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Autore: EleWar    05/10/2020    16 recensioni
Kaori sta partendo senza Ryo, per una vacanza con Reika e Miki ma........ c'è sempre un ma. Perché le cose non sono mai come sembrano, e se c'è di mezzo un famoso ladro, tutto si complica.
Genere: Azione, Comico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Kaori Makimura, Miki, Reika Nogami, Ryo Saeba
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: City Hunter
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Come promesso ho aggiornato ‘presto’ :D più che altro perché ho a cuore la salute mentale di un paio di persone e perché non ho voglia di fare la fine dello scrittore del romanzo/film di Stephen King in “Misery non deve morire” XD XD XD . Anzi farò di più! Ti dedico il capitolo, o tu che sai ;-)
In ogni caso, per tutti e tutte GRAZIE di aver accolto così favorevolmente la mia nuova storiellina, e spero che i capitoli a venire (!!!) non vi deludano.
Sciaoooooooo Eleonora



Cap. 2 Si entra in azione
 
Quando le ragazze scesero nella grande sala dei ricevimenti, si accomodarono rispettivamente in altrettanti tavoli, in posizione strategica; sufficientemente in vista per farsi notare, ma anche leggermente defilate per non dare troppo nell’occhio, come si confaceva a tre donne sole: non volevano dare l’impressione di star cercando compagnia, qualsiasi compagnia, per lo meno.
Lì dove si erano messe riuscivano anche a mantenere il contatto visivo, gli auricolari avrebbero fatto il resto.
 
Come previsto, poco dopo l’entrata nella sala, le amiche attirarono subito l’attenzione generale; la popolazione maschile, sia sola che in coppia, non disdegnava di lanciargli sguardi ammirati più o meno discreti, mentre le compagne degli ammogliati, e le altre donne, le guardavano con un misto di disprezzo dissimulato, invidia e gelosia: colpite dalla loro bellezza, valutavano al contempo l’entità del patrimonio sfoggiato in vestiti e gioielli.
Nel giro i ricchi finivano per conoscersi tutti, se non personalmente, almeno di fama, e questi tre esemplari di giovani donne fascinose e ben agghindate, erano tutti volti nuovi scrutati con malcelata curiosità, ed essere passate così ai raggi x era il prezzo che dovevano pagare per essere ammesse ufficialmente in quel microcosmo.
Le ragazze erano una sorta di debuttanti al loro ingresso in società, per fortuna, però, come sempre accade, superato il primo impatto, ognuno si sarebbe abituato alla presenza degli altri e non ci avrebbe più fatto caso.
Era innegabile che in quel momento, però, aleggiasse nell’aria una certa tensione sotterranea e le giovani, non avvezze alle dinamiche di quell’eccentrica società, cercavano al meglio di dissimulare il proprio nervosismo.
Dovevano recitare la parte di donne disinteressate a tutto e a tutti, magari sdegnose con i camerieri, esigenti in fatto di vini e cibo, antipatiche, con una vena di presunzione.
Tutti atteggiamenti che erano lontani anni luce dal carattere delle tre, anche se forse quella più portata restava Reika, che però aveva comunque il suo bel da fare.
Kaori era la più ansiosa di tutte, sia perché era la sua prima missione senza Ryo, sia perché di fatto era seduta lì da sola, e non le piaceva essere valutata, soppesata, osservata in quella maniera; si sentiva anche leggermente a disagio in quel bellissimo vestito, che la valorizzava al massimo ma che, a giudicare dagli sguardi che gli uomini le riservavano, aveva il potere di farla sentire nuda.
Il cibo era squisito e si sforzava tantissimo di doverlo criticare davanti ai camerieri ossequiosi, e più di una volta si era bloccata in tempo nell’atto di passargli il piatto che stavano riportando indietro ormai vuoto.
Peccato avere lo stomaco stretto da quella strana agitazione, che non le faceva gustare appieno quelle pietanze, perché non avrebbe mai più avuto il piacere di mangiarle, anche se… per i suoi standard quelle porzioni erano davvero ridicole, degli assaggini; per fortuna aveva sgranocchiato qualcosa in cabina, mentre si cambiava, altrimenti il brontolio del suo stomaco si sarebbe sentito nonostante la musica di sottofondo, e sarebbe stato imbarazzante se l’avesse sentito un eventuale corteggiatore.
A pancia piena, inoltre, si lavora meglio e bene, diceva sempre il socio, e questa era una delle prime lezioni che le aveva impartito; e a giudicare dalla quantità di cibo che lui ingurgitava quotidianamente, forse era proprio quello il segreto del suo successo.
 
