Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: efferey    07/10/2020    2 recensioni
Sesta storia per il #writobert 2020
» Prompt: 06 - 1K
» Personaggi: Zeke Jaeger x Pieck
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Pieck, Zeke Jaeger
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Blooy hands

Zeke Jaeger x Pieck 



Il viso stanco del generale Zeke Jaeger non sembra lasciar spazio ad alcuna domanda: è stanco e finalmente sembra darlo a vedere. Lui, il migliore fra tutti, il pupillo d’oro, il sangue reale che ha ereditato il bestiale, riesce ad essere esausto dopo un combattimento tanto lungo su ordine dei suoi superiori.
Perché è così che funziona, loro danno gli ordini ed i giganti obbediscono solo per avere protezione e riconoscenza. Che mondo schifoso in cui vivono, ed è per questo che quella condizione in cui ormai continua a perseverare da anni ed anni gli è sempre più stretta.
Avrebbe tanto voluto farla finita tempo addietro, quando era ancora troppo debole per competere con gli altri. Li, in quel momento, Zeke avrebbe dovuto liberarsi di tutto e di tutti quanti, vivendo felice e povero con i suoi genitori, ed invece ha scelto il sentiero più difficile per cercare di arrivare ad una meta impossibile.
Ed adesso, l’unico fardello che deve portare, è quello di tutte le vite strappate ad innocenti che a lui personalmente non avevano fatto un bel niente.
Quante volte durante gli scontri con altre nazioni venivano richiamati i giganti.
Quante volte erano loro a dover scendere in prima linea per combattere i nemici di una razza che neanche riesce ad accettarli.
Quante volte ha seriamente pensato di rivoltarsi contro i propri stessi padroni semplicemente per spazzarli via con colpo del suo braccio.

Ma non l’ha fatto, ed è riuscito a resistere, od almeno spera, per poter vedere quel folle piano diventare realtà.
Nulla sembra importare al biondo, neanche mangiare, dormire oppure rapportarsi agli altri.
Solo il piano è ciò che non fa altro che animare il comandante.
Ma poi, all’improvviso, delle mani gentili giungono all’improvviso per spezzare quella sorta d’incantesimo nel quale lo stesso Zeke è rimasto intrappolato. Mani gentili e parzialmente fasciate che gli carezzano gentilmente i capelli, quasi a volerne reclamare l’attenzione.
Ed a lui non serve neanche sollevare lo sguardo cristallino per ritrovarsi a fissare, anche con un certo grado di stupore, la figura minuta di Pieck che li ferma al suo fianco lo sta richiamando a sé.
Non è ben certo di cosa voglia, anche perché rimane sempre in dubbio quando si tratta di lei, ma quel sorriso felino ed anche incoraggiante è probabilmente l’unica cosa buona dell’intera giornata.

« Puoi ripetere per favore?»
Le domanda poiché è certo che ella abbia appena detto qualcosa, ma lui era troppo perso nei suoi pensieri per aver capitato le giuste parole.
« A cosa stai pensato, Zeke?»
Sì, è una domanda semplice ma allo stesso tempo estremamente complicata che lo spinge ad esitare, ed infatti con aria annoiata si limita a scrivere su un foglio una semplice cifra.
1000.
E poi lo porge a lei.

« Stai forse impazzendo? Che vuoi dire?»
Pieck è sempre gentile con lui, forse un po’ troppo, perché in fondo quando mai meriterebbe tutta quella gentilezza?
« Oggi avevano schierato mille soldati contro di noi. Sai quanti ne sono rimasti in piedi? Nessuno.» e fa una pausa susseguita da un semplice sospiro. «Oggi, cara Pieck, abbiamo ucciso mille uomini innocenti che personalmente non mi avevano fatto niente.»
« Ma avevano fatto qualcosa a Marley, immagino. Se sono nemici loro allora sono anche nemici nostri.- replica risoluta la mora, che ci tiene forse a puntualizzare queste cose per ricordargli la fedeltà vacillante.
« Ottima osservazione come sempre ma ciò non toglie e non cancella quel che abbiamo, Pieck. Mille persone.»
Non sembra voler sentire altro, tanto che si alza dalla sedia sulla quale aveva poggiato le sue membra e si ferma per un attimo dinnanzi alla mora, che lo fissa con aria contrita e forse anche triste, perché quello in fondo non è un fardello che lui, da solo, avrebbe dovuto portare.
Ed una mano scende a donarle una carezza gentile sulla gota pallida, mentre le dita si perdono per qualche istante fra i suoi capelli.
Nulla dice ancora mentre s’allontana, portando con sé la stanchezza e la colpevolezza di quanto appena fatto.
Tutto pur di portare a termine il suo piano.
Tutto per la discendenza di Ymir.

   
 
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