersi in casa un viziato figlio di papà - che poi così tanto viziato e tanto figlio di papà non è - che diventerà ben presto molto di più di un semplice conquilino.
Tra litigi, lotte per la supremazia, risate e malintesi la vita in quel semplice, piccolo appartamento turberà la quiete che Merlino ha costruito intorno a sé e lo porterà nella più magica avventura della sua vita.
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Galvano, Gwen, Lancillotto, Merlino, Principe Artù | Coppie: Merlino/Artù
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
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So tell me what you want to hear
Something that will light those ears
I'm sick of all the insincere
So I'm gonna give all my secrets away
This time
Don't need another perfect lie
Don't care if critics ever jump in line
I'm gonna give all my secrets away
(OneRepublic - Secrets)



Il cuore di Merlino batte così forte nel suo petto che, pur essendo uno studente di medicina, ha paura che possa letteralmente uscirgli dalla cassa toracica; ci appoggia una mano sopra, come a cercare di rallentarlo e proteggerlo, mentre, nel buio della sua camera, fissa il soffitto, ancora vestito di tutto punto. Si è chiuso dentro e non ha nemmeno la forza di alzarsi per mettersi il pigiama. Non ha la forza per fare niente, se non continuare a rivivere quelli che sono stati dieci minuti di follia assoluta e di confusione totale.

Perché Artù deve fare così? Perché non può limitarsi ad essere… meno? Perché deve essere così… troppo?

Prendiamo ad esempio ciò che è appena successo: che bisogno aveva Artù di presentarsi lì e strapparlo all’appuntamento? Ma è anche vero che lui lo ha seguito senza pensarci due volte, anche solo per urlargli contro tutti gli insulti che gli passavano per la mente, invece che rimanere con Alator e concludere la serata da un’altra parte. Perché Artù ha fatto così? Perché si deve comportare così? È già sufficientemente difficile ricordarsi costantemente del perché la vicinanza con il suo coinquilino sia una cosa così pericolosa per lui, perché non deve lasciarsi andare quel minimo di troppo. Perché Merlino lo sa benissimo, anche se non lo ammette – e probabilmente non lo ammetterà mai – che il coinquilino non è gli totalmente indifferente, anzi, gli è davvero poco indifferente. E continua a giustificare la cosa ripetendosi che “Artù è invadente in tutto”. Anche quando non c’è si sente la sua presenza, vuoi per il profumo che si è spruzzato prima di uscire, vuoi per i piatti sporchi da lavare e malamente accatastati sul lavello, vuoi per i libri sparsi per casa. Vuoi per tutte quelle minime cose che Merlino non può fare a meno di notare e di pensare a quanto siano così spaventosamente al loro posto. Quanto lui si senta al suo posto vicino ad Artù.

Ma lui non si può comportare così semplicemente perché si annoia, anche se continua a giustificare il fatto dicendo che pensava che fosse la cosa migliore per Merlino. Che poi, cosa ne sa Artù di che cos’è la cosa giusta per lui?

E Merlino riesce a mantenere il distacco e un mutismo alquanto insolito, visto l’amore del moro per le chiacchiere, nei giorni seguenti, senza che Artù provi nemmeno a giustificarsi nuovamente – cosa che il giovane medico, in realtà, si sarebbe aspettato. E in cui forse sperava.

Il ragazzo è sdraiato sul divano quando Artù si avvicina silenziosamente, anche se il coinquilino fa di tutto per non notarlo, tenendo gli occhi ben piantati sul libro che ha tra le mani e, quando il biondo si ferma a pochi centimetri da lui, alza lo sguardo, mantenendo il segno con un dito, ma senza accennare ad alzarsi. Per qualche secondo nessuno parla, prima che Artù rompa quel silenzio.

“Ti va una sigaretta?”

