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Autore: hugmejameshoran    08/10/2020    0 recensioni
“Bo, devi alzarti!”
Il bussare incessante rendeva difficile continuare a dormire. Mi coprii ancora di più con le coperte, gli occhi ancora serrati, cercando alla cieca un cuscino da scagliare sulla porta. Rotolai a sinistra col mio corpo, toccando la fine del letto con le punta dei piedi. Occupavo metà del materasso ed era confortevole.
Genere: Drammatico, Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Harry Styles
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Mi svegliai in un calore confortevole, uno di quelli che fa venire voglia di stare tutto il giorno a letto e fregarsene di ogni preoccupazione. Con un sospiro allegro allungai le gambe, stendendo gli arti pesanti dal sonno prima di mettermi su un fianco chiusa a riccio. Le mie dita afferrarono la parte superiore del piumone prima di farmi apparire la stanza davanti agli occhi mentre sbattevo le palpebre. Mi sedetti più velocemente di quanto avrei dovuto e combattei contro i giramenti di testa. Non erano sicuramente la mia stanza e il mio letto. I ricordi della notte precedente si riaccesero nella mia mente e le mie guance si colorarono di un rosa acceso. Le gambe nude contro le lenzuola.

Era una cosa positiva che Harry non fosse a letto, perché il modo in cui diedi un colpo dalla parte del suo materasso avrebbe fatto sobbalzare chiunque. Era vuoto, apparte me. Dalla mia posizione a riccio potevo vedere che il bagno era vuoto e la porta della camera era

Era difficile abbandonare l'ammasso di coperte, infatti lo feci con un lamento e un brivido. I miei piedi si arricciarono sentendo il pavimento freddo prima che mi misi in piedi, strofinai via il sonno dagli occhi e camminai a grandi passi attraverso la stanza. C'erano delle foto sulla cassettiera, sua sorella, sua madre, amici lontani. Era una bella cosa che lui avesse questi piccoli ricordi, ne ero contenta. Se non altro, significava che non si era del tutto perso nel suo nuovo mondo.

Sorrisi. Non ero ancora abituata ai tanti capelli che ormai aveva Harry. A confermarlo, la grande quantità di elastici per capelli sparsi per la sua camera. Ne presi uno nero e legai i capelli in una coda di cavallo mentre vagabondavo per l'appartamento.

Le tende erano chiuse ma non trattenevano del tutto la luce del mattino. Le aprii, il materiale appesantito dal fumo stantio. Non gli avevo ancora chiesto nulla a riguardo, ma da quello che avevo visto non fumava molto durante la giornata. Indipendentemente da questo, avrebbe dovuto smettere.

La stanza rifletteva il disordine del restante appartamento, mucchi di roba disordinata. Presi gli indumenti aggrovigliati ai miei piedi e li misi insieme nel cestino dei panni sporchi in bagno.

Crescendo, mi avevano insegnato che era maleducazione frugare fra le cose degli altri. Ma ero sempre stata attratta dalle cose belle e luminose.

Una catenina penzolava da un cassetto aperto vicino il letto, come se fosse stata abbandonata nella fretta di nasconderla. Inclinai la testa curiosa mentre mi avvicinavo al cassetto, tirandola fuori dal buio. Quando la vidi del tutto quasi la feci ricadere, i ricordi bruciarono all'improvviso assalendomi. Si fecero spazio nella mia mente come bolle d'aria nell'acqua, una raffica di flashback, in tutti Harry. Tutti i ricordi, dal giorno in cui me l'aveva messa al collo, fino all'ultimo in cui la indossai.

Un piccolo aeroplano di carta con una catenina d'argento. L'aveva tenuta.

Il mio cuore batteva più forte contro le costole, ingoiai un groppo in gola. L'aveva tenuta. Mi sedetti sul suo letto come se non avessi più forza sulle gambe. Il pendolo oscillò, facendo muovere l'aeroplano a casaccio prima di atterrare sul mio palmo. Era come ritrovare qualcosa che si era perduto. Un piccolo oggetto che a contatto con la mia pelle mi confortava e scaldava quando era mio, adesso era freddo.