Al termine della cena, le tre donne presero a girare discretamente per la sala, fingendo interesse a questo o quello, e non disdegnando un salto in pista per un ballo non troppo scatenato.
Gli serviva per prendere dimestichezza con gli spazi, che avevano solo potuto studiare su un prospetto fornitogli dalla Nogami, e con l’ambiente in cui si erano immerse.
Mischiarsi alla folla, dispensare sorrisi e transitare accanto ai gruppetti che si erano inevitabilmente formati per carpirne i discorsi, era essenziale per le loro indagini.
 
Ma mentre le ragazze tenevano gli occhi bene aperti, un altro sguardo non le aveva mai perse di vista e ne aveva seguito costantemente i movimenti; c’era un uomo molto interessato alle tre, in particolare ad una di loro e, fin da quando l’aveva adocchiata, aveva deciso che sarebbe stata lei la prescelta.
 
Kaori sedeva sull’alto sgabello del bar, era di tre quarti rispetto al bancone su cui appoggiava mollemente il braccio sinistro, la mano a giocherellare con il bicchiere di un drink.
Lo spacco laterale mostrava una delle sue gambe affusolate e toniche, che terminava in un delizioso piedino calzato in un sandalo dal tacco dodici.
Questo si muoveva ritmicamente sul poggiapiedi in metallo cromato, forse a dissimulare un leggero nervosismo, oppure a seguire la musica della vicina pista da ballo, tradendo la voglia di lasciarsi andare.
In ogni caso lo sguardo dell’uomo, attraverso i suoi occhiali senza montatura, era stregato da quella visione, e non smetteva di seguire il movimento del piede e della gamba: ne era come ipnotizzato.
Ad un certo punto non resistette più al desiderio di raggiungere la bella sconosciuta e invitarla a ballare.
 
Spalle larghe, fasciate da una giacca bianca impeccabile, uscirono dall’ombra e delinearono il dorso di un uomo deciso a tentare la sorte.
Si avvicinò alla giovane, e con un movimento fluido le afferrò la mano che giaceva sulla coscia, e contemporaneamente la attirò a sé dicendo:
 
“Signorina, permette un ballo?”
 
La sweeper non ebbe nemmeno il tempo di rifiutare o accettare che, sentendosi sospinta dolcemente e fermamente verso la pista, si ritrovò a stringere la mano di uno sconosciuto, che l’aveva già coinvolta in un sensualissimo tango.
Nonostante fosse pronta ad un eventuale abbordaggio, rimase sorpresa non poco dall’audacia e dalla sicurezza dell’uomo, ma quando riuscì a dirigere il suo sguardo sul viso dell’altro, l’emozione fu improvvisa.
 
“R-Ryo! Che ci fai qui?”
 
“Che ci fai tu, qui!” esclamò divertito il socio.
 
Lui le sorrideva, curioso di sentire la spiegazione che gli avrebbe dato la socia e, nonostante la confusione del momento, la ragazza si sentì sollevata dal suo atteggiamento bonario e accondiscendente; ma un secondo dopo, staccò la mano dal fianco dell’uomo per andare a pizzicare l’elegante spilla posizionata nell’ampio scollo del vestito: voleva disattivare la ricetrasmittente che la teneva in contatto con le altre due, perché non sentissero i loro discorsi privati.
Non le andava di essere eventualmente rimproverata da lui mentre le altre sentivano tutto, ma Ryo, seguendo il movimento della mano della donna, che lo guidò fin ad ammirare il generoso accenno di seno, mormorò con una strana intonazione, che le fece provare un brivido lungo la schiena:
 
“Mmm… interessante!”
 
Kaori era ancora troppo frastornata per capire se lui si stesse riferendo al congegno contenuto nella spilla, o a ciò che i suoi occhi luccicanti stavano vedendo.
Si sentì comunque avvampare, anche perché Ryo, nel contempo, le aveva appena scostato un ciuffo di capelli portandoglielo dietro l’orecchio, al cui interno era incastonato un piccolissimo auricolare trasparente.
 
