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Autore: EleWar    02/10/2020    15 recensioni
Kaori sta partendo senza Ryo, per una vacanza con Reika e Miki ma........ c'è sempre un ma. Perché le cose non sono mai come sembrano, e se c'è di mezzo un famoso ladro, tutto si complica.
Genere: Azione, Comico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Kaori Makimura, Miki, Reika Nogami, Ryo Saeba
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: City Hunter
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Avvertenza: il titolo originale è Kaori… dimentichi qualcosa, ma visto che sul sito non si possono  mettere i segni grafici, li metto solo qui… sembra una sciocchezza, ma insomma, dopo capirete perché ^_^


Sono tornata!!! Sentivate la mia mancanza??? Immagino ahahhaha :-P
Lo so che lo dico sempre, ma anche questa volta la fic è molto diversa dalle altre che ho scritto, ci saranno più capitoli, anche se cortini, ma l’ho già finita tutta e RL permettendo cercherò di aggiornare spesso.
Buona lettura vostra EleWar *.*



KAORI... DIMENTICHI QUALCOSA



Cap. 1 La vacanza
 
 
“Allora Ryo, hai capito?” trillò la voce allegra e concitata di Kaori.
 
“Certo! E’ da stamattina che non fai che ripetermelo” rispose annoiatamente lui.
 
La ragazza si aggirava in maniera forsennata per la casa, controllando di non aver dimenticato niente; apriva e chiudeva le zip delle varie tasche e taschine del borsone da viaggio, a cui cambiava continuamente di posto.
Al contrario, il suo socio sedeva sprofondato scompostamente sul divano, con in mano una delle sue solite riviste, mentre seguiva con la coda dell’occhio quella furia umana, che aveva la stessa energia di un tornado.
Erano agli antipodi anche in quel momento.
 
“Bene allora. Io sarò di ritorno fra una settimana esatta, e vedi che al mio rientro tu non abbia trasformato questo appartamento in una topaia, altrimenti assaggerai il mio martello più potente!” minacciò lei, guardandolo con aria truce.
Ma lui non si lasciò intimidire perché le rispose, con uno strano luccicore negli occhi:
 
“E chi avrà tempo di restarsene in casa? Finalmente libero potrò correre dietro a tutte le ragazze che vorrò!” e già stava assumendo la sua solita faccia da maniaco, ma si stupì non poco quando la ragazza, per niente impressionata, concesse un distratto:
 
“Sì, sì…”
 
Ryo allora ritornò serio, e provò una punta di delusione; non c’era gusto a fare lo stupido se Kaori non si arrabbiava come al solito, e poi veramente non le importava niente di lui, di lasciarlo solo per un’intera settimana, mentre lei se ne andava in vacanza con Miki e Reika?
 
Piagnucolò:
 
“Non capisco perché non posso venire anche io!”
 
“Te l’ho già detto! E’ una vacanza fra sole donne, nemmeno Umi verrà… tu saresti solo d’impiccio” puntualizzò Kaori con una vena di acidità nella voce.
 
“Sei una donna senza cuore! Lasciare Ryuccio da solo… chi si prenderà cura di lui?”
 
“Ah adesso sarei anche una donna, eh? Comunque ho fatto la spesa per un reggimento e ho riempito il frigorifero di piatti pronti da scaldare, e se proprio hai fame, puoi sempre andare da Falcon. Si sentirà solo senza sua moglie, e si annoierà col locale chiuso” argomentò la socia per aggiungere subito dopo, a mezza voce:
 
“Almeno lui la mancanza la sentirà…” ma Ryo, dall’incredibile udito fine, captò lo stesso quel flebile lamento, e anche se non diede segno di averlo sentito, se ne rattristò.
 
