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Autore: gyikhu    09/10/2020    2 recensioni
Nathan Drake e Lara Croft incroceranno le loro strade alla ricerca dello stesso tesoro: riusciranno a collaborare? Tra trappole, mistero ed enigmi, Crossroads è una storia d’azione e d’avventura, come nei più classici dei Tomb Raider e degli Uncharted. Per chi ama sorridere e sentire l’adrenalina, e chi, tra le diverse versioni di Lara Croft, è rimasto soprattutto innamorato di quella originale e del film interpretato da Angelina Jolie. [Leggera Nathan/Lara]
EDIT! Dal secondo capitolo, sono state aggiunte delle illustrazioni disegnate dalla traduttrice che accompagnano la storia.
Dal testo in inglese: E se Lara fosse a un passo dall'ottenere quello che ha sempre voluto, ma qualcuno più veloce di lei glielo rubasse davanti agli occhi? Riuscirà a riavere ciò che è suo? - fanfiction consigliata a tutti coloro che amano l’azione. Buona lettura!
Genere: Avventura, Azione, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Lara Croft
Note: Cross-over, Movieverse, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Crossroads DILOGIA'
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Link al decimo capitolo in lingua originale:
https://www.fanfiction.net/s/6358147/11/Crossroads

NOTE DELLA TRADUTTRICE:
Un ulteriore ringraziamento speciale a ReverendBrute80 e devil_may_cry_wrath_92m per le recensioni! Sono sempre tanto sentite e appassionate, e mi danno tantissimo la carica! Ho giusto ieri finito di tradurre tutta la storia, rileggendo sempre ogni capitolo prima di postare per una tripla sicurezza (rileggo sempre tutto almeno tre volte xD), ed è davvero, davvero una storia bellissima. Sono felice che la stiate leggendo tutta anche voi! <3







Nate fece un passo in avanti, ma si rese conto con grande rammarico che non c'era via d'uscita senza che gli sparassero. La boscaglia stormiva, accompagnata da alcune voci distanti. Passi concitati riecheggiarono tra gli arbusti mentre altri soldati uscivano a sciami dal bosco con le canne dei loro fucili puntate su Nate e Lara, decine di caschi neri che non promettevano altro che guai. I due avventurieri rimasero immobili, paralizzati dal pericolo mortale e imminente.
“Mettete le mani dietro la testa,” disse perentorio il capo avanzando verso loro. Camminò lentamente sotto la protezione dei suoi uomini con un sorrisetto compiaciuto sul volto. “Perquisitelo,” ordinò ad un uomo armato con una cicatrice sulla testa indicando con un cenno rapido e nervoso Nathan. Il soldato fece un lavoro veloce: fece scivolare le mani lungo il corpo dell’avventuriero, prendendogli la pistola e svuotandogli le tasche.
“Questo è tutto quello che aveva con sé,” informò gettando l’arma a terra e porgendo una piccola collana al suo capo. Sulla catena era appeso una placca d’oro di strana manifattura. Lara alzò un sopracciglio confusa: era convinta che il suo compagno avesse un anello d’argento, non quel monile. Il capo dei mercenari sollevò la collana all'altezza degli occhi, la lasciò oscillare un paio di volte e poi la intascò. “Questa non ti servirà più.”
L'uomo con la cicatrice si voltò verso Lara, ma il capo lo fermò. “Lei è mia.”
Si avvicinò a lei, facendo scorrere i suoi occhi lascivi su tutto il corpo. Lara mantenne lo sguardo, non lasciando trapelare alcuna emozione. Se ne sarebbe pentito.
Sfruttando la situazione a suo favore, l'uomo le si mise alle spalle e fece scorrere le mani lungo i fianchi, godendosi ogni momento.
“Carine,” disse togliendole le pistole gemelle. “Le terrò con me.”
Si avvicinò ulteriormente, e Lara non poté fare a meno di sentire l'odore del suo respiro passarle sui lobi dell'orecchio. Percepì le mani scivolare più in basso, e Nate perse la pazienza. Si mosse, ma la canna della mitragliatrice puntellata con forza al fianco gli fece cambiare idea e rimase fermo.
