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Autore: LeiLaDa    19/08/2009    5 recensioni
Credi di conoscere una storia, ma sai solamente come termina. Per poter giudicare davvero, devi tornare alle origini...
Scoprirai la vita, i segreti, gli intrighi e tanto altro sulla Famiglia Black, nel periodo in cui le tre Sorelle sono delle giovani donne. La storia di questa famiglia si fonderà con quella di altri importanti Casati, i Lestrange e i Malfoy, per rivivere quello che accadde in quegli anni.
Il tutto, raccontato tempo dopo, da chi sapeva come veramente erano andati i fatti...
«Raccontamela ancora»
«Cosa, Scorpius?»
«Quella storia, che solo tu conosci»
«Tua madre non vuole»
Silenzio.
«Sussurramela, allora»
Genere: Dark, Generale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Famiglia Black, Lucius Malfoy, Rodolphus Lestrange, Sorelle Black
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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La Vie en Noir

 

Prologo

 «Raccontamela ancora»
«Cosa, Scorpius?»
«
Quella storia, che solo tu conosci»
«Tua madre non vuole»
Silenzio.
«Sussurramela, allora»

 

Era una serata particolarmente piacevole; la brezza marina, dopo giorni e giorni di insopportabile afa, sembrava finalmente aver deciso di fare il suo ingresso in scena, donando agli abitanti di Padstow qualche ora di clima fresco. Questo modesto paesino inglese godeva della fama di luogo tranquillo, ed era per questo che era stato scelto da Draco e Astoria come posto in cui abitare.
I due genitori, una volta nato il loro primogenito, il piccolo Scorpius, avevano deciso che l’aria aristocratica e pesante di Londra non sarebbe stato il luogo adatto in cui crescere il bambino; così, entrambi amanti della tranquillità, si erano trasferiti in Cornovaglia.
Scorpius Malfoy sedeva davanti al davanzale della propria camera da letto; i gomiti appoggiati sul marmo bianco e freddo, si godeva il panorama visibile attorno alla Villa. In quelle sere di frescura niente lo aggradava di più che stare in quella posizione, con la sua gattina bianca stancamente accovacciata sulle proprie gambe. I biondissimi capelli, ereditati dal padre, si muovevano appena in risposta al venticello che avvolgeva il giovane.
D’un tratto, con due semplici ma decisi colpi, qualcuno bussò alla porta.
«Avanti» disse solamente il bambino dopo pochi secondi, mentre la gatta alzava la testa svegliata dall’accaduto.
La porta venne aperta lentamente, e rivelò la figura di un giovane uomo; anch’egli biondissimo, avanzò con espressione benevola verso il figlio.
«Scorpius» esordì Draco, guardando il bambino, sereno «Non credi sia ora di andare a letto?»
La sua voce pacata poteva anche esser definita “gentilmente autoritaria”.
Il viso del bambino si contorse in un’espressione di disappunto, mentre scuoteva la testa, con fare quasi furbetto.
«Ancora cinque minuti»
«Ogni sera, chiedi cinque minuti» gli fece notare Malfoy Sr, sempre con tono tranquillo.
«Allora raccontami una storia»
Quella frase, che poteva sembrare un’infantile richiesta di ascoltare una fiaba prima di addormentarsi, era in realtà qualcosa di più profondo. Draco, seppur contrario, acconsentì e sedette accanto a suo figlio.
«Quale vuoi sentire? Immagino sempre la solita…»
Il bambino annuì, serio.
«Quella delle Zie. Ogni sera aggiungi un particolare in più che il giorno prima avevi dimenticato»
«Già» commentò pensieroso il padre «Non è una storia per bambini della tua età. Perché ti piace tanto?» domandò poi con tono gentile, osservando le reazioni del figlio.
«Perché io non sono un bambino» rispose serio Scorpius. Sembrava quasi offeso da quello che il padre gli aveva detto, forse perché anche se aveva solamente undici anni, era di un’intelligenza straordinaria, e lui stesso se ne rendeva conto. La risposta del padre arrivò subito.
«Scusa» disse fissandolo.
Nella stanza calò il silenzio per qualche secondo, la bianca gattina del giovane Malfoy si agitò sulle sue gambe incrociate, ma alla minima carezza rassicurante di Scorpius, si riposizionò e tornò tranquilla. Il padre prese fiato e incominciò a parlare.
«C’era una volta…»
«Stop» lo ammonì subito il figlio, mantenendo però sempre un tono pacato e rispettoso «Ti ho detto che non sono un bambino, non c’è bisogno che usi quell’espressione da babbanofilo»
«Che caratterino…» commentò sorridendo il padre.
Il bambino rimase un attimo serio, ma poi scoppiò a ridere di gusto.
«..è che mi sembra un’espressione stupida!» spiegò con un sorriso Scorpius. Draco lo guardò, pensando che era proprio suo figlio: intelligente, concreto, rispettoso.
«E va bene» disse solamente, prima di riniziare il suo racconto.
«Avevo dei nonni. Non erano la classica figura di persona anziana gentile e caritatevole; tutt’altro. Erano persone severe e austere, ma d’altronde, erano altri tempi; mi rivolgevo a loro con il Voi, come d’altronde facevano tutti.»
«E’ stato molto tempo fa?» domandò subito Scorpius, come se fosse la prima volta che ascoltava quella specie di storia. Non aveva tuttavia la solita voce da bambino sciocco e sognatore; era sempre composto e pacato nel parlare.
«Pensa che parlo dei tuoi bis-nonni, Scorpius»
Questa risposta bastò a soddisfare il ragazzino, che con un cenno del capo fece capire al padre che poteva continuare.

