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Autore: Spensieratezza    09/10/2020    3 recensioni
Cosa sarebbe successo se Sam non avesse mai perso l'anima?
Dean e Sam insieme ai loro amici, non faranno altro che attraversare salti quantici per tutta la storia e impareranno un sacco di cose su loro stessi e gli altri.
Scusate, nell'ultimo capitolo ho confuso i nomi, come al solito. Castiel non ha cambiato partner ovviamente. Sta sempre con la stessa persona, ho solo sbagliato a scrivere.
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Crowley, Dean Winchester, Lisa Breaden, Sam Winchester
Note: What if? | Avvertimenti: Incest | Contesto: Sesta stagione
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Il salto quantico'
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“Nicholas, Nick, aspetta! Fermati un momento, maledizione!”
Nicholas si fermò, guardandolo interrogativo.

“Credevo dovessimo raggiungere la banca.
“Non credi dovremmo….parlare un po', perlomeno?

Nicholas lo guardò con un sorrisetto ferino.
“Adesso, vuoi parlare?
“Sì, maledizione, sì! Di tutto! Tutto quello che abbiamo visto in quel maledetto edificio!”
“Che c’è da parlare? Le immagini parlano da sole.” Disse lui.
“Quindi è tutto qui? Non vuoi parlare della nostra amicizia?
Nicholas si grattò la testa a disagio.

“Non riesco a capire dove vuoi arrivare, Sam. Non ti è bastato quello che abbiamo visto?”
“Riscopro per caso, un’amicizia dell’infanzia che è rimasta sepolta PER ANNI nella mia mente, non ricordo perché ci siamo persi di vista e quello che ancora potrà succedere a noi, ma soprattutto A TE! No, cazzo, non mi basta!

Nicholas si era fatto vicinissimo a lui, ora, mettendogli le mani sulle spalle, violando il suo spazio personale, in un modo che lo fece arrossire.
“Esatto, Sam, esatto! Mi hai sepolto in un angolo della tua mente, così come io ho sepolto te! E non credere che mi faccia stare bene e mi lasci indifferente, pensare che forse sarai tu quello che mi dovrà accompagnare gentilmente alla morte!”

“Cosa?” Sam era sbalordito dalla sua esternazione. Non se lo aspettava.
Nick sorrise.

“Credi che sia così ingenuo? Credevi davvero che non l’avrei capito? Confinato in quello che sembra proprio un mondo parallelo, una dimensione in cui ci siamo solo tu e io, senza memoria! Poi ritrovo te, con un incarico misterioso da portare a termine, un viaggio allucinogeno tra i ricordi. Quanto credi io ci abbia messo a capire che devo ricordarmi di essere morto e che non me ne sono accorto? Ti sollevo dallo sforzo. Cinque minuti.”
“Nick…io..”

“Ho sempre pensato che fossi strano, tu, tuo padre e tuo fratello. Ma mai avrei pensato che avessi un filo diretto con la Morte. Cosa sei, una specie di suo emissario o qualcosa del genere?”
“Io..si chiamano mietitori!
“Mietitori! Niente di meno. Ti hanno chiesto di mietere anche me?”
“Maledizione, Nick! Io non sapevo neanche della tua esistenza!”
“Beh, adesso mi sembra un po' difficile da credere, come sai!”
Sam si passò una mano sulla faccia.

“Maledizione. E va bene! Io e mio fratello ci occupiamo di casi..particolari, va bene? MOLTO particolari. Fantasmi, mostri, demoni. Giriamo per il mondo e ci occupiamo di tenerlo al sicuro,”
Nick sembrò sorpreso.
“E fate..tutto da soli?”
“No, ce ne sono altri. Altri come noi.”
“Cosa c’entra questo con noi?”

“Io..esiste anche la Morte, sai. In persona, proprio. “
“Con il mantello e la falce?”
“No, non è così fisicamente. Ed è un uomo. Un cavaliere. Ma non farmi dire di più, potrebbe arrabbiarsi.”
“Oh, quindi ha anche un carattere. Affascinante.”
Sam suo malgrado sorrise.

“Lui..ha acconsentito a…farmi un favore, se io avessi indossato il suo anello, per alcune ore. Avrei dovuto raccogliere delle anime che sarebbero dovuto trapassare. “
“Un favore? Tuo fratello?”
Sam lo guardò sorpreso e impallidì, poi si accorse che parlava di Dean.
“No..no..u-un’altra persona, non posso parlarne.”

“Quindi..a Sam Winchester, la Morte permette di riportare indietro l’orologio della morte, e i comuni mortali come noi, come ME, devono morire?”
“Nick! Non è come pensi!” disse Sam impallidendo. “Io..non c’entro nulla.”
“Ma è di sicuro qualcuno a cui tieni!”

Sam si morse il labbro.
“Non riesci neanche a negarlo.”
“Nick..ti prego.”
“è una cosa d’amore?”
“No..no..non lo è..a dire la verità è qualcuno che..fa parte della famiglia..ti prego, non farmi dire altro!”
Nick annuì.

“Certo..io non faccio parte della famiglia..non ne ho mai fatto parte.”
“Questo non è vero!”
“Andiamo, Sam. Non voglio metterti nei guai, facendoti parlare oltre.”
Sam lo sorpassò e si mise davanti a lui.

Tu sei molto importante per me!”
“Per favore!! Neanche ti ricordavi chi fossi!”
“Non posso spiegarti il perché, perché non lo so nemmeno io, ma sono certo che c’è una spiegazione!”
“Senti..” adesso Nick era più calmo. “è così che finiscono le amicizie d’infanzia. Senza ragione, senza senso. È inutile starci così male.”
“Lo stai dicendo solamente perché hai paura di me.”

Nick gli rimandò un’occhiata penetrante, poi vide gli occhi lucidi di Sam e si lanciò in avanti, abbracciandolo.
Sam lo strinse a sua volta.
“Non voglio perderti. Ci deve essere un modo per salvarti.”
Nick lo guardò.

“Vedi perché voglio essere cinico con te? Questi tuoi occhi da cerbiatto riescono sempre a fregarmi.” Disse dandogli un buffetto sul mento. “Non sono pronto ad affezionarmi a te di nuovo e poi a lasciarti, ma non per te. Ma perché non posso sopportare di lasciarti vivere con questo senso di colpa.”
“Nick, io..vorrei solo capire..”

“Ah, solo questo? Per questo dobbiamo proseguire.” Disse indicando la banca davanti a loro.
Sam sbuffò, ma lo seguì comunque.
 