Così dicendo mostra il pacchetto che tiene tra le mani; Merlino lo osserva – lo squadra, sarebbe più corretto – da capo a piedi, mentre Artù non gli stacca gli occhi di dosso. È la prima parola che si rivolgono da quattro giorni, nemmeno i convenevoli si erano mai scambiati: dal canto suo, Merlino si era limitato a mangiare quell’attimo prima o dopo del solito, in modo da non incrociare Artù, anche se si premurava sempre di preparare qualcosa anche per lui – perché la cucina che sarebbe andata a fuoco, dopotutto, era anche la sua – mentre Artù faceva il possibile per tenersi fuori dai piedi, ma spesso il moro lo aveva beccato a guardarlo, come se fosse lì lì per dirgli qualcosa, per distogliere però lo sguardo un attimo dopo, quando si accorgeva che Merlino aveva alzato gli occhi.

“Che cos’hai in mente?”

“Niente”

“Tu hai sempre in mente qualcosa, Artù”

“Possiamo scendere qui sotto e fumarci una sigaretta insieme, per favore?” il biondo rimarca sulle ultime parole e, dopo un ultimo sguardo, Merlino sospira, mette definitivamente un segnalibro tra le pagine che stava leggendo e si alza dal divano.

“So che finché non accetto non mi lascerai in pace”

Artù non ribatte alle parole dell’amico, mentre gli fa un cenno con la testa e dopo poco si chiudono la porta alle spalle per andare davanti al portone. Il biondo gli passa il pacchetto e l’accendino e dopo un attimo due lucine rosse si accendono nel buio della notte; Merlino prende una lunga boccata di fumo, chiudendo gli occhi, mentre attende che il suo coinquilino parli per primo. Sa che la sigaretta è stata solo un pretesto per parlargli e sa che lui stesso l’ha accettata solo perché vuole disperatamente parlare di nuovo con Artù.

“Mi dispiace”

Merlino sbatte le palpebre un paio di volte, girandosi verso di lui.

“Ti dispiace?”

“Sono stato un idiota, non avrei dovuto”

“Già, non avresti dovuto” conferma il moro “Si può sapere perché cazzo lo hai fatto?”

“Perché…” parte subito Artù, prima di fermarsi di scatto, indeciso su come continuare “Perché sei il mio migliore amico…” mormora dopo un attimo “E pensavo fosse la cosa migliore per te”

È passato un po' di tempo dall’ultima volta che il tuo stomaco si è attorcigliato in questo modo, non è vero, Merlino? E adesso come fai a giustificare quella dannata morsa? E non puoi far finta di non aver sentito le parole “migliore amico” pronunciate da Artù e rivolte a te. Ma essere il migliore amico di un ragazzo così – bello, aggiunge la vocina rapidamente messa a tacere – è un bene o un male?

Il miglior amico di Artù Pendragon.

Certo che suona dannatamente bene.

“Non avresti dovuto” ripete Merlino “So quello che faccio”

“Nessuno sa con certezza quello che fa, tutti possono sbagliare” ribatte il biondo, riacquistando un po' della sua solita sicurezza “Ed io volevo evitare che tu lo facessi”

“Che intendi dire?”

“Tu sei una persona sensibile ed emotiva, non ho mai conosciuto qualcuno come te. E non sei il tipo che riesce a fare cose così leggere, insomma. Volevo evitare che te ne pentissi dopo. Ero preoccupato” risponde Artù, prima di aggiungere, vedendo che Merlino sta per ribattere qualcosa “E anche se tu ti sei arrabbiato con me, io sono convinto di aver fatto la scelta giusta. Non penso che Alator sia il tipo giusto per te, è troppo… diverso. Non va bene per uno come te”

E Merlino ci sta davvero provando a mantenere il suo stomaco – e il suo cuore – al giusto posto ma, per la miseria, perché Artù deve fare certe cose e dire frasi del genere? Perché, perché, perché? Ora viene fuori che non è minimamente pentito, che lo rifarebbe perché l’ha fatto per lui, il suo migliore amico. Il miglior amico di Artù Pendragon… sì, suona maledettamente bene. O no?

“E com’è uno come me?” a quanto pare Merlino ci tiene proprio a farsi venire le farfalle nello stomaco – meglio una morsa o degli animali che svolazzano allegramente? – perché il coinquilino è subito pronto a rispondere.