Venni interrotta dal mio interesse verso l'oggetto dal rumore di una porta che veniva chiusa e da movimenti nella casa. Lasciai cadere la collana dentro il cassetto e lo chiusi.

"Harry?"

Non ricevetti risposta, seguì il silenzio. Mi alzai dal letto. Una piccola possibilità che non fosse Harry mi bloccò dal provare a chiamarlo una seconda volta. Il fatto che avesse avuto problemi in passato non era rassicurante, infatti, saltai all'orrenda conclusione che avesse fatto irruzione qualche maniaco omicida.

Mi mossi lentamente verso la chitarra all'angolo della stanza, afferrandola dal collo. Strisciai a passi silenziosi verso la porta, girando la maniglia e aprendola. Potevo quasi sentire impallidire il mio viso, la paura prese il sopravvento quando visi la figura muoversi in cucina. Probabilmente era un uomo, ma con il cuore che batteva furioso e le mani sudate poco mi importava cosa fosse sotto quei vestiti.

Alzai la chitarra pronta a colpire e in quel momento lui si girò, nella mano destra aveva le buste della spesa, le ciglia sollevate dallo shock. Strappò le cuffiette dalle orecchie prima di togliersi il cappuccio della felpa dalla testa mostrando un cappello, sotto si intravedevano i suoi delicati ricci scuri.

"Cristo", ansimò Harry, "potresti cavare gli occhi a qualcuno con quella."

Piegai la testa indietro dal sollievo ed abbassai l'arma improvvisata. Harry sogghignò posando le buste sul bancone della cucina.

"Non è divertente", dissi seria.

Si girò verso di me mentre avvolgeva le cuffiette intorno al cellulare.

"Un po' è divertente."

Scossi la testa mentre rideva piano.

"Pensavo fossi un assassino."

"Beh, un assassino che ti ha portato la colazione", indicò il contenuto delle buste.

"Perché giri così presto di mattina?"

"Pensavo che stessi ancora dormendo."

"Beh, ora sono sveglissima."

"Non avevo nulla in frigo, così sono andato al supermercato", spiegò Harry, cacciando la roba accanto le buste. "Non pensavo che avrei dovuto lasciare un bigliettino. Stavi russando rumorosamente quando sono uscito."

"Io non russo!"

Rise alla mia provocazione, un ghigno che aumentò quando vide il mio sguardo minaccioso e la mia posizione a braccia conserte.

"Bo, ho dormito con te abbastanza volte per sapere che russi."

Il mio umore si fece pessimo e diventai schiva in modo imbarazzante. Avevo dimenticato la nostra vecchia intimità nella relazione. Ovviamente sapeva che russavo, proprio come sapeva che avrebbe ricevuto un calcio in faccia se avesse provato a farmi il solletico sotto ai piedi, che preferivo il freddo al caldo e quanto disprezzassi le ciocche dei capelli ribelli. Aveva toccato la mia pelle nuda, aveva fatto pressione coi pollici sulle fossette in fondo alla mia schiena, la mia voce era talmente roca che potevo solo deglutire.

Mi si seccò la bocca e quasi persi l'equilibrio ricordando la morbida curva nella parte bassa del suo stomaco e il taglio dei suoi fianchi. Mi appoggiai al tavolo per sorreggermi.

Mi aveva sentito pronunciare il suo nome arrabbiata, urlando, piangendo, con desiderio, felice e con piacere.

Harry non stava meglio di me, strinse il bancone della cucina con le dita, gli anelli che aveva schioccarono contro la superficie. C'era delicatezza nella sua espressione confusa mentre alzava la testa per guardarmi.

"Non ho mai pensato che sarebbe stato così, soprattutto con te."

"Così come?"

"Per me ora sei un mistero. Ci siamo persi, penso."

"Sono la stessa persona", sorrisi mentre scuotevo la testa.

"No. Siamo cambiati entrambi", ammise modestamente. "Ma penso che mi piacerebbe ritrovarti, se me ne dai modo."