 
 





La banca era  un bell’edificio, bianco, con l’insegna del dollaro.
“Non credevo fossimo arrivati a Paperopoli.” Disse Nick.
“Beato te che riesci a scherzarci su.”
Muoio dalla voglia di vedere se ci lasceranno nuotare nei dollari!”
“Nick..”
“Eh dai, Sam, ridi, è una battuta.” Disse, cominciando a salire la scalinata e strappando comunque a Sam un sorrisino.

Una volta arrivati nell’atrium, Sam rimase sorpreso di vedere una banca enorme e dei folletti.
“Ma siamo finiti in Harry Potter??”
Nick rise.
“L’ho visto anche io, non ricordo dove però, ma spero di averlo visto insieme a te. Comunque vado io.”
“No. Vado io.” Disse Sam, mettendosi davanti e lanciandogli un sorriso di sfida.

“Uhhh..quanto sei galante, Prego.”
Sam si avvicinò al folletto e si schiarì la voce.
Il folletto lo guardò male.
“Ehm..noi siamo qui per..uhm..pagare i debiti del supermercato?”
Sam si sentì molto stupido, ma il folletto fece un cenno soltanto e l’altro folletto arrivò, portando con sé la chiave.
“Seguite Unci unci prego.”

“Non dovremmo aspettare prima Hagrid?” chiese Nick serio.
Sam gli diede una gomitata scherzosa e l’altro lo ricambiò e per un po' la vecchia complicità sembrò tornare su di loro.
“I signori vogliano seguirmi.”
“Siiii, ho sempre desiderato entrare in uno di questi cosi.” Disse Nick.
“Temo non sarà così divertente come pensi. Resta attaccato a me.” disse Sam.

“Se proprio insistIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII.”
 
Il carrello acquisì sempre più velocità sottoterra e Nick si abbarbicò al braccio di Sam, mentre Sam faceva altrettanto.
La discesa sembrò infinita e quando finalmente il folletto li fece scendere, entrambi non si sentivano saldi sulle gambe.
“I signori adesso devono dividersi.”

“Cosa?? No, non lo permetterò!!” urlò Sam.
“è necessario che facciate il vostro percorso separati, dopo potrete riunirvi.”
“Sam, hai sentito, ci riuniremo!”

“No!! Come fai a essere certo che non menta??”
Nick gli prese il volto tra le mani.
“Ti fidi di me?? Sei tu il mio mietitore. Come potrei morire se non ci sei tu ad accompagnarmi? Fidati di me.”
“Non sai se morirai..smetti di dirlo..”

“Ok, la smetto se tu accetti questa cosa senza discutere oltre.”
“D-d’accordo. In fondo penso di non avere altra scelta. Vorrei solo capire qual è il mio ruolo. Finora mi sento solo come una pedina inutile.”
“Il signor Winchester dovrebbe stare attento a quello che chiede. “ disse l’elfo. “Queste sono le PORTE.  Buona fortuna.” Dicendo così, l’elfo se ne andò.
“Nick..” lo richiamò Sam.

Sam era dietro di lui, Nicholas si voltò e lo abbracciò stretto.
“A te l’onore, Sam.” disse indicandogli le porte.
Sam scelse la porta a destra, quindi Nicholas andò in quella a sinistra. Entrambe erano aperte.
Loro oltrepassarono la soglia.




Un nuovo mondo

Sam si svegliò in un soffice letto morbido, coperto da una coperta bianco latte vaporosa.
“Mmmm…” un calore avvolgente lo ricopriva. Da quant’era che non dormiva così bene?

“Ma dove sono? Che ore sono?” ci mise un po' per ricordarsi dove era, in che tempo si ritrovava e che cosa doveva fare. Poi ricordò.
“Cavolo! La scuola!!”

A quel punto corse a farsi una doccia e poi scese per la colazione. Aveva di nuovo l'aspetto di un ragazzino ma in quel momento non ci vedeva nulla di strano.
Sua madre era in cucina che giocava con il suo tablet.
“Ciao mamma.”
“Bongiorno, tesoro. Il latte è già fatto.”
Sam si guardò intorno. Qualcosa lo rendeva nervoso, era come se la cucina fosse troppo spoglia, come se mancasse qualcosa, ma non capiva cosa.
“D’accordo..” disse solo, bevendo il suo latte.
 
Quando uscì, preoccupandosi di prendere tutto il necessario e non dimenticare niente, si crogiolò della bellezza e del tepore del sole. Nel pullman si mise il walkman, aspettando che la musica gli profumasse i timpani e lo trasportasse in un mondo tutto suo, come al solito.
A lezione, faticava a tenere gli occhi aperti, tanto che la professoressa lo riprese più di una volta.

Al finire delle lezioni, stava per salire sul pullman, ma venne chiamato da una voce.
“Sam!!”
Dean?
Ah, ecco dov’era. Si rese conto di aver pensato a lui tutto il tempo, fino quasi a crollare sul banco dal sonno, ma non in maniera cosciente, Era quasi come se respirasse la sua assenza e la cosa lo faceva stare male, ma solo ora che l'aveva visto, si era reso conto che era per la sua assenza che si sentiva così depresso.
Si voltò verso di lui, a passo accelerato, non si accorse del suo sguardo ombroso e si gettò verso di lui abbracciandolo.

“Ehh??” fece Dean stranito senza ricambiare l’abbraccio.
“Sono felice di vederti!”
“Ti senti bene?”
Sam sciolse l’abbraccio e vide la confusione sul suo volto.
“Sono solo contento che sei venuto a prendermi.”
Dean lo guardò sospettoso.
“Ah sì?”
“Certo. Non dovrei??”

“B-beh..suppongo c-che..ma lo sai che sei strano oggi? Dammi lo zaino.”
E se lo caricò sulla spalla.
Una volta in macchina, mise la radio sulle notizie.
"Non mi chiedi nemmeno com'è andato il viaggio?"
"Eh?? " pensò Sam con orrore.
Dean scosse la testa. "Sammy, ma lo sai che sei proprio strano oggi?" ripetè con allegria. "Insomma, finalmente scendo a trovarvi e non mi dici neanche una cosa del tipo : wow cosa ci fai qui? Come se ci vedessimo tutti i giorni."
Un'ombra di malessere e di oscurità scese su Sam. Era vero. Dean non abitava con loro, non sapeva perché per quei pochi istanti era come se se lo fosse scordato. Forse era la felicità, la troppa felicità per averlo visto. Ma ora che glielo aveva ricordato, avrebbe preferito che non lo avesse fatto.
"Lo sai che non parlo molto."
"M-mh. Sì, è vero. Comunque sono passato prima a casa e mi ha chiesto mamma di venire a prenderti.”
“Ah..capisco.” disse Sam con una nota un po' delusa.
Dean lo guardò.