“Così speciale”

L’abilità di improvvisazione del moro è, come sempre, nascosta – praticamente latitante – e non aggiunge parola, limitandosi a guardare gli occhi chiari dell’amico – migliore amico – senza sapere minimamente cosa dire a queste parole. All’improvviso non riesce nemmeno a ricordarsi perché era così arrabbiato con lui, gli sembra una cosa sciocca, futile e senza importanza, successa un’infinità di tempo fa. All’improvviso avrebbe davvero una gran voglia di gettare a terra quella stupida sigaretta di cui ormai non riesce a sopportare nemmeno l’odore, usata solo come scusa per parlare, e lanciarsi tra le braccia dell’amico, per dirgli che per lui è tutto okay e che ha un coinquilino proprio idiota. All’improvviso si sente davvero bene.

Deve sul serio spiegare ad Artù come gestire le sue emozioni e come comportarsi in determinate circostanze, ma il talento naturale che ha nel parlare e la profondità delle frasi che riesce a dire è qualcosa di così inebriante e spiazzante che può essere solo un’abilità innata.

“Sei ancora arrabbiato con me?” le parole del biondo gli arrivano lontane, ma servono per risvegliarlo dai suoi pensieri.

Merlino scuote la testa “Sei un idiota talmente grande che se mi arrabbiassi per ogni minima cosa finirei in manicomio prima del tempo”

E il moro qui si aspetta che Artù faccia una battuta, che urli “Merlino” con il suo solito tono scandalizzato o una cosa del genere, mentre riceve in cambio solo un sorriso sollevato che però vale più di mille parole. Le labbra dell’amico si sollevano leggermente, creando quelle piccole fossette, e appaiono i denti bianchi e precisi; perfino gli occhi di Artù stanno sorridendo in questo momento e la stretta che Merlino sente allo stomaco è forse la più piacevole che abbia mai provato in tutta la sua vita.

“Pace fatta, Asino” il moro risponde al sorriso, spegnendo la sigaretta per terra.

Più tardi, quella sera, dopo un paio di birre sul divano mentre guardano i risultati di qualche partita non ben definita, Merlino scrive un messaggio ad Alator, spiegandogli di aver sistemato le cose con Artù, che era un attimo fuori di sé l’altra sera. Non è totalmente una bugia, più una mezza verità, ma il moro non ci fa troppo caso, specie perché Artù lo ha appena colpito a morte – se lo chiedeste a lui vi direbbe che gli ha dato una semplice pacca sulla schiena – per richiamare la sua attenzione su un’uscita molto prossima con il resto del gruppo.

“È il mio compleanno, tra un po'” esclama Merlino allegro, nonostante senta la schiena dolorante.

“Davvero?”

“In un anno un giorno dovrà pur essere il mio compleanno, no?”

“Sei un idiota” risponde subito Artù, per non dargliela vinta “Lo so che tutti hanno un compleanno, solo che non avevo pensato che è quasi un anno che vivo qui con te”

“Il tempo vola quando hai un coinquilino fantastico come me”

“Il coinquilino fantastico sono io” ribatte il biondo, indicandosi il petto con il pollice per rimarcare la frase “E visto che tu sei un pessimo organizzatore, ti aiuterò a preparare la tua festa”

“Pensavo a qualcosa di semplice, al bar” confessa il moro, appoggiandosi allo stipite della porta della sua camera. La giornata gli sembra essere stata infinita – probabilmente gran parte della colpa va alla serata appena avuta – e vorrebbe disperatamente andare a dormire, ma questo chiacchierare così con Artù lo trattiene da dentro e lui non ha la forza di opporsi.

“A chi lo vuoi dire?”

“Ai soliti”

“Anche ad Alator?” il moro è leggermente stupito dalla domanda e si ritrova a pensare che non aveva minimamente ragionato sulla possibile presenza o meno della sua… storiella estiva?

“Non lo so ancora” ammette quindi, prima di domandare “Secondo te lo dovrei chiamare?”