Era una situazione estremamente imbarazzante per la bella sweeper, perché non si aspettava di essere scoperta così presto dal socio, a cui aveva volutamente mentito.
E poi lui… che si presentava vestito di tutto punto, con quegli occhiali che gli davano un’aria così intellettuale, bello da togliere il fiato, che l’invitava a ballare e recitava la parte del gentiluomo attratto da lei… La quale, soprattutto, ne subiva il fascino magnetico, come una novellina qualsiasi.
 
C’era solo un modo per scaricare la tensione, e cioè far materializzare un martello dei suoi e spiaccicare Ryo al suolo, giusto per ristabilire lo status quo, ma il socio, che aveva già notato il suo cambiamento di umore e si aspettava quella mossa, l’anticipò dicendo:
 
“Ah ah! Cara socia, fossi in te non ci proverei. Vuoi forse far saltare la tua copertura?” e le sorrise ancora, con aria da consumato seduttore.
 
La ragazza trasalì: quell’idiota aveva perfettamente ragione.
Inoltre, come aveva fatto a capire che…
In un attimo si sentì stupida, e abbassò lo sguardo afflitta, ma Ryo dolcemente le prese il mento, e glielo risollevò, riportando la sua attenzione su di lui:
 
“Su, su, Kaori Makimura! Non ti abbattere! Io ho capito tutto perché sono IO. Stavi andando benissimo” e le sorrise incoraggiante.
 
La ragazza si sentì ancora più destabilizzata, non si aspettava quel comportamento da parte del socio.
In più, per tutto il tempo, avevano continuato a ballare allacciati quel tango trascinante, producendosi entrambi in movimenti sensuali ed erotici, come fossero la coppia più affiatata della sala, anche se era la prima volta che ballavano insieme; ma si erano subito trovati in sintonia.
Quando si rese conto anche di questo particolare, lei non seppe più cosa pensare, ma non ne ebbe comunque il tempo: il ballo finì, e l’orchestra attaccò con un lento dolce e struggente.
 
Si abbassarono le luci.
 
Allora Ryo prese le braccia della socia e se le portò al collo, in una movenza deliberatamente armoniosa, e quando le mani della ragazza si allacciarono alla base della sua nuca virile, lui fece scorrere le sue lungo le braccia nude della donna, in una parvenza di carezza lenta e sinuosa.
Kaori era strabiliata dal comportamento del partner, ma affatto dispiaciuta, anzi!
Quei gesti, fossero stati anche finti ed esibiti a beneficio del resto del mondo, erano piacevoli ed eccitanti; le risvegliavano il corpo, che si faceva via via più reattivo e ricettivo.
Se quella che stavano conducendo era una recita, be’ lei ne avrebbe approfittato fino in fondo, e non si sarebbe tirata indietro come la sera in cui si era finta Cenerentola; ora sapeva cosa voleva, da sé stessa e da Ryo, ed era stanca di aspettare.
E comunque stavano solo ballando, e voleva sentirsi la bella donna che tutti dicevano che fosse, corteggiata da un uomo altrettanto bello, e niente più; inoltre lei era su quella nave per una missione, e non si sarebbe lasciata distrarre dalle finte moine del suo socio, che chissà cosa aveva in mente di fare, di lì a poco.
Magari nel giro di un secondo avrebbe potuto mollarla da sola sulla pista, per correre dietro ad un’altra donna, più affascinante e desiderabile di lei, come il solito mandrillo in calore… quindi, meglio non perdere tempo.
 
Tacquero nel loro lento oscillare, gustandosi entrambi quel momento magico; anche Ryo voleva approfittarne.
 