“Vengo a stare un po' a casa per una settimana. O forse due.”
“Fantastico!!”
Dean lo guardò stranito per poi continuare:
“Spero solo che mamma e papà non litigheranno per tutto il tempo che starò li. Non li sopporto quando litigano.”
“Mamma?” Sam sentì le rotelle girare a vuoto e mandarle in loop.
“Sì, pronto?? Nostra madre! Quella che ci ha cresciuto, Sam!! Ma che cos’hai oggi? Sembri su un altro pianeta!!”

“Io..suppongo di non stare molto bene. Ho mal di testa.”
“è colpa del clima. Prendi una pastiglia.”
Sam guardò stranito le pastiglie rosa che Dean gli porgeva.
“Ehm..grazie, sono a posto.”
“Mpf..”

Dean li ributtò nel cruscotto.
“Dean, che strada prendi?”
“Andiamo a casa, no?”
“NO!!”
Dean lo fissò.
“Voglio dire..vorrei fermarmi al solito posto..a prendere un milkshake..per favore?”

“Sam..se vuoi andare la, devi prendere questa. I contagi stanno aumentando, non possiamo rischiare, l’ultima volta papà ha ferito Rufus..”
Sam sentì dei brividi percorrergli il collo.
“D’accordo..” e prese il blocco. “Dean quando finirà questa storia?”

“Ah, non lo so. Il Governo dice sempre che è vicino a fermarli e a eliminarli tutti, ma io non mi fido più del Governo. A volte penso che siamo vicini al momento in cui i cittadini si faranno giustizia da soli e gli starebbe solo bene. Avrebbero di sicuro più successo di certo che lo Stato e il Governo messi insieme.”

“Sei a un passo dalla blasfemia, lo sai?” disse Sam a bassa voce.
“Lo so e me ne fotto. È per questi discorsi qui che non vengo mai a casa, papà mi appoggia, mamma si arrabbia e si finisce a litigare. Siamo arrivati, mi raccomando, Sam."
Sam annuì.
 
 
“Un milkshake alla fragola e un cappuccino per me, per favore.” Disse Dean.

Sam si mise a fissare il ciondolo di Dean che lo proteggeva dai demoni.
“Non sei stanco di portare quel coso sempre al collo? Forse dovresti fare un tatuaggio, come me.” disse Sam guardandosi il torace.
Dean rise.
“questa collana non è poi tanto pesante quando ti ci abitui, e poi ormai sento di essermici affezionato, è come una seconda pelle, per me.”
“Se lo dici tu.”

“Ho dimenticato la fetta di torta, aspetta.”
Sam si alzò, ma sentì dei capogiri all’istante e si chinò in ginocchio.
“Sam. ehi, ehi, ehi!”
Dean gli era arrivato subito a tenergli il viso.
“Dean, che è successo?”
“Hai avuto un quasi svenimento. Hai preso la pastiglia?”
“N-no..”
“INCOSCIENTE, PRENDILA SUBITO!”
“Dean..”

Aveva gridato. Dean si guardò subito intorno, vedendosi tutti gli sguardi puntati addosso.
“Non c’è niente da vedere.” Disse riportando subito Sam a tavola.
“Ti avevo detto di prenderla. I demoni sono dappertutto, non puoi fidarti, aspettano solo che abbassiamo la guardia, per confonderci e farci del male.”
“è stato solo un capogiro, Dean..”
“Certo, certo, però adesso prendi la pastiglia.”

Sam la guardò come fosse la pastiglia della morte, poi ingoiò e buttò giù.
“Bravo il mio fratellino.” Disse.
 
 
Una volta a casa, Dean si lamentò che i genitori come al solito erano assenti, Sam invece, sentì lo stomaco accartocciarsi e vomitò nella tazza del gabinetto.  
Dean andò subito da lui, mettendogli una mano nei capelli a consolarlo.   
"Stai bene?"  
" Mi sento come fossi uno zombie."  
"Non ti hanno mai fatto questo effetto queste pastiglie. Possibile siano già scadute? In farmacia mi sentiranno. Faccio un casino che non finisce più." disse Dean guadando il pacchetto.  
Sam si mise sul divano e pensò non ci fosse il bisogno di dire a Dean che non aveva intenzione di prenderle mai più, non voleva litigare. Si sdraiò e si addormentò quando alla tivù stavano dando una sessione di cartoni animati.

 
Il sonno di Sam fu contornato da immagini raccapriccianti di spari di pistole, fucili, cerchi per terra, fantasmi, fumo nero e rosso, immagini inquietanti che minacciarono di farlo vomitare di nuovo, anche se in mezzo a tutto questo c'era sempre Dean e questo lo faceva stare un po' tranquillo.  
 
Si svegliò, dopo il rimbombo di notizie di incidenti fatali e omicidi.
Bastardi, sono dappertutto. Dovrebbero trucidarli tutti.” diceva Dean.
“Dean? Che succede?”
“Oh, scusa, ti ho svegliato?  Non volevo.”
“Che dice il tg?”
“Quello che dice sempre. Altra orda di gente impazzita che massacra amici e famigliari. “

“Non avevano il marchio?” chiese Sam stropicciandosi gli occhi.
“Ma va! Nessun marchio, ne collana, o tatuaggio. Li hanno arrestati e butteranno via la chiave, oltre a mettere in pericolo sé stessi, mettono in pericolo tutta la società. ASSASSINI.”
“Credi che fossero infestati dal Maligno?” chiese Sam.
“Di sicuro!! Ormai è tra NOI, può essere dappertutto. Perché non lo capiscono questi folli? È un atto di terrorismo andare in giro senza PROTEZIONI.”

Sam si perse nel mare di notizie e si sentì male all’idea di quante persone innocenti fossero morte per colpa del virus Croatoan che ormai circolava n giro da almeno 100 anni!
“Dean..e se..se le PROTEZIONI non servissero a nulla?” chiese Sam.
Dean smise di blaterare per guardarlo stranito.
“Che cosa vuoi dire? So che non è molto, ma ci impedisce perlomeno di essere contagiati dal virus e fare del male a qualcuno.”