“Rilassati, amico. La tua chance con la ragazza l’hai avuta. Ora tocca a me,” disse il capo fronteggiandolo e, dopo essersi acceso una sigaretta, soffiandogli il fumo a pochi centimetri dalla faccia. “Puoi guardare, se vuoi.”
Mettendo la sigaretta tra le labbra, tornò ai suoi passi e continuò la perquisizione con evidente gioia sul viso, ricevendo su di sé gli sguardi d’invidia dei suoi uomini. Lara teneva la testa alta mentre l'uomo le accarezzava le cosce; poi alzò la mano, con il viso a un centimetro dal suo. Le labbra di Lara si incurvarono in un sorriso inaspettato. Fu solo un piccolo movimento della sua testa, veloce come l'attacco di un cobra, e la fronte gli colpì il centro del suo viso. Il capo sentì il proprio naso rompersi e fece un lamento di dolore. Lara provò un’eccitante soddisfazione nel vedere i rivoli rossi colare tra le dita che premeva sul setto.
“Dannazione,” gridò l'uomo chinandosi in avanti. Il sangue gocciolò copiosamente a terra. Allo schiocco delle dita, un soldato superò la truppa e raggiunse la ragazza. Quest’ultima sentì solo un colpo improvviso sulla nuca, e tutto divenne nero davanti ai suoi occhi.

***

“Lara?... Lara!”
Sentì una voce da qualche parte in lontananza, mentre la sua mente si schiariva e il dolore si faceva strada, percorrendole il collo fino all’attaccatura della testa. Lui la stava chiamando. I suoi sensi tornarono e gemette di dolore per la rigidità dei muscoli, come se non volessero ubbidire alla sua volontà. Lara aprì gli occhi, sbatté le palpebre più volte per schiarirsi la vista. Mentre l'ambiente circostante si metteva man mano a fuoco, con grande e lenta difficoltà, Nathan Drake si avvicinò con un’espressione preoccupata in viso. Succedeva fin troppe volte, rifletté ricordando la stessa circostanza, lo stesso sgomento e gioia nel trovarla sveglia dopo averla salvata dall’annegamento nella tomba di Chagatai.
“Dove diavolo siamo?” mormorò a fatica Lara, rendendosi conto che aveva le mani legate dietro lo schienale della sedia su cui era seduta. Fece forza con le braccia, agitò i polsi, ma le corde erano troppo strette.
“Lascia perdere, ci ho già provato io, ma sanno come fare i nodi,” disse Nate cercando di scivolare in avanti con la sedia verso la compagna. “Credo che ci troviamo nell’accampamento di Johansson, ma nessuno è ancora entrato. Non so che stiano aspettando. Come ti senti?” “Mai stata meglio,” scherzò Lara scuotendo la testa, ignorando con tutte le forze il dolore che il movimento le aveva causato. “Che posto è questo?”
La stanza non aveva un pavimento vero e proprio, e tra le mattonelle della pavimentazione grossolana fuoriuscivano ciuffi di erba ed edera che si arrampicava sugli angoli delle pareti. Pareva una vecchia abitazione allestita su due piedi. Al centro erano state disposte le due sedie di metallo su cui erano seduti ed un tavolo da campeggio con sopra uno zaino che non sembrava essere stato aperto.
“Non ne ho idea. Un accampamento in mezzo alla giungla?”
“Maledetti mercenari,” imprecò Lara, e improvvisamente la sua mente si schiarì. Ricordò ogni cosa: il disco, l'albero, il posto in cui l'aveva nascosto. Quella presa di coscienza la animò. “Spero che ti ricordi da che parte siamo venuti.”
Nate sembrò sorpreso, ma non ebbe il tempo di rispondere che la maniglia della porta dismessa si girò e Johansson entrò in compagnia di cinque uomini armati. Il sorriso tirato sul suo volto era tutt'altro che accogliente.
"Signorina Croft, sono così contento di vederla con noi. Dopo tanto tempo, finalmente, la incontro di persona.”
“Mi scusi se non condivido il suo entusiasmo. Sono più garbata con le persone che non mi legano a una sedia,” replicò Lara con una rabbia che le bolliva dentro, ma in apparenza rimase calma, senza neppure muovere un muscolo per dimenarsi. Inutile fargli capire le sue intenzioni. Johansson camminava in mezzo ai due avventurieri, guardandoli con sospetto.