“La festa è la tua” commenta Artù, scrollando le spalle, ma poi aggiunge, più a bassa voce “Lui però non fa parte del nostro gruppo. E credevo fosse la tua storiella estiva, no?”

Il moro lo guarda, prima di annuire “Ci penserò”

Ma Merlino ha già deciso, non appena si chiude la porta alle spalle dopo aver augurato la buonanotte ad Artù. Ha capito subito, nel buio della camera, che non sente il bisogno di chiamare Alator, perché, dopotutto “lui non fa parte del gruppo”. E cerca di convincersi che questo sia l’unico motivo, che sarebbe a disagio, che si ritroverebbe in mezzo a persone che gli fanno gli auguri e magari si sentirebbe di troppo. Meglio fare una cosa ristretta, i soliti amici e una semplice birra.

Ma ovviamente la mancata presenza di Alator non può passare così inosservata come invece il moro spera.

“Semplicemente non sapevo se era il caso di invitarlo” si giustifica alla domanda di Gwen.

Sono in un locale che ormai frequentano spesso, non quello di Parsifal perché a Merlino sembrava brutto invitarlo nel suo stesso pub e sapeva che l’amico si sarebbe sentito in dovere di offrire qualcosa, cosa che il moro voleva assolutamente evitare: è la sua festa, dopotutto.

Di festa in realtà quella sera ha poco: sono tutti vestiti in maniera molto casual, stanno prendendo i loro soliti drink e non hanno piani particolarmente allettanti oltre allo stare lì insieme. Ma al festeggiato va benissimo così, non vorrebbe nulla di diverso. Ed è il primo ad essersi messo una semplice polo su dei jeans fino al ginocchio per cercare di passare inosservato.

“Ma è il tuo ragazzo!” insiste l’amica.

“Non lo abbiamo ancora stabilito ufficialmente”

“Merlino ma è possibile che dopo quasi due mesi ancora non sai dire se è il tuo ragazzo o no?” ridacchia Gwaine, alquanto divertito dalla cosa.

“Credevo che tutti voi mi supportaste nel mio lasciarmi andare” sbuffa Merlino, nascondendosi dietro ad un boccale di birra “E visto che non ne abbiamo ancora parlato non ho ritenuto di invitarlo questa sera… è solo una serata tra noi!”

Sì, e hai appena fatto pace con Artù e non sembrava contento di sapere che ci fosse anche Alator questa sera. Merlino, forse dovresti fare due più due e capire che stai preferendo il tuo coinquilino al tipo con cui stai uscendo.

“Non vi fa piacere essere solo noi?” aggiunge, sperando di mettere finalmente fine a quella sciocca discussione.

“Se a te fa piacere, allora va bene anche per noi” conclude Freya, prima di esclamare “Propongo un brindisi per il nostro Merlino che finalmente sta imparando a lasciarsi andare e che oggi festeggia un anno in più!”

Dopotutto, se Artù dice che sei il suo migliore amico e non gli piace il tuo ragazzo, lo devi ascoltare, no? Cioè, avrà i suoi buoni motivi e vorrà solo il meglio per te, giusto?

“E abbiamo anche un regalo per te!” si aggiunge Lancillotto “Da parte di tutti noi”

“Non mia” dichiara Artù con un sorrisetto “E visto che sono state Morgana, Freya e Gwen a sceglierlo, sono ben contento di tirarmene fuori”

“C’ero anche io!” si intromette Gwaine.

“Il che, forse, è la cosa peggiore” commenta Parsifal, facendo scoppiare a ridere tutti.

Merlino prende il pacchetto morbido e leggermente grande e lo scarta, ritrovandosi con un camice tra le mani, un libro e una camicia bianca con dei disegnini piccoli e azzurri.

“Era ora che cambiassi quel camice tutto sporco e rovinato che hai!” esclama Gwen “Un futuro medico deve andare in giro ben vestito”

“E visto che tu sei troppo pigro per comprartene uno nuovo ci abbiamo pensato noi”

“E invece “La signora delle camelie” come vi è venuto in mente?” ridacchia il moro, sventolando il libro davanti a sé.