“Non parlo di PROTEGGERSI, parlo di combatterlo.”
Dean lo guardò senza capire.
“ e se..” disse Sam. “Se fosse qualcos’altro, di cui ancora non si è scoperto bene, noi pensiamo di conoscerlo, ma forse non lo conosciamo bene, forse dovremmo combatterlo, forse è un nemico in carne e ossa come te, come ME! E forse può essere UCCISO.”

“Stai suggerendo che ci sia dietro qualcuno dietro al virus? Stai quindi dando credito alla società Wings che sostiene la teoria del complotto? L’hanno già smentita svariate volte e..”
“No, Dean, no!! Io sto dicendo che i demoni siano creature vere e proprie, non un virus, ma creature senzienti!”
Dean lo guardò con tanto d’occhi, come a pensare che fosse impazzito.

“Hai guardato via pirata una trasmissione di quei folli vero? Dimmi la verità e non lo dico a mamma e papà.”
“No..io..credo di..averlo sognato.”
“Sognato? Sognato cosa?”
“Ecco..ho sognato il vero volto del virus.” Disse Sam avvampando.
Dean si fece più vicino a lui.
“Raccontami allora com’è fatto. Io sono curioso.”

“B-beh..credo sia fumo..NERO..”
“Fumo..” disse Dean con sguardo strabiliato.
“In apparenza, perlomeno. Ma ha un’intelligenza. E una coscienza. E quando entra nel nostro corpo, si può..può decidere di far fare agli altri, alle persone tutto quello che vogliono.”

“B.beh…credo tu non abbia detto niente di troppo diverso da come si comporta effettivamente il virus, certo, a parte la faccenda del FUMO e del fatto che abbia un’intelligenza. Ancora dopo 100 anni non sono riusciti a capire di che sostanza è fatto il virus , e tantomeno gli hanno trovato una certa intelligenza. Ma non crediamo lo sia, sarebbe un’intelligenza un po' ignorante in tal caso, se attaccasse gli esseri umani, così, a caso, facendoli impazzire. Agirebbe senza uno scopo.” Disse Dean, accendendosi una sigaretta.

Sam gliela spense sul portacenere.
“Ehi!”
“Lo sai, che non mi piace, Dean. Comunque c’è di più.”
“E che cosa?”
Sam si strinse nelle spalle.

“Nei mio sogno, il fumo, non sarebbe nient’altro che le persone morte, che si sono consumate dopo esser state all’inferno, ma solo possedendo le persone, riuscirebbero a comunicare con il mondo e..”
“Basta, non voglio sentire una parola di più!”
“Ma…Dean..”

“E ti consiglio di non raccontare più in giro che fai sogni del genere o ti scambiano per uno dei Wings, accusandoti di complottismo e di essere un nemico dello Stato, mi sono spiegato?”
“Ma Dean..e se fosse vero?”

“Vero?? Come potrebbe mai essere vero, Sam? Non siamo in un film di fantascienza, viviamo nella realtà e nel nostro MONDO, quello reale, parlare di religione, è considerata BLASFEMIA, da quando venne alla luce duecento anni fa, che tutto quello riportato sul vangelo era pura MENZOGNA, le chiese sono crollate, le società che hanno cercato di ripristinarle all’autentico splendore sono finite in prigione, chi ha cercato di creare dei nuovi vangeli, vantando di scrivere stavolta la verità celata a lungo per mille anni, è stato censurato o condannato all’esilio. Non si parla più di Dio, né dl diavolo, o di inferno e paradiso. Addirittura si sostiene che dietro ai Wings, ci sia in realtà il gruppo di persone che proprio si sono viste crollare il loro fanatismo sul ritorno della religione nel mondo e che per VENDETTA abbiano creato questo virus e l’abbiano fatto circolare nel mondo, dando poi la colpa a dei terzi eventuali, parlando di diavoli e creature sataniche e mostri, ma che in realtà sia tutto uno escamotage per riportare la religione nel nostro mondo.”

“E se..lo so tutto questo, Dean..ma se i Wings dicessero la verità? Se loro fossero invece i BUONI, e esistessero davvero i demoni, i mostri e tutta quella cosa li? Se i demoni non fossero altro che mostri? Se questo fosse il vero volto del virus?”
Dean si passò una mano sulla faccia.
“Hai sognato dei mostri, non è vero?”
“Sì, lo ammetto Tra le altre cose.”

“Lo immaginavo. E l’hai sognato dopo aver visto dei loro filmati, giusto?”
“Ehm..lo ammetto.”
“Lo sapevo! Sam, sei stato solo influenzato dalle loro menzogne. Non esistono i mostri, se non quelli che noi diventiamo per colpa del VIRUS. Perché non esistono i buoni, che credono agli angeli, perché non esistono gli angeli e sai perché non esistono gli angeli?”
Si avvicinò e scandì con lentezza.

“Perché non esiste nessun Dio. “ disse amaramente. “Hanno smentito duecento anni fa, che la storia della creazione del mondo è stata tutta inventata, quindi tutta la storia anche della bibbia, non esiste nemmeno Lucifero. Favole per bambini.”
“Se..se sostieni questo, perché porti quella collana al collo che si dice possa far comunicare con Dio?”
Dean se la tastò, stupito, come a ricordarsi solo in quel momento che la stava portando al collo.

“Io..io..è per contrastare il virus..è fatta di un materiale che tiene lontano il virus..ne abbiamo già parlato. Dio?? Tutte sciocchezze inventate! E non voglio parlarne più. Basta.” Disse Dean, allontanandosi.
Sam si alzò velocemente, abbracciandolo da dietro.
“Dean, non te ne andare. Ti chiedo scusa, ma non lasciarmi solo. Ti prego, ho paura dopo questi sogni.”
Dean si rilassò tra le sue braccia.
“Usciamo? Per favore? Non lasciarmi solo.”
Dean si girò e gli tastò il mento.

“Sei strano. Ormai vivo a New York da 4 anni e non mi hai mai cercato così tanto.”
“questo non vuol dire che non mi manchi, quando non ci sei.”
Dean lo fissò a bocca aperta.
“Mi preparo, prendo il giubbotto, così usciamo.” Disse Sam.
 
 
 
 
 
*

Il Wings




“Non credi stiamo camminando un po' troppo fuori dalla città?”
“Io..mi sento così in pace.” Disse Sam.
“Sarà..ma non credo che dovremo allontanarci..il virus è sempre in agguato. Dovresti sentire le notizie ehi..MA CHE CAVOLO FAI. SE SCEMO?2
“Da quando sono nato e forse anche da prima.” disse Sam.
“Ridammi il tablet.”