“Signor Drake, ultimamente mi ha causato un sacco di problemi. Non mi piace.”
“Faccio quello che posso,” scherzò Nate con un mezzo sorriso colmo di furbizia. Roteò gli occhi su Lara, cercando di scoprire osservandone le espressioni cosa aveva in mente.
Johansson sorrise. “Sono contento che trovi ancora energie per fare battute. Ma ho molto tempo con me, signor Drake, e tanta pazienza.” Tornò al tavolo, prese lo zaino di Lara e versò il suo contenuto sul piano in una sola, lenta mossa. Un cellulare si riversò sul tavolo, seguito da un coltellino, due bombe a mano, un libretto e qualche foglio di carta. Dopo che una granata rotolò fino al bordo del tavolo, fece cadere noncurante lo zaino vuoto a terra. Ignorando completamente gli ospiti, Johansson analizzò gli oggetti, ma il suo viso indurito smentì le sue stesse parole, dimostrando di non avere la pazienza di cui si vantava. Aprì il diario e lo lanciò con incuria sul tavolo.
Nate lanciò uno sguardo fugace a Lara, che gli fece intendere di tenere la bocca chiusa.
“Dov’è?” chiese Johansson.
“A cosa ti riferisci?” replicò sorniona Lara, forzando un'espressione innocente sul suo volto mentre riferiva la risposta cliché per eccellenza in queste occasioni.
“Sta giocando con la persona sbagliata, signorina Croft. Non so cosa si aspetta, ma non c’è via di fuga per lei e il suo amico. So che è una donna intelligente, oltre che tenace, e avrà capito da sola che siete arrivati al capolinea.”
Lara soppesò le parole dell’uomo, lasciandolo parlare mentre ragionava su possibili piani di fuga. Con le mani legate, le possibilità che riuscissero a disarmare cinque uomini senza che gli sparassero erano irrisorie, per non dire nulle. Decise quindi di continuare il suo gioco fin quando non avesse trovato idee migliori.
Ovviamente Johansson sapeva del disco d’oro, ma non era interessato né al diario né al suo contenuto. Il che le fece capire che poteva aver avuto informazioni sull’esistenza del disco da qualche altra parte. O forse sapeva già cosa c’era nel diario, e in tal caso non avrebbe mai creduto che lei non conoscesse l’artefatto. Lara aveva bisogno di tempo, di una possibilità qualsiasi per liberarsi e scappare. E per guadagnare quel tempo era costretta a stare al gioco.
“Dimmi cosa vuoi e potrei essere in grado di aiutarti.”
Johansson sbuffò e si avvicinò a lei, incombendo con la sua possente figura, con in viso espressione calma e, ciononostante, minacciosa. “Le do trenta minuti per cambiare idea. Quando tornerò, mi darà il disco. Non complichi le cose. Quando lo avrò tra le mani, potrete andarvene via illesi.”
“E se dico di no?” chiese lei tenendogli testa con lo sguardo fermo, quando lui le alzò il viso facendo pressione con un dito sotto il meno per guardarla negli occhi.
“Non parliamo di conseguenze spiacevoli, per il momento,” rispose pacatamente. Le lanciò uno sguardo minaccioso, si allontanò e lasciò la stanza senza neppure guardarsi indietro. I mercenari lo seguirono. Dopo che la porta si chiuse alle loro spalle, Nate si dimenò sulla sedia impaziente di farle la domanda fondamentale.
“E allora? Dov'è il disco?” sussurrò.
“Spero che tu non mi abbia scambiato per una principiante,” disse Lara con un sorriso. “L'ho nascosto prima che i soldati ci accerchiassero. Per questo è importante che tu ti ricorda della via del ritorno.”
“Ma che brava, avresti potuto dirmelo prima. Che ne sai che non abbiano steso anche me?” replicò Nate alzando gli occhi al cielo. “Non è un piano sicuro.”
“Allora, te lo ricordi o no?” insistette Lara. Non c’era tempo per discutere dei se e dei ma.
“Penso di sì. Ma a che serve, visto che siamo bloccati qui? Mi sentono ad ogni movimento che faccio. Questa sedia scricchiola peggio di un vecchio giocatore di calcio.”