“Quello è stato un tocco di Gwen” spiega Freya “L’unica che sia in grado di regalarti un libro nel nostro gruppo”

“Sono abbastanza convinta che tu non lo abbia mai letto, ho ragione?” interviene la ragazza e Merlino scuote la testa.

“Una scelta azzeccata, però. Ho sempre voluto leggerlo”

“E invece la camicia è stata un’idea mia!” si intromette Gwaine “Perché, non so se noti, il mio intuito da stilista ha subito catturato il fatto che quei disegnini sono dello stesso colore dei tuoi occhi. Quindi sarai un figo pazzesco con quella indosso e ti servirà per accalappiare la prossima preda”

“Gwaine, tu giri con bermuda da surfista e magliette comprate alle bancarelle” commenta Leon “Dove sarebbe, esattamente, il tuo intuito da stilista, mentre compri i vestiti per te?”

Scoppiano tutti a ridere, soprattutto perché in risposta Gwaine lancia la lattina vuota di Coca Cola di Lancillotto contro l’altro ragazzo, che si abbassa in tempo e l’oggetto finisce irrimediabilmente contro la schiena dell’uomo seduto al tavolo vicino. Le risate si moltiplicano e Merlino quasi lacrima tanto gli fa male la pancia – e tanto è felice di trovarsi in mezzo all’affetto dei suoi amici.

Forse è stato sul serio meglio che non lo abbia detto ad Alator, magari non ci sarebbe stata questa atmosfera così rilassata e… familiare.

Merlino lancia un’occhiata di sottecchi ad Artù, che ride sguaiatamente affianco a lui, mostrando i denti bianchi e perfetti, e sente una piccola morsa allo stomaco – che ignora, come sempre, perché ora non ha tempo di mettersi a pensare a sciocchezze simili.

Rimangono al bar quasi fino all’orario di chiusura – alla faccia del “voglio fare una cosa semplice, rilassata” – e il biondo si appoggia al suo coinquilino per non barcollare vistosamente mentre cammina. Fortunatamente quella sera non hanno preso la moto.

“Volete un passaggio, ragazzi?” chiede gentilmente Lancillotto, una mano intorno alle spalle della fidanzata.

Merlino fa per rispondere, ma viene preceduto da Artù “No, grazie, preferiamo fare due passi. Tanto ormai tardi per tardi…”

“Io invece accetto volentieri!” esclama Morgana, subito seguita da Parsifal.

Leon e Gwaine, invece, si offrono di riaccompagnare a piedi Freya a casa e tutto il gruppo, dopo poco, si divide, ognuno diretto verso una direzione diversa.
Artù e Merlino si allontanano ancora abbracciati – o meglio, con il moro che prova a sostenere l’amico, parecchio adagiato su di lui.

“Artù, per la miseria, aiutami!” si lamenta “Non ti appoggiare proprio completamente”

“Sei deboluccio, Merlino”

“Piantala. So benissimo che non sei così ubriaco da non riuscire a camminare da solo: al massimo barcolleresti un minimo”

“Ma così sto più comodo”

“Così non arriveremo mai a casa”

“Domani non devi fare nulla, se non ricordo male, e puoi dormire tutto il giorno. Che importa se ci mettiamo un po' di più?” si limita a commentare Artù e il suo coinquilino non sa davvero come ribattere alla cosa, quindi sbuffa, liberandosi dalla stretta dell’amico e lasciandolo in piedi da solo.

Artù ghigna e comincia a camminargli affianco, dopo avergli scompigliano i capelli.

“È una bella serata, non pensi?” commenta, guardando il cielo “Non ci sono nuvole praticamente”

“È il mio compleanno, ovvio che è una bella serata”

“Gwaine ti sta contagiando, lo sai? Questi sono i primi sintomi da primadonna”

“E il tuo di compleanno quand’è?” chiede il moro cambiando argomento all’improvviso, lanciandogli un’occhiata di sottecchi.

Artù scrolla le spalle “Tra un mesetto”

Merlino fa un rapido conto, prima di dichiarare “Vivevamo già insieme l’anno scorso”

“Sì” conferma il coinquilino, prima di aggiungere “Ma non è che non ho voluto festeggiarlo con te, semplicemente non l’ho festeggiato e basta”

“Come mai?”