“No! La devi smettere di intossicarti con questa roba.”
“Si chiama INFORMAZIONE, SAMMY. Quella che dovresti leggere anche tu.”
“Preferisco interessarmi ai libri , grazie.”
“Tze. “ poi sorrise. “Sai che sei proprio strano, oggi? Cos’è, hai bisogno di attenzioni?”

“No..è che..bo..forse. Non ti ho mai visto così distante.”
“Sammy, io sono sempre così. Sai che ho un mucchio di pensieri.”
“A dire la verità, a volte penso di odiare il mondo. Tutti che hanno paura..ma nessuno mai che faccia qualcosa per ribellarsi, per cambiare le cose. A volte..vorrei davvero che i mostri siano reali..vorrei che fossero dei mostri da poter uccidere e basta.”

Dean lo guardò curioso.
“Mi arrendo. Tu mi sfinisci. E che cosa faresti se fossero dei mostri? Accetteresti di morire divorato da loro?”
“Perché? Si possono combattere.”
Dean rise.
“Davvero? E come?”
“Beh, con le armi, tanto per dirne una.”

“E chi dovrebbe addestrarci a combattere? Sai che per queste cose ci vuole un addestramento mh? Tu non hai fatto nemmeno il militare.”
“Bo. Papà l’ha fatto però.”
Dean rise.

“Questa è buona. Papà? Sai che la mamma lo ucciderebbe solo per averci pensato sai? Non permetterebbe mai che i sui figli, almeno il suo pargoletto preferito rischi la vita con un fucile.”
“Però sarebbe bello..”
“Cosa? Rischiare la vita con un fucile?”
“No..salvare le persone..esser degli EROI..”

“Oh, non lo metto in dubbio. Lasciare la vita di sempre, essere in giro continuamente, rinunciare a avere una famiglia..”
“Forse hai ragione, ho detto una cavolata..”
“Adesso stai zitto un po', voglio riordinare i miei pensieri..ma cos’è quel fumo?”
Sam si voltò.

“DEAN. UNA CASA STA BRUCIANDO.”
“Maledizione!! “
 
Si precipitarono subito li, Dean con un calcio sfondò la porta.
“Dove hai imparato a farlo?” chiese Sam.

“Mi piace pensare che è per merito della mia prestanza fisica. Tu resta fuori. E chiama i vigili del fuoco!”
“Ok.”
“Sam..”

“Ti ho detto di si, muoviti prima che il fumo aumenti! Ho paura!”
 
Dean fece come ordinato, ma non vedeva nessuno, alla fine al piano superiore vide un ragazzo moro, alto, corvino, sdraiato a terra.
“MERDA. SIGNORE. EHI, SIGNORE.”
Gli prese il viso tra le mani.
“Dean, portalo subito via di li!”

“SAM!! COSA CI FAI QUI. ESCI SUBITO.”

“Non potevo lasciarti da solo.” Sam andò subito a sentire il battito. Batteva.
“Respira. Aiutami a portarlo fuori. Dean!! “
Dean si era alzato ed era rimasto incantato a guardare un punto , un impermeabile in un angolo.
“DEAN!!”
“Sammy..guarda la.”

Sam seguì il suo sguardo.
E lo vide. L'impermeabile! Lo stemma che raffigurava i wings.
“No..no..magari è di uno che è venuto qui, magari non è suo.”
“Sam..”
“Dean, ti scongiuro! È una PERSONA! Non farlo morire!”
Dean si morse le labbra e poi prese l’impermeabile.
“Dean, che cosa stai facendo?”

Dea gettò l’impermeabile sul fuoco.
“Andiamo, avanti.”
 
Sam e Dean se lo trascinarono dietro e riuscirono a uscire da li, dopodichè crollarono nello spiazzo erboso.

“Qualcuno..ha appiccato l’incendio alla mia casa.” Disse il ragazzo.
“Se non te ne vai adesso, faranno di peggio che dare fuoco alla tua abitazione.”
“DEAN!”
“Lo dico per lui. Sai chi è. Hai visto il cappotto.”
“Non sappiamo se..”

“No, no, ha ragione, lui ha ragione..tuo fratello ha ragione..devo andarmene, ma voglio ringraziarvi per avermi salvato. Venite con me! Voi siete brave persone e..”

Non toccarmi! Io non solidarizzo con voi wings.”
Il ragazzo ci rimase male.
“Io pensavo che..”
“Ora VATTENE, prima che arrivi la polizia.” Disse Dean.

“Io..va bene. Ma non lo dimenticherò.” Disse il ragazzo.
Dean si girò per tutto il tempo che il ragazzo se ne andò. Sentiva lo sguardo puntato addosso di Sam, che cercava in tutti i modi di esprimere quanto fosse orgoglioso e commosso da lui.
“Dean..hai fatto un bel gesto..”
“Non una parola., Non parleremo mai più dell’argomento.”
“D’accordo.”
 
 
 
 
Una volta tornato a casa, a orario di cena, Sam aspettò un po', poi decise di andare nella vecchia stanza di Dean per parlargli di quanto successo poco prima, solo che Dean stava facendo una doccia, lo capì dai vestiti gettati alla rinfusa per la stanza e la stanza era vuota, notò comunque che il computer era rimasto fermo a una serie di immagini che mostravano immagini di mostri, di mastini infernali.
Dunque ti sta venendo il dubbio.. pensò Sam.
“Sam..che cosa stai facendo??”
“Io..scusami..io..non.." balbettò, ma poi vedendolo, sussultò- Dean era seminudo, fasciato solo da un accappatoio bianco che gli lasciava scoperto il torace muscoloso e liscio. Lo guardò dall'alto al basso e viceversa e avvampò. Eppure era suo fratello e non doveva fargli effetto vederlo seminudo.
"Non preoccuparti. Se vuoi, puoi usare il computer, tanto ho finito." disse, aprendo l'armadio e cominciando a rimettere i vestiti nella borsa da viaggio che si era portato.
"Dean..cosa stai facendo? Perchè rimetti i vestiti nella borsa?" “Vado via. Parto oggi.”

“Che cooooosa?? Perché? Ti manca una settimana.”
Dean si passò una mano sulla faccia.
“Mi manca la mia famiglia. E poi l’incontro con quel..quel..wings..mi ha sconvolto.”
“Ma hai salvato una persona! Dovresti essere fiero!”

