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Autore: babykit87l    07/10/2020    1 recensioni
Cosa è successo dopo che Marti e Nico si sono ritrovati alla fine de Il cuore distante?
Questo è il seguito di quella storia, perciò per capirla dovrete aver letto "Il cuore distante" :)
Spero di dare un giusto seguito a quella storia, cui tengo particolarmente...
Grazie a chiunque leggerà e seguirà anche qui i miei Marti e Nico
Genere: Angst, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Capitolo 3  

“Va bene, cerco di essere più chiaro. Ti sto lasciando. Ti ho fatto le valigie con tutta la tua roba e te ne devi  anda ’.”  

“Cosa? Ma che cazzo stai dicendo?”   

“Senti, chiaramente non sta funzionando tra noi. Per cui visto che è casa di mia nonna, sei tu che te ne devi andare e sono stato anche gentile, te le ho fatte io le valigie. Devi solo andartene.”  

“Cosa non sta funzionando? Che stai a di’? È colpa del disturbo?”  

“Ti sembro in preda a una crisi psicotica? Semplicemente non voglio più stare con te. Te ne devi andare.”  

Si sveglia di soprassalto, con il respiro spezzato, si volta verso la sveglia sul comodino e nota che sono appena le quattro del mattino. È da quando Martino gli ha portato la felpa che fatica a dormire e ogni volta che riesce a prendere sonno, rivive il momento in cui lo ha lasciato e gli ha spezzato il cuore. In quel momento la riteneva la cosa migliore "fagli male adesso per non distruggerlo dopo", ma alla fine dei conti non si era rivelata una scelta poi molto saggia. Di cosa si dovrebbe stupire però? La razionalità e le scelte giuste non sono mai state il suo forte. Era migliorato nel momento in cui Martino era entrato nella sua vita, ma quando ha le crisi e il cervello parte per la tangente nemmeno la sua presenza lo aiuta.  

Forse dovrebbe parlarne con lo psichiatra della struttura, ma sa che in realtà il problema è il nuovo ragazzo con cui condivide la stanza.  

4 giorni prima  

Dalla sera precedente, ha ancora indosso la felpa che Martino gli ha portato. Ha ancora il suo profumo e non riesce a togliersela, se non per lavarsi. Sa che esagera a comportarsi così, ma il suo ragazzo gli manca incredibilmente e - anche se è stata una sua decisione - stare chiuso in questa dannata clinica senza poterlo vedere è una tortura. Avere addosso il suo odore lo fa stare meglio e gli dà la sensazione che sia più vicino. In più è agitato perché oggi pomeriggio arriverà un nuovo ragazzo e dovrà condividere con lui la stanza.   

Appena era entrato là dentro, aveva un compagno di stanza – un signore di 58 anni con una grave forma di depressione – ma era stato spostato già il giorno dopo ed era rimasto da solo in quella camera, perciò si era abituato praticamente subito, gli sembrava quasi di essere a casa dei suoi. Quasi.  

Ora invece, chissà come sarà il nuovo ragazzo: di lui non sa nulla e questo gli mette addosso un'ansia terribile. La reazione di Martino di ieri sera però lo ha tranquillizzato, sembrava entusiasta della cosa, sapere di avere il suo appoggio, nonostante la delusione che deve aver provato in tutti i mesi passati, gli dà una forza che non credeva possibile. E sapere che ancora, nonostante tutto, riponga ancora fiducia in lui... beh, lo fa sentire amato come mai prima d’ora.   

Questo si riflette anche nei suoi disegni, non più così scuri e pieni di nero, nessun tratto indeciso e marcato. Adesso usa colori chiari e spesso il soggetto dei suoi disegni è l’amore, chiaramente astratto, perché non è così bravo a disegnare – anche se a Martino piace la sua “arte” - come adesso che si trova sul suo letto e diverse matite sparse sul copriletto e il blocco dei fogli in mano.   

Nel frattempo sente dei rumori fuori la porta della stanza, poi un ragazzo moro e alto entra e butta una sacca sul pavimento con un gesto brusco. Seguono una coppia e l’infermiera che, come aveva fatto con lui, gli dice che quella sarà la sua camera e poi lascia i tre da soli.  

