Espiazione

 




Lieve rumore di unghia sul muro.  – Cavallo in 5-D.
Non è ancora notte. Potrebbe esserlo, perché sembra sempre notte in queste celle buie, ma Sirius in qualche modo percepisce che manca ancora qualche ora. Non che importi, comunque. È un’ora qualsiasi di una delle tante giornate che passa e passerà ad Azkaban.

-      Cavallo in 5-D, dici? Allora io metto l’alfiere di sinistra in 4-B. 

Non hanno una scacchiera a portata di mano, ovviamente, e nel caso sarebbero comunque divisi dal muro della cella. Semplicemente, da ormai qualche settimana, che potrebbero essere anche mesi, e, perché no, anni, lui e il suo compagno di corridoio, Jonas, cercano di visualizzare una scacchiera con la mente, aiutandosi con dei segni tracciati sulla parete.

-      Non era già lì, quell’alfiere? 

Una breve pausa, interrotta da un borbottio seguito da un sospiro.

​-      Se potessi avere qualsiasi cosa, in questo momento, cosa desidereresti, Sirius?
​-      Un compagno più bravo negli scacchi, probabilmente.

Un sorriso appare sui volti di entrambi senza che possano vedersi, ma scompare velocemente. 
I desideri di Sirius sono molto diversi. Vuole vendetta, sangue. Vuole che il suo sacrificio abbia un senso, che venga espiato dal vero colpevole. Questo il suo compagno non lo sa, nessuno dei due ha voluto sapere il motivo che ha portato l’altro in questo inferno dedicato ai vivi, ma Sirius sa di essere innocente, e il suo desiderio più grande è di poterlo urlare al mondo intero, ai maghi e ai babbani, a Minus – prima di ucciderlo, così da avere una colpa valida – e a Remus. 
Remus.
Appoggia la testa al muro, fissando con gli occhi socchiusi il soffitto basso e scuro. Con un po’ di sforzo riesce a vederlo. Lo sa lontano, forse in Danimarca, anche se ora probabilmente è già tornato e ha già saputo. Vede l’orrore sul suo viso, il dolore e il rimpianto. Immagina che si chiederà come sia possibile che lui non lo abbia capito subito, che non ne avesse saputo niente. 
Un ghigno di dolore si forma sul viso di Sirius al pensiero che Remus possa considerarlo colpevole, e da questa catena di pensieri si ritrova a desiderare, senza farne parola col suo vicino, di riuscire a uscire di lì e, dopo aver compiuto la sua vendetta, trovare, per puro caso o fortuna, un pensatoio con i pensieri depositati da Remus, così da non doverli più immaginare. Ritroverebbe tutti i momenti passati insieme, tutte le tenere insicurezze e i desideri taciuti, lasciati lì per potere andare avanti. Vedrebbe la sua faccia pallida, in contrasto con le profonde occhiaie, urlare al cielo, maledirlo, forse? 
E poi vedrebbe il pieno sconforto causato dalla consapevolezza di non potere andare avanti, mai. Perché Sirius è stato sicuramente incastrato, cancellato, ucciso, ma Remus è caduto con lui; si trova in un diverso tipo di prigione, ma è comunque imprigionato. È senz’altro libero di muoversi, scegliere, vivere, ma allo stesso tempo gli è impossibile. 
Venga fatta giustizia, dunque, conclude mentalmente Felpato.