“E lo sono!! Cazzo, lo sono!! Ed  tutta colpa tua, cazzo!”
“Cosa??”
“Quei tuoi discorsi sul salvare la gente..sull’essere degli eroi..mi hai fatto sentire un verme..mi hai fatto sentire come se fossi un buono a nulla che se ne frega degli altri e invece io sono solo realista, pratico.”
“Dean..”

“Ho fatto scappare un fuorilegge. E l’ho fatto solo perchè tu mi hai messo dei dubbi. Sono complice di tradimento lo capisci? Poi non contento sono venuto qui e stavo per diventare io stesso un fuorilegge! Mi stavo facendo incantare da quello che mi hai detto..le tue fantasticherie ad occhi aperti sul diventare degli EROI! Poi per fortuna sono ritornato in me!! Perché una persona normale dovrebbe fare una cosa del genere? Rischiare la vita, così, per niente e diventare un FUORILEGGE? E se dovesse succedermi qualcosa..la mia famiglia.,mia moglie..la mia bambina..”
“A me non pensi?? Sono IO LA TUA FAMIGLIA.” Disse Sam cercando di abbracciarlo.
Dean si scostò.

“Tu sei mio fratello, e ti voglio bene. Ma non siamo mai stati molto uniti , lo sai. Io ho la mia famiglia ora.”
“Dean..no..per favore..sei appena tornato..non te ne andare via di nuovo..Dean, per favore! DEAN!!”
Ma Dean se ne andò, lasciando Sam pieno di lacrime.
 
 


Andò al fiume e guardandolo giù, disse:
è tutta colpa mia..tutta colpa mia..viviamo in una società schifosa..e non proviamo neanche a ribellarci..mi faccio schifo..da solo..io..vorrei morire..
Chiuse gli occhi, non voleva morire, non voleva lasciare Dean, restò a dondolarsi in bilico sperando che qualcuno decidesse per lui, non accadde nulla, ma non arrivò a gettarsi perché il ragazzo alle sue spalle lo acchiappò per il colletto.

“Cosa?? No. NOOOOO.”
“Stai zitto. Sei proprio una spina nel fianco.“
Quella voce..
“Chi sei tu?”


“Ma come Sam? Non riconosci neanche i vecchi amici?”
Sam ebbe un giramento di testa e guardandolo in faccia si ricordò ogni cosa.
“NICHOLAS!!”

“E ll premio per il più sveglio va a..Sam Winchester..”
“Che cazzo mi è successo? Mi sembra di essere vissuto fino ad ora in un terribile incubo.”

“Mai quanto me, costretto ad assistere al film della tua vita , avvincente come quel film in bianco e nero molto sopravvalutato per quel che mi riguarda, credo si chiamasse CASABLANCA, e incapace di intervenire. Non credo di essere mai stato impotente nella mia vita, ora mi sa che uno impotente deve sentirsi proprio così, sì. Ogni volta che sentivo Dean dire che i fantasmi e i mostri non esistevano, provavo l’insano desiderio di prenderlo a schiaffi. Ma era una cosa che provo da tutta la vita e non mi stupivo quindi.”

“Dean..dobbiamo andare da lui..se anche lui è qui..”
“Non l’hai ancora capito, Sam? Questa è un’altra illusione.”
Sam si maledì.
“Io non capisco cosa cavolo devo fare.”
“Guarda li. Credo che questa sia la soluzione.”
”LA BANCA?? DI NUOVO.?”
 
La banca si era materializzata, imponente come un castello, poco distante.
Così Sam e Nicolas entrarono alla banca e li trovarono Dean che si teneva la faccia tra le mani, seduto sul pavimento. Sam si guardò le mani era tornato sé stesso.
“Dean!!”
“Cosa sta succedendo, Sammy? Perché sono imprigionato qui?? Liberami!!”
“Dean..io..” Sam provò ad avvicinarsi ma sentì una barriera, una barriera che separava Dean da lui, era impermeata da un filo azzurro che sembrava ghiaccio, sottile ma resistente, non poteva passare la barriera di ghiaccio.
Una donna si avvicinò a lui.

“Allora, Sam, hai capito cosa devi pagare?”
“No.” la guardò con sfida.
“Forse guardare nel cristallo ti sarà d’aiuto.”
Dicendo così, gli passò un piccolo cristallo esagonale in cui si muovevano delle immagini.
Sam la prese e nel cristallo vide immagini di Dean che imparava ad usare la pistola, che imparavano a sparare insieme, vide immagini di una vita senza la caccia, vide immagini di vita normale, senza i mostri.
E cominciò a rimettere insieme i pezzi.

“Sam, che stai facendo?” gli chiese Nicholas.
Sam si era spogliato della maglia.
“Il mio corpo!” disse Sam. “è come il corpo di un qualsiasi adolescente, magro, non il corpo di un cacciatore, temprato dalla caccia e dalle ferite continue, sul corpo ma anche nell’anima.” Disse guardando la donna.
“Ho capito cosa vuole la donna. Quello che devo dargli.”

“Sam, sei sicuro che..”
“La mia INNOCENZA.”
“Cosa?”
“Sono pronto. Prenditela!”
“Sam, ma che cosa stai dicendo??”

“Io ho sempre desiderato una vita normale, non volevo cacciare, ho odiato papà perchè ci ha fatto crescere così, non ho pensato al mondo che sarebbe andato alla scatafascio se l’avessimo lasciato prendere dai DEMONI. Un mondo senza cacciatori..è…quanto di più terribile si possa augurare a questo pianeta. Se ci lasciassimo sopraffare senza difenderci..sarebbe la fine.”

Dean in quel momento arrivò da lui.
Sam lo fissò.
“E poi..la caccia ci ha uniti..come fratelli..anche di più..senza la caccia, non avremmo stabilito il legame che abbiamo ora..Dean probabilmente avrebbe una famiglia sua..e forse io la mia..sarebbe felice, certo, ma..”

“Sam, posso avere il mio pagamento?”
Sam andò da lei.

“Ehi, aspetta, aspettate un secondo.” Disse Nicholas.
La donna mise una mano nel torace di Sam che gridò come se gli strappassero l’anima.

“Non ero felice..Sam..non lo sarei mai senza di te.”
“Dean..ma..Nicholas?”
Si voltò. Non c’era Nicholas, non c’era neanche Dean ora.

“No..no..tornate qui. Tornate QUIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII.”
 
