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Autore: hapworth    06/10/2020    1 recensioni
Sapeva che non era una buona idea condividere dei momenti con il professor Xiao.
[Xiao Xingchen/Xue Yang] ~ Scritta per il "Writober" indetto da Fanwriter.it! || Scritta per la challenge "Il fiore si nasconde nell'erba, ma il vento sparge il suo profumo" indetta da Torre di Carta
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Xiao XingChen, Xue Yang
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
- Questa storia fa parte della serie 'My reason'
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Inaspettatamente, ecco un'altra shot del verse che pare essermi tanto caro. E niente, ho voluto nuovamente aggiungere un tassello - che un giorno decida di farci qualcosa di decente? Non lo escluderei a priori, ma sono molto incostante con storie a più capitoli da diversi anni, quindi per il momento non mi pronuncio.
Ancora una volta un piccolo momento tra questi due. Buona lettura!

hapworth


Questa storia partecipa al "Writober" di Fanwriter.it.
prompt: scherzo || lista: ink
Questa fanfiction partecipa alla challenge "Il fiore si nasconde nell'erba, ma il vento sparge il suo profumo" indetta da Torre di Carta.
tabella: semplice || fiore: #24. digitale || prompt: questa cosa non s'ha da fare

Nota: storia collegata a "Rinchiuso" e "Darkness".