 

I Capitolo
Once Upon a Time

 

«Mio nonno, Cygnus Black, era un uomo d’affari. Ricopriva un’importante carica al Ministero, ma non perché questo lo appagasse; semplicemente, il suo desiderio primario era arricchirsi, arricchirsi tanto da far acquistare maggior prestigio alla “Nobile e Antichissima Casata dei Black”. E, di certo, ci riusciva benissimo. Talmente bene da riuscir tranquillamente a mantenere i suoi tre manieri, le proprietà terriere e quant’altro possedeva, ma soprattutto riusciva a mantenere mia nonna: Druella Rosier, dall’età di diciannove anni “in Black”.
Mia nonna era fatta per mio nonno. E bada bene che non intendo dire che i due si amassero, perché il loro era stato indubbiamente un matrimonio di interesse; ma nell’unire le due famiglie, si era capito che i novelli sposi avevano esattamente lo stesso carattere: autoritario, serio, calcolatore.
Dopo pochi anni di matrimonio,
la dote delle donne Rosier di essere particolarmente fertili venne subito a galla con Druella. Difatti, il primo figlio della promettente coppia era sanissimo, oltre che una bellissima creatura dai capelli corvini; c’era solo un piccolo inconveniente, nel lieto evento: il bambino era in realtà una bambina.
Ma i due avevano appena ventidue anni, e la cosa non suscitò molto clamore: come diceva Cygnus alla moglie, “siamo sani e giovani, e il figlio maschio verrà”. Per usare un pizzico di ironia, si potrebbe commentare la frase con un “le ultime parole famose”.
Infatti, solamente due anni dopo ci fu un’altra nascita in casa Black, e anche un’altra delusione: era di nuovo una bambina a riempire quella culla. Cygnus iniziava a spazientirsi e a non nutrire più la fiducia che una volta provava; sebbene sapesse che la moglie non era la reale colpevole di quella che si poteva definire una disgrazia, sembrava fare di tutto per incolparla. Druella, dal canto suo, era dispiaciuta e intimorita all’inverosimile di non poter dare al marito e alla sua casata il tanto atteso erede maschio.
Ma non c’è due senza tre, e ad illudere nuovamente i due sposi arrivò una nuova gravidanza… nemmeno a dirlo, un’altra bambina. La signora Black cadde in depressione vedendo il marito tanto adirato con lei, e si rifiutò per giorni persino di allattare la propria figlia, quasi a volerla morta perché colpevole.
Gli anni passavano e le bambine crescevano; Druella non sembrava più riuscir a rimanere incinta, e Cygnus era sempre più rassegnato. Il suo carattere calcolatore, tuttavia, venne presto a galla; infatti le bambine crescevano sane e belle come non mai, e il signor Black capì subito che l’unica cosa da fare era cercare delle vantaggiose unioni. Così, sin da quando le figlie erano piccole, iniziò a scrutarle attentamente, a capire i loro pregi e difetti; tuttavia, manteneva sempre le distanze dalle tre, e non solo fisicamente, quasi a considerarle inferiori perché femmine.
Quando le bambine raggiunsero i sette anni di età, Cygnus aveva benissimo in mente il loro carattere, i loro pregi, i loro punti deboli.