“Non amo particolarmente il mio compleanno” Artù fa una specie di smorfia con la bocca “Sai, mio padre diceva sempre che è un giorno che va celebrato quei due minuti al mattino con un caffè e un pezzo di torta e poi bisogna tornare al lavoro più carichi che mai”

“Non devono essere state piacevoli le tue feste da piccolo”

“Erano tutti in giacca e cravatta. Perfino gli altri bambini”

“E la cravatta non finiva irrimediabilmente nel gelato?” ridacchia Merlino.

“No, più nel sugo di pesce”

“Che bambino è uno che mangia il sugo di pesce invece che il gelato?”

“Uno che non sapeva cosa fosse il ragù finché non glielo hai cucinato tu” si limita a dire il biondo, prima di sorridere “Ho anche fatto la rima”

“Non avevi mai mangiato del ragù?”

“Non fatto così. Ma non era terribile”

“Diamine, era del supermercato ed era già pronto, quel sugo” Merlino scoppia a ridere “L’ho semplicemente scaldato in padella”

“Allora posso dire che era decisamente buono. Ovviamente, visto che non lo avevi cucinato tu…”

“Sei davvero spassoso, a volte” ribatte offeso il moro, prima che l’altro lo afferri per la maglietta e lo stringa al suo petto.

“Come siamo permalosi”

“E tu fastidioso”

“Puntiglioso”

“Arrogante”

“Hai un repertorio davvero limitato, Merlino” esclama Artù, lasciandolo andare “Dovresti variare un po' i tuoi insulti”

“Tipo dicendoti che sei una testa di fagiolo?”

“Una che?” Artù mette su un’espressione allibita, mentre l’altro non riesce a smettere di sorridere.

“Una testa di fagiolo” ripete.

“Ma che insulto è? È come dire “porca paletta”, praticamente”

“Tutti hanno detto “porca paletta” nella loro vita”

“Si, quando avevano 12 anni, poi a tutti sono cresciuti barba ed attributi”

Continuano a prendersi in giro a vicenda, a ridacchiare nemmeno troppo sottovoce, mentre, barcollando, se ne tornano verso casa; la strada è in penombra perché si è fulminata la luce del lampione davanti al loro portone e Merlino ci mette quei due secondi di troppo per riuscire ad aprire il portone, suscitando altre risa da parte di Artù.

“Sua Altezza Reale potrebbe anche aprirsi la porta da solo” sbuffa il moro, tenendo però il portone aperto e facendo passare prima l’amico.

“Saresti un servitore davvero pessimo”

“E tu un re terribile, il vostro regno non sarebbe durato un giorno”

“Ti sbagli, ho ottime attitudini come capo” esclama Artù, più avanti di una rampa, la sua voce che rimbomba nella tromba delle scale.

“Come dittatore, vorrai dire”

“Merlino!”

All’urlo del ragazzo, si aggiungono le risate del moro e poco dopo la porta di casa si chiude alle loro spalle. Merlino lancia via la giacca marrone chiaro che aveva indosso e si stiracchia.

“Sto morendo di sonno” esclama, guardandosi intorno e versandosi un bicchiere d’acqua.

“Merlino?” lo chiama Artù, avvicinandosi con le mani dietro la schiena.

“Che c’è?”

“Ho una cosa per te”

“Mi stavo offendendo, credevo che ti fossi scordato di farmi il regalo, lo sai?” scherza il moro, mentre Artù gli rifila un sorriso nervoso.

“In realtà sono due”

“Perché mi hai fatto due regali?”

“Perché tra qualche giorno è un anno da che vivo con te” spiega il biondo, con fare ovvio.

“E mi hai fatto un regalo per questo?”

“Mi sembrava doveroso, mi hai sfamato per un anno intero” conferma Artù sorridendo “E non hai mai tentato di avvelenarmi… o almeno non di tua spontanea volontà”

“Che cosa staresti insinuando?”

