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Autore: Calime    08/10/2020    2 recensioni
[Modern!AU + Age gap]
1) Quel party che Ade voleva snobbare - Se avesse avuto parecchi anni di meno – magari fosse stato un suo coetaneo –, Ade sarebbe arrossito per la vergogna di essere stato smascherato.
7) Il segno - C’era di mezzo una donna. Ade aveva una donna, per forza.
11) Waiting for Superman - «Senti, facciamo così: ti accompagno io a casa» le propose.
12) Distrazioni - Certo, poteva anche esserselo sognato – e solo gli dèi sapevano quanto e cosa, come, chi, sognasse ogni notte –, eppure ci avrebbe messo la mano sul fuoco.
20) Più prezioso dell'oro - «Non vi pagheranno il riscatto» mormorò, poi, mettendo in chiaro quello che, probabilmente, sapeva bene anche lui.
23) Una giovane e impulsiva stagista - Ade alzò un angolo delle labbra, divertito. «Non risale alla scorsa settimana la tua ultima ramanzina?»
24) Insonnia - «È ancora presto»
25) Popolarità - Fu un gemito strozzato e Persefone alzò gli occhi su Ade, allarmata.
26) Creare la giusta atmosfera - «Così è troppo semplice» sbuffò.
Raccolta di storie scritte per l'iniziativa del Looktober 2020 di LandeDiFandom.
Genere: Commedia, Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ade, Persefone
Note: AU, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Looktober 2020'
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Iniziativa: Looktober 2020 di LandeDiFandom
Prompt: 8. Rossetto
Note: Cambio di protagonista per una piccola incursione nell’organico dell’ufficio di Ade. Buona lettura :)








07. Il segno




Il Capo era sempre stato lontano dal tipo amichevole e confidenziale che, a volte, si aveva la fortuna di incontrare in giro, né poteva far parte della categoria del superiore irascibile e dittatore – per fortuna. Thanatos non aveva nulla da criticare in Ade: era severo ma giusto, instancabile e abbastanza flessibile, elargiva complimenti, seppure abbastanza freddi, quando era necessario, faceva notare gli errori quando si presentavano. Non l’avrebbe definito perfetto, ma ci andava parecchio vicino – almeno, questo era il suo giudizio. Gli piaceva lavorare per lui e da tanti anni lo faceva, nel bene e nel male, da che era stato assunto come tirocinante alla stretta collaborazione che avevano adesso. Era certo di essere considerato da lui una persona di cui fidarsi.
E, proprio perché aveva imparato a conoscere Ade, a leggere i suoi atteggiamenti e tra le sue parole centellinate, si era accorto del cambiamento.
Già da qualche settimana aveva notato come lui, a volte, nei tempi morti o durante le pause, si perdesse nei propri pensieri, distaccandosi da quella realtà a cui era sempre ancorato. Più di una volta l’aveva sorpreso a consultare il cellulare personale, una rarità dal momento che chiunque necessitasse di comunicare con lui – persino il Grande Capo di tutta la baracca, Zeus, che era anche suo fratello – lo faceva attraverso il suo numero da lavoro.
Per non parlare, poi, del venerdì pomeriggio.
Il venerdì pomeriggio, quando la gente normale già fremeva per il finesettimana imminente e Ade era, come sempre, l’ultimo ad uscire, accadeva il miracolo: puntualissimo, alle sei, riponeva ogni cosa e andava via, lasciando il compito a chi doveva recuperare ore o finire arretrati di chiudere gli uffici.
Quella stranezza accese la metaforica lampadina dentro la testa di Thanatos.
Una donna.
C’era di mezzo una donna. Ade aveva una donna, per forza. Solo una donna poteva operare una tale magia, un incantesimo così sottile da riuscire a passare inosservato agli occhi di tutti.
Purtroppo, a Thanatos erano preclusi i suoi affari privati e, per questo, non poteva supporre nulla al riguardo. Certamente, non era Menta. Sebbene fosse plausibile un’evoluzione del loro rapporto da solo sesso a vera e propria relazione sentimentale, qualcuno molto bravo avrebbe dovuto spiegargli perché, da qualche tempo, dal bel volto della segretaria fosse sparito il sorriso vittorioso che sfoggiava continuamente.
No, non era lei, ne era più che sicuro.
Però, era una donna.
Per fortuna, la pazienza costituiva una delle sue molte virtù, così attese e attese. Attese un indizio, uno scivolone – anche piccolo – di Ade, un segno.
Un segno.
Arrivò, infatti, un segno. Non come se l’era immaginato, ma pur sempre segno era. Come avesse fatto Ade a non accorgersene era un mistero che trovava in sé stesso la soluzione: semplicemente, l’amore l’aveva reso anche cieco, oppure molto distratto – un aggettivo difficile da attribuirgli.
Thanatos l’aveva visto poiché, a causa di un file che Ade doveva mostrargli sul computer, gli si era avvicinato abbastanza e gli occhi erano caduti proprio lì. Così, quando poté congedarsi, pensò bene di non lasciare l’occasione sfuggirgli di mano. Si schiarì la gola per attirare la sua attenzione, ma lui parve non sentirlo.
«Capo», riprovò più forte.
Ade alzò lo sguardo su di lui, una domanda inespressa a voce dipinta in volto.
Thanatos si indicò l’interno del colletto della camicia. «Qui» sillabò. «Hai un po’ di rossetto».
E avrebbe tanto voluto immortalare la sua irripetibile espressione, ma gli venne nascosta dalla mano che si portò davanti il viso impallidito. Il grugnito che seguì confermò, comunque, i propri sospetti.
«Potresti chiudere tutti i bottoni per nasconderlo» gli suggerì. «Così non si vedrebbe anche l’altro segno».
«Quale altro segno?!» saltò su Ade.
Thanatos tranne a fatica le risate. «Quello sul collo. Il succhiotto».
L’imprecazione si perse tra di denti stretti, ma era facile immaginarne il contenuto colorito.
«Thanatos!» abbaiò Ade, vedendolo andar via. «Non una parola» sibilò, abbassando il tono della voce.
Thanatos mimò l’atto di chiudere una cerniera sulle labbra e lui approvò, più tranquillo.
«Deve essere una signorina molto importante» commentò, non potendone fare a meno, e, senza aspettare la sua reazione o replica, uscì.

***

«Oh, mi scusi!»
Thanatos si fermò in tempo dallo scontrarsi contro la poveretta che gli stava venendo incontro. Di riflesso e per buona educazione, scosse la testa con un sorriso affabile. «No, è colpa mia. Hai bisogno di qualcosa? Sei la nuova tirocinante?» indagò.
La ragazza era giovane, dal viso fresco e l’espressione entusiasta. Gli piacevano le persone che volevano darsi da fare sin da subito.
Prima che lei potesse rispondergli, prima della voce che arrivò alle proprie spalle, si accorse delle sue reazioni: s’illuminò come avesse visto qualcosa di meraviglioso, gli occhi si addolcirono e le labbra si curvarono in un segreto sorriso. Proprio su di esse lui si soffermò: erano truccate con un rossetto lucido che gli parve di conoscere – anche se non era certo un esperto di cosmetici femminili –, ma non fece in tempo a collegare i pezzi.
«Persefone?» Il tono di Ade era stupito, ma non gelido come quando riceveva visite a sorpresa.
Ah.
Thanatos non ebbe bisogno di altro, né di voltarsi ad osservare lo scambio di sguardi e saluti dei due, per capire chi fosse.







   
 
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