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Autore: lmpaoli94    05/10/2020    0 recensioni
Anni ’70.
In un piccolo orfanotrofio di una piccola città toscana, s’intrecciano le vite Lamberto, un maestro di 31 anni, e di alcuni bambini che hanno il bisogno di riscoprir la voglia di vivere dopo che sono stati abbandonati a causa della morte dei loro genitori.
Diverse storia ma con un obiettivo comune: ritrovare il sorriso in un piccolo edificio dove la tristezza ricopre un’esistenza troppo breve per essere sprecata in un modo ignobile e rancoroso.
Toccherà al giovane maestro riportare un sorriso a questi bambini dove hanno perso la speranza di vivere una vita che all’apparenza gli ha tolto tutto, ma non i sogni.
Genere: Avventura, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Mentre anche il giorno di Natale se ne stava andando, la Signora Guarini rimaneva nel suo ufficio a finire il suo operato.
Essendo una donna sola e senza famiglia, il lavoro all’orfanotrofio era tutto quello che aveva.
Ma adesso che non avevano più bisogno di lei dopo una serie di motivi, non gli restava altro che abbandonare.
Nel firmare le ultime carte, un senso di nostalgia le pervase il suo corpo.
Delle piccole lacrime gli caddero dai suoi occhi azzurri mentre i sensi di colpa la stavano attanagliando.
“In fondo mi merito una fine così. Quei ragazzini non avrebbero dovuto soffrire come ho sofferto io in gioventù. È stato molto ingiusto ed egoista da parte mia… Ma dopo tutto quello che ho raccolto in questi anni, la mia tempesta è solo all’inizio.”
Immersa nei suoi più profondi pensieri, la donna vide che erano trascorse le undici di sera.
Non aveva mangiato in tutto il giorno e la stanchezza stava per prendere il sopravvento.
Ma prima che potesse lasciare definitivamente l’ufficio, il maestro Rodari entrò di soppiatto con sguardo serio e velamente rammaricato.
< Signor Rodari > fece la donna con ton o sorpreso < Che cosa ci fa’ qua? Credevo che fosse con i suoi alunni o con la sua dolce metà. >
< Sono in soggiorno che stanno giocando a frutta e verdura, un gioco che aiuta molto la mente di un bambino. >
< Sì, l’ho presente > tagliò corto la Signora Guarini < Adesso, se vuole scusarmi, devo tornarmene a casa. La mia famiglia mi sta aspettando. >
Lamberto, capendo che stava mentendo, insistette che la donna rimanesse all’orfanotrofio per tutto il tempo che voleva.
< Perché mi sta facendo una simile proposta? Lei, il Preside e altri suoi colleghi non vedete l’ora che io mi tolga di mezzo. Perché rimanere? >
< Perché lei è l’anima di questo istituto. E malgrado tutte le brutte cose che ha fatto, abbiamo profondamente bisogno di lei. >
Non credendo a quelle parole, la Signora Guarini confessò al giovane maestro che ormai era troppo tardi per tornare indietro.
< Il mio tempo è finito qui, Signor Rodari. Ormai nessuno ha più bisogno di me. >
< Si sbaglia… >
< La prego di lasciarmi andare. Ho avuto una giornata molto faticosa e non intendo rimanere qui un solo minuto di più. >
Non capendo perché stava scappando come una volgare ladra, Lamberto fece di tutto per fare breccia nel suo cuore.
< Se lei se ne andrà come se niente fosse, verrà presto a ricriminare. Questo lavoro è tutta la sua vita e lei non può farne a meno. Lei sotto sotto adora i bambini come me, però è troppo orgogliosa nel confessarlo. Perché? >
< La smetta, Signor Rodari! Nessuno mi vuole qui! Nemmeno i bambini! >
Sentendo quel litigio che molto presto avrebbe potuto degenerare, Lucio e Arianna si fecero avanti nel cercare di convincere la Rettrice a rimanere.
< Stiamo facendo un gioco molto divertente > mormorò la piccola < Perché non rimane anche lei? Sono sicura che le farà molto piacere. >
< In verità io… >
< La prego, Signora Guarini. Abbiamo bisogno di lei. Non se ne vada. >
Le parole tristi e sincere del piccolo Lucio suscitarono nella donna un profondo senso avverso e recriminatorio.
< Lucio… pensavo che tu non mi avessi mai rivolto la parola… >
< Non posso farlo ad un membro della mia famiglia… zia Teresa. >
Appena Lamberto capì di averla chiamata zia, il suo stupire divenne innegabile.
< Ma quindi lei e il piccolo Lucio… >
< Nessuno doveva sapere del nostro piccolo segreto > confessò la donna < Io ho protetto questo bambino per tutti questi anni. Le lamentele e le prese di posizione verso di lui sono state fatte per farlo crescere come un bambino educato e responsabile. Capisco di essere stata molto dura… Ma nel sapere che io e lui adesso non ci rivedremo più… >
< No, Signora Guarini. Tutto ciò non succederà mai. >
Sentendo la voce forte e dirompente del Preside Morotti e della Signorina Rambaldi, la vecchia donna sapeva che non era del tutto sola.
< Preside, anche lei qui? >
< Ci faccia compagnia nel nostro gioco. Basta lavorare. È Natale. >
< Ma io veramente… >
< Io, come tutti gli altri docenti di questo posto, saremo molto felici che lei rimanesse a tempo determinato in questo istituto. Abbiamo molto bisogno di lei, Signora Guarini. I bambini la amano, nonostante il suo comportamento severo. La prego di non lasciarci proprio adesso. >
Sentendo il calore dei suoi colleghi e dei bambini, la Signora Guarini non poteva sottrarsi a tale desiderio.
Con le lacrime che gli continuavano a sgorgare dal suo viso, alla fine decidette che era giusto rimanere.
< Sono molto felice della sua scelta > confessò il Preside < Adesso andiamo a giocare tutti assieme. Venite, bambini. >
< Sììì! >
Mentre un forte entusiasmo si levò in quella serata fredda mentre la neve stava cadendo sopra le loro teste, il Preside Morotti ringraziò la donna per la decisione e per tutti i regali che aveva fatto ai bambini dell’orfanotrofio.
< Come sa che io… >
< Signora Guarini, sotto lo scudo duro e imperturbabile di una donna ferrea, si nasconde la bontà di una persona che ha sempre fatto di tutto per questi bambini. Non è stato difficile capire che era stata proprio lei a fare tutto questo. >
Mentre un sorriso velato si levava dal viso della donna, Teresa rimase alcuni secondi impassibile a fissare la neve che cadeva.
< Era da molti anni che qui a Lucca non abbiamo un bianco Natale. Un momento davvero magico, non trova anche lei? >
< Esattamente. Ma adesso è venuto il momento per scaldarci. La stanno aspettando cioccolate calde, biscotti e l’amore per i bambini. >
< Ed io non vedo l’ora di essere tra di voi. >
 
