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Autore: Calime    05/10/2020    1 recensioni
[Modern!AU + Age gap]
1) Quel party che Ade voleva snobbare - Se avesse avuto parecchi anni di meno – magari fosse stato un suo coetaneo –, Ade sarebbe arrossito per la vergogna di essere stato smascherato.
7) Il segno - C’era di mezzo una donna. Ade aveva una donna, per forza.
11) Waiting for Superman - «Senti, facciamo così: ti accompagno io a casa» le propose.
12) Distrazioni - Certo, poteva anche esserselo sognato – e solo gli dèi sapevano quanto e cosa, come, chi, sognasse ogni notte –, eppure ci avrebbe messo la mano sul fuoco.
20) Più prezioso dell'oro - «Non vi pagheranno il riscatto» mormorò, poi, mettendo in chiaro quello che, probabilmente, sapeva bene anche lui.
23) Una giovane e impulsiva stagista - Ade alzò un angolo delle labbra, divertito. «Non risale alla scorsa settimana la tua ultima ramanzina?»
24) Insonnia - «È ancora presto»
25) Popolarità - Fu un gemito strozzato e Persefone alzò gli occhi su Ade, allarmata.
26) Creare la giusta atmosfera - «Così è troppo semplice» sbuffò.
Raccolta di storie scritte per l'iniziativa del Looktober 2020 di LandeDiFandom.
Genere: Commedia, Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ade, Persefone
Note: AU, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Looktober 2020'
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Iniziativa: Looktober 2020 di LandeDiFandom
Prompt: 5. Pantaloni di pelle
Note: Il prossimo prompt sarà in una raccolta a parte, perché è rosso e non volevo alzare il rating di questa.








05. Gioventù spensierata




Godersi una giornata di riposo non sempre era scontato, o possibile, con il lavoro in mezzo. In particolare, nei giorni antecedenti festività o ferie sembrava che tutto dovesse essere concluso prima, come se, al rientro, comunque non si sarebbero accumulate altre faccende. A Ade non dispiaceva quel modo di vedere le pause: in quell’ottica, poteva considerarle un ottimo risultato della fatica e delle energie spese.
Quel pomeriggio stava leggendo, rilassato, nella tranquillità del salotto di casa propria, Cerbero si era acciambellato sul divano accanto a lui e riceveva di buon grado carezze e grattini sul muso, non vi era alcun pensiero a turbarlo, né rumore in sottofondo. Il romanzo che aveva cominciato era un thriller, un genere che riusciva ad assorbirlo completamente, il genere perfetto per quando voleva distrarsi e non pensare all’ufficio.
«Ade!» trillò la voce di Persefone.
Sussultò dallo spavento che l’aveva colto a tradimento. Era così immerso nella storia da non essersi accorto di lei che, entrata come un piccolo tornado nella stanza, gli si sedette accanto con un piccolo balzo.
«Ade» ripeté, allegra. «Voglio sapere la verità!» gli ordinò con gli occhi che brillavano di infinita curiosità.
Ade aggrottò la fronte, confuso, e lei gli sventolò davanti al naso un paio di pantaloni. Un paio di pantaloni che credeva di aver buttato ma che, adesso, avrebbe preferito aver direttamente bruciato.
«Cosa sono questi?» domandò, incalzandolo. «Sono tuoi, no? Lo devono essere per forza! Miei non sono» ragionò tra sé. «A meno che non li abbia lasciati qualcun altro…»
Ade scosse la testa con un sospiro. «No. Chi mai è stato qui, a parte te?»
Persefone annuì meccanicamente, ma non demorse. «Allora sono tuoi. Sono di vera pelle? Non riesco a vederti con questi addosso!», si entusiasmò.
L’uomo chiuse il libro e si passò una mano sul volto, sudando freddo.
«È una cosa vecchia» mugugnò.
«Vecchia o no, io ti ho sempre visto solo in pantaloni, di lino o cotone, ma… di pelle? Devi raccontarmi tutto!»
Ade incrociò le braccia al petto, sulla difensiva. «Ero giovane».
Persefone non voleva sentire scuse e gli intimò con uno sguardo da “ma va’” di continuare.
Trasse un sospiro e raccontò: «È successo alla festa di laurea di Poseidone… Il tema è stato gli anni ’80. Tutto qui».
«Tutto qui?» ripeté lei, insoddisfatta dalla sua sinteticità.
Ade sogghignò. «Cosa ti aspettavi? Una storia compromettente?»
Persefone agitò l’indice davanti i suoi occhi, un ghigno altrettanto furbo in viso. «Oh, di compromettente ci saranno le fotografie che ti ritraggono in tenuta rock’n’roll» canticchiò lei, maliziosa.
Lui rise, accondiscendente. «Non ci sono fotografie. Non ne ho tenuta nessuna, di nessun periodo». All’improvviso, realizzò: «Dove li hai trovati?»
«Stavo sistemando l’armadio e li ho visti abbandonati sul fondo». Persefone scrollò le spalle con noncuranza. «Non hai tenuto neppure le nostre foto?»
Ade si accarezzò il mento, sfuggendo al suo sguardo e riflettendo. «Ci sono cose che è meglio dimenticare, come quei tremendi pantaloni» spiegò. «Ma… Quelle fotografie sono nel mio studio».
Persefone affermò con un cenno e un sorriso: aveva intravisto qualcosa nelle cornici che lui teneva sulla scrivania, ma si annotò di indagare meglio così da scoprire se tenesse anche un album.
«È un peccato che non possa vederti da adolescente» si dispiacque.
Ade sbuffò via il disagio. «Non è stato un bel periodo».
«Be’, posso facilmente immaginarti come il tipo cupo e misterioso che piace a tutte le ragazzine».
«Ah, ecco come ho fatto a conquistarti» la stuzzicò lui.
Persefone si morse il labbro inferiore, divertita. «Potrebbe essere, sì».
Ade adocchiò i pantaloni che teneva in grembo e li prese. Poiché erano in vera pelle, si erano conservati bene per essere stati comprati parecchi anni addietro.
«Non so come abbia fatto a dimenticarli lì. Di sicuro li stavo buttando» constatò ad alta voce.
Persefone non perse tempo e gli strinse le mani. «Ma meno male che non l’hai fatto! Mi avresti privata del piacere di vederti in abiti così trasgressivi». Lui parve confuso, così si affrettò a spiegargli: «Indossali, su! Sembrano ancora della taglia giusta».
Lo vide letteralmente sbiancare.
«Per favore», cercò di addolcirlo lei. «Non posso non approfittare di questo ritrovamento! Quando potrebbe ricapitarmi?»
Ade stava per impuntarsi – non l’avrebbe fatto mai e poi mai –, ma… come poteva freddare così il suo entusiasmo?
«Promettimi di non ridere», si arrese con un sospiro.
Persefone annuì e lui si alzò per andare a cambiarsi.

