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Autore: gyikhu    05/10/2020    1 recensioni
Nathan Drake e Lara Croft incroceranno le loro strade alla ricerca dello stesso tesoro: riusciranno a collaborare? Tra trappole, mistero ed enigmi, Crossroads è una storia d’azione e d’avventura, come nei più classici dei Tomb Raider e degli Uncharted. Per chi ama sorridere e sentire l’adrenalina, e chi, tra le diverse versioni di Lara Croft, è rimasto soprattutto innamorato di quella originale e del film interpretato da Angelina Jolie. [Leggera Nathan/Lara]
EDIT! Dal secondo capitolo, sono state aggiunte delle illustrazioni disegnate dalla traduttrice che accompagnano la storia.
Dal testo in inglese: E se Lara fosse a un passo dall'ottenere quello che ha sempre voluto, ma qualcuno più veloce di lei glielo rubasse davanti agli occhi? Riuscirà a riavere ciò che è suo? - fanfiction consigliata a tutti coloro che amano l’azione. Buona lettura!
Genere: Avventura, Azione, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Lara Croft
Note: Cross-over, Movieverse, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Crossroads DILOGIA'
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Link all'ottavo capitolo in lingua originale:
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NOTE DELLA TRADUTTRICE:
Un ulteriore ringraziamento speciale a devil_may_cry_wrath_92m e ReverendBrute80 per le bellissime recensioni! Si è parlato, ultimamente, di capitoli della fanfiction un po' "morti" ma necessari a livello narrativo. Ebbene, sappiate che d'ora in avanti è tutta una salita grandiosa di scene mozzafiato, emozioni forti e adrenalina! <3







“Se ti dicessi che non riesco a levarmi dalla testa le ultime due settimane trascorse con te mi crederesti?”
Lara tentò la fortuna e il silenzio che ne seguì la convinse che era sulla strada giusta. Per quanto Nate non le avesse pienamente creduto, considerò quella possibilità come vera. Era abbastanza bello perché le donne si interessassero a lui.
Si alzò, e Lara sentì i suoi passi felpati sul pavimento di legno. Nei due secondi successivi, avrebbe dovuto prendere una decisione e vide una sola opzione: giocare la partita.
Si voltò e, non appena Nate la raggiunse, gli elargì un sorriso. Il ragazzo aveva un bell'aspetto: jeans, una t-shirt bianca, capelli disordinati. Non era un gioco così difficile da realizzare.
Le dita di Lara gli scivolarono sul petto per carezzarlo e trovarono un anello su una cinghia di cuoio intorno al collo. Dato che Nathan non si ritrasse, la cacciatrice di tombe lo spinse leggermente facendolo indietreggiare fino a fargli urtare i piedi contro una sedia. Quando ci cadde sopra, Lara mantenne sguardo, cercando di decidere fino a dove avrebbe dovuto spingersi. Lo sguardo di lui era attento ma indecifrabile. Nate non fece nulla, aspettando una mossa della ragazza. Lara rifletté con preoccupazione che spingersi troppo lontano avrebbe portato ad un unico, inevitabile risultato.
“Pensavo...” cominciò a dire appoggiandosi con le mani alle sue spalle e scivolando sul suo grembo a cavalcioni. “Pensavo che sarebbe stato carino farti una sorpresa.”
Si chinò ed avvertì il piccolo movimento che lui fece per avvicinarsi. Le mani di Nathan le cinsero la vita. La situazione stava iniziando a piacerle un po' troppo per i suoi gusti. Che diavolo le stava succedendo? Non era il tipo di donna che raggiungeva i suoi obiettivi con la seduzione. Per un momento esitò, ma ormai si era spinta troppo. Se si fosse tirata indietro adesso, lui avrebbe capito che aveva mentito. Che diavolo, pensava, mentre le sue labbra si avvicinavano alle sue. Vicino. Sempre più vicino. Poi la sua mente s’illuminò. “Ma... mi sembra che tu riesca a cavartela molto bene anche senza di me.”
Si allontanò improvvisamente a malo modo e si diresse verso la porta. Era la sua occasione per andarsene. A metà strada sentì la sua voce.
