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Autore: Ahimadala    05/10/2020    0 recensioni
Ricomincia un nuovo anno ad Hogwarts: il sesto anno.
Ma per Draco Malfoy non sarà un anno come gli altri: in una sola estate le sue certezze sono state stravolte e iniziano a crollare una dopo l'altra.
Un compito dal Signore Oscuro ed un unico obiettivo: sopravvivere e far sopravvivere la sua famiglia.
Tra tutti i problemi che appannavano la sua idea di futuro, l'amore per una mezzosangue era l'ultima cosa che si sarebbe aspettato.
Dal testo:
La osservò mentre le sue dita percorsero il profilo di quel marchio. Era strano. Un tocco così delicato su quel segno così oscuro. Si sentiva in qualche modo guarito.
Lei aveva questo effetto su di lui.
"Perchè vuoi farlo? Perchè vuoi mettere in pericolo la tua vita per aiutare me?"chiese.
"La mia vita è già in pericolo" affermò decisa, continuando a fissare il suo avambraccio.
"Solo per questo?"
[...]
"Lascia che io ti aiuti" furono le parole di Hermione, sussurate sul bordo delle sue labbra.
"Ad una condizione" rispose lui. Non aveva scampo, era debole di fronte a lei.
Le sue resistenze crollavano, la sua volontà vacillava, la sua ragione e il suo buon senso si dissolvevano.
"Devi permetterti di proteggerti"
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Draco/Hermione, Lavanda/Ron
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7, Da VI libro alternativo
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Dopo essersi chiuso la porta alle spalle il serpeverde si diresse il più velocemente possibile verso il cortile esterno del castello, non curandosi del coprifuoco o di chi potesse vederlo in quelle condizioni.
Una volta a contatto con l'aria fresca della notte inspirò a pieni polmoni ed iniziò a correre.
Corse fino a sentirsi mancare l'aria. Prima che se ne rendesse conto aveva  attraversato il cortile ed era arrivato all'inizio della foresta oscura.
Convinto che nessuno ormai potesse sentirlo si lascio andare, sfogando il dolore in un urlo e la rabbia in una raffica di pugni disperati contro il tronco di un albero. Passarono minuti, o forse ore, prima che la rabbia lo abbandonò, lasciando spazio solamente al dolore. Con la testa poggiata contro la dura corteccia dell'albero pianse tutte le lacrime che aveva trattenuto davanti ad Hermione.
Quando le lacrime furono consumate si sforzò di occludere. Prese dei lunghi respiri e raccolse ogni emozione che aveva provato fino a quel momento.
Immaginò la superficie di un lago con l'acqua calma, tanto profondo da non poter vedere il fondo. Prese ogni emozione: la rabbia, il dolore, la disperazione, la paura e le gettò in acqua come fossero sassi, guardandole affondare.
Trascorse vari minuti così, fino a che il suo respirò non tornò regolare e il suo battito rallentò.
Dopodiche aprì lentamente gli occhi, col volto che ormai non faceva trasparire alcuna emozione.
Il gufo dorato che gli aveva recapitato la lettera di sua madre lo osservava dal ramo di un albero. Cosa faceva ancora qui? Aspettava una risposta?

Si infilò la mano in tasca e tiró fuori un pezzo di pergamena. Con la sua bacchetta impresse la parole "Sarà fatto" e la porse alla civetta, allontanandosi diretto al dormitorio.

***
Hermione rimase immobile come l'aveva lasciata per diversi minuti, mentre le lacrime le solcavano il volto, ripetendo più e più volte nella sua testa le parole del serpeverde nel tentativo di trovarvi un senso.
Aveva avuto un cambio di atteggiamento improvviso che non riusciva a spiegarsi.

Quelle parole l'avevano ferita profondamente ma una parte di lei, quella più logica e analitica, continuava a dirle che qualcosa non andava. O forse era stata semplicemente troppo annebbiata dai suoi  sentimenti da essersi fatta ingannare così?
Si asciugò le lacrime con la manica del maglione, aspettando che cessassero prima di lasciare la stanza e dirigersi alla torre di Grifondoro. Draco aveva chiaramente bisogno di aiuto, qualcuno doveva aiutarlo e non poteva essere lei.

All'indomani avrebbe riflettuto, programmando scrupolosamente la sua prossima mossa mettendo da parte i sentimenti e la favoletta degli ultimi mesi, ma ora la sua mente chiedeva pietà. Desiderosa di dimenticare la conversazione appena avuta prese una pozione per addormentarsi e si diresse a letto. 