Perché in realtà lui la mancanza della sua adorata socia l’avrebbe sentita eccome!
Era anche la prima volta che si separavano, seppur per breve tempo.
Quando Kaori gli aveva annunciato che sarebbe stata via una settimana con le sopracitate, per una breve crociera sottocosta, a bordo di una nave di piccolo cabotaggio, non se l’era sentita di impedirglielo, né di dissuaderla in nessun modo.
Era lei che teneva i cordoni della borsa, e lavorava duramente tutto l’anno, nonostante lui non perdesse occasione per stuzzicarla e sminuire il suo lavoro; attivamente, criticando il suo operato di donna di casa, passivamente nel non gratificarla mai nel loro mestiere di sweeper.
Era infaticabile e faceva veramente tanti sacrifici, non ultimo, e il più grosso, privarsi di una vita normale per stare accanto ad un tipo come lui.
Insomma la vacanza se la meritava tutta, e se la socia aveva deciso di partire, probabilmente aveva messo via caparbiamente, ogni più piccolo spicciolo di yen pur di concedersi quello svago.
Lui però doveva fare la sua parte, e alternava indifferenza, anche quando la vedeva eccitata e felice, piena di aspettativa, a battute dissacranti, in cui alludeva nemmeno troppo velatamente a tutte le scorribande amorose a cui si sarebbe dedicato in sua assenza.
A volte lei reagiva arrabbiandosi, altre minacciando vendetta, ma in generale era stranamente insensibile alle sue provocazioni, e lui ci rimaneva invariabilmente male, perché aveva come l’impressione che a lei non interessasse di lasciarlo lì da solo, che non vedesse l’ora di divertirsi senza di lui, e che avesse preso ad amarlo di meno.
E allora in quei momenti sentiva uno strano disagio, come un senso di abbandono che non riusciva a colmare nemmeno pensando che, comunque, di lì ad una settimana, lei sarebbe tornata.
 
“Piuttosto, li hai presi i vestiti con i trasmettitori?” domandò Ryo, sempre svogliatamente.
 
“Sì, certo. Hai paura che qualcuno mi prenda e mi porti via?” gli rispose la socia, ammiccando maliziosamente.
 
“Compatisco quel povero marinaio che dovesse imbattersi in te. D’altronde, dopo tanto tempo passato in mare ci si accont…” ma non poté finire la frase, che venne investito da un potente Kompeito che lo scaraventò sul muro, fracassandolo.
 
“Idiotaaaaaaa” gli gridò dietro Kaori, dopo quel lancio dalla potenza sovrumana, “Sei sempre il solito zotico!”
 
Poi la ragazza lisciandosi il vestitino estivo che aveva indosso, rimuovendo delle pieghe immaginarie e riacquistando la calma, si disse:
 
“Bene, direi che ho preso tutto”
 
In quel momento si sentirono dei colpi di clacson fuori dal palazzo, e Kaori alzando gli occhi verso l’orologio a parete, esclamò:
 
“Ma è tardissimo!!” per poi correre alla finestra aperta e sbracciarsi in direzione delle amiche, urlando un festoso:
 
“Arrivoooo!”
 
Ryo, che nel frattempo era riemerso dalla voragine verticale nella parete, con sguardo serio, si era diretto verso la socia in agitazione; il suo incedere pacato e quasi distaccato strideva con il saltellare della ragazza.
Quando fu ad un passo da lei, la prese per le spalle, bloccandola, fermamente e dolcemente insieme, e le disse:
 
“Kaori… dimentichi qualcosa”
 
Lei, sorpresa dall’atteggiamento del socio, che per la prima volta dimostrava interesse per la sua imminente partenza, lo guardò un attimo dritto negli occhi e gli rispose:
 
“Hai ragione” e subito dopo gli depositò un delicatissimo bacio sulla guancia, arrossendo leggermente. “Allora, allora ciao…” finì per balbettare.
 
L’uomo, sconvolto da quel gesto tenero e inaspettato, provò un lieve sbandamento, ma riuscì a non far trapelare emozione alcuna, e porgendole le chiavi di casa disse:
 
“… intendevo queste”
 
“Ops!” esclamò lei ridacchiando a disagio, portandosi una mano alla bocca, a soffocare le risate e, allo stesso tempo, nella speranza di riuscire a nascondere il rossore incipiente.
Per fortuna quel momento d’imbarazzo durò giusto il tempo di un secondo, perché si udì nuovamente il suono pressante del clacson delle amiche, e Kaori, prendendo al volo le chiavi dalle mani di Ryo, infilò le scale di corsa, trascinandosi dietro il borsone.
 