“Lara, aspetta.”
Si fermò, chiuse gli occhi e si maledì per la reazione appena avuta. Forse avrebbe dovuto ignorarlo e varcare la porta d’ingresso, fingendo di non voler sentire le sue scuse. Ma era troppo tardi, perché Drake la prese per mano e la voltò.
“Non fare la stupida,” disse. “Ora sei qui, sarebbe un peccato perdere questa opportunità. Mi piace quando le donne fanno la prima mossa.”
Nathan sorrise e la tirò a sé così vicina che sentì il suo corpo contro il suo. Il suo disappunto si trasformò in sorpresa quando lo vide avvicinare le labbra a pochi centimetri dalle sue. Ma lui si spinse oltre e la sua bocca si adagiò sul collo. Una semplice, leggera carezza che le fece dimenticare il disco per una buona manciata di secondi. Lara sentiva il suo respiro caldo sulla propria pelle farle il solletico all'orecchio. Sarebbe riuscito senz’altro a sedurla non appena avesse detto qualcosa di romantico.
“È stato un meraviglioso tentativo, ma ora dimmi davvero cosa diavolo ci fai qui.”
La mente di Lara rinsavì tanto velocemente quanto il suo tocco che l'aveva annebbiata Spinse via il ragazzo infastidita dal suo sguardo divertito. Nate pensò che l’espressione sulla faccia di lei non avesse prezzo. Ne era valsa la pena. Forse, persino perdendo l’occasione di baciarla e toccarla. Forse.
“Ho sempre saputo che stavi bluffando,” disse Nathan lasciando la presa.
“Allora perché diavolo non me l’hai detto subito?”
“Mi è sembrato giusto. Una piccola presa in giro per una piccola presa in giro. Per dimostrarti che non puoi ottenere sempre tutto con il tuo fascino.”
Se uno sguardo potesse uccidere, pensò Nate, a quest’ora sarebbe senz’altro morto, ma la situazione lo divertiva comunque. Non importava quali fossero le conseguenze. Sapeva che lei voleva qualcosa per arrivare a tanto e quel trucchetto gli diede un po’ di vantaggio. “Sii felice di non aver provato questo trucco con Sully. Si sarebbe posto qualche domanda solo al mattino seguente tra le lenzuola sfatte.”
“Va' all'inferno, Nate,” scattò Lara.
“Ehi, non essere arrabbiata con me per il casino che tu stessa hai cominciato.”
Lara prese lo zaino e afferrò la maniglia della porta d’ingresso, ma Nate si mise in mezzo. “Non mi hai ancora detto perché sei qui.”
“Non importa. Mi sbagliavo.”
“Qualunque cosa sia, è abbastanza importante se sei arrivata a irrompere nel mio appartamento e hai cercato di mentirmi. Un comportamento non molto da signora, comunque. Devo tirare a indovinare?”
“Lasciami andare,” sancì Lara scostandolo da sé e i suoi occhi brillavano di rabbia. Più per se stessa che per lui.
“Come vuoi,” disse Nathan alzando le mani. “Questa porta è sempre aperta. Chiamami se cambi idea.”
La mano di Lara abbassò la maniglia e socchiuse la porta. Poi la chiuse di nuovo. Girandosi, vide Nate era seduto sulla stessa sedia di prima, adesso accostata ad un tavolo.
“Ciò che voglio è il disco d’oro,” informò.
“Ora sì che si ragiona. È un'altra caccia al tesoro? Dammi più dettagli,” disse Nate con le mani sul tavolo e uno sguardo pieno di viva aspettativa.
“Stavolta è diverso. Significa molto per me...”
“Lo so. La gloria.”
Lara ebbe l’impressione che Nate si sentisse ferito da quelle parole. Ne aveva davvero un motivo?
“Pensavo che avessimo già superato questa fase,” concluse lui facendo un sospiro. Si alzò, camminò fino alla camera da letto e, dopo essere tornato in sala, gettò il disco d'oro sul tavolo. “Ecco, è tuo.”