 
Mentre l’inverno stava facendo spazio alla primavera, i mesi con i bambini trascorrevano veloci e gentili.
Finalmente dopo tanto tempo si poteva andare nell’immenso giardino dell’orfanotrofio per giocare all’aria aperta e correre tutti assieme.
Ma c’era un altro grande desiderio nella mente del piccolo Lucio che aveva bisogno di essere espresso.
Rimanendo talvolta da solo a fissare l’immensa quercia, credeva che l’unico modo per combattere le sue paura era entrare all’interno dell’anima di tale albero.
< Lucio, che cosa ci fai qui? >
Sentendo il richiamo del maestro, Lucio gli confessò che cosa avrebbe visto nel futuro di quel meraviglioso e gigantesco albero.
< Una piccola casetta per noi bambini sarebbe un mio grande desiderio. Credo che l’unico modo per combattere le mie paure e i miei incubi è diventare l’alleato di questo mostro. Lei che cosa crede? >
Ascoltando la richiesta del bambino, Lamberto non riuscì a capire perché non c’aveva pensato prima.
< Sai una cosa, Lucio? Hai assolutamente ragione… E devo dire che io e te abbiamo avuto la stessa idea. >
< Sul serio? >
< Esatto. Infatti io e gli altri bambini costruiremo la più bella casa sull’albero di tutto il mondo. >
< Grande! E quando cominciamo? >
< Cominciamo adesso.
Mentre tutti gli altri bambini si erano armati di tavole in legno e di una voglia pazzesca di fare qualcosa di buono, il maestro Rodari intonò una canzone che tutti i bambini avrebbero cantato tutti assieme:


Le cose di ogni giorno raccontano segreti
A chi le sa guardare ed ascoltare
Per fare un tavolo ci vuole il legno
Per fare il legno ci vuole l'albero
Per fare l'albero ci vuole il seme
Per fare il seme ci vuole il frutto
Per fare il frutto ci vuole il fiore
Ci vuole un fiore, ci vuole un fiore
Per fare un tavolo ci vuole un fiore
Per fare un tavolo ci vuole il legno
Per fare il legno ci vuole l'albero
Per fare l'albero ci vuole il seme
Per fare il seme ci vuole il frutto
Per fare il frutto ci vuole il fiore
Ci vuole un fiore, ci vuole un fiore
Per fare un tavolo ci vuole un fiore
Per fare un fiore ci vuole un ramo
Per fare il ramo ci vuole l'albero
Per fare l'albero ci vuole il bosco
Per fare il bosco ci vuole il monte
Per fare il monte ci vuol la terra
Per far la terra ci vuole un fiore
Per fare tutto ci vuole un fiore
Per fare un fiore ci vuole un ramo
Per fare il ramo ci vuole l'albero
Per fare l'albero ci vuole il bosco
Per fare il bosco ci vuole il monte
Per fare il monte ci vuol la terra
Per far la terra ci vuole un fiore
Per fare tutto ci vuole un fiore
Per fare un tavolo ci vuole il legno
Per fare il legno ci vuole l'albero
Per fare l'albero ci vuole il seme
Per fare il seme ci vuole il frutto
Per fare il frutto ci vuole il fiore
Ci vuole un fiore, ci vuole un fiore
Per fare tutto ci vuole un fiore
Per fare tutto ci vuole un fiore
Per fare tutto ci vuole un fiore
Per fare tutto ci vuole un fiore
Per fare tutto ci vuole un fiore
Per fare tutto ci vuole un fiore...



In un solo pomeriggio, la piccola casetta sull’albero fu completata, un record invidiabile che sarebbe rimasto nei ricordi di tutti i presenti.
< Adesso abbiamo un nostro preciso sogno, Signor maestro. La voglia di essere libero e spensierati. E questo sarà il nostro rifugio dalla vita che non ci vuole. >
< La vita saprà accogliervi come meglio vi meritate > rispose il maestro con tono sincero < Però dovete promettermi una cosa: non vi scordate mai di essere bambini. >
< Non si preoccupi, Signor Maestro. Non lo faremo. >
   
 
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