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Autore: Roiben    05/10/2020    0 recensioni
[Arsène Lupin] Una fredda mattina d’inverno il telefono squilla e una voce conosciuta, la voce della sua vecchia balia Victoire, lo ridesta e riporta con violenza alla vita reale.
La sparizione improvvisa di una persona importante lo costringe a lasciarsi alle spalle l’esistenza tranquilla che aveva deciso di ritagliarsi, per la quale aveva lottato strenuamente, e tornare a imporsi al mondo.
Ma sulla sua strada è destinato a incontrare ostacoli, e qualcuno che credeva di aver relegato nelle memorie di un passato dimenticato.
Genere: Avventura, Drammatico, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Arsène Lupin, Desmalions, Geneviève Ernemont, Herlock Sholmès (Sherlock Holmes), Patrice Belval
Note: Cross-over | Avvertimenti: Violenza
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4 - Échanges de coups de feu 

 

Sono solo le prime ore di un pomeriggio dalle temperature piuttosto rigide ma dal sole nitido e abbagliante. Si è già mosso per raggiungere il luogo dellappuntamento, pur sapendo che esso è fissato per la sera; ha bisogno di darsi unocchiata seria intorno così da scongiurare possibili problemi dellultimo minuto. La conoscenza porta sempre vantaggi, e conoscere il teatro dellincontro con quella gente di cui tutto gli è ignoto fino a quel momento non potrà che avvantaggiarlo. 

 

Ha preso in considerazione le sue opzioni, soppesando il modo più proficuo per giungere a destinazione, e infine ha stabilito sarebbe andato in bicicletta. La strada è troppa per una poco allegra scampagnata a piedi, con il concreto rischio di arrivare stanco morto e trovarsi in balia delle intenzioni altrui; ma daltra parte unautomobile sarebbe apparsa troppo vistosa e avrebbe avvisato chiunque, perfino gli abitanti del circondario, dellarrivo di uno sconosciuto, e tempo una manciata di minuti con tutta probabilità tutto il paese avrebbe saputo i fatti suoi. No, grazie. Un cavallo sarebbe stata una buona idea, se solo non si fosse anche trattato di una presenza insolita; oramai il numero dei cavalli utilizzati per il trasporto di persone si sta riducendo progressivamente per lasciare spazio a mezzi a motore; più veloci anche se meno affidabili. 

 

In quel momento sta percorrendo con andatura tranquilla e occhio attento una strada abbastanza stretta e fiancheggiata da ambo i lati da alberi a perdita docchio; una strada che, tutto sommato, sarebbe più corretto definire sentiero, visto che è sterrata e che tuttal più cè lo spazio perché ci transiti un carretto (o una torpedo di piccola taglia). Secondo la mappa che ha con sé e in base ai suoi calcoli la cascina di campagna alla quale è diretto non dista che una manciata di chilometri dal punto in cui si trova, e per quanto può scorgere non si vede anima viva nei dintorni. Casa sua è appartata, riflette un poco annoiato, ma quel luogo è un vero mortorio. Che fa, la gente, se ha voglia di svagarsi? Spara alle anatre? Ridacchia fra sé e scuote la testa, suo malgrado divertito dallidea. Un momento dopo un rombo, che ricorda in modo vago lo schianto di un fulmine sul terreno arido, investe i suoi sensi riportandoli in allerta, ma ha a disposizione solo pochi secondi per rendersi conto che il frastuono proviene dal rapido approssimarsi di qualche cosa che svolta con rapidità sconcertante langolo e, se non si fosse gettato dalla bicicletta atterrando di schiena accanto al fosso che bordeggia il sentiero, lo avrebbe investito in pieno. Con qualche scricchiolio di troppo e un leggero pulsare alla testa si rimette seduto e scruta sulla strada, scorgendo una nube di polvere sollevata dalle ruote di una torpedo. Certo, potrebbe essersi trattato di un imbecille un po alticcio che nemmeno si è reso conto di avere un ostacolo sulla sua traiettoria ma, chissà per quale ragione, il suo istinto gli suggerisce che al contrario qualcheduno ha deliberatamente cercato di farlo fuori. 

 

Si rimette in piedi, fa un passo avanti per provare a controllare se la bicicletta sia ancora utilizzabile, ma una fitta di dolore alla gamba sinistra gli strappa una smorfia e una mezza imprecazione. Si piega sulle ginocchia e prova qualche cauto movimento: no, sembra che nulla si sia rotto; una buona notizia, tutto sommato. Sospira, si guarda attorno e individua la bicicletta o, per meglio dire, il rottame della sua povera bicicletta che dalla strada sembra fissarlo con rimprovero per quella brutta avventura. 

 

«Sono desolato, mia cara. Nemmeno io avevo piacere di volare gambe allaria a quel modo» borbotta seccato. 

 

Tuttavia lavventura per quel giorno non sembra essere ancora conclusa. Neppure il tempo di raggiungere la strada sterrata per accertarsi se ci sia del salvabile in quellintrico di metallo contorto che è presto costretto a una precipitosa marcia indietro, sconcertato dal nuovo passaggio dellautomobile (la stessa, ne è quasi certo), la quale questa volta si ferma sollevando unaltra polverosa nube a poca distanza dal punto in cui si trova lui. Un istante dopo gli sportelli si spalancano e il resto non ha il tempo materiale di vederlo, poiché troppo impegnato a guadagnare un buon riparo dietro gli alberi mentre chiunque sia allinterno dellautomobile si sta divertendo un mondo a svuotargli addosso una cospicua scorta di pallottole. 