Lara non sapeva cosa pensare. Era una trappola? Il disco che desiderava così tanto giaceva sul tavolo, ma non si mosse di un centimetro per prenderlo. Aspettava che Nathan dicesse qualcosa, ma rimase in silenzio. Si sentì colta da uno strano stato d’animo che non aveva nulla a che fare con l’entusiasmo che si prova per una vittoria.
Nel momento in cui afferrò il disco, il vetro della finestra esplose in mille pezzi seguito da uno schianto che prese alla sprovvista entrambi. Un proiettile si conficcò nel muro passando sopra la spalla della cacciatrice di tombe, seguito da una dozzina di altri. Raggi laser rossi si proiettarono sulle pareti e girarono intorno a loro, i quali si erano gettati a terra senza poter fare nulla. I colpi continuarono ad arrivare a raffica, distruggendo tutto ciò che li circondava. Schegge di vetro caddero sul pavimento, libri strappati volarono in aria atterrando come spazzatura. Alcune finestre scoppiarono sopra di loro mentre si accovacciavano verso la porta.
“Non posso crederci. Come ci hanno trovato?” chiese Lara a voce alta per sovrastare il rumore degli spari.
“Quindi pensi che sia Johansson?”
“C'è qualcun altro che ha un motivo per spararti?” “Andiamocene da qui,” disse Nate cercando la chiave della macchina. Un punto rosso gli illuminò la mano e i proiettili partirono appena prima che riuscisse a ritrarla illesa con le chiavi tra le dita. “Merda! Andiamocene!” urlò a Lara in mezzo al fracasso assordante.
“Aspetta, il disco!” Il disco d'oro era ancora sul tavolo dove l'avevano lasciato. “Non me ne vado senza. Prendi la macchina, io prendo il disco!” esclamò Lara e si abbassò per tornare in sala.
“È pazza,” mormorò Nate guardandola sgattaiolare sul tavolo. Un proiettile colpì una mela, facendola esplodere in aria in tanti, minuscoli spicchi.

***

Non era necessario aspettarla nell’atrio del palazzo, Nathan sapeva che Lara riusciva a badare a se stessa. Uscì di nascosto dall'edificio e si avviò alla macchina mentre i mercenari ancora sparavano alle finestre. Dove diavolo è finita? pensò tamburellando con le dita sul volante. Il tempo era un lusso che non avevano. Come erano riusciti gli uomini di Johansson a trovarlo? E perché continuavano a seguirlo?
La porta del palazzo si aprì e Lara uscì in strada. Nate girò le chiavi nel blocchetto di accensione e notò una berlina scura dietro di sé accendere i fari e far rombare il motore.
Nathan guidò verso di lei e le aprì la portiera con l’auto in corsa. “Sali!” esclamò sgommando prima che Lara chiudesse la portiera. Le ruote fumarono e la macchina sparì nella notte. Anche i loro inseguitori accelerarono, ed uno di loro si sporse dal finestrino e sparò. Il proiettile frantumò il finestrino posteriore e alcune schegge li colpirono. “Figlio di puttana!” imprecò Nate.
“Vedo che Johansson ti sta ancora col fiato sul collo,” osservò Lara.
“Non pensi che invece stiano cercando te?” disse Nate schiacciando a più non posso l'acceleratore per sorpassare un furgone.
“Me?” ripeté Lara confusa. Possibile che quegli uomini stessero inseguendo proprio lei senza che se ne fosse accorta? Si voltò indietro e vide che la berlina nera avvicinarsi sempre più a loro. “Accelera, Nate, o non andremo tanto lontano!”
“Faccio quello che posso,” replicò lui girando velocemente il volante in curva per dirigersi in un vicolo stretto.
“Non riusciremo a passare di là!” gridò Lara.
“Fidati, ce la faremo.”
Lara s’immobilizzò stringendosi a Nate mentre la macchina raggiunse l'ingresso del vicolo. La fiancata sfiorò gli alti muri che si ergevano su entrambi i lati. Il veicolo traballò e il metallo della carrozzeria sferragliava e scintillava come fuochi d'artificio mentre veniva graffiato e ammaccato dalla pietra. Gli specchietti laterali si ruppero provocando un boato. Nathan prese velocità e la fine del vicolo ormai prossima sboccava su una strada a doppia corsia. Lara non avrebbe mai pensato che sarebbero riusciti a percorrerlo, ciononostante l’auto, per quanto danneggiata, ancora funzionava.
