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Autore: Little Firestar84    10/10/2020    0 recensioni
Eliot Spencer credeva che le cose andassero bene: nessun pezzo grosso con cui saldare conti arretrati, pochi colpi, nate ormai sobrio che non dava colpi di testa... adesso aveva perfino il suo lavoro dei sogni come chef nella birreria di Hardison e una ragazza in pianta stabile da cui tornare la sera.
Andava tutto bene. Fin troppo. E difatti, dopo trent'anni, si ritrova davanti l'ultima persona con cui avrebbe più voluto a che fare....
Multichapter partecipante alla challenge "Just stop for a minute and smile" di Soul_Shine che trovate sul forum di EFP.
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Hitter & Chemist'
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Ennesimo capitolo uscito grazie alla Just Stop for a minute and smile challenge (il link lo trovate nel primo capitolo), realizzato con i prompt: 

5. "Da dove l'hai pescato?" e  24. "Cosa ci fai lassù?"

Non troppo lontano dal Mirabella- Parker ci aveva visto giusto, a ragione, dato che lei di palazzi se ne intendeva- c’era un vecchio magazzino che una holding consociata di una sussidiaria di una divisione della casa madre possedeva tramite un’immobiliare creta ad hoc (sì, c’erano parecchi passaggi) dalla casa di produzione dello show del pseudo-sensitivo.

In realtà, chiamarlo vecchio magazzino era fargli un complimento: c’erano quattro muri marci con sopra un tetto di lamiera consumata a rugginosa che rischiava di cadere addosso a ogni passo che facevano.

E, sorpresa delle soprese, non c’era sistema d’allarme. Non c’erano telecamere. Non c’erano nemmeno guardie. Non c’era nulla a fermarli.

Se non l’assistente del sensitivo, che, mistero misterioso, come avrebbe detto Martyn Mystere (per Hardison) o il divulgatore scientifico Stefano Bagnasco (col cui lavoro Eliot era più affine, dato che lavorava anche nel campo del cibo) era in qualche modo riuscito a scoprire dove fosse la loro base, che Eliot era uno di loro e che la sua debolezza era sua madre.

Beh, debolezza, parola grossa… ma di certo non poteva lasciarla in mano ad un truffatore e ladro. Suo fratello non glielo avrebbe mai perdonato, se lo avesse saputo (e Becks avrebbe fatto in modo di farglielo sapere).

In mezzo alla stanza, piagnucolando forse più per i ragni, i topi e la polvere che per l’essere stata rapita, Samantha, alias la mammina di Eliot, singhiozzava disperata, legata ad una sedia, mentre il suo rapitore si metteva in una posa da Bruce Lee dei poveri ad accogliere Eliot, che si tolse la giacca di pelle (non voleva rovinarla) e scosse il capo, alzando gli occhi al cielo.

“Ma da dove diavolo ti aveva  pescato il tuo capo?” Gli chiese, senza nemmeno preoccuparsi di mettersi in una posa difensiva. Conosceva i tipi come quello: tutto fumo e niente arrosto. Erano bravi a fare scena,  a fare coreografie, ma se si trattava di fare effettivamente qualcosa, nisba.

Il tizio si mise in un’altra imbarazzante posizione da pseudo-ninja, ed Eliot si vergognò. Aveva imparato a combattere dai migliori del mondo, era imbarazzante sprecare le sue doti in quel modo, con… feccia del genere.

Sul serio. Tipi come quello erano la vergogna dei lottatori. Di qualsiasi categoria.

“Senti, amico…” Eliot sospirò, spalancando le braccia. “io non voglio dartele e tu non vuoi prendertele, perciò tagliamo corto, tu lasci andare mia madre e io lascio andare te.”

Il tizio non lo stette nemmeno a sentire; fece una faccia che nemmeno fosse stato costipato, e si lanciò contro Eliot in una mossa di kung-fu. Colpendolo in pieno volto. E spaccandogli il labbro. 

Mentre si massaggiava, Eliot guardava il tizio stupito, e mentre suddetto tizio si mise di nuovo in posizione, per la prima volta nella sua carriera, Eliot si ritrovò a fare un paio di passi indietro per proteggersi.

(In realtà era la seconda, ma non avrebbe mai ammesso di ricordarsi che aveva tentato di schivare le sberle di Becks e Sophie quando avevano proposto che lui uscisse col chimico.)

Il tizio lo colpì. Ancora, e ancora, e ancora. A ripetizione.

“Ma la vuoi piantare!?” Eliot sbottò, mettendosi in posizione difensiva come quando faceva boxe. Intanto, sua madre sentì un movimento alle sue spalle,  e tentò di attirare l’attenzione del figliolo, che per favore, al proteggesse, ma non servì a nulla: con la sua visione periferica, vide una biondina in pelle nera calarsi dal soffitto attaccata ad una corda.

Chiuse gli occhi e li riaprì.

Sì, c’era effettivamente una biondina attaccata ad una corda che pendeva dal soffitto.

E le stava togliendo il bavaglio. Con un sorriso disarmante sul volto.

“Ma chi... cosa… cosa ci facevi lassù?” Fu l’unica cosa che le venne in mente di chiedere. Perché, effettivamente, non era del tutto normale avere una biondina tutta eccitata che scendeva dal soffitto attaccata ad una corda.

“Che razza di domanda, mamma di Eliot, sono venuta a salvarti! Sai, per citare una bambina molto saggia di cui non ricordo il nome, io sono un lupo buono!” La biondina la agganciò alla corda, tutta sorridente, come se calare dal tetto fosse la cosa più normale del mondo, poi si voltò verso Eliot. “Ehi, Eliot, ho preso la tua mamma, adesso puoi picchiarlo!”

“Era ora!” Eliot sibilò a denti stretti, mentre, appena il cretino si rimise in mostra con una delle sue mosse, gli si avvicinò, con fare minaccioso, con lo sguardo di un orso furente.

“Ma si può sapere cosa succede? Chi è quell’uomo? Cosa vuole da me e da mio figlio? Cosa… cosa ci fate qui?” La donna piagnucolò, mentre Parker le copriva gli occhi con una mano.

“Non guardi, mamma di Eliot, a una donna della sua età vedere certe scene di violenza non fa bene!”

   
 
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