“Beh mi sembra un bel posto, no?” Dice la donna, con uno sguardo poco convinto.  

“Se, come no. È una merda qui.” Il ragazzo è chiaramente insofferente.  

“Non parlare così a tua madre.”  

“Vabbè, ve ne potete anche andare adesso. Il vostro lavoro è finito.” Poi si butta sul letto e aspetta che i due se ne vadano.   

“D’accordo, ci vediamo domani.”  

“Tranquilli, non scapperò!”  

Quelli che sono chiaramente i suoi genitori lo salutano e se ne vanno. Niccolò cerca di non farsi notare, per un momento si è sentito un po’ di troppo in quella stanza. Riprende a disegnare, prendendo un respiro profondo sulla felpa, fingendo noncuranza, anche se muore dalla voglia di sapere di questo ragazzo.  

Rimangono in silenzio per un po’, ma sente il suo sguardo addosso tutto il tempo.   

“Io sono Emanuele, comunque.” Rompe la quiete il nuovo ragazzo.  

Alza la testa e lo guarda con un sorriso. “Niccolò!” Si protende verso l’altro per stringergli la mano.   

“Da quanto sei qui?”   

“Un paio di settimane. Vedrai che ti troverai bene qui. Non è così male come sembra.”   

“Chissà... Tu perché sei qui?”   

“Sono borderline. Non era più gestibile a casa e ho deciso di venire qui.”   

“Aspetta, sei venuto qui volontariamente?”   

“Certo! Mi sono reso conto di non stare bene e rischiavo di far star male non solo me, ma anche chi mi è vicino. Tu invece?”  

“Sono bipolare, a quanto pare…”  

“Non mi sembri molto convinto.”  

“Non lo so… so solo che la mia ragazza è scappata appena l’ha saputo e i miei, come hai potuto notare, mi hanno buttato qui dentro alla prima occasione.”   

Niccolò sente tanta rabbia nel tono di voce di Emanuele. Questo ragazzo sicuramente non ha preso bene la notizia del suo disturbo.   

“Beh probabilmente i tuoi vogliono aiutarti. E magari la tua ragazza non era quella giusta.”  

“Oddio, non dirmi che sei uno di quei tipi che credono nelle anime gemelle e stronzate varie?” La faccia di disgusto del suo nuovo compagno di stanza lo fa sorridere. Anche i contrabbandieri lo hanno sempre preso in giro per questo suo lato.   

“Sono romantico, sì!”  

“E sei fidanzato?”   

“Sì, diciamo che compenso il mio ragazzo, che invece a gesti romantici non è un granché. Però mi ama e me lo sa dimostrare quando vuole.”   

“Ragazzo? Sei gay?”  

“Non proprio. Ma sto con un ragazzo, sì.”   

“Buon per te!”  

Spera davvero che questo interrogatorio finisca presto. Gli sembra di essere davanti all’Inquisizione, Emanuele ha un tono e uno sguardo così incazzato col mondo che gli mette ansia e nervosismo. Fortunatamente, l’infermiera lo porta via per dei controlli e Niccolò può finalmente rilassarsi con i suoi disegni.   

Per il resto dei giorni, ogni volta che rimane da solo con lui, una sensazione di disagio permane sia dentro di sé che nell’aria circostante ed è arrivata al culmine ieri sera.  

La sera prima  

È risalito in camera dopo aver sfruttato tutto il tempo a disposizione per le chiamate con Martino - gli ha detto che è riuscito a scrivere più di metà capitolo ed è abbastanza soddisfatto, tanto che sicuramente entro la prossima settimana riuscirà a portarlo al relatore, “quanto sei secchione!” “ehi sto cercando di impegnarmi per poter venire da te e stare insieme di più. Che stronzo!”; inoltre ha saputo che il suo capo vuole parlargli e Niccolò ha dovuto tranquillizzarlo che, senza ombra di dubbio, non sarà niente di grave e di certo non lo licenzierà, come invece ha subito ipotizzato Martino “non fare la drama queen, non sei Silvia!” “mi stai paragonando a Silvia?” “okay forse ho esagerato un po’, ma smettila di pensare al peggio. Andrà tutto bene” “speriamo!”.   