“Ci inventeremo qualcosa,” sostenne Lara. Si dimenò, fece forza con le braccia, roteò i polsi, ma le corde erano talmente strette che le graffiarono la pelle, tagliandole la carne. Quando udì dei passi avvicinarsi, si bloccò. “È stata una mezz'ora veloce,” ritenne ironicamente.
La marcia si avvicinò, fino a fermarsi davanti alla porta. “Qualunque cosa accada, non dirgli nulla. Gengis Khan è mio. Capito?”
Nathan le rivolse un’espressione esitante, ma annuì. Quella della compagna era un’idea folle, rifletté, perché non ci si poteva aspettare mai niente di buono da Johansson. Era uno psicolabile mascherato da uomo di classe.
La porta si aprì con un lungo scricchiolio e Johansson entrò con i suoi precedenti compagni. Questa volta un altro uomo si era unito a loro, e Lara lo riconobbe dal naso gonfio.
“Signorina Croft, spero tu abbia preso la decisione giusta,” disse Johansson con un sorriso ampio ma freddo.
“Credevo di avere mezzora di tempo. Il suo orologio sembra andare un po' più veloce del mio.”
“Ho ritenuto che non fosse necessario aspettare così tanto per una decisione. È una donna intelligente, dopotutto.”
Tenendo gli occhi su di lei, si appoggiò coi fianchi sul tavolo, il quale si mosse al suo peso facendo tentennare gli oggetti sul piano. “Ebbene?”
“Va' all'inferno,” s’intromise a malo modo Nate.
“Non avrebbe potuto dirlo meglio,” concordò Lara con un sorriso.
Johansson fece un respiro profondo, apparentemente calmo, ed espirò con la stessa intensità. “Mi aspettavo un atteggiamento del genere. Sa, c'è una cosa che non ho mai capito: perché le persone intelligenti scelgono sempre la via più difficile? La più dolorosa?” disse rimirandosi le unghie, come se stesse avendo una qualsiasi conversazione mondana. “Olaf,” chiamò, senza distogliere lo sguardo dalla propria mano. L'uomo con il naso gonfio fece un passo avanti, si massaggiò le mani ed emise un grugnito. Scrutò la ragazza per un po’, ricordandosi del loro precedente incontro. Lara sapeva che il dolore che gli aveva arrecato non se lo sarebbe scordato per un po’, ma lo scagnozzo di Johansson non fece l’errore di toccarsi il naso per confermare quella teoria. Gli altri soldati rimasero in un rispettoso e sottomesso silenzio, come se lo temessero più dei loro stessi nemici. Olaf avvicinò a Lara, con passi lenti e cadenzati, allungando l’attesa della prima mossa in un sadico gioco di paura. E funzionò, ritenne Nathan tra sé e sé vedendolo fermarsi davanti a Lara. Quand’era in procinto di intervenire, accorgendosi delle sue intenzioni, Olaf si voltò e gli diede un pugno nello stomaco con tutta la sua forza.
L'aria uscì da Nate in un solo, impercettibile sibilo, e si abbandonò in avanti. Fu solo grazie alle mani legate allo schienale che non cadde al suolo. Gli scoppiò un attacco di tosse incontrollato ed ebbe bisogno di un momento per riprendersi. Si raddrizzò con la schiena e sputò a terra: “Tutto qui?”
La mano chiusa di Olaf si alzò di nuovo, rigettandosi sullo stomaco dell’avventuriero in un colpo violentissimo. Nate tossì di nuovo e soffocò, e Lara assistette alla scena deglutendo. Non sarebbe certo morto per soli due colpi, ragionò lei, ma Dio solo sapeva fino a che punto si sarebbe spinto quello stronzo. Drake rimase in silenzio, rivolgendole uno sguardo fermo e determinato.
Johansson alzò la mano in segno di fermarsi. La sua esperienza gli aveva insegnato a comprendere subito la tenacia e la resistenza fisica di una persona.
“Credo che stiamo commettendo un errore,” rifletté con voce contenuta. "Non credi, Olaf? Il signor Drake è un tipo troppo duro per crollare davanti ad una donna. Apprezzo quando un uomo ha spina dorsale... Vediamo che succede se ribaltando la situazione.”
Comprendendo il vero messaggio nelle parole fintamente adulatrici del nemico, Nathan venne travolto dal disgusto. “Che uomo meschino sei,” disse sputando di nuovo.