Ryo era stato tentato di aiutare la socia con i bagagli e scendere di sotto anche lui, per salutarla, ma al solito si trattenne; non voleva essere galante con lei, e soprattutto la socia era una ragazza forte e muscolosa, che poteva farcela benissimo da sola.
Questo era quello che si ripeteva lui, ma la verità era che quel bacio leggero lo aveva letteralmente spiazzato.
Aveva avuto la potenza di uno tsunami equatoriale, che lo aveva paralizzato al centro della stanza completamente stordito e frastornato.
Poteva ancora sentire sulla guancia il tocco caldo delle labbra della ragazza, dove istintivamente aveva posato la mano, un sorriso ebete gli si era disegnato sul volto e aveva preso ad articolare una serie di: “Eh eh”che lo facevano assomigliare più ad un cretino innamorato, che al focoso stallone di Shinjuku.
 
Quella ragazza, ogni volta, aveva il potere di sconvolgerlo, e stava diventando sempre più difficile dissimulare l’interesse e l’attrazione che provava per lei; se fossero andati avanti così, non era sicuro di poter resisterle ancora… E quello era solo un innocentissimo bacio fra amici che si salutano.
 
 
Quando Kaori fece per salire nel sedile posteriore nella macchina di Miki, dopo aver scaraventato quasi con mala grazia il borsone nel portabagagli, l’amica le chiese:
 
“Allora? Tutto bene con Saeba? Sospetta niente?”
 
“No direi di no, ci ha creduto, almeno spero” rispose la sweeper, leggermente nervosa, perché non le piaceva mentire al suo partner; malgrado lui fosse un maniaco pervertito scansafatiche, era pur sempre un uomo giusto e lei odiava dire bugie, soprattutto a lui.
Però, in un certo senso, vi era stata costretta, e per tacitare la coscienza si ripeté che ciò che gli aveva detto era una mezza verità.
 
“Era così impaziente di liberarsi di me, che immagino sarà sempre festa per lui senza la rompiscatole tra i piedi” finì di dire Kaori con tono triste e sconsolato.
Forse non aveva fatto bene a lasciarlo solo per una settimana, senza la possibilità di controllarlo e impedirgli di fare il farfallone con le altre donne, ma lei aveva bisogno di quella vacanza, e magari al suo ritorno le cose sarebbero finalmente cambiate.
 
“Oh, vedrai che dopo le prime serate si annoierà tantissimo senza i tuoi martelli… Tra l’altro non capisco il suo strano gusto a farsi picchiare da te” cinguettò Reika dal sedile del passeggero; “Secondo me dopo un po’ si ridurrà a vegetare sul divano di casa, davanti alla tv, perché anche divertirsi stanca” concluse con una strizzatina d’occhio.
E Kaori si chiese, per l’ennesima volta, come potesse essere Reika allo stesso tempo una donna intelligente e dotata di un enorme fascino, e anche vagamente fatua, quasi oca.
Niente a che vedere con la bella Miki, che concentrata sulla guida, cercava di districarsi nel traffico cittadino per arrivare in tempo all’ora dell’imbarco, e che, nonostante questo, senza staccare gli occhi dalla strada, si rivolse così alla sweeper:
 
“I tuoi vestiti sono lì dietro” intendendo il sedile posteriore, dove erano adagiate diverse custodie per abiti, beauty case ed eleganti valigie rigide.
Kaori era l’unica che doveva nascondere la vera natura della sua vacanza e non poteva di certo farsi vedere da Ryo con quegli abiti.
Ufficialmente la crocierina era una cosa informale, da affrontare con abiti comodi e sportivi, niente a vedere con vestiti di alta sartoria quali Eriko aveva procurato alle tre.
 
 
***
 
Le ombre si stavano allungando su Tokyo e un’altra calda giornata estiva stava volgendo verso una fresca serata.
Le tre ragazze erano arrivate a destinazione in orario; avevano parcheggiato lontano dal molo e si erano cambiate, prima di salire a bordo.
Indossavano degli abiti eleganti, ma sobri e avevano pagato un facchino perché trasportasse le loro valigie. Prima di salire ancheggiando la ripida passerella, avevano mostrato i rispettivi biglietti e le credenziali all’ufficiale addetto all’accoglienza, per poi scomparire nella pancia di quel bellissimo transatlantico, su cui campeggiava per tutta la lunghezza la scritta a caratteri cubitali Princess Raven in verde e oro; una delle più grandi e lussuose navi da crociera dell’intero Giappone, una vera e propria città galleggiante.
 
