Per Yachi è semplicemente qualcosa di inconcepibile: «Sei sicuro che sia una buona idea?»
Hinata alza gli occhi dal proprio bentō per posarli sulla figura dell’amica che, seduta dall’altra parte del tavolo, gioca con le proprie bacchette in preda al nervosismo.
«Mi permetterà di diventare più forte, quindi perché no?» risponde con semplicità, riprendendo a mangiare il proprio pranzo.
«Non credi che sia una decisione un po’… estrema?»
Totalmente ignaro delle paure della ragazza – Hitoka sa già che non dormirà quella notte, perseguitata da pensieri apocalittici con protagonista Shōyō in Brasile – Hinata continua a non capire perché lei paia così spaventata.
«Ma sono molti i ragazzi che dopo il diploma si trasferiscono in un’altra città.» è la candida obbiezione del centrale che lascia Yachi boccheggiante per qualche secondo.
«Sì, ma tu ci hai detto di volerti trasferire a Rio.» osserva pacatamente Yamaguchi, seduto accanto alla biondina, intromettendosi nel discorso «Non è proprio la stessa cosa.»
«Ma cosa volete che sia… è semplicemente la città di un altro paese, che si trova in un continente diverso dal nostro, per di più situato nell’emisfero opposto.» lo interrompe Tsukishima, incrociando le braccia al petto «Un altro dettaglio assolutamente irrilevante potrebbe essere la lingua completamente diversa dal giapponese, ma-»
«Tsukki, per favore!»
«La lingua potrebbe essere un problema, effettivamente.» borbotta Hinata, arricciando le labbra in una smorfia pensierosa «…cosa si parla a Rio?»
Yachi si prende il volto fra le mani e fra i suoi pensieri catastrofici si insinua l’immagine dell’amico perso nella grande città, ignorato da tutti perché impossibilitato a farsi capire; in sottofondo ci sono le risate di scherno che Tsukishima non si cura di trattenere, le proteste di Hinata e i tentativi di paciere attuati da Yamaguchi ‘siete dei senpai ora, non potete continuare a comportarvi così. Kageyama, aiutami almeno tu!’. A quelle parole la manager sussulta e porta lo sguardo sull’alzatore della squadra, improvvisamente consapevole della totale mancanza di commenti da parte del ragazzo per tutta la durata del pranzo.
 
 
 
Dopo aver salutato il resto della squadra ed essersi allontanati dalla scuola, Hinata si piazza davanti a Kageyama, sollevandosi sulle punte per poter avvicinarsi ancor di più al volto dell’altro.
«Olá. Eu sou Shōyō e eu gosto de jogar vôlei!_[1]» dice, dopo aver lanciato un’occhiata veloce al display del proprio cellulare.
Kageyama sbatte le palpebre perplesso, poi arriccia le labbra in una smorfia e ringhia: «Se mi hai insultato in portoghese domani non ti alzo nemmeno un pallone.»
«Bakageyama! Ti ho salutato, ti ho detto che mi chiamo Shōyō e che mi piace giocare a pallavolo.» replica l’altro con uno sbuffo, tornando al suo fianco e riprendendo a camminare.
«Umpf, va bene.» borbotta Kageyama, sembrando tuttavia poco convinto.
«Durante la pausa Yachi mi ha fatto scaricare sul cellulare questa applicazione per imparare il portoghese.» spiega il centrale, allungando il telefono verso il compagno «Secondo me si sta preoccupando troppo, pensa che mi ha anche detto che mi controllerà perché vuole essere sicura che io riesca a cavarmela a Rio.» mormora, parafrasando le parole esatte – non permetterò che tu muoia in terra straniera solo perché nessuno riesce a capirti! – di Yachi.
«Fino a qualche ora fa non sapevi nemmeno che lingua si parlasse in Brasile.»
«E tu eri convinto che si parlasse il brasiliano!» ribatte Hinata, gongolando all’espressione risentita del corvino che arrossisce e tenta di rifilargli una spallata poco amichevole.
Seguono attimi di silenzio, durante i quali Kageyama lancia brevi occhiate all’altro che, sguardo puntato sul telefono, ripete a fatica frasi incomprensibili.
«Ehi.» lo richiama, ottenendo la totale attenzione delle iridi ambrate «… poi vedi di non fare troppo schifo a Rio.»
Il volto di Hinata si accartoccia in un’espressione stizzita che, però, dura solo qualche secondo, sostituita ben presto dalla pura determinazione: «Ti stupirò!» esclama deciso «Quando mi vedrai di nuovo in campo saprò saltare più in alto di tutti. Volerò.» promette.
«Vedi di non metterci troppo allora.» mormora Kageyama, accelerando di poco il passo per nascondere il sorriso che gli increspa le labbra.
Hinata lo raggiunge velocemente e gli si piazza davanti, l’ambra dei suoi occhi che pare brillare: «Lo stesso vale per te: io ti aspetterò a Rio.» decreta, lasciando che la confusione si impossessi dell’altro ragazzo prima di continuare «Voglio vederti giocare lì.»
 
 
 
 

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_[1] Ciao, sono Shōyō e mi piace giocare a pallavolo!, non conoscendo il portoghese mi sono affidata ad internet, quindi fatemi sapere se la traduzione dovesse essere inesatta.

Era da tempo che desideravo scrivere qualcosa su questa serie che mi ha rubato il cuore e sono contenta di esserci finalmente riuscita, complice un prompt che mi ha fatto subito pensare ad Hinata.
A proposito di lui, mi sento di fare una piccola precisazione perché non so se sia davvero chiaro: alla fine, quando Shōyō dice a Tobio "voglio vederti giocare lì" fa riferimento alle Olimpiadi di Rio; è un po' come se volesse dire "so che non potrò essere al tuo fianco perché non sarò ancora pronto, ma mi aspetto che tu sia lì".
Spero davvero che la ff possa esservi piaciuta e che i vari personaggi vi siano parsi IC.
Grazie davvero per essere arrivati fin qui! ♥
Marty