Non capitava mai che potessero fingere di essere due persone normali, che semplicemente si piacciono e vogliono stare insieme, anche solo per la durata di una sera.
Era stato così quella volta, quando Eriko li aveva incastrati in quella sorta di appuntamento al buio, e lui aveva voluto concederle, e concedersi, un momento spensierato, senza bisogno di mettere in piazza i propri sentimenti, senza dover chiarire le rispettive posizioni: una bellissima parentesi in una vita pericolosa e sgangherata, dove non c’era posto per loro due come coppia… forse.
Ora poteva stringerla fra le braccia, flessuosa come un giunco, leggiadra nelle movenze, fiduciosa quando rispondeva ai suoi inviti nei vari passi di danza, anticipandoli; c’era poco da dire, erano veramente una coppia ben ingranata.
Quando le aveva scostato i capelli, in un gesto inconscio e curioso insieme, Ryo, che voleva solo verificare la presenza dell’auricolare, si era ritrovato a provare il desiderio incontrollabile di voler andar oltre, e accarezzare quei corti capelli dalle sfumature rosse, affondarci le dita con voluttà.
Volteggiare con Kaori sulla pista, nel ballo più conturbante del mondo, prima, ed ora dondolarsi sensualmente con i corpi a stretto contatto, lo aveva messo in un piacevole stato di turbamento, e il profumo che esalava dal corpo della donna, e che gli saliva prepotente alle narici, lo stava stordendo.
Sì, avrebbe approfittato di quel momento, ma poi si sarebbe fermato lì; sarebbe stato solo un piacevolissimo gioco, un modo per starle vicino, poi, da domani, sarebbero ritornati quelli di sempre.
 
L’uomo aveva appoggiato una mano sulle spalle nude della compagna, mentre l’altra era scesa fino a posizionarsi alla base della schiena; Ryo se la sentiva formicolare, perché era roso dal desiderio di allungarla ancora, fino ad arrivare ai glutei guizzanti che, fasciati dalla stoffa traslucida, erano per lui un richiamo fortissimo, ma si tratteneva con il timore di esagerare, di rovinare tutto, di suscitare le ire della socia e, soprattutto, di essere respinto.
Perché nonostante l’atteggiamento da buffone e sbruffone che aveva con lei, in realtà lui l’amava veramente, visceralmente e contortamente, non ultimo segretamente; la desiderava e rispettava insieme, e non voleva che Kaori pensasse a lui solo come un maniaco e ad un pervertito.
Se lei lo avesse disprezzato, ne avrebbe sofferto enormemente.
 
Per contro, la ragazza sentiva la lieve pressione di quella mano malandrina come se la stesse marchiando a fuoco.
In un certo senso stava trattenendo il fiato: da un lato avrebbe tanto voluto che scendesse più giù, perché ne provava quasi un bisogno fisico, anche se la faceva arrossire il solo pensiero; dall’altro era terrorizzata dall’eventualità che succedesse: a quel punto come avrebbe reagito?
Avrebbe sdegnosamente scalzato via la calda mano del socio, o si sarebbe lasciata andare?
Di cosa aveva più paura?
Di lui che avrebbe osato, esplorando un territorio proibito, o delle proprie reazioni?
E se le fosse piaciuto?
 
Scacciò quei pensieri insidiosi, e cercò di fare chiarezza nella sua testa: lei non era lì per vivere una serata romantica con l’uomo di cui era pazzamente innamorata, ma per lavorare, e se si faceva vedere troppo con Ryo, non sarebbe stata libera di essere abbordata dal Camaleonte.
Si decise a parlare:
 
“Senti, Ryo… come avrai capito sono qui per lavoro…” iniziò timidamente, ciononostante alzò gli occhi ad incontrare quelli di lui, che erano rischiarati da una strana luce che non gli aveva mai visto, una trasparenza dello sguardo che la sconcertò ancora di più, ma non si lasciò distrarre.
Incoraggiata dal silenzio benevolo del socio proseguì:
 
“Saeko ha chiesto a me, Miki, e Reika di occuparci di un ladro, detto il Camaleonte”.
 
“Sì, ho sentito molto parlare di lui. Un vero buongustaio” disse lui, ammiccante.
 
“Insomma… la polizia ha avuto una soffiata che avrebbe preso parte a questa crociera e, poiché tutti gli agenti sono impegnati in una vasta operazione altrove, non avevano nessuno da mettere a bordo sotto copertura. Quindi noi dobbiamo fare da esca, cosicché quando ci abborderà, per rubare i nostri gioielli, noi sapremo che è lui e lo trarremo in arresto”.
 
Fece una pausa, aspettandosi le critiche, o che lui assumesse la solita faccia da maniaco sapendo che a bordo c’erano anche le altre due ragazze… insomma non sapeva cosa aspettarsi.
 