Per un minuto in paradiso

Sapeva che non era una buona idea condividere dei momenti con il professor Xiao. Lo sapeva per via dei propri sentimenti, del forte desiderio che provava per lui, per quell'uomo gentile che aveva mostrato a una persona come lui attenzione disinteressata. Eppure, se ripensava a come era finito in quella situazione, si rendeva conto che non aveva giocato un ruolo attivo nella faccenda: stava andando verso l'uscita dell'edificio al termine delle lezioni, deciso a gironzolare il più possibile per rimandare l'inevitabile ritorno a casa nella speranza di evitare suo padre, quando il professor Lan lo aveva richiamato e gli aveva chiesto se poteva dare una mano a rimettere a posto del materiale con un altro professore. Chi avrebbe mai potuto immaginare che l'altro professore fosse proprio Xiao Xingchen?
Così aveva accettato il suo destino e aiutato a trasportare libri e scatoloni da un'aula fino alla biblioteca, che si trovava su tutt'altro piano, perché il professore, nella sua sbadata bontà, non aveva chiesto a nessuno dei suoi studenti di aiutarlo a rimettere a posto. Xue Yang era stato un aiuto piovuto dal cielo, dato che anche il professor Lan aveva un impegno ed erano pochi gli studenti che non partecipavano a qualche club pomeridiano.
«Perfetto, abbiamo finito.» annunciò il professore, mentre Yang posava l'ultima scatola a terra e poi si rimetteva ben dritto. Erano nel deposito della biblioteca, angusto e che puzzava di chiuso; una piccola stanza, dove la vicinanza era fin troppa e quasi scattò nel vedere Xiao Xingchen avvicinarsi di un passo nella fioca luce per posare la mano sulla sua guancia.
Era fredda, contro la pelle, ma liscia. Non lo aveva mai sfiorato sul viso, non in un punto diverso dai capelli e, per un istante, un brivido gli corse lungo la schiena. Una speranza traditrice, che soppresse mordendosi l'interno di una guancia. Sarebbe arrossito, se non fosse stato impalato e quasi immobilizzato.
«Va tutto bene, Xue Yang?» la domanda lo colse impreparato, anche se non avrebbe dovuto. Xiao Xingchen glielo chiedeva spesso, quando si incrociavano nei corridoi: aveva sempre il viso gentile un po' corrucciato dalla preoccupazione, in quell'espressione che gli scaldava il cuore e al tempo stesso glielo comprimeva, conscio che quel sentimento era impossibile da scacciare dalla sua anima e andava a braccetto con qualcos'altro, qualcosa di più simile a ciò che piaceva a suo padre che non a lui. Un desiderio distorto di dolore e sofferenza fisica che non avrebbe mai voluto infliggere alla persona eterea e perfetta che aveva di fronte.
La sua preoccupazione era autentica, era innocente, era... vera. Una gentilezza che, ancora, permaneva nei suoi gesti e che Yang non avrebbe voluto riconoscere come quello che era. Se lo avesse fatto, avrebbe potuto illudersi, ma non poteva farlo né permetterselo.
«Certo, professore. Sto bene.» una bugia, una delle tante che gli uscivano dalle labbra fin da quando era bambino e qualcuno gli chiedeva come si fosse fatto male.
Era caduto, era distratto, stava bene, non aveva bisogno di nessuno, era colpa sua.
Tutte bugie che aveva raccontato a se stesso per primo, perché se non riusciva a convincere se stesso, che speranze aveva di superare l'esame di maestri, sconosciuti, poliziotti, assistenti sociali? Stava bene, non gli era successo niente. Anche se le costole facevano male, anche se le cicatrici sulle braccia, sulla schiena e in altre parti del suo corpo e della sua anima sarebbero rimaste per sempre.
Un minuto, solo uno, a godersi quella carezza, la prima della sua vita – la seconda, se contava quella che la stessa persona che aveva di fronte gli aveva fatto quel giorno di qualche anno prima – e la preoccupazione sincera. Non sapeva che sapore avesse, ma assomigliava al profumo dolce e delicato che si portava sempre appresso il professore. Il profumo che avrebbe dato al paradiso, se avesse creduto nella sua esistenza.
«D'accordo. Ma se hai qualche problema, non esitare, d'accordo?» il suo sguardo limpido parlava per lui, continuava quella frase, quel farò tutto ciò che posso per aiutarti, che faceva così male, che Yang avrebbe voluto sparire in quel preciso istante. Ma sorrise, un sorriso storto e un po' inquietante, mentre metteva distanza tra la mano del professore e la sua pelle che bruciava dal desiderio di assorbirlo.
«Se continua a preoccuparsi così per me, penserò che ha ben altre mire prof.» lo canzonò. Difendersi era un istinto più forte, anche mentre lo vedeva avvampare e ritrarre la mano, in quel gesto scottato quasi e provava piacere al pensiero di essere stato lui a provocare quell'espressione, ma allo stesso tempo si sentiva stringere il cuore per la stessa ragione.
La distanza era la sua sola alleata, in quella circostanza.
«E potrei anche prendermi una cotta, sa?» Xiao Xingchen non parlò subito, ma parve ancora sotto shock a causa di ciò che aveva insinuato qualche istante prima. «Non dovresti... neppure pensarle, queste cose, Xue Chengmei!» il suo nome, quel distacco improvviso, lo rese triste. Ma era ciò che desiderava, così scosse le spalle in apparente disinteresse mentre superava il professore.
«Era uno scherzo, prof. Solo uno scherzo.» aggiunse, mettendoci una metaforica pezza, perché il pensiero di allontanarlo del tutto era qualcosa che non poteva fare.
Vide l'uomo rilassarsi notevolmente a quelle parole e provò una punta di rimpianto, perché era stata la situazione perfetta, ma lui aveva preferito non ferirlo – o ferirsi? - per mantenere lo status quo.
«Sei sempre il solito incurante...» ma il tono di voce era divertito e Xue Yang gioì, immaginandosi il leggero sorriso su quel viso pallido e bellissimo.
Non si sarebbe voltato, così si limitò a sollevare la mano. «Già, ma è meglio così no? Sono giovane.» eppure, mentre si allontanava dall'unica persona di cui gli importasse qualcosa – e a cui sembrava importare di lui – sapeva che la sua vita non era altro che uno scherzo, un gioco. Proprio come i sentimenti cementificati dentro di sé per quell'uomo che con la sua sola esistenza bastava a fargli continuare quel balletto ridicolo e infinito chiamato vita.


Fine
   
 
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