 

«Siano dannati i boches e le loro maledette luger» sibila alterato, abbassando la testa per proteggersi dalle schegge di corteccia volate via dopo lennesimo sparo. «Imbecille che sei, Lupin. Puoi vederlo da te che era un buon posto per unimboscata. Questi ti vogliono proprio fare secco. Bah, almeno sapessi il perché». 

 

Infila una mano in un taschino interno del cappotto e ne fa scivolare fuori un piccolo astuccio rotondo di cuoio scuro dal quale estrae uno specchietto. Piano, con una certa cautela, lo fa sporgere oltre il tronco e lo inclina quel tanto che basta a dare un’occhiata alle sue spalle. «Quattro. No, cinque. Una bella compagnia». Chiude un momento gli occhi, lasciando fuori anche parte del frastuono prodotto dalle detonazioni e riflette. «Non si può ammazzare un cristiano se non c’è una guerra. D’altra parte quella brava gente ha l’aria di non volersene andare con le buone. Peggio per loro, se ne andranno con qualche osso rotto». Stabilito ciò estrae dalla fondina sotto la giacca la sua semiautomatica e controlla che la sicura sia disinserita e il primo proiettile sia già in canna. Dopo di che, voltatosi e poggiato un ginocchio sul terreno mezzo ghiacciato, si sporge appena e subito si scansa, mentre la gentaglia sulla strada spreca un altro bel gruzzolo di munizioni sul povero albero che lo protegge suo malgrado. Sogghigna, solleva il tiro e con un gesto rapido s’affaccia, spara e sguscia di nuovo al coperto. Il suono della detonazione seguito da quello di un grido gli suggeriscono che uno di quei simpaticoni là fuori si è appena guadagnato un poco di piombo in più e un ginocchio in meno. «Punto per Lupin. Scommettiamo che vinco io?» mormora divertito. Cambia il ginocchio di appoggio, stringe la presa sul calcio della pistola, espira e compare dalla parte opposta dell’albero, impallinando un secondo uomo. «Questa volta ci sono andato vicino: miravo al braccio e ho centrato la spalla. Bisognerà che tu faccia più attenzione, Lupin, se non vuoi ammazzare qualcuno» borbotta contrariato. 

 

Un paio sono belli che sistemati. Ma gli altri tre si stanno agitando un po troppo per i suoi gusti. Se si dovessero avvicinare in un momento di panico finirebbe male (per loro, sintende). Serve che la partita giunga al termine prima che quella gente perda la testa, o che lui si spazientisca. Giusto, però lui si trova ancora in difesa sul limitare della foresta, mentre quelli sono sulla strada; si augura che non abbiano cercato rinforzi prima di imbarcarsi in quella spedizione, perché non crede di poter apprezzare altra compagnia simile. Patrice aveva proprio ragione: sono solo degli zotici incivili, finiranno con il fargli fare tardi allappuntamento, sempre che esista davvero questo appuntamento e non si tratti invece solo di un modo per attirarlo in un luogo isolato e tentare di farlo secco (possibilità che di certo non può scartare). Mentre così medita laria si riempie di un nuovo suono, un rombo differente dallormai onnipresente chiasso della sparatoria. Irrigidisce le spalle e si pone in ascolto, preoccupato che le sue fosche previsioni stiano per avverarsi. Invece, con sua sorpresa, dalla direzione dalla quale veniva lui stesso solo qualche disgraziato minuto prima giunge una motocicletta che si ferma con una frenata brusca sul ciglio del sentiero a qualche metro dal raggiungere il gruppetto male assortito. In sella un uomo che, sbalordito, riconosce come il suo buon amico Patrice, il quale poco dopo sfila un fucile dal fianco della motocicletta e fa saltare la pistola dalla presa di uno dei boches e con essa la mano che la reggeva. Ride, perché nonostante la situazione non abbia granché di divertente, non può fare a meno di rallegrarsi per la sorpresa del tutto inaspettata che gli sta di fronte. Non ha la ben che minima idea di come faccia Patrice a trovarsi in quel posto remoto, ma in quel momento è bello sapere di non essere completamente da soli di fronte a una situazione del tutto incomprensibile. 

 

Dopo aver provveduto a disarmare gli ultimi due uomini del gruppetto di assalitori, entrambi si fanno avanti, avvicinandosi alla vettura senza perdere docchio i cinque feriti che si rotolano fra polvere e lamenti. Solo una volta giunti alla torpedo solleva lo sguardo e sorride allamico. 

 

«Don Luis! State bene? Non vi hanno ferito, vero?» esclama questultimo, preoccupato. 

 

«No, Patrice, non sono ferito. Come ci siete arrivato fino a qui?» chiede, ancora sbalordito per laccaduto. 

 

«Io… Lo so che avevate detto di dover venire da solo, ma… Ero troppo in pensiero, e così ho deciso di raggiungervi. Ci siamo un poco spaccati la testa, il prefetto e io, ma alla fine abbiamo trovato alcuni posti in cui avrebbero potuto portarvi. Così… eccomi qui, dopo aver spulciato altri due luoghi sperduti, questo qui era il terzo della lista, e quello giusto, grazie al cielo» farfuglia tutto dun fiato. 

 

Annuisce, con un lieve sorriso che non sa come levarsi dalle labbra e nemmeno se davvero lo desidera. «Un buon lavoro» mormora non senza una certa soddisfazione. 

 

Il capitano arrossisce appena e si fa forza per ciò che ha ancora da dire. «Mi permetterete di accompagnarvi?» chiede con voce incerta. 

 

Ridacchia e scuote la testa. «Potrei davvero impedirvelo, a questo punto? No, non lo credo affatto. Chiunque si nasconda dietro tutta questa storia se ne dovrà fare una ragione, temo» sentenzia deciso, permettendo a Patrice di trarre un sospiro di sollievo. 

  
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