“Dai, ammettilo il pollo che mi hai preparato il mese scorso poteva essere davvero letale, senza una brocca d’acqua al seguito”

“Sappi che sto per smettere di cucinarti, Artù” lo minaccia il moro.

“Ti sto solo dando dei consigli culinari, Merlino, dovresti apprezzarli”

“Quindi ora ti dovrei anche ringraziare?”

“Sarebbe carino, sì” il sorriso impertinente che corre sul viso del biondo scatena in Merlino una voglia mista di prenderlo a schiaffi e di baciarlo, nonostante sopprima quest’ultimo desiderio rapidamente, dando la colpa all’alcol.

“Io però non ti ho fatto nessun regalo”

“Ovvio, nessun regalo può essere al pari della mia presenza” commenta il biondo “E non eri tenuto a farmelo, oggi è il tuo compleanno”

Artù porta in avanti le mani e mostra gli oggetti che nascondeva dietro la schiena, allungandoli al coinquilino; Merlino li osserva un attimo: una è una busta da lettera, poco spessa, mentre l’altro è un pacchetto quadrato. Sente un attimo le mani tremare e spera vivamente che Artù non se ne accorga, perché non saprebbe spiegarle. Perché non sa descrivere il brivido che gli corre lungo la schiena mentre tiene in mano quei pacchetti, il regalo di Artù per il suo compleanno.

“Quale devo aprire prima?” sussurra.

“Quello per il tuo compleanno è la busta”

Non è proprio una vera risposta quella ricevuta da Artù, ma Merlino inizia da quella, prendendo un coltello per rompere delicatamente la carta ed evitare di rovinare la busta.

“Sei fastidiosamente preciso… i regali vanno scartati di forza” commenta il biondo, come se volesse riempire quel silenzio con qualche sciocchezza. Come se si sentisse a disagio per qualcosa.

“Non mi piace rovinare la carta, è importante anche l’impacchettamento” replica il moro, mentre si ritrova tra le mani due biglietti di carta rinforzata.

“Mi… mi hai comprato un biglietto per il concerto degli OneRepublic?” balbetta Merlino.

“In realtà sono due biglietti… puoi andarci con chi vuoi”

“Questi biglietti sono una rarità e costano una fortuna!” esclama l’altro “Come ti è saltato in mente?! E come sai che mi piacciono?”

“Forse non te ne sei mai accorto ma tieni la musica leggermente alta quando fai la doccia”

Il moro sente le guance scaldarsi e le orecchie arrossarsi, ma non ha il tempo di dire nulla perché Artù continua “E, per carità, io adoro gli OneRepublic, ma tu davvero non sai cantare e non rendi loro giustizia”

Le gote di Merlino diventano all’istante, se possibile, ancora più rosse, mentre balbetta qualcosa di sconclusionato e di senza senso.

“Volevo farti i biglietti di qualcosa come un tributo agli U2 o ai Pink Floyd, in realtà, ma non ne fanno in questo periodo e sull’anno prossimo non si sa ancora nulla” spiega Artù, mentre gesticola con le mani, con leggero imbarazzo.

“Vuoi venirci con me?” domanda subito Merlino, senza nemmeno pensarci.

“Io?”

“Sì. Hai detto che ti piacciono, no?” insiste il moro e Artù sorride – timidamente?

“Solo se mi prometti che se canteranno “Secrets” almeno quella non la canterai. Non puoi rovinarle proprio tutte”

“Ma quella è la mia canzone preferita!” si lamenta Merlino, ma Artù ghigna.

“Un patto è un patto”

“E va bene. Ma l’hai avuta vinta così facilmente solo perché mi hai fatto un regalo fantastico” cede il moro, appoggiando i biglietti sul tavolo.

“Apri l’altro, ora”

Anche questa volta il moro scarta la carta molto lentamente – facendo saltare tutti i nervi dell’altro – ed ora tra le mani si ritrova una cornice d’argento e la foto di loro due; non ha sinceramente idea di quando l’abbiano scartata, probabilmente è stato Gwaine o Leon, perché sono seduti davanti a quello che sembra essere il tavolo di un pub, con due birre davanti, e stanno ridendo entrambi.