Bellatrix, la maggiore, era un personaggio… particolare. Sembrava avere, già dalla tenera età, una particolare attrazione per qualunque cosa fosse oscura e misteriosa; spesso, magari in occasione di qualche litigata, si chiudeva a chiave in camera sua e spegneva tutte le luci, rimanendo per lunghe ore al buio a riflettere. Il suo carattere rispecchiava questa sua “passione” per l’oscuro: non si poteva definire cattiva o malefica una bambina di sette anni, ma aveva una certa propensione alle risposte brusche e talvolta quasi scortesi, al silenzio solitario, alle frasi falsamente innocenti, ai ghigni. Quando crebbe, si rivelò di una straordinaria ma particolare bellezza; non era una ragazzina innocente con gli occhi azzurri, era maliziosa, affascinante, talvolta quasi ambigua nel suo essere così falsamente amichevole o innocente. Di sicuro, non assomigliava alle sue sorelle; lei lo sapeva e spesso lo ricordava loro, quasi a volersi vantare.
Infatti, la secondogenita era completamente il contrario di Bellatrix. Si chiamava Andromeda, aveva i capelli bruni e gli occhi marroni.
Non era particolarmente bella,
non era particolarmente affascinante,
non era particolarmente desiderabile.
Non era nulla, come spesso le ricordava Bellatrix.
A vederla, non la si sarebbe certo scambiata per una Black, anche perchè era di carattere buono e giusto, cordiale perfino con gli sconosciuti. Aveva una caratteristica, però: subiva, sempre e comunque. Subiva le cattiverie di Bella, i suoi giochetti malefici, subiva gli sguardi di disgusto da parte della terzogenita, le battutine sui suoi capelli mossi e indefiniti; e tutto quello che subiva, lo immagazzinava dentro di sé. Per questo non reagire, la primogenita la chiamava codarda e la sfotteva.
“Non so quando si svuoterà di tutto quello che tiene dentro, non sarà mica una santa!” commentava così.
E poi c’era Narcissa, orgoglio di Druella; biondissima, a dispetto dei capelli dei genitori, probabilmente come i genitori di Cygnus. Era una ragazza estremamente educata e conoscitrice dell’etichetta più rigida, ma altre sue caratteristiche erano la freddezza e la diffidenza; spesso prendeva in giro la sorella Andromeda per il suo scarso interesse al fisico, per il fatto che non si truccasse o curasse. Invece la bionda indossava sempre abiti eleganti, un velo di trucco era sempre presente sul suo viso, a coronare quei lineamenti così perfetti e ad esaltare quegli occhi così straordinari. Bella pensava che Cissy fosse dannatamente perfetta, ma non lo pensava con invidia, tutt’altro; la riteneva quasi una “figlia di papà”, ma la preferiva di certo ad Andromeda.
Così il Signor Black teneva d’occhio le sue figlie, progettava il loro futuro con estrema accuratezza, e nel frattempo per le tre si era fatto tempo di Hogwarts. E prima che Cygnus e Druella se ne potessero accorgere, le tre si erano fatte grandi ed avevano abbandonato quella scuola in cui avevano fatto conoscenze davvero importanti per il loro avvenire e si erano buttate a capofitto nella vita reale.

 

 

Note di fine capitolo:
Ho deciso di fare una cosa un po’ diversa, di far narrare questa complicata storia a Draco, anche se non credo che ci saranno interventi durante il racconto da parte sua o di Scorpius. Già a partire dal secondo capitolo abbandoneremo la stanza in cui Malfoy narra tutto e ci immergeremo nella vera trama di questa FF, anche se il narratore rimarrà sempre lui.
Questo è solo un assaggio, un’introduzione alla storia; tutto deve ancora accadere.
Grazie a chi ha letto e a chi vorrà recensire.

  
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