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Autore: gyikhu    10/10/2020    2 recensioni
Nathan Drake e Lara Croft incroceranno le loro strade alla ricerca dello stesso tesoro: riusciranno a collaborare? Tra trappole, mistero ed enigmi, Crossroads è una storia d’azione e d’avventura, come nei più classici dei Tomb Raider e degli Uncharted. Per chi ama sorridere e sentire l’adrenalina, e chi, tra le diverse versioni di Lara Croft, è rimasto soprattutto innamorato di quella originale e del film interpretato da Angelina Jolie. [Leggera Nathan/Lara]
EDIT! Dal secondo capitolo, sono state aggiunte delle illustrazioni disegnate dalla traduttrice che accompagnano la storia.
Dal testo in inglese: E se Lara fosse a un passo dall'ottenere quello che ha sempre voluto, ma qualcuno più veloce di lei glielo rubasse davanti agli occhi? Riuscirà a riavere ciò che è suo? - fanfiction consigliata a tutti coloro che amano l’azione. Buona lettura!
Genere: Avventura, Azione, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Lara Croft
Note: Cross-over, Movieverse, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Crossroads DILOGIA'
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NOTE DELLA TRADUTTRICE:
Altri ringraziamenti sentitissimi a devil_may_cry_wrath_92m e ReverendBrute80 per le recensioni! GRAZIE GRAZIE GRAZIE. Davvero, non ringrazierò mai abbastanza! <3







Lo schianto in acqua fu talmente intenso che Nathan e Lara, impreparati al dolore, ebbero l’impressione di essere stati colpiti dal cemento. Furono inghiottiti dal buio, sballottati da una serie di vortici contro cui non riuscivano ad opporsi, per quanto cercassero di combatterli con tutte le loro forze. Avvicinandosi quasi per miracolo alla superficie, Lara aprì gli occhi e vide il sole filtrare tra le bolle dell’acqua torbida. Per un momento riuscì a riprendere fiato, ma la corrente impervia la sommerse nuovamente. Notò nel fondale la forma sbiadita e buia del suo compagno, ed una roccia appuntita che si stagliava sulla sua traiettoria. Aiutata dalla corrente, Lara nuotò in direzione di Nate per spingerlo via ed evitare che si sfracellasse, ma nel farlo sbatté col fianco sulla roccia. Il colpo fu doloroso e sentì la pelle graffiarsi. Nathan aprì gli occhi in quell’istante e, rendendosi conto di ciò che era successo, sbracciò impedito dall’oscurità riuscendo ad afferrarla per l’avambraccio. L’avvolse a sé e, non appena trovò un appoggiò sotto i suoi piedi, si spinse con le gambe verso alto con tutta la forza che aveva.
Finalmente uscì dall’acqua, tenendo ben stretta la compagna che inalò una bella boccata d’aria. Sporse il braccio libero dalle manette alla sponda per trovare un appiglio, e così fece anche lei. La pelle venne scorticata dalle rocce, ma dopo una manciata di secondi Nathan riuscì ad afferrare una radice nodosa di un albero secolare. Si tirarono su assieme, riuscendo finalmente a raggiungere la riva fangosa. Nathan tossì un paio di volte e si accasciò su di lei. Quando si riprese, si alzò col busto e scostò preoccupato la mano dal fianco della ragazza, notando del sangue sulle dita.
“È solo un graffio,” bisbigliò Lara elargendo un sorriso affaticato.
“Mi hai salvato,” realizzò Drake con un filo di voce. Si guardarono in silenzio per una manciata di secondi. In un gesto spontaneo e sbalorditivo persino per se stesso, Nathan le accarezzò impercettibilmente la guancia col dorso della mano, per evitare di sporcarla di sangue.
“Non vorrei sembrare maleducata, ma sei piuttosto pesante,” disse Lara con un filo di voce. Non che avesse un fisico esile, ma dopo le fatiche subite e il respiro che quasi le era mancato, anche la minima pressione al torso le sarebbe sembrata insopportabile.