“Non conoscevo l’esistenza di questa foto”

“Nemmeno io, l’ho trovata sul telefono di Leon qualche giorno fa e mi è venuta l’idea di stamparla. Questa casa non ha nessuno tocco personale…” spiega Artù, abbassando leggermente il tono.

“Non è più la casa di Lancillotto, questa”

“Non lo penso” risponde frettolosamente il biondo.

“È solo un commento ad alta voce” mormora Merlino, ma gli rivolge un sorriso gentile, prima di andare in sala e mettere la cornice affianco alla televisione “Non dovevi farmi due regali”

“No, hai ragione. Ma lo volevo”

“Grazie. Sono entrambi bellissimi”

Merlino si avvicina a lui, silenzioso come al solito, e gli circonda il collo con le braccia, stringendo lentamente; Artù, dopo un attimo di esitazione, alza le braccia, avvolgendole intorno alla vita dell’amico e stringendo piano. Rimangono così per qualche istante, prima di separarsi; la prima cosa che il giovane medico si trova davanti è il sorriso dalla dentatura perfetta del coinquilino.

“È stato un piacere”






Spazio autrice persona amante dei compleanni che belli gli OneRepublic
Ed ecco a voi le scuse di Artù Pendragon! Capaci di spappolare completamente il cervello di Merlino e di fargli dimenticare qualsiasi cosa lui possa aver fatto. Credo e ho sempre creduto, guardando la serie, che Artù sia una persona davvero capace di scusarsi, quando capisce di avere sbagliato, ed è un particolare che ho sempre adorato, soprattutto per il fatto che era un re ma che si rendeva conto di come, comunque, doveva comportarsi (anche grazie all'aiuto di Merlino, fin dalle prime puntate).
Comunque, uhm, sì, Artù, classico comportamento da migliore amico, il tuo, proprio.
Ho cercato di sottolineare che entrambi i ragazzi tengono molto al giudizio dell’altro, Artù per quanto riguarda gli esami e Merlino per quanto riguarda Alator. E che Merlino si sta finalmente rendendo conto che Artù per lui significa davvero tanto. Anche se ancora si accontenta di essere il suo migliore amico.
Non so sinceramente quando sia il compleanno di Merlino, né di Artù, ma secondo la mia licenza poetica siamo circa a fine Agosto, inizio Settembre in questo capitolo. E Merlino adora il suo compleanno, mentre Artù non lo ama particolarmente.
La Signora delle Camelie è un libro meraviglioso di Dumas (che vi consiglio caldamente perché io l'ho letto in tre giorni da quanto scorre bene) e vedo molto Merlino e Gwen come coppietta amante dei libri in mezzo ad un gruppo di persone meno "acculturate".
Volevo mettere i Coldplay come band, ma era troppo cliché (e ne ho già messi troppi in questa storia). Ed io adoro Secrets, quindi ho fatto sì che fosse la canzone preferita anche di Merlino ed Artù (licenza poetica pt.2).
E mi piace pensare che Artù voglia aggiungere un tocco personale alla casa, per sentirla più sua in un certo senso. E credo che anche questo possa essere visto come un gesto di vicinanza al suo coinquilino, per il voler arredare la casa che è di entrambi, con qualcosa che raffiguri entrambi.
Per concludere ringrazio chi ha recensito il capitolo scorso: royal_donkey come sempre per le sue recensioni e per amare così tanto la mia storia, Koa__ per aver fatto dei commenti meravigliosi e che mi hanno fatto davvero piacere e NorwegianWoodFields per le sue recensioni adorabili e sempre divertenti. Sono davvero contenta che la mia storia vi appassioni così tanto. E ringrazio chi ha aggiunto la storia tra le seguite/ ricordate/ preferite: anche vedere il vostro numero aumentare mi spinge ad andare avanti e mi rende fiera di ciò che scrivo.

Come sempre straparlo nelle note finali, quindi forse è meglio che ci dia un taglio.
A presto,
Felpie

 
   
 
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