Ma lui la stupì chiedendole:
 
“E perché non me ne hai mai parlato? Non hai più fiducia in me?”
 
Kaori sobbalzò, perché non si aspettava una tale reazione, e il fatto che Ryo, a quel suo leggero trasalimento, l’avesse impercettibilmente stretta di più, non l’aiutò.
Spalancò gli occhi nocciola, dalle ciglia allungate da un velo di mascara, e lo guardò intensamente.
Lui, sotto la luce di quello sguardo, sentì uno strano rimescolio nello stomaco, e il suo cuore perse un battito.
Quella donna aveva il potere di turbarlo anche solo guardandolo; inghiottì a fatica, e spontaneamente gli si disegnò un sorriso sulle labbra.
Lei era veramente deliziosa.
 
La sweeper si decise a parlare:
 
“Scu-scusami… è che ero sicura che mi avresti detto di non accettare, che non sono abbastanza in gamba per una missione del genere…” poi si affrettò a aggiungere “Ma non è pericolosa, il Camaleonte è innocuo, non fa niente alle sue vittime, e poi ci sono Miki e Reika…”
 
“E invece hai fatto bene” l’interruppe lui, regalandole un’occhiata che le fece mancare la terra sotto i piedi, per poi riprendere con: “Be’, magari mi sarei preoccupato lo stesso, perché ho promesso a tuo fratello di proteggerti…”
 
Ma a quell’accenno lei riabbassò il viso, delusa; allora si tornava sempre al solito discorso: Ryo aveva cura di lei solo per la promessa fatta a suo fratello morente, nulla di più.
Ryo se ne accorse e se ne dispiacque, e prima ancora che potesse rendersi conto di quello che stava per dire, si sentì affermare:
 
“Io tengo molto a te, Kaori.”
 
Lei a quel punto rialzò i suoi magnifici occhi su di lui, e l’uomo percepì come una calda carezza invadergli l’anima; provò ancora a spiegarsi:
 
“Tu sei la mia famiglia, lo sai, quindi è naturale che tenga a te, no? Maki… Maki non c’entra…” poi s’impappinò e non fu più in grado di dire altro.
 
Però fu sufficiente alla ragazza, che si strinse di più a lui con il cuore colmo di gioia, rifugiandosi nel suo petto.
E di nuovo il socio si trovò a provare come una vertigine, frastornato dal profumo della donna che lo inebriava.
Quell’ammissione infuse coraggio alla ragazza che, staccandosi leggermente da lui, proseguì con le spiegazioni:
 
“Non volevo mentirti, ma avevo bisogno di prendere parte alla missione, portarla a termine cosicché tu potessi essere fiero di me” e dicendo questo riportò lo sguardo sul suo, con aria speranzosa, ma lui sfiorandole appena la guancia con il dorso della mano, le disse:
 
“Ma io sono già fiero di te. Vorrei solo che non corressi mai pericoli di sorta.”
 
“Lo so…” rispose lei in un soffio.
 
Si era ormai alle battute finali di quel lungo lento, e il saxofono stava diffondendo le ultime note, annunciando la chiusura del brano: sembrava che il tempo loro concesso stesse per finire, e Kaori, che si era completamente dimenticata delle sue compagne d’avventura, si guardò intorno per ristabilire il contatto visivo con loro.
Le avvistò piazzate in posti strategici: Miki chiacchierava amabilmente con una coppia di mezza età, mentre Reika mostrava il suo braccialetto di diamanti ad un signore azzimato, che era più interessato a lei che ai suoi gioielli.
Riportò l’attenzione al suo socio e si sorrisero complici.
 
“E allora, adesso cosa farai?” gli chiese lei.
 
“Cosa vuoi che faccia?” rispose Ryo accomodante.
 
“Ti dispiacerebbe… rimanere fuori dalla cosa? Cioè… non è che non ti voglio tra i piedi, ma questo caso è mio, nostro… Se sapessi che tu sei qui, sempre pronto ad intervenire, insomma…”
 
“Ho capito, socia” e le fece l’occhiolino “Però ormai sono a bordo: non posso più scendere, ma ti prometto che non intralcerò le tue indagini. Solo che… non puoi impedirmi di osservarti di nascosto” e qui la guardò con occhi scintillanti, che la fecero arrossire suo malgrado e provare nuovamente uno strano brivido lungo la schiena.
Ma che stava succedendo fra loro due, su quella nave?
 
