Iniziativa: Looktober 2020 di LandeDiFandom
Prompt: 5. Pantaloni di pelle
Note: Il prossimo prompt sarà in una raccolta a parte, perché è rosso e non volevo alzare il rating di questa.
05. Gioventù spensierata
Godersi una giornata di riposo non sempre era scontato, o possibile,
con il lavoro in mezzo. In particolare, nei giorni antecedenti
festività o ferie sembrava che tutto dovesse essere concluso
prima, come se, al rientro, comunque non si sarebbero accumulate altre
faccende. A Ade non dispiaceva quel modo di vedere le pause: in
quell’ottica, poteva considerarle un ottimo risultato della
fatica e delle energie spese.
Quel pomeriggio stava leggendo, rilassato, nella
tranquillità del salotto di casa propria, Cerbero si era
acciambellato sul divano accanto a lui e riceveva di buon grado carezze
e grattini sul muso, non vi era alcun pensiero a turbarlo,
né rumore in sottofondo. Il romanzo che aveva cominciato era
un thriller, un genere che riusciva ad assorbirlo completamente, il
genere perfetto per quando voleva distrarsi e non pensare
all’ufficio.
«Ade!» trillò la voce di Persefone.
Sussultò dallo spavento che l’aveva colto a
tradimento. Era così immerso nella storia da non essersi
accorto di lei che, entrata come un piccolo tornado nella stanza, gli
si sedette accanto con un piccolo balzo.
«Ade» ripeté, allegra. «Voglio
sapere la verità!» gli ordinò con gli
occhi che brillavano di infinita curiosità.
Ade aggrottò la fronte, confuso, e lei gli
sventolò davanti al naso un paio di pantaloni. Un paio di
pantaloni che credeva di aver buttato ma che, adesso, avrebbe preferito
aver direttamente bruciato.
«Cosa sono questi?» domandò,
incalzandolo. «Sono tuoi, no? Lo devono essere per forza!
Miei non sono» ragionò tra sé.
«A meno che non li abbia lasciati qualcun
altro…»
Ade scosse la testa con un sospiro. «No. Chi mai è
stato qui, a parte te?»
Persefone annuì meccanicamente, ma non demorse.
«Allora sono tuoi. Sono di vera pelle? Non riesco a vederti
con questi addosso!», si entusiasmò.
L’uomo chiuse il libro e si passò una mano sul
volto, sudando freddo.
«È una cosa vecchia» mugugnò.
«Vecchia o no, io ti ho sempre visto solo in pantaloni, di
lino o cotone, ma… di pelle? Devi raccontarmi
tutto!»
Ade incrociò le braccia al petto, sulla difensiva.
«Ero giovane».
Persefone non voleva sentire scuse e gli intimò con uno sguardo
da “ma va’” di continuare.
Trasse un sospiro e raccontò: «È
successo alla festa di laurea di Poseidone… Il tema
è stato gli anni ’80. Tutto qui».
«Tutto qui?» ripeté lei, insoddisfatta
dalla sua sinteticità.
Ade sogghignò. «Cosa ti aspettavi? Una storia
compromettente?»
Persefone agitò l’indice davanti i suoi occhi, un
ghigno altrettanto furbo in viso. «Oh, di compromettente ci
saranno le fotografie che ti ritraggono in tenuta
rock’n’roll» canticchiò lei,
maliziosa.
Lui rise, accondiscendente. «Non ci sono fotografie. Non ne
ho tenuta nessuna, di nessun periodo».
All’improvviso, realizzò: «Dove li hai
trovati?»
«Stavo sistemando l’armadio e li ho visti
abbandonati sul fondo». Persefone scrollò le
spalle con noncuranza. «Non hai tenuto neppure le nostre
foto?»
Ade si accarezzò il mento, sfuggendo al suo sguardo e
riflettendo. «Ci sono cose che è meglio
dimenticare, come quei tremendi pantaloni» spiegò.
«Ma… Quelle fotografie sono nel mio
studio».