“Hai ancora la possibilità di fermare tutto questo, signor Drake,” replicò Johansson con una voce così inadeguatamente allegra da far crollare i nervi di Nate. “Datemi quello che mi serve.”
Nate guardò preoccupato Lara, ma vide nei suoi occhi un inamovibile dissenso. Un freddo ordine di non cedere. Così, Drake si arrese alle volontà di Lara e fece segno di diniego con la testa guardando Johansson dritto negli occhi. Dopodiché, abbassò le palpebre per non vedere Olaf mentre si dirigeva verso la ragazza, ma non riuscì a resistere per molto. Non sapere ciò che succedeva sarebbe stato peggio.
Olaf si prese il suo tempo. Si toccò il naso dolorante ed elargì un sorriso, sempre più largo, con gli occhi fissi su di lei. Nathan individuò la stessa espressione che aveva assunto nella giungla quando si era avvicinato a Lara per la prima volta. Uno sguardo lascivo, insolente, di qualcuno a cui piaceva fare del male e ostentare la propria superiorità.
Nonostante Lara sapesse cosa stava per succedere, la forza del colpo le tolse il respiro, trovandosi impreparata. Ogni cosa attorno a lei le si offuscò davanti agli occhi. La testa le oscillò di lato, una goccia di sangue le uscì dall'angolo delle labbra ed il suo sapore metallico si propagò nella bocca. Nessuno si mosse per un lungo secondo, mentre il dolore le martellava da dietro le palpebre chiuse. Sentiva la voce indignata di Nate, la sua protesta, ma il suo compagno non poteva fare nulla contro quel brutale attacco.
Per schiarirsi le idee, Lara mosse la mascella, si leccò via il sangue dalle labbra, ma un rivolo scivolò giù per il mento. La rabbia le riempì gli occhi, e riuscì persino, per un attimo, a far affievolire il sorriso sadico di Olaf.
“Te ne pentirai, Johansson!” gridò Nate, con gli occhi che correvano freneticamente su di lei, come a domandarle se stesse bene.
“Una tua parola e tutto sarà finito,” insistette Johansson, e rispetto al portamento contegnoso precedente non riuscì a mantenere la voce bassa, facendo sì che il suo temperamento irascibile uscisse fuori. Le sue dita tamburellavano nervosamente sul tavolo. “Una sola parola, signor Drake.”
“Bastardo,” borbottò Nate scuotendo la testa, supplicando con lo sguardo Lara di dirgli dove si trovava il disco. Era un orribile tormento vederla così inerte lasciarsi picchiare senza poter fare niente. E quel pugno era solo l’inizio, comprendendo che quell’Olaf era pazzo come Johansson. Gli occhi della compagna gli dissero che non le avrebbe fatto tanto male, che aveva bisogno di loro. Nathan non ne era così sicuro. Solo uno dei due sarebbe stato necessario: chi era, invece, la persona sacrificabile?
Johansson si avvicinò. “Mi ascolti, signorina Croft, le ho dato abbastanza tempo. Sono un uomo tollerante, ma la mia pazienza ha dei limiti. Mi dia il disco,” disse, con una voce che, ormai, aveva perso tutta la finta cordialità precedente. Le parole erano fredde, calcolate. Tirò fuori dalla cintura un attrezzo che i due avventurieri riconobbero solo dopo che, sotto il riflesso della luce tenue del soffitto, ne venne illuminata la lama corta ma tagliente. Lara si divincolò vedendolo avvicinare a lei. Ora non era più così sicura che Johansson non volesse farle del male.
“Dammi il disco,” ripeté l’uomo. Il freddo del metallo le toccò il viso, lo accarezzò, ma non lasciò alcuna traccia. Non ancora. Era solo una carezza, ma la minaccia di tagliare era presente in ogni movimento.
La ragazza si allontanò, per quanto poté, cercando di nascondere la paura nei suoi occhi. Trattenne il respiro mentre la lama le scivolava alla gola.
“Figlio di puttana!” gridò Nate, ma due uomini lo trattennero quando tentò di saltare. Lo trattennero ben saldo sulla sedia e lo afferrarono per i capelli per costringerlo a guardare lo spettacolo. Lara trattenne il respiro quando la lama le graffiò la pelle e un filo di sangue le colò sul viso. “BASTA!” urlò Nate, sapendo che Lara era troppo orgogliosa e testarda per farlo, nonostante la situazione. “Lara non sa nulla. Vi mostro dov'è il disco, ma dovete liberarla.”