“Appena li avrai seminati, dirigiti all’aeroporto!” gridò Lara mentre gli inseguitori continuavano a sparare dal vicolo. “Attento!”
Alcuni clacson arrabbiati suonarono al loro arrivo, seguiti da alcune sgommate. Il traffico si faceva più intenso e Nate dovette concentrarsi di più per evitare le auto. Svoltò sulla corsia di destra e in seguito di sinistra, poi di nuovo a sinistra fin quando un furgone davanti a loro cambiò direzione e Nathan dovette zigzagare in mezzo alla strada.
“Gli sgherri di Johansson arrivano da destra,” lo avvertì Lara intervallando lo sguardo tra lui e la berlina nera.
“Lo so!” gridò disperato, e non avendo altra scelta guidò la macchina sul lato opposto della strada. Vennero accecati dai fari e i guidatori, spaventati, svoltarono sui cigli urlando e imprecando. O così intuì Lara osservando le loro facce. “Fa’ qualcosa!” urlò Nate con l’attenzione completamente rivolta alla strada.
Con un movimento improvviso, girò la macchina sul lato destro, attraversò tre corsie, lasciando il caos dietro di sé, ma la berlina nera con molta fortuna riuscì a passare. Un autobus slittò fino a fermarsi, un camioncino li oltrepassò a pochi centimetri. “Forza, forza, forza!” urlò ancora Nate cercando di sorpassare un guidatore della domenica che si trovava sulla loro strada. Diede un pugno al clacson imprecando alla vista della berlina nera nello specchietto retrovisore. “Maledetto idiota,” gridò riuscendo all’ultimo secondo ad accelerare, pochi attimi prima che un'altra serie di proiettili partì e colpì il bagagliaio, delineando permanentemente una linea curva sulla carrozzeria.
“Siamo a soli dieci miglia dall'aeroporto,” informò Lara leggendo il cartello sul lato della strada. “Seminali.”
“E come suggerisci di farlo? Questa dannato rottame non va più veloce di così.”
La berlina li colpì da dietro, staccando una parte del paraurti che penzolò sopra l’asfalto. Lara sbatté contro la portiera, ma si rialzò rapidamente. Raggiunse il suo zaino e tirò fuori una pistola.
“Hai un’arma? Perché diavolo non mi hai detto che avevi un’arma?” chiese Nathan sbigottito.
Lara fece spallucce con un sorriso. “Quando posso sono una pacifista.”
Nate alzò gli occhi al cielo.
Quando la berlina li colpì di nuovo, Lara si voltò affrontando i due uomini così da vicino da vedere i loro denti ingialliti. “Vai un po' più a destra,” ordinò a Nate. “Non riesco a vedere le gomme da qui.”
“Ma certo, ogni tuo desiderio è un ordine,” scherzò sarcastico. “Spara e basta.”
“Ci sono.”
Lara puntò la pistola, notando come il sorriso sui volti degli uomini, dopo aver preso coscienza di ciò che stava per succedere, si trasformò in turbamento. La volata della pistola scintillò e la gomma anteriore esplose. “Addio, ragazzi.”
L'autista tenne fermo il volante più che poteva per tenere la macchina sulla strada, ma perse il controllo. La berlina piombò sul ciglio polveroso, si capovolse più volte in aria e atterrò a testa in giù nel fosso.
Qualche auto si fermò nelle vicinanze, ma nessuno dei guidatori o passeggeri riuscì a vedere nulla oltre la nuvola che si era sollevata in cielo.
“Bel colpo,” si complimentò Nate seguendo la scena dallo specchietto retrovisore mentre sfrecciavano via. “Penso che per un po’ non ci daranno problemi.”
“Speriamo,” convenne Lara osservando per un’altra manciata di secondi la berlina, dopodiché si voltò verso Nate. “Ecco l'uscita,” informò indicando il cartello. “Per gli aerei privati, non per il terminal degli aerei di linea.”