In fondo a quelle parole c'era speranza, la trovai e la tirai fuori, spolverandola. Volevo conoscerlo nuovamente, il nuovo Harry, correggerlo nella mia testa ed aggiungere le sue nuove stranezze ed eccentricità. Avrei apprezzato il suo nuovo 'io' e non lo avrei fatto sentire perso, erano cose che avevamo già provato. O forse avremmo dovuto cancellare il passato ed iniziare tutto da capo.

"Possiamo farlo."

"Sì?"

Annuii.

"Bene", sorrise Harry.

"Vado a mettermi qualcosa addosso", indicai la sua camera da letto.

Guardò le mie gambe nude prima di girarsi di colpo per iniziare a preparare la colazione. Delicato quanto un terremoto, Styles.

"Va bene."

Afferrai i vestiti dal pavimento del soggiorno che avevo appoggiato la sera prima. Chiusi la porta della camera prima di sfilarmi la t-shirt ed abbottonarmi il reggiseno. Feci un po' di fatica, come sempre, a far salire i jeans sulle gambe, abbottonarli e tirare su la zip. E' allora che sentii una sporgenza nella tasca posteriore. Scavai per tirar fuori il pacchetto e realizzai.

Decisi di non lasciare niente al caso e mi diressi verso il bagno. Era qualcosa che avevo visto fare solo nei film, quindi quando svuotai il pacchetto e tirai lo sciacquone, mi sembrò surreale che dovessi farlo io.

Indossai di nuovo la sua t-shirt senza esitazione. Quando spuntai di nuovo in cucina, Harry aveva acceso il fornello sotto il bollitore, e messo due bustine di té in due tazze diverse. Aveva lasciato gli acquisti sul bancone per farmi decidere mentre aspettavamo che l'acqua bollisse.

"Stai meglio", osservai sorridendo appoggiandomi con un fianco al bancone.

Le sue guance erano colorite, le labbra di un colore vivo e il verde dei suoi occhi acceso.

"Penso sia stata l'aria fresca."

Ci mettemmo seduti al piccolo tavolo della cucina faccia a faccia, parlando e mangiando burro di arachidi con un cucchiaino dal vasetto.

"Questo è quello che mangi di solito a colazione?" Chiesi addentando un pezzo di toast.

Girò un po' i cereali inzuppati nella sua tazza prima di fermarsi e prendere il resto del mio toast.

"No, di solito mangio una banana o qualcosa del genere."

Dalle mie labbra increspate uscì un lamento. Ero stata là un paio di volte ormai, e non avevo visto tracce di frutta. Il meglio che potesse fare Harry era bere dalle lattine o mangiare gli avanzi in frigo.

"Dovresti mangiare di più."

"Sì, mamma" Borbottò sarcasticamente.

"Sono seria, ti ammalerai. Soprattutto col tuo lavoro, sei un atleta. Non hai bisogno di assumere una stupida quantità di carboidrati e proteine ogni giorno?"

"Sto bene."

"Harry-"

"Non combatterò più, quindi va bene così", rispose in modo brusco.

La perspicacia non era mai stata il mio forte e dall'espressione di Harry dedussi lui lo sapesse già. Sospirò mentre scavava di nuovo col cucchiaino nel vasetto.

"Che c'è?" chiese stanco.

"Posso chiederti una cosa?"

"L'hai già fatto."

Lo ignorai.

"Stavi cercando me?"

"Quando?"

"Al combattimento, la notte che ci siamo rivisti. Sei sceso dal ring come se stessi cercando qualcuno."

Appoggiò il cucchiaino nel mio piatto, guardandomi negli occhi alcuni secondi dopo. Aspettai pazientemente mentre era concentrato nei suoi pensieri, e intanto che il tempo passava venni combattuta da altre domande fastidiose che non provai nemmeno a chiedere. Sapeva che ero io al bar? Se non lo avessi evitato, avrebbe portato a casa quella ragazza? Ci avrebbe portate entrambe?

Una sveglia iniziò a suonare da qualche parte nell'appartamento, il rumore ruppe il silenzio della situazione e fece perdere il momento. Afferrai il suo polso e lo girai in modo da vedere l'orario.

"Oh merda, devo andare."