“E prometti anche che non farai il maniaco, tanto da doverti rincorrere su e giù per la nave con uno dei miei soliti martelli?” minacciò lei.
 
Lui, con un gran gocciolone di sudore sulla tempia, iniziò a ridacchiare:
 
“Eh eh eh eh” e poi grattandosi la testa: “Prometto di essere discreto” gli sfuggì detto, e subito lo sguardo della ragazza s’incupì leggermente.
Allora lui si affrettò ad aggiungere:
 
“Dai, non preoccuparti, nemmeno ti accorgerai di me” disse appoggiandosi la mano sul cuore e alzando l’altra in segno di giuramento, con gli occhi rivolti al cielo.
 
Non c’era niente da fare, quell’uomo passava dal consumato seduttore al buffone più sciocco che esistesse, con la velocità della luce.
Ma era così adorabile, a volte, che Kaori finì per riderne divertita:
 
“Idiota!” gli sussurrò.
 
Il ballo era finito, e l’orchestra era ripartita con un ritmato jazz, ma Kaori non poteva restare ancora in pista a ballare con il suo affascinante socio: aveva un Camaleonte da catturare!
Ma prima di salutarsi gli chiese:
 
“Però non mi hai detto perché mi hai seguita.”
 
“Te lo spiego la prossima volta.”
 
E con un movimento lesto della mano, lui scese a pizzicare la spilla della ragazza per riattivare la trasmittente, e… oh, quanto avrebbe voluto spingersi più giù, fra quelle morbide colline!
Si trattenne a stento, ma risalendo non disdegnò una veloce carezza col dito, fintamente distratta, dal decolleté al collo della socia, per poi avvicinarsi col viso al suo orecchio e dire, a beneficio delle ragazze che avrebbero ascoltato:
 
“Ryuccio è qui!” con voce suadente.
 
Kaori si era sentita morire quando aveva realizzato che l’uomo le stava per infilare le dita nella scollatura, e aveva provato lo stesso desiderio, e la stessa paura, di quando era stato lì lì per accarezzarle il sedere.
Il colpo di grazia però le era venuto quando lui, accostandosi, aveva sussurrato quella frase sciocca, che l’aveva fatta fremere fin nel profondo.
 
Un attimo dopo Ryo non c’era già più: era sparito confondendosi nella folla, lasciando una Kaori visibilmente scossa e frastornata, che a stento si stava riprendendo dall’emozione del momento e, in generale, da tutta quella situazione a dir poco strana.
 
Nemmeno Ryo, però, era rimasto indenne da quell’incontro.
Aveva giocato tutto il tempo con la sua socia, una partita pericolosa, lo sapeva, ma il pericolo non era forse il suo mestiere?
La verità era che quel ballo lento, quel loro strusciarsi così allacciati, quel parlare sommessamente e intimamente, avevano acceso un tale desiderio per la donna, che se ne era quasi spaventato.
Si sentiva fortemente attratto da lei, in maniera quasi incontrollabile, e non era solo merito dei gioielli o di quel fantastico vestito che indossava… e quante volte gli erano guizzate nella mente immagini di lei senza, o di lui che glielo sfilava!
No, lei era bellissima sempre, qualsiasi cosa mettesse.
E i suoi occhi!
Dannazione, quando lo guardava in quel modo non capiva più niente!
Si era forse spinto troppo oltre, recitando la parte dell’uomo interessato?
Recitando???
No, lui era approdato a lei attirato come una calamita, perché da che era salito a bordo non aveva avuto occhi che per lei, e così avrebbe continuato da ora in poi, e con molto più interessamento di prima.
Che stesse tranquilla, la sua Sugar Boy, non aveva nessuna intenzione di correre dietro alle altre donne.
E poi che idea, andare a sussurrare nel suo auricolare!
Voleva solo fare lo sciocco e invece, quando era stato lì, a pochi centimetri dal suo viso, per poco non aveva finito per baciarla appassionatamente, fino a toglierle e a togliersi il fiato.
Si diede un pugno in testa e si scompigliò i capelli.
Che diavolo stava facendo?
Ed erano lì, su quella lussuosissima nave da crociera… come sarebbe andata a finire?
 
   
 
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