L’arrivo delle ragazze, però, non era passato inosservato, perché due profondi occhi neri, nascosti nell’oscurità, non si erano persi nemmeno un passo delle tre; una voce aveva esclamato:
 
“Quindi è qui che ti nascondi… Kaori Makimura!”
 
 
Salite a bordo, le tre amiche si erano scambiate un cenno d’intesa: da lì in poi non si sarebbero più rivolte la parola in pubblico, perché avrebbero finto di non conoscersi affatto.
Avrebbero recitato tutte, a vario titolo, la parte di donne sole e ricchissime, in vacanza, con grande sfoggio di gioielli e ricchezza, così da poter abbordare il loro uomo; si sarebbero tenute in contatto attraverso dei piccolissimi auricolari, e una volta al giorno si sarebbero incontrate di nascosto per discutere l’evolversi della missione: avevano a disposizione solo una settimana, la durata di quella lussuosa crociera.
 
Quello era un caso che Saeko aveva passato alle tre, perché la polizia locale era in difetto di personale, e non avevano abbastanza agenti da mettere sotto copertura per acciuffare il famoso ladro, conosciuto nel giro con il nome di Camaleonte.
Da canali sicuri avevano saputo che avrebbe preso parte a questa crociera in particolare, ma la notizia era giunta troppo tardi per chiedere rinforzi ad altri distretti, e pur di non lasciarsi sfuggire l’occasione di acciuffarlo, l’ispettrice aveva assicurato che se ne sarebbe occupata lei personalmente, nominando delle agenti ausiliarie di sua fiducia.
 
Il Camaleonte era solito derubare i ricconi durante queste crociere esclusive, o in altri ritrovi mondani circoscritti; principalmente prediligeva le donne sole, che seduceva invariabilmente, ma ogni volta che queste denunciavano il furto, ne fornivano un identikit sempre diverso, né la refurtiva veniva mai ritrovata.
Da qui il suo inequivocabile soprannome.
Non era un incarico pericolosissimo, anche perché non si aveva notizia di atti criminosi compiuti da parte del Camaleonte ai danni delle vittime, e per questo Saeko era ricorsa a sua sorella Reika, abile investigatrice privata; alla sweeper Kaori, la sorella del suo perduto amore Hideyuki Makimura, che mai e poi mai avrebbe esposto al pericolo inutilmente; e come rinforzo aveva scelto l’ex-mercenaria Miki.
Tutte donne bellissime, che avrebbero sicuramente attirato l’attenzione dell’imprendibile ladro, almeno così sperava l’ispettrice, ma ottimamente preparate a svolgere tale incarico.
 
Kaori non aveva chiesto il permesso di Ryo per partecipare alla missione, perché temeva che lui glielo avrebbe proibito, giudicando troppo pericoloso il lavoro da svolgere, o peggio considerandola un’inetta e non all’altezza del compito richiestole.
Quel suo mix di senso di protezione ad oltranza e disistima, la mandavano fuori di testa, perché lei si sentiva tagliata per il lavoro di sweeper, era cresciuta, non era più la timida e imbranata Kaori, e aveva accettato immediatamente la proposta perché voleva dimostrare al suo socio di essere, se non brava come lui, almeno capace.
E poi era sicura che se anche gli avesse spiegato le sue motivazioni, lui si sarebbe imbarcato con lei lo stesso per tenerla sott’occhio tutto il tempo, cosa che invece di tranquillizzarla l’avrebbe al contrario innervosita.
O peggio ancora, lui ne avrebbe approfittato per fare il maniaco in giro per la nave, e lei non aveva nessuna intenzione di corrergli dietro assestandogli martellate o punizione divine.
Voleva restare concentrata nel suo lavoro e non avrebbe permesso a nessuno, lui compreso, di distrarla.
   
 
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