Il mio gemito sofferente superò quello della sedia che veniva trascinata a terra mentre la spingevo sotto il tavolo. Il cellulare era per terra accanto al divano, dove lo avevo lasciato la mattina presto. Feci scorrere i messaggi con mia madre. Sarebbe stata al centro commerciale da lì a un'ora e mezza, ed io ero a più di quarantacinque minuti di distanza.

"Devi? Ora?" Chiese Harry alzandosi dalla sedia.

"Sì", dissi con collera. "Avevo promesso a mia madre che saremmo andate a comprare il regalo di compleanno per mia zia. Se non vado con lei finirà per comprare un altro attrezzo per la cucina che mia zia non userà mai."

Harry rise, facendo comparire una fossetta sulla sua guancia. Raccolsi le mie cose e mi vestii del tutto per scendere alla macchina.

"Ti vedrò di nuovo, vero?"

"Certo."

Si inclinò per darmi quello che secondo me doveva essere un abbraccio ma calcolò male la distanza e mi diede un bacio goffo all'angolo della bocca. Harry si schiarì la gola facendo comparire un ghigno imbarazzato.

"Vieni qui", lo incoraggiai, accogliendolo in un abbraccio stretto. "Ti troverò di nuovo."

***

Tiff ed io avevamo un appuntamento. Un appuntamento con temi, libri ed una libreria affollata. L'avevo vista accanto alla porta, dopo aver scannerizzato la mia carta per l'accesso. Con lo zaino a tracolla sulla spalla, stava sgranocchiando una mela mentre si teneva occupata leggendo appunti da un quaderno. Quando arrivai da lei mi offrì una banana ed iniziammo la ricerca del materiale per il tema.

Mi accorsi che era più affollato di quanto pensassi mentre salivamo le scale per andare al secondo piano. Non avevo ancora notato dei posti liberi, se non li avessimo trovati avremmo dovuto studiare a terra, appoggiate ai termosifoni sotto le finestre a sud.

"Ho parlato con Larissa e sta dando barrette di cioccolata a chi prenderà parte del suo esperimento", spiegò Tiff mentre la seguivo da una corsia all'altra. "Penso sia una buona idea, non molto buona per la salute."

Tiff sapeva che avrei preso parte del suo progetto anche senza ricompensa, dato che eravamo buone amiche. Ma a quanto pareva non potevi fidarti semplicemente di un buon rapporto con altri studenti universitari. Doveva esserci un incentivo per gli studenti universitari affamati.

"Beh, penso che le persone saranno riluttanti nel prendere parte al progetto se tutto quello che avranno in cambio sarà una scatola di uva passa per bambini."

"Che ne dici di uva passa ricoperta di cioccolato?"

Feci una faccia disgustava, increspando il naso fin quando Tiff non rise. Tirò su lo zaino per abitudine.

"Va bene, trovero qualcos altro."

Fece una linguaccia.

Dopo aver preso tutti i libri che potevamo dalla lista di psicologia di Tiff, facemmo richiesta per quelli che non avevamo ancora trovato. Avevo appena trovato la mia lista scarabocchiata quando mi colse di sorpresa.

"Chi è Harry?"

Mi voltai così velocemente che le nostre fronti quasi si scontrarono. Mi fermò dalle spalle e mi tirò indietro prima di far tornare le sue mani vicino ai fianchi.

"Cosa?" Sbottai.

Mi pentii all'istante dal peggiore dei modi in cui avrei potuto affrontare la domanda. Inclinò la testa, improvvisamente curiosa dalla mia risposta tagliente e la paura che vide nei miei occhi.

"James mi ha chiesto di lui, ma non so chi sia. A quanto pare hai messaggiato con lui, con questo Harry."

La richiesta di sapere di più mi venne fatta con delle sopracciglia alzate e uno sguardo duro da parte di Tiff. Era l'espressione che faceva mia madre quando mi comportavo male da bambina.

"E' solo un amico", risposi, guardando i libri sopra le nostre teste. Cambiai discorso, alzandomi sulle punte per guardare in alto. "Cavolo, dovrebbero darci una scala per arrivare allo scaffale in alto", risi a mezza bocca.