Johansson fece roteare in aria il coltello. “Bene, bene, signor Drake.”
“Lasciatela andare.”
La lama gli arrivò in faccia. “Pensi di essere nella situazione di poter contrattare? Lei resterà vicino a me. Portami al disco o deturperò questo suo bel faccino.”
“Ok,” acconsentì Nate con voce arresa. “Ma ora lasciala in pace.”

“Molto bene, affare fatto,” disse Johansson riponendo il coltello nella cintura. “Un vero gentiluomo. Non mi aspettavo diversamente da te.”
Johansson gesticolò ai suoi uomini e andò alla porta. “Preparatevi, ce ne andremo presto. E la signorina Croft ci accompagnerà lungo la strada, così, non appena Drake farà qualcosa di stupido, manterrò la mia promessa.”
Il sorriso vuoto gli tornò in faccia, dopodiché se ne andò, lasciando Lara e Nate nuovamente soli.
Lara espirò l'aria che aveva trattenuto senza accorgersene, un respiro profondo che rivelò a Nate quanto fosse stata in realtà spaventata. Avrebbe voluto odiarlo per essersi arreso, ma sapeva che non aveva altra scelta. Anche lei avrebbe fatto lo stesso: Johansson non si sarebbe senz’altro fermato dopo il piccolo graffio che le aveva bruciato la pelle. Per scacciare l'umiliazione subita, avrebbe voluto togliersi il sangue dal viso, ma le sue mani erano ancora legate.
“Mi dispiace,” disse Nate.
“No, dispiace a me. Non avrei dovuto metterti in una situazione del genere,” replicò Lara. Per quanto fosse fastidioso, sapeva che era così. Ma non si sarebbe arresa, poiché il disco non era ancora tra le mani del nemico. Camminare liberi nella foresta senza l’immobilità forzata di una sedia era persino preferibile alla situazione attuale, offrendo molte possibilità di fuga. “Abbiamo guadagnato un po' di tempo. Approfittiamone per ragionare sulle prossime mosse.”
Accorgendosi di essere in sintonia nel modo di pensare, le labbra di Nathan si incurvarono in un sorriso. Anch’egli, nell’istante in cui Johansson aveva lasciato la stanza, stava riflettendo su come volgere la situazione a loro vantaggio per fuggire da quel pazzo. Con il disco con sé, naturalmente. Lo sguardo dei due avventurieri si incrociò e luccicò della stessa determinazione. Lara restituì il sorriso, per quanto non fosse il momento più adatto per festeggiare.
“Qual è il tuo piano?” chiese la ragazza.
“Ancora non lo so. Vedremo quel che succederà lungo la strada. Quando si presenta l’occasione, fai quello che faccio io senza fare domande.”
“Sei molto sicuro di te. Mi piace.”
“Sai, c'è sempre una via d'uscita. Un uomo molto saggio l'ha detto non molto tempo fa,” scherzò Nate ridendo e alleggerendo l’animo di Lara, la quale non riuscì a trattenere un sorriso di silenziosa riconoscenza.
“Sono felice che i miei ospiti si divertano,” disse Johansson entrando inaspettatamente nella stanza. La lama brillò nuovamente sotto la luce, ma stavolta tagliò la corda attorno ai polsi di Lara. Quest’ultima si alzò e si massaggiò la pelle dolorante e graffiata.
“Non così in fretta,” li avvisò Johansson quando fu di fronte a Nate. “Non penserete davvero che vi lascerò andare liberamente in giro?”
Non avendo altra scelta, Lara e Nate allungarono le mani aspettandosi di essere legati di nuovo, ma con loro grande sorpresa Johansson fece scattare solo una manetta attorno ad ognuno dei polsi: una si trovava sulla mano destra di Lara, l’altra sulla sinistra di Nate. “Sarà più facile per me se restate insieme.”
“Fantastico,” disse sarcasticamente Lara guardando le loro mani vicine.
“E ora muovetevi. Non credo ci sia bisogno di indicarvi la strada.”