 
 


*

Nicholas dopo aver assistito al mondo di Sam, sperava che ora se la cavasse senza di lui. Era stato inaspettatamente separato da lui.
E ora stava guardando un altro incubo.
Il padre di Sam e Dean, e suo padre che discutevano e poi se la prendevano con un attonito Bobby Singer.

“Non ricordo questa litigata..non la ricordo proprio. Che cosa posso fare? Perché Non c’è Sam ad aiutarmi? Ehi stronzetto, io ti ho aiutato! Il minimo che puoi fare è ricambiare il favore!!”
Ma nessuno rispose come prevedibile.
“Va bene, vediamo di cercare di capirci meglio.” Disse andando a da ascoltare più vicino nella rimessa.

“I ragazzi dovrebbero vivere tutti e tre con me! Sono io il più indicato. Voi non sapete come si fa il padre. Li trattate troppo male. Non staranno mai bene con voi.”
I due cominciarono ad attaccarlo e Nicholas si premette le meningi.
“Tutto questo non ha senso! Bobby, non puoi adottare tutti e tre! Noi tre abbiamo già un padre e io non sono nulla per te!”

Ah, non sei nulla?? Brutto..bagarospo, ingrato, buono a nulla. “
Bobby lo prese e lo sbattè contro una macchina.
“LASCIA STARE MIO FIGLIO, STRONZO.,”
“Lascia stare il ragazzo, Singer”

Cominciarono a imbastire una scazzottata, ma all’istante Nicholas sentì come un dolore sordo al petto. Rimescolò nella sua anima, cercando le risposte.
Quando aveva conosciuto Bobby? Quando?

Cosa doveva imparare? Di cosa doveva sdebitarsi?
Poi, una specie di illuminazione.
Si alzò.
Basta, ho capito.”

Nessuna risposta.
“Ho detto che ho capito. Smettetela.”
Tutti si voltarono verso di lui.
“Io..vi chiedo scusa.”

“è tardi per quello. Hai fatto la tua scelta. Ci hai rinnegati.”disse suo padre.
“Ero solo un bambino..un ragazzo..non avevo..non mi sono reso conto di averlo fatto..l’ho fatto inconsapevolmente.”
“Ma l’hai fatto, e in questo modo hai ucciso anche noi.” disse John.
Nicholas si girò verso suo padre.
“Perdonami.”

“Sei mio figlio. Sai che non hai niente di cui farti perdonare.”
“Sei un padre..meraviglioso..e sei esattamente come speravo che fossi..” si voltò verso di loro. “E anche voi. Non ho mai avuto l’occasione di dirvelo ma vi ho sempre voluto un bene dell’anima e mi dispiace se vi ho deluso. “

Era di nuovo nella banca, la signorina lo aspettava.
“Hai con te il contante?”
Nicholas annuì.

“Ho capito cosa devo pagare..”
 
 
 
 
*

A Sam sembrava di vivere un incubo.
Si trovava in una sala giochi e continuava a rivivere in loop la scena di Dean che giocava a un videogioco, poi si voltava, lo vedeva e gli sparava.
Nonostante stesse sparando ad un'altra sua versione, sentiva un dolore sordo, come di un bruciore, come se fossero collegati, poi tutto ricominciava da capo.

Vedere il suo sé stesso accasciarsi, era brutto ma mai come il dolore che sentiva trapassare per riflesso, mai come il sapere che era stato Dean a farlo.
Peccato che non era mai successo.
Quando sentì di non poterne più, gridò.

“Dean! Torna in te! Tu non mi faresti mai questo! Sono tuo fratello! Mi vuoi bene!”
Dean quindi si voltò verso Sam per la prima volta e gli sparò nella sala giochi deserta.
“AHHH.”
Forse non era stata la mossa giusta. Ma Sam sentiva che doveva continuare.

“Non è vero. Io ti odio. Altrimenti come giustificheresti quello che ho fatto??”
“Non mi hai mai fatto questo!! Non mi hai mai ucciso!!”

Ma nel frattempo Sam cercava di andare indietro nel tempo. Quand’è stato che Dean aveva avuto l’impressione di ferirlo o fargli del male? Quando l’ha abbandonato per andare all’inferno? Quando non fece niente per fermarlo dall’andare a Stanford?? Quando? Non c’è stata una singola volta che non l’ha aiutato..aspetta..

Dean! Ti riferisci al leviatano?? Vero?? Quello non eri tu. Era qualcuno che assomigliava a te, non..”
Un altro sparo.
Dean si avvicinò a lui.

“Ero io. Ero proprio io. Stavi per morire e la colpa è solo mia. Ha ragione, papà. Sono un mostro.”
Papà?
Un altro sparo.
Ma adesso ricordava..
Un ricordo quasi sepolto nella sua mente.

La prima volta che Dean aveva abbassato la guardia, la prima volta che si era permesso di pensare a sé stesso, per una volta. Un errore che ha pagato a caro prezzo. Il mostro era entrato nell’hotel, lui aveva cinque anni e stava per succhiare la sua anima..il suo spirito. L’aveva sorpreso così, mentre anche loro padre era entrato e aveva ucciso il mostro appena in tempo.

“Dean! Quel giorno, quel mostro che stava per attaccarmi nel letto. Non è stata colpa tua.”
Dean rise.
“Certo!! Come vuoi tu, Sammy.”
Gli sparò ancora.

“Perché cazzo non muori?? Deciditi a morire!! Così forse la mia vita tornerà a essere libera!!
Sam sputò un rivolo di sangue e si tenne il petto.
“MA TU NON VUOI ESSERE LIBERO!!”
Dean lo guardò sorpreso.

“Se avessi voluto essere LIBERO, non mi saresti mai venuto a prendere a Stanford! Tu VUOI stare con me, e vuoi anche il senso di colpa, perché è quello che ti spinge a riuscire a proteggermi, senza quello, senza la paura costante, potresti perdermi, quindi piantala con le cazzate!!”
Dean lasciò cadere il fucile sorpreso.
La signorina tornò e tornò la banca.

“Belle parole, Sam..ma sono venuta a riscuotere. Hai capito cosa ti sei preso indebitamente da tuo fratello?”
“Sì! Il suo senso di colpa!! Quando lui mi ha raccontato quanto è stato male, quanto si sentiva in colpa..dentro di me, ho desiderato poterglielo portare via. Come se fosse possibile..” disse più piano.