Appena entra in camera, trova Emanuele che nasconde qualcosa sotto le coperte.   

“Che vuoi?” Subito si mette sulla difensiva.  

“Niente. Penso che il telefono di sotto sia libero, se vuoi chiamare i tuoi.”  

L’altro sorride e gli fa cenno di avvicinarsi. “Non ho bisogno del loro telefono. Ho il mio.” E mostra a Niccolò uno smartphone piccolo ma pratico.   

“Sai che non si possono usare i telefoni qui per le prime settimane?”  

“Io me ne sbatto delle regole. Non sto mica in carcere.”  

“Okay, come ti pare.” Niccolò si butta sul suo letto e prende in mano degli spartiti su cui sta buttando giù una melodia. È da quando Martino è tornato ad essere il suo ragazzo che si sente ispirato e vuole creare qualcosa di speciale da dedicare a lui.   

“Disegni, suoni. Ma sei n’artista?” Emanuele attira di nuovo l’attenzione su di sé. Lo fa sempre ogni volta che sono soli, come se non riuscisse a sopportare il silenzio intorno a lui. Da una parte lo capisce, ma quando è così ispirato, ha come l’impressione che lo faccia apposta per distrarlo. E irritarlo.  

“Più o meno. Sono laureato al Conservatorio quindi...”  

“Figo! E che stai facendo adesso?”  

“Sto scrivendo una composizione per il mio ragazzo.”  

“Eww come sei sdolcinato. Fai quasi cariare i denti. Ma lui è come te?”  

“In che senso?”  

“Ha un disturbo o qualcosa del genere?”  

“No, fortunatamente sta bene.”  

“Allora puoi anche evitartela quella lagna che stai scrivendo.” Poi scoppia a ridere e si butta sul letto, mettendo le braccia dietro la nuca.  

Niccolò lo guarda infastidito e sospira, cercando di mantenere la calma. Si vede che gli stabilizzatori dell’umore iniziano a fare effetto, perché solo qualche settimana fa lo avrebbe preso a pugni. “Perché?”  

“Perché non funzionerà mai a lungo termine. Lui non ti capirà mai fino in fondo perché non sa cosa vuol dire avere un disturbo mentale e non lo saprà mai.”  

“Esiste anche l’empatia.”  

“Non è la stessa cosa. Non basta. A un certo punto si stancherà degli sbalzi d’umore, della rabbia improvvisa, dei momenti down. Si stancherà di te e mollerà. Tutte le storie così hanno una data di scadenza. Alla fine mollano tutti.”   

Niccolò percepisce il dolore che deve aver provato Emanuele quando la sua ragazza l’ha lasciato, ma non tutti sono così. Martino, dopo un primo momento di incertezza dovuto alla paura provata quella notte a Milano e lo scoprire così all’improvviso cosa avesse, non ha mai avuto dubbi, tentennamenti o altro. Lo ha amato da subito, senza remore e dandogli tutto sé stesso.   

“Non sono d’accordo. Solo perché la tua ragazza non ha retto il colpo, non è detto che tutti gli altri siano così. È una grandissima generalizzazione che non regge.”  

“Beh il tempo mi darà ragione. Da quant’è che state insieme tu e il tipo tuo?”  

“Cinque anni.”  

Per un momento Emanuele rimane senza parole, poi sembra riprendersi. “Ah, più a lungo di quanto credessi. E allora è solo questione di tempo.”  

Questo discorso gli ha messo così tanto angoscia addosso che alla fine ha passato la notte in bianco, con l’incubo del ricordo della loro rottura che lo perseguita come un fantasma la notte di Natale.  

Così, adesso, è seduto sulla panca del giardino esterno, cercando di godersi il sole ancora tiepido, anche se le giornate sono diventate decisamente più fredde e il sole cali velocemente. Vorrebbe una sigaretta o una canna per distendere i nervi, ma lì dentro sono severamente vietate, così deve trovare modi alternativi per rilassarsi.  