Lara non riusciva a credere che Johansson trovasse divertenti quei commenti, ma non ebbe il tempo di discuterne dal momento che uno degli uomini spinse di malo modo Nate, trascinando di conseguenza anche lei.

***

La piccola truppa si fece strada a fatica nel fitto sottobosco, accompagnata dalle imprecazioni dei mercenari sudati. Nate e Lara si trovavano davanti la fila, muovendosi con cautela dal momento che non era facile avanzare con le mani legate. Due uomini si erano appostati subito dietro di loro e Lara sentì i loro sguardi persistenti e vigili su di sé. Johansson si era ritirato in accampamento con il resto del gruppo. Probabilmente non voleva rimanere troppo vicino ora che non erano legati saldamente alle sedie, rifletté Lara. Al pensiero, il graffio sul viso le faceva ancora male.
Faceva un caldo afoso e soffocante. Le tornò in mente l'immagine del laghetto, e si sarebbe venduta l'anima per un sorso d'acqua. Lanciò uno sguardo di sfuggita a Nate, il quale sembrava preoccupato quanto lei. Ad ogni passo, si avvicinavano sempre più al punto in cui erano stati catturati senza che si fossero ancora presentate possibilità di fuga.
Un basso rumore proruppe prepotentemente, attutendo i suoni della giungla. Alcuni uccelli nascosti sugli alberi spiegarono le ali per volare via, mentre il ronzio metallico di un elicottero diventava sempre più persistente. I mercenari scrutarono il cielo, confusi per quell’inaspettata entrata in scena, e fu proprio in quell’istante che Nate tirò la catena per attirare l’attenzione di Lara. Fu sufficiente una frazione di secondo perché lei capisse le intenzioni del compagno. Quando gli uomini armati guardarono nuovamente in avanti, erano già scomparsi.
Correvano tanto velocemente quanto era possibile per i muscoli delle loro gambe. Attraversarono le frasche, aggirarono i tronchi e saltarono radici alte e massicce, con le braccia alzate all’altezza del viso per proteggersi da foglie e ramoscelli. Il fruscio della vegetazione alle loro spalle aumentava ad ogni secondo: gli uomini armati li stavano raggiungendo ed erano molto più veloci dei due avventurieri visto che non erano legati. Lara si guardò indietro, notando il luccichio del sole sulla canna di uno dei fucili. Le loro voci concitate erano sempre più vicine, e Lara venne colta da un’ansia incontrollata.
“Ma che diavolo?” sentì dire dal compagno.
Nate si fermò all’improvviso, ma la ragazza non ebbe i riflessi sufficientemente pronti per riuscire ad agire di conseguenza. Sentì mancarle l’appoggio sotto ad un piede, ma l’altro riuscì in tempo a bloccarsi nel terreno al margine di un burrone. L’equilibrio le venne a meno, ma prima che cadesse in avanti si sentì tirare all’indietro per la catena e poi cinta all’altezza dello stomaco da un braccio che la mantenne saldamente in piedi. I loro corpi erano attaccati l’un l’altro, e grazie a ciò Lara ritrovò il baricentro.
Si affacciò in avanti con cautela, scorgendo oltre il burrone altissimo un fiume veloce e copioso che scorreva lungo un letto pericolosamente roccioso, con diversi massi verticali e appuntiti ai margini. “E adesso?”
Avevano pochi secondi per decidere.
“Dobbiamo saltare,” decretò Nate mentre guardava il burrone. Era profondo. Fin troppo profondo.
“Sei pazzo? Ci sfracelleremo!”
“O questo o Johansson.”
Le voci si avvicinavano, gli uomini erano a pochi secondi di distanza. Era una follia, ma non c'era altra scelta, o sarebbero corsi dritti dritti tra le braccia di Johansson. Lara fece un passo indietro e guardò il suo compagno.
“Cosa stiamo aspettando, allora?”
Per quanto non fosse convinta della scelta, Nathan percepiva la sua determinazione.
Sentendo alcuni proiettili sfrecciare sopra le loro teste, decisero che il momento non era più rimandabile. Si spinsero in avanti con tutte le loro forze e fecero un salto lungo oltre il burrone. Gli uomini armati non riuscivano a credere ai loro occhi: guardarono i due agitarsi e scalciare in aria senza poter far altro che seguirli increduli con lo sguardo.
   
 
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