“Hai ragione, non è possibile..ma non in questo mondo, dove tutto è possibile,..in questa dimensione anche le varianti più possibili, diventano realtà..come ci si sente, Sam? Come ci si sente a sapere che qualcosa che hai tolto a tuo fratello, credendolo male, fosse invece indice di AMORE?”
Sam ci pensò un po' su e poi disse:
“LIBERO.”
“Molto bene.”

Lo toccò e Sam si illuminò e andò da Dean che lo guardava triste.
“I tuoi sensi di colpa..definiscono chi sei, ci legano ancora di più, impediscono di commettere i propri errori di nuovo. Credo che a livello materiale non te li abbia mai tolti , no davvero, sarebbe impossibile, ma dentro di te, forse percepivi che a livello inconscio volessi farlo e te ne sei sentito derubato non è così?”
Dean non rispose.

“Desideravo toglierteli, non capendo che ne avevi bisogno, perché ti consentivano di proteggermi meglio, così come forse inconsciamente, desiderai per me, per NOI, una vita normale, senza cacciatori né mostri, senza pensare a te, senza pensare che era una cosa che non faceva sentire vivo solo te, ma anche me. Il riflesso di una vita NORMALE. Ecco perché eri duro nel ricordo prima, mi odiavi perché avevo deciso per te trasformandoti in qualcuno che non volevi essere. Sono stato egoista e sono stato egoista anche quando me ne sono andato, con Lucifer, te lo dissi ancora, te lo dissi davvero. Ed è quello che tu hai fatto, che hai cercato di fare. Non perché lo volevi tu, ma per soddisfare un MIO desiderio. Non avrei dovuto decidere per te.”
Dean stavolta sorrise.
Lo prese di petto e lo abbracciò.
 
 
 
*

Stavolta si ritrovava in una strada buia e fredda. Non capiva dove si trovasse e cercò di riflettere.
Era una strana cosa questa cosa della banca, non era come si aspettava, non si poteva neanche dire che pagassero davvero qualcosa, erano più che altro METAFORE di quello che senza rendersene conto, aveva sia dato sia preso.

E pensare che in un primo momento aveva pensato che dovesse veramente restituire qualcosa di cui si era appropriato indebitamente. Anche se in un certo senso era davvero così. Il confine tra quello che era reale e quello che non lo era, era sempre così labile in fin dei conti. Definiamo reale quello che possiamo vedere o toccare con mano, ma anche i sentimenti sono reali, solo che non possiamo toccarli ma ci avviluppano come una morsa. Allo stesso tempo quindi, probabilmente anche se pensava di non averlo fatto, si era PRESO qualcosa davvero, a livello platonico, a livello di anima. Si era preso dei sensi di colpa che non aveva diritto di prendersi, Dean aveva avvertito questa intrusione forse a livello inconscio, alo stesso modo come aveva avvertito forse che il suo desiderio di avere una vita normale era più un desiderio di Sam, non suo, ma l’aveva accontentato lo stesso.
Ma questo era il punto: perché vedeva queste cose? Non si era dimenticato di Nicholas, si chiedeva cosa c’entrava lui con Dean. Forse stavano rivivendo le loro vite? Nicolas stava rivivendo qualcosa di s stesso con lui?
Gli dava i brividi non poterlo vedere e sapere che stava bene. Gli mancava anche Dean, ovviamente, ma almeno sapeva che lui stava bene, era vivo, nel mondo esterno, di Nicholas non sapeva nulla, era tutto così incerto.

Si accucciò e tremò nella notte, abbracciandosi le spalle.
Ripensò alla visione della sala giochi, la visione di prima con loro tre che giocavano li, si confondevano nella sua mente. Perché continuava a venire fuori la sala giochi? Pensò a Dean, a come doveva sentirsi SOLO, forse aveva sempre desiderato giocare con loro, ma il suo spirito di cacciatore glielo aveva impedito, gli aveva fatto anche questo? Lo aveva fatto diventare geloso di Nicholas? Era questo che doveva mettere a posto?
All’improvviso notò un cartello.

“STANFORD. Oddio, no, non farmi rivivere questo. Tutto ma non questo.”
“SAAAAAAAAAAAAAAAM!”

“Nicholas??”
Nicholas a bordo di un grande camion lo stava raggiungendo.
Gli corse incontro.
“Nicholas!!!”






















Ciaooo ragazzi. Innanzitutto lasciate che vi dica che non solo voi avete avuto la sensazione che il primo ricordo di Sam, assomigliasse di più a una ff nuova che stavo scrivendo, che a un qualcosa presente in questa storia ahhaha anche io, lo giuro! Mentre ero neanche a metà di quel ricordo mi sono detta, ma invece di continuare a scrivere la trama, mi sembra come se stessi scrivendo una storia nuova AHHAHAHAH mi è dispiaciuto interromperla e chiuderla frettolosamente xd a voi piacerebbe se potesse essere la base per una storia nuova? che comunque non potrei assolutamente scrivere a breve xd il fatto è che non saprei proprio come improntare una storia così assurda xd a voi piacerebbe? xd

ancora non so se sono riuscita a scrivere tutto quello che avevo in mente in questo capitolo, voglio dire, DI CERTO è andato anche meglio ed è stato più lungo delle aspettative, ma devo dire che il capitolo l'avevo pensato in un modo, con ricordi che coinvolgevano di nuovo anche Mary e John - chissà se riuscirò poi a scriverli - e poi è diventato tutt'altro, ci sono stati dei momenti che non sono riuscita a mettere, ma che penso potrò trovare il modo di mettere DOPO, ma non dico in che occasione :))

Lo so che adesso siete confusissimi, ma vi assicuro che tutti i tasselli arriveranno al loro posto :)) per favore, se avete voglia, ditemi cosa pensate dei ricordi singoli, ci tengo molto a ognuno di questi che ho descritto, anche se dite solo poche righe per ognuno, mi bastano <333

ah, mi dispiace per il capitolo lunghissimo, ma se può consolarvi, l'ho fatto per finire in un capitolo solo, questa cosa della banca, quindi rallegratevi, che, anche se la terza prova non è ancora finita, nel prossimo capitolo vedremo qualcosa di ancora diverso rispetto a quello che abbiamo visto finora! Sembrerà uguale agli altri invece no :))

invece per quel che riguarda la prima parte del capitolo, dove Sam e Nicholas si trovano davanti alla banca prima di dividersi, c'è questa citazione:

è così che finiscono le amicizie d’infanzia. Senza ragione, senza senso. cit libro SORRY
   
 
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