È con gli occhi chiusi quando sente due mani poggiarsi sulle palpebre e una voce inconfondibile sussurrare all’orecchio “chi sono?” Subito il sorriso fa capolino sul volto e si volta immediatamente, trovandosi Martino davanti.  

“Ciao!” Sussurra, già sulle labbra dell’altro, per poi baciarlo senza dare il tempo al ragazzo di rispondere.  

Sente Martino reagire immediatamente, sorridendo e permettendo alla lingua di Niccolò di sfiorare la sua. Lentamente, continuando a baciarlo, Martino si sposta e si siede accanto a lui, per poi abbracciarlo.   

“Come stai?”  

“Benino dai. È stata una settimana pesante.”    

“Ti vedo che hai una faccia un po’ sbattuta. Come mai? Che è successo?”  

“Ma nulla di che... Faccio fatica a dormire. Mi sembra di essere in quell’opera ‘sleeping is like death’*. Hai presente?”  

“Ehm no?” L’espressione di Martino è incuriosita, ma Niccolò nota una punta di preoccupazione.  

“Vabbè, in pratica è una specie di installazione dove c’è una stanza con un letto, circondato da fili neri che ricordano le ragnatele, ma è un po’ tetro.”  

“È deprimente, Nì. Perché non riesci a dormire?” La preoccupazione prende il sopravvento.  

Niccolò non vorrebbe dirgli nulla, perché ha già tanto cui pensare e non gli serve che gli metta ancora più carico addosso. Però ha bisogno di sfogarsi e Martino è sempre stata la sua àncora.  

“Okay, si tratta del nuovo ragazzo che è in camera con me.”  

“Cioè?” Martino gli accarezza il viso, avvicinandosi un po’ di più a lui.  

“Non lo sopporto. Sembra sempre incazzato. È sempre arrogante e acido nel modo di parlare. È snervante. E poi mi ha fatto tutto un discorso che... non che mi abbia fatto dubitare ma sai, non sto ancora abbastanza bene e non mi ha fatto dormire.”  

“Quale discorso?”  

È ancora un po’ reticente a parlare, ma Martino lo guarda con così tanto amore da convincerlo a lasciarsi completamente andare. “So che è una domanda cretina, ma tu mi capisci quando ho un momento down o quando ho uno scatto di rabbia, lo sai che non è mai rivolto a te, vero? Che non c’entri niente, mai?”  

“Certo che sì. Non l’ho mai presa sul personale, altrimenti non saremmo durati cinque anni, tu che dici? E poi Nicco, anche se magari i tuoi momenti down sono più pesanti e difficili da superare, tutti li abbiamo. Che discorso ti ha fatto sto tizio? Che ti ha detto per farti stare così?”  

“Mah niente, tutto un discorso sul fatto che tu sei normale e che non potrai mai capirmi del tutto perché non sai cosa vuol dire davvero avere un disturbo mentale. Cose così.” Non riesce a guardarlo in volto mentre riassume quello che Emanuele gli ha detto.   

Si sente un po’ idiota a farsi condizionare in questo modo da un tizio qualunque che conosce da una settimana, eppure non riesce a farne a meno. È una fortuna che Martino lo conosce come nessun altro e sa come riportarlo sul giusto binario.  

“Nicco tu sei normale. E non serve avere un disturbo mentale per stare vicino a qualcuno che ce l’ha e amarlo. Serve comprensione e amore. E quello non ci manca. Giusto? Tu ti senti amato da me, vero?”  

“Sì. Tantissimo.”  

“E poi noi abbiamo il nostro modo di andare avanti insieme. Ricordi? Minuto per minuto. E ti pare che per un minuto non riesca a starti vicino e a comprenderti? Anche se quel minuto fa parte di un momento down?”   

“Sì, certo. Scusami, non dovrei farmi influenzare da pensieri del genere.”  