I giorni successivi trascorsero velocemente. Le parole di Draco continuavano a rimbombare nella sua testa, e più esse si ripetevano, più lei si convinceva della loro autenticità. 
I due si incontravano raramente nei corridoi o in sala grande. Nelle lezioni che avevano in comune il serpeverde indossava la sua migliore maschera di indifferenza e si sedeva il più lontano possibile da lei, evitando ad ogni costo di incrociare il suo sguardo. 

Draco, con le istruzioni ricevute da sua madre, si dedicò interamente all'armadio svanitore.
Una volta trovata la stanza delle cose nascoste fu facile riconoscere l'armadio. Trascorse molto tempo lì dentro nei giorni seguenti alla sua discussione con Hermione, eseguendo incantesimi di riparazione e provando il funzionamento del passaggio. 
Spesso si ritrovava a osservare la misteriosa stanza con curiosità, tralasciando il suo compito per qualche minuto. 

Guardandosi intorno si accorse ben presto dell'immensa varietà di oggetti che vi erano lì dentro. Alcuni sembravano di immenso valore, altri antichissimi, altri ancora erano semplicemente assurdi. 

Trovò uno stranissimo libro di incantesimi a sfondo sessuale, un ombrello dal design dello scorso secolo che se aperto ti sollevava in aria e scoprì la presenza, suo malgrado, di un intero scaffale di palline che se lanciate a terra rimbalzavano all'infinito. 
Fu allora che lo notò: un busto impolverato, raffigurante Salazar Serpeverde, con sopra un diadema. Incuriosito dalla strana immagine si avvicinò, afferrando il gioiello. Più lo guardava da vicino più appariva prezioso. Tuttavia aveva anche una aria sinistra, e dopo un intera estate circondato da magia oscura poteva dire di saper riconoscere quando un oggetto ne era pieno. 

Decise di prenderlo con sé, incuriosito e preoccupato al tempo stesso dalla natura dello strano gioiello. 

Dopo oltre una settimana trascorsa lì dentro,  l'armadio era ormai pronto. Il tempo stava per scadere: il giorno deciso da Bellatrix per l'attacco stava arrivando.
 Lui trascorreva sempre più tempo da solo, sfuggendo anche a Blaise e Theo. 

Si concedeva rarissimi e brevissimi momenti per osservare Hermione, nascondendosi in angoli segreti del castello vicino la biblioteca, poco prima del coprifuoco, quando sapeva che l'avrebbe vista uscire da lì col suo solito carico di libri. 
Non potè fare a meno di notare come giorno dopo giorno la sua vicinanza con il rosso tornasse ad aumentare. Sapeva che era la cosa giusta, sapeva che per lei sarebbe stato meglio, che sarebbe stata più al sicuro in quel modo, ma non poteva evitare di sentire il suo stomaco contorcersi e il cuore sprofondargli nel petto ogni volta che li vedeva vicini. 

Tra Hermione, Harry e Ron si era stabilito un tacito accordo per il quale lei avrebbe parlato della situazione quando sarebbe stata pronta a farlo. Avevano ripreso a trascorrere sempre più tempo insieme, rispetto agli ultimi tempi, e contro ogni sua previsione Ron non sembrava affatto esser arrabbiato con lei.

Due settimane dopo la conversazione con Draco poteva dire che avevano raggiunto una sorta di strano equilibrio: si ritrovavano a trascorrere molto tempo insieme, ma senza scambiarsi molte parole. 

Quella sera a notte fonda si trovava nella sala comune di Grifondoro, seduta a leggere davanti al caminetto. Ron le teneva compagnia sveglio, mentre sfogliava una rivista di quidditch. Davanti a sé il solito set di scacchi dei maghi, ma stranamente Harry non c'era. 

"Dov'è Harry?" chiese lei, alzando gli occhi dal suo libro. 

"Con silente" scrollò le spalle lui. "Non era qui entro il copri fuoco". 

Hermione morse nervosamente per qualche secondo l'interno della sua guancia. Dopodiché prese un profondo respiro e parlò. "Ron, volevo dirti che mi dispiace". 

Lo sguardo sul volto di Ron le indicò che non si aspettava affatto quelle parole. "Hermione, non scusarti con me. Sono io a doverti chiedere scusa, ti ho detto delle cose orribili".

Restano in silenzio a guardarsi per un momento. 
Poi fu Ron a parlare di nuovo. 
"Quindi ora è finita? Tra te e Mal.."

Furono interrotti da qualcuno che bussò alla finestra. Si voltarono sorpresi e videro una piccola civetta, dorata e con gli occhi azzurri, che portava una lettera. 

Hermione Granger  era scritto sul retro. La aprì. 

Scappa. 

Rieccomi. Scusate per questo capitolo. Era necessario come "passaggio" ma vi prometto il prossimo sarà decisamente movimentato. Prossimo capitolo venerdì 9:)










   
 
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