Nate lasciò la strada all'ultimo secondo rallentando per confondersi nel traffico, anche se le condizioni dell'auto non resero facile l’impresa. “Avrei dovuto saperlo,” mormorò. “Una Lady non viaggia in seconda classe.”

***

Dell’auto non rimase che uno spettacolo pietoso. Mancava più vernice di quella che vi era rimasta sopra, le fiancate erano rigate e ammaccate, uno specchietto laterale era rimasto miracolosamente appeso senza vita mantenuto da un unico cavo. Una fila di piccoli fori decorava il bagagliaio, ed era difficile supporre dai pochi frammenti di vetro rimasti che il finestrino posteriore fosse mai esistito. Nate spense il motore e l’auto emise un brontolio.
“Sully non sarà contento di questo,” disse Nate grattandosi la testa. “Avevo preso in prestito la sua macchina solo per qualche giorno.”
“Gliene comprerai una nuova col bottino che ti farai.”
Nate alzò la fronte. “Bottino? Pensavo che volessi fare la spedizione da sola. E la gloria?”
“È ancora mia. Ma mi va di essere gentile piuttosto che lasciarti qui con gli uomini di Johansson. Non potrei sopportare questo peso,” spiegò Lara con un sorriso. “Non trarre conclusioni affrettate,” sancì contrariata dall'espressione del suo volto. Prese lo zaino e si diresse verso l'edificio.
“Sì, certo,” mormorò Drake. Sorrise e la seguì.

***

Passarono la sicurezza e i controlli, e Nate si domandò come fosse possibile che tutto fosse andato liscio così facilmente. Lara aveva un permesso ufficiale per trasferire un raro manufatto d'oro da Boston a Londra, timbrato da un qualche ufficio di cui Nate non aveva mai sentito parlare.
“Non si lasciano le cose al caso, vero?” le sussurrò mentre lasciavano gli ufficiali. “E la pistola?”
“L'ho lasciata in macchina. Nemmeno a me è permesso andare in giro con una pistola in un aeroporto.”
“Davvero? Pensavo che tu e le tue pistole foste inseparabili.”
“Non era mia. Se non posso esportare una pistola fuori dallo stato, non posso neppure importarla.” Lara salutò con la mano un uomo che stava facendo il pieno all'aereo. “Le mie pistole sono lì dentro.”
Nate notò un piccolo aereo bianco dal corpo elegante, snello e tonico come quello di Lara. Era tutto bianco, eccezion fatta per il telaio della fusoliera decorato con una grande C. I motori rombavano sotto le eleganti ali. Nate fischiò mentre la porta si aprì in avanti mostrando le scale, salendole assieme alla compagna.
“Sono impressionato.”
“Una ragazza ha bisogno delle sue comodità,” disse con un sorriso, poi si voltò verso l'abitacolo. “Non dirmi che piloterai anche questo.”
“Perché no? Non ti fidi di me?" chiese Lara divertita dallo sguardo di sconcerto che gli passò per un attimo il volto. Si mise a ridere. “Non preoccuparti. Stavo solo scherzando."
Nate la seguì fino ai sedili in pelle e la imitò, allacciandosi la cintura di sicurezza. L'interno era tranquillo, il rombo dei motori era solo un fievole ronzio di sottofondo.
“Benvenuta a bordo, Lady Croft,” disse un uomo in uniforme che venne a salutarli. “Qual è la sua destinazione?”
“Capitano White, lui è Nathan Drake. Si è aggiunto a noi da poco,” lo presentò Lara, approfittando che si stringessero la mano per guardare fuori dalla finestra e vedere se qualcuno li seguiva. “Dobbiamo partire immediatamente. La nostra destinazione è Colombo, Sri Lanka.”
“Certo,” rispose il capitano annuendo. “Partiremo non appena mi sarò messo ai miei posti,” soggiunse e si avviò alla cabina di pilotaggio.
“Sri Lanka?” chiese Nate con sguardo interrogativo.
“Ti spiegherò tutto per strada. Avremo un sacco di tempo.”
Dopo un’ulteriore occhiata prudente all'edificio dell'aeroporto, si chinò sul sedile e chiuse gli occhi.
   
 
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