“Ehi ci sta, okay? Può capitare che se uno fa un discorso particolare, che ci colpisce, ci vengano dubbi. L’importante è parlarne, okay?” Niccolò annuisce, con un piccolo sorriso, ancora un po’ debole. “Ora ti faccio ridere. Quando mi hai detto che ci sarebbe stato un ragazzo nuovo in camera con te, mi sono ingelosito e ho avuto paura che potesse farti perdere la testa. Ero venuto qui con l’intenzione di mettere in chiaro le cose con questo tizio. Ma ora mi hai praticamente detto che non c’è pericolo e mi sono tranquillizzato.”  

“Eri geloso?”  

“Molto geloso!”  

“Beh puoi star tranquillo, è etero. E comunque non mi piace.” Niccolò ride scuotendo la testa, incredulo.   

Poi Martino avvicina la fronte a quella dell’altro e sospira piano. “Quanto sei bello quando sorridi.”  

“Anche tu.” Gli sussurra prima di baciarlo di nuovo, finalmente più tranquillo.  

Quando il tempo a disposizione finisce, Niccolò torna in stanza, non prima di scambiarsi un ultimo bacio, proprio davanti al bancone delle informazioni all’entrata.  

“Okay, vado. Torno domani, però.”   

“Vieni anche domani?”  

“Certo, è domenica. Ti pare che non vengo. Mi sono fatto il culo con la tesi proprio per dedicarmi interamente a te questo weekend.”  

Niccolò posa nuovamente le labbra sulle sue e lo stringe a sé. Poi se ne va in camera, salutandolo un’ultima volta.   

Martino rimane lì imbambolato con un sorriso felice. Lo sta lasciando lì meglio di come l’ha trovato quando è arrivato. E si sente più tranquillo adesso. Fa per andarsene quando sente qualcuno richiamarlo.  

“Ehi, tu sei il tipo di Niccolò?”  

“Sì e tu sei...?  

“Emanuele, il suo compagno di stanza.”  

“Ah. Ecco, bene. Ti volevo dire un paio di cose.”  

“Parlo prima io. Secondo me dovresti lasciarlo.”  

“Ah sì? E perché?”  

“Dai, non ti sei stancato di stare appresso a uno che ha più cambi d’umore di una donna con le sue cose?”  

“Prima di tutto, sei molto offensivo, non sei anche tu qui per gli stessi motivi di Niccolò?”  

“Eh sì e infatti la mia ragazza mi ha lasciato!”  

“ Mmm sicuro che l’abbia fatto per questo e non perché magari, senza offesa, tu sei uno stronzo cafone? Tanto per dire eh...”  

L’altro ride sfrontato, come se l’insulto non l’avesse proprio toccato. E probabilmente è così. “Sarà... Comunque non mi hai risposto.”  

“No, non mi sono stancato perché lo amo e so che magari tu non sai cosa voglia dire, ma quando si ama non si abbandona alla prima difficoltà. E nemmeno alla millesima se proprio vogliamo dirlo.”  

“Okay, non ti scaldare. Come non detto.”  

“Ecco e vedi bene di non fare più sti discorsi al mio ragazzo. Non ha bisogno di te che lo confondi.”  

Emanuele alza le mani, quel sorrisetto arrogante e insolente ancora ben presente, poi se ne va senza dare modo a Martino di dire altro.   

Sospira e si incammina verso la macchina, con una sensazione di nervosismo e fastidio che proprio non riesce a scrollarsi di dosso. Ora capisce quello che Niccolò gli ha detto prima e come deve essersi sentito. Ora la preoccupazione riemerge e un solo pensiero si fa strada nella mente: quel ragazzo è tossico.  

 

 

 

 

 

 

 

Notes:

Ed eccoci al terzo capitolo, stavolta dal punto di vista di Niccolò. Quando c'è di mezzo il suo POV  faccio enorme fatica, anche se ho sempre immaginato queste scene dal suo punto di vista e non potevo non scriverlo. Detto questo, spero comunque che vi sia piaciuto e spero davvero che qualcuno mi dica qualcosa perché non sto ricevendo feedback e non capisco se stia piacendo o meno ^^''''
Beh che altro dire? Grazie dal più profondo del cuore a tutti coloro che leggono e seguono la mia storia <3
Un saluto e a presto
Babykit

   
 
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