Ennesimo capitolo uscito grazie alla Just Stop for a minute and smile challenge (il link lo trovate nel primo capitolo), realizzato con i prompt:
5. "Da dove l'hai pescato?" e 24. "Cosa ci fai lassù?"
Non
troppo lontano dal Mirabella- Parker ci aveva visto giusto, a ragione,
dato che
lei di palazzi se ne intendeva- c’era un vecchio magazzino
che una holding
consociata di una sussidiaria di una divisione della casa madre
possedeva
tramite un’immobiliare creta ad hoc (sì,
c’erano parecchi passaggi) dalla casa
di produzione dello show del pseudo-sensitivo.
In
realtà, chiamarlo vecchio magazzino era fargli un
complimento: c’erano quattro
muri marci con sopra un tetto di lamiera consumata a rugginosa che
rischiava di
cadere addosso a ogni passo che facevano.
E,
sorpresa delle soprese, non c’era sistema
d’allarme. Non c’erano telecamere.
Non c’erano nemmeno guardie. Non c’era nulla a
fermarli.
Se
non l’assistente del sensitivo, che, mistero misterioso, come
avrebbe detto
Martyn Mystere (per Hardison) o il divulgatore scientifico Stefano
Bagnasco
(col cui lavoro Eliot era più affine, dato che lavorava
anche nel campo del
cibo) era in qualche modo riuscito a scoprire dove fosse la loro base,
che
Eliot era uno di loro e che la sua debolezza era sua madre.
Beh,
debolezza, parola grossa… ma di certo non poteva lasciarla
in mano ad un
truffatore e ladro. Suo fratello non glielo avrebbe mai perdonato, se
lo avesse
saputo (e Becks avrebbe fatto in modo di farglielo sapere).
In
mezzo alla stanza, piagnucolando forse più per i ragni, i
topi e la polvere che
per l’essere stata rapita, Samantha, alias la mammina di
Eliot, singhiozzava
disperata, legata ad una sedia, mentre il suo rapitore si metteva in
una posa
da Bruce Lee dei poveri ad accogliere Eliot, che si tolse la giacca di
pelle
(non voleva rovinarla) e scosse il capo, alzando gli occhi al cielo.
“Ma da dove diavolo ti aveva pescato il tuo
capo?” Gli chiese, senza nemmeno preoccuparsi di mettersi
in una
posa difensiva. Conosceva i tipi come quello: tutto fumo e niente
arrosto.
Erano bravi a fare scena, a
fare
coreografie, ma se si trattava di fare effettivamente qualcosa, nisba.
Il
tizio si mise in un’altra imbarazzante posizione da
pseudo-ninja, ed Eliot si
vergognò. Aveva imparato a combattere dai migliori del
mondo, era imbarazzante
sprecare le sue doti in quel modo, con… feccia del genere.
Sul
serio. Tipi come quello erano la vergogna dei lottatori. Di qualsiasi
categoria.
“Senti,
amico…” Eliot sospirò, spalancando le
braccia. “io non voglio dartele e tu non
vuoi prendertele, perciò tagliamo corto, tu lasci andare mia
madre e io lascio
andare te.”
Il
tizio non lo stette nemmeno a sentire; fece una faccia che nemmeno
fosse stato
costipato, e si lanciò contro Eliot in una mossa di kung-fu.
Colpendolo in
pieno volto. E spaccandogli il labbro.
Mentre
si massaggiava, Eliot guardava il tizio stupito, e mentre suddetto
tizio si
mise di nuovo in posizione, per la prima volta nella sua carriera,
Eliot si
ritrovò a fare un paio di passi indietro per proteggersi.
(In
realtà era la seconda, ma non avrebbe mai ammesso di
ricordarsi che aveva
tentato di schivare le sberle di Becks e Sophie quando avevano proposto
che lui
uscisse col chimico.)
Il
tizio lo colpì. Ancora, e ancora, e ancora. A ripetizione.
“Ma
la vuoi piantare!?” Eliot sbottò, mettendosi in
posizione difensiva come quando
faceva boxe. Intanto, sua madre sentì un movimento alle sue
spalle, e
tentò di attirare l’attenzione del
figliolo, che per favore, al proteggesse, ma non servì a
nulla: con la sua
visione periferica, vide una biondina in pelle nera calarsi dal
soffitto
attaccata ad una corda.
Chiuse
gli occhi e li riaprì.
Sì,
c’era effettivamente una biondina attaccata ad una corda che
pendeva dal
soffitto.
E
le stava togliendo il bavaglio. Con un sorriso disarmante sul volto.
“Ma chi... cosa… cosa ci
facevi
lassù?” Fu l’unica cosa che le
venne in mente di chiedere. Perché, effettivamente, non era
del tutto normale
avere una biondina tutta eccitata che scendeva dal soffitto attaccata
ad una
corda.
“Che
razza di domanda, mamma di Eliot, sono venuta a salvarti! Sai, per
citare una
bambina molto saggia di cui non ricordo il nome, io sono un lupo
buono!” La
biondina la agganciò alla corda, tutta sorridente, come se
calare dal tetto
fosse la cosa più normale del mondo, poi si voltò
verso Eliot. “Ehi, Eliot, ho
preso la tua mamma, adesso puoi picchiarlo!”
“Era
ora!” Eliot sibilò a denti stretti, mentre, appena
il cretino si rimise in
mostra con una delle sue mosse, gli si avvicinò, con fare
minaccioso, con lo
sguardo di un orso furente.
“Ma
si può sapere cosa succede? Chi è
quell’uomo? Cosa vuole da me e da mio figlio?
Cosa… cosa ci fate qui?” La donna
piagnucolò, mentre Parker le copriva gli
occhi con una mano.
“Non
guardi, mamma di Eliot, a una donna della sua età vedere
certe scene di
violenza non fa bene!”