Ritornò una decina di minuti dopo e la trovò a giocare con Cerbero.
Avrebbe potuto approfittarne e girare i tacchi con la scusa che era stata lei a distrarsi perdendosi lo spettacolo, ma… Era un uomo, un uomo non si tirava indietro davanti le difficoltà. Poteva superare anche quella. Poteva farcela.
Ade si schiarì la gola per attirare la sua attenzione e Persefone alzò subito lo sguardo.
Quando i suoi occhi e la sua bocca si aprirono dallo stupore, lui si sentì morire.
Lo sapeva. Lo sapeva. Era stata una pessima idea assecondarla. Era ridicolo! Anche il verdetto dello specchio era stato identico: uomo ormai prossimo alla mezza età prova a vestirsi da vecchia gloria del rock.
Sembrava una barzelletta.
Velocemente si voltò per tornare in camera, ma Persefone lo fermò.
«No!» esclamò con enfasi. «No, as-aspetta! Non stavo per ridere!»
Ade scosse la testa, di spalle.
«Ti stanno bene. Sei sexy» mormorò lei, avvicinandosi.
A quel punto, voltò soltanto la testa per lanciarle uno sguardo scettico e a Persefone non rimase nient’altro che provarglielo.
Le sue mani sul sedere lo sorpresero e lui sobbalzò appena.
«Ti sottolineano questo e, fossi stata a quella festa, ti sarei saltata addosso alla prima occasione utile» sussurrò, ammiccante.
Ade sciolse l’irrigidimento delle membra e ruotò verso di lei, sollevato ma ancora poco convinto. Incrociò le braccia al petto e la puntò con il mento, sfidandola a tirar fuori la verità.
Persefone si leccò le labbra. «Invece, adesso, ti danno un’aria più giovane e trasandata» completò suadente, sporgendosi verso di lui.
La sua trappola era davvero ben orchestrata e Ade l’ammirò per questo. Il suo tono era vellutato, l’ammaliò e gli fece dimenticare tutto il resto, la sua bocca schiusa era un dolce invito, un’irresistibile tentazione a cui cedette ben volentieri.
Ma quei dannati pantaloni di pelle sarebbero comunque finiti nella spazzatura al più presto.







   
 
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