Tiff ignorò la mia battuta per continuare il discorso. Era come un fottuto segugio di grossa taglia. Solo perché studiava psicologia, non significava che poteva leggermi nella mente. Cominciai ad avere dei dubbi mentre pensavo al soggetto in questione.

"Non è di qui, giusto? Non hai mai parlato di Harry prima. Viene da dove vivevi tu?"

Il libro che ero determinata a prendere scivolò dalla mia presa e mi colpì in testa, cadendo poi sul pavimento. Brontolai toccandomi il punto in cui mi aveva colpita, Tiff intanto si mosse per avvicinarsi. Cacciò via la mia mano per controllare tra i miei capelli se ci fosse un bernoccolo.

Ci abbassammo insieme per prendere il libro, la sua mano toccò accidentalmente la mia e fu come se il tocco le avesse fatto mettere tutti i pezzi al proprio posto. Afferrò il mio polso.

"Ow", mi lamentai.

"Merda" ansimò Tiff, la bocca aperta. "E' lui, non è vero? Il ragazzo che ti eri lasciata alle spalle."

Sgranai gli occhi ad una grandezza impossibile, prima di raccogliere frettolosamente i libri e la borsa. Mi stava letteralmente dietro quando fuggii dalla corsia, spaventata che con l'abilità da strizzacervelli capisca di aver ragione.

"Pensavo fosse un amore lontano da tempo, non pensavo vi parlaste ancora", affermò.

Mise la mano sul petto trattenendo l'eccitamento. Le dissi di fare silenzio, imbarazzata dalla scenata che stava facendo. Non avevo bisogno che tutta la biblioteca sapesse le mie cose.

"Solo di recente. Non è una cosa che avanti da molto", implorai in un sussurro.

"Vi state vedendo, è questo il motivo per il quale torni spesso a casa?"

Mi guardò come se sapesse, ma scossi furiosamente la testa. Le persone sedute nell'area computer stavano iniziando ad interessarsi alla nostra conversazione sussurrata.

"Non stavo tradendo James."

"Non ho pensato che lo stessi facendo."

"Non è stato molto bene ed io sto cercando di aiutarlo."

"Come? Lo stai facendo guarire con i baci?"

Il colore delle mie guance mi tradì e Tiff si mosse verso di me come una leonessa affamata. La trascinai dietro l'angolo dello scaffale prima di attrarre altri sguardi curiosi. Gli scaffali fecero rumore quando inciampai sui nostri piedi e lei fece del suo meglio per tenermi su.

"Oh mio Dio!" Esclamò Tiff compiaciuta.

"Shhh!" La pregai.

"C'è di più?" Il suo sorriso scherzoso sbiadì, i suoi occhi pieni di preoccupazione. "Ci vai a letto?"

"Non in quel senso."

"Beh, raccontami allora."

***

Incapaci di trovare un angolo per studiare, io e Tiff ci procurammo un'altra cosa migliore, un paio di cuscini dall'area lettura. Ci assicurammo un posto caldo vicino ai termosifoni e ci mettemmo comode come se fossimo a casa nostra. Non era un'area molto frequentata, quindi eravamo libere di parlare tranquillamente.

"E' abbastanza sexy."

Le sue parole erano smorzate dalla pasta che stava mangiando, ne inforcò un'altra bocconata e se la mise in bocca. Mi offrì una forchettata, feci cenno di no con la testa.

"Non esattamente."

"E' una specie di lottatore a mani nude, è ovvio che sia sexy."

"Non quando lo vedi a terra sul pavimento mentre qualcuno è su di lui. Non voglio più vedere occhi neri o labbra rotte."

"Hai detto che ha smesso?"

"Sì."

"Allora cosa sta facendo adesso?"

Voltai pagina, annotai qualcosa di fretta e lo evidenziai.

"E' andato a stare da sua madre per un po', penso che sua sorella lo sia andato a trovare."

"E' una cosa buona, giusto? Probabilmente ha bisogno di questa pausa."

"Sì, spero solo si renda conto che le persone sono disposte ad aiutarlo. Non può fare le cose da solo."

Colsi un sorriso sulle sue labbra prima di appoggiarsi su di me, con la testa sulla mia spalla.

"Vedrai, starà bene."

***

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