Persefone affermò con un cenno e un sorriso: aveva
intravisto qualcosa nelle cornici che lui teneva sulla scrivania, ma si
annotò di indagare meglio così da scoprire se
tenesse anche un album.
«È un peccato che non possa vederti da
adolescente» si dispiacque.
Ade sbuffò via il disagio. «Non è stato
un bel periodo».
«Be’, posso facilmente immaginarti come il tipo
cupo e misterioso che piace a tutte le ragazzine».
«Ah, ecco come ho fatto a conquistarti» la
stuzzicò lui.
Persefone si morse il labbro inferiore, divertita. «Potrebbe
essere, sì».
Ade adocchiò i pantaloni che teneva in grembo e li prese.
Poiché erano in vera pelle, si erano conservati bene per
essere stati comprati parecchi anni addietro.
«Non so come abbia fatto a dimenticarli lì. Di
sicuro li stavo buttando» constatò ad alta voce.
Persefone non perse tempo e gli strinse le mani. «Ma meno
male che non l’hai fatto! Mi avresti privata del piacere di
vederti in abiti così trasgressivi». Lui parve
confuso, così si affrettò a spiegargli:
«Indossali, su! Sembrano ancora della taglia
giusta».
Lo vide letteralmente sbiancare.
«Per favore», cercò di addolcirlo lei.
«Non posso non approfittare di questo ritrovamento! Quando
potrebbe ricapitarmi?»
Ade stava per impuntarsi – non l’avrebbe fatto mai
e poi mai –, ma… come poteva freddare
così il suo entusiasmo?
«Promettimi di non ridere», si arrese con un
sospiro.
Persefone annuì e lui si alzò per andare a
cambiarsi.
Ritornò una decina di minuti dopo e la trovò a
giocare con Cerbero.
Avrebbe potuto approfittarne e girare i tacchi con la scusa che era
stata lei a distrarsi perdendosi lo spettacolo, ma… Era un
uomo, un uomo non si tirava indietro davanti le difficoltà.
Poteva superare anche quella. Poteva farcela.
Ade si schiarì la gola per attirare la sua attenzione e
Persefone alzò subito lo sguardo.
Quando i suoi occhi e la sua bocca si aprirono dallo stupore, lui si
sentì morire.
Lo sapeva. Lo sapeva. Era stata una pessima idea assecondarla. Era
ridicolo! Anche il verdetto dello specchio era stato identico: uomo
ormai prossimo alla mezza età prova a vestirsi da vecchia
gloria del rock.
Sembrava una barzelletta.
Velocemente si voltò per tornare in camera, ma Persefone lo
fermò.
«No!» esclamò con enfasi. «No,
as-aspetta! Non stavo per ridere!»
Ade scosse la testa, di spalle.
«Ti stanno bene. Sei sexy» mormorò lei,
avvicinandosi.
A quel punto, voltò soltanto la testa per lanciarle uno
sguardo scettico e a Persefone non rimase nient’altro che
provarglielo.
Le sue mani sul sedere lo sorpresero e lui sobbalzò appena.
«Ti sottolineano questo e, fossi stata a quella festa, ti
sarei saltata addosso alla prima occasione utile»
sussurrò, ammiccante.
Ade sciolse l’irrigidimento delle membra e ruotò
verso di lei, sollevato ma ancora poco convinto. Incrociò le
braccia al petto e la puntò con il mento, sfidandola a tirar
fuori la verità.
Persefone si leccò le labbra. «Invece, adesso, ti
danno un’aria più giovane e trasandata»
completò suadente, sporgendosi verso di lui.
La sua trappola era davvero ben orchestrata e Ade
l’ammirò per questo. Il suo tono era vellutato,
l’ammaliò e gli fece dimenticare tutto il resto,
la sua bocca schiusa era un dolce invito, un’irresistibile
tentazione a cui cedette ben volentieri.
Ma quei dannati pantaloni di pelle sarebbero comunque finiti nella
spazzatura al più presto.