Nathan si alzò all’indietro con la schiena puntellandosi con le mani a terra. “Sarebbe stato meglio a ruoli invertiti. Sai, è la mia posizione preferita.”
Lara ridacchiò stancamente, ancora spossata, e gli tirò un buffetto leggero. Si alzò col busto mantenendosi con le mani al suolo. “Dobbiamo allontanarci dalla riva. Gli uomini di Johansson potrebbero perlustrare la zona dall’alto e notarci,” disse. Si alzarono a fatica e si trascinarono per qualche metro, fino ad arrivare alla parete del burrone. Si sdraiarono a pancia in su, osservando il cielo terso, alleggeriti dal gioco di ombre che creavano le fronde sopra di loro.
“E adesso?” chiese Nate senza muoversi. Iniziò a sentire tutte le fatiche in quel momento. “Non sappiamo dove siamo, non abbiamo l'attrezzatura, siamo ancora ammanettati e tutti bagnati.”
“Grazie del riassunto,” scherzò Lara gesticolando con la mano destra che, a causa delle manette, riuscì ad alzare da da terra solo di una decina di centimetri. “Ci riprenderemo il disco. Dammi solo un momento.”
Nate si mise a ridere, spostando lo sguardo verso le rocce più a monte del fiume. “Ammetti che è stato un bel salto.”
“Ho sempre saputo che eri pazzo.”
La parete del burrone non aveva pendenze: era completamente verticale e liscia. Lara non riusciva a credere di aver saltato da lì. “Per prima cosa dobbiamo liberarci delle manette.”
“E come?”
“Troviamo una pietra,” ragionò Lara. Si guardò intorno e ne vide una sotto i cespugli. Allungò la mano e l'afferrò. “Ci serve qualcosa di duro come superficie.”
Nate trovò un'altra pietra tra i fili d’erba più liscia e sottile. “Metti la mano qui e dammi il sasso,” disse. La catena si allungò con l’allontanarsi delle mani, e Nate sollevò la pietra. “Al tre,” contò, poi schiacciò sulla catena, ma il metallo non cedette. “Così non va bene.”
Continuarono a provare per un po’ senza successo.
Nate si rialzò a terra. “Dobbiamo trovare l’accampamento e prendere delle armi.”
“D'accordo. Muoviamoci.”
Lara si diresse verso il punto da cui erano saltati, solcando la fitta vegetazione. “Non voglio aspettare che faccia buio.”
La via del ritorno era accidentata, il terreno bagnato e fangoso, l'aria piena di zanzare. Le faceva male il polso, e la catena stretta le tagliava la pelle ad ogni movimento. La sua mente e il suo corpo erano stanchi.
Quando arrivarono sul posto, Nate guardò la parete. Contrariamente a prima, le rocce sembravano più in pendenza ed irregolari, da offrire maggiori punti di appiglio. Avevano sicuramente scalato muri più difficili, ma l’essere legati assieme rendeva le cose più complicate.
“Non ne sono sicuro,” disse Nathan.
“Che vuoi dire?”
“Siamo stanchi, presto farà buio e i mercenari potrebbero ancora cercarci. È troppo rischioso,” reputò il cacciatore di tesori mentre testava con attenzione un punto d'appoggio nelle rocce. “Aspettiamo fino al mattino.”
Lara odiava aspettare più di ogni altra cosa. Il disco d'oro era là fuori, nascosto, e gli uomini di Johansson stavano perlustrando la zona. Il pensiero di doversi sedere e aspettare una notte intera era tutt'altro che confortante, ma Nate aveva ragione: con la spossatezza e il buio sarebbe stato facile cadere e sfracellarsi al suolo.
“Ok. Almeno penseranno che siamo morti,” concordò Lara. Si guardò intorno. “Troviamo un posto per la notte.”
Si avviarono insieme alla base di un grosso albero nodoso, si sedettero sulla morbidezza del muschio e delle foglie, aderendo la schiena al tronco. Il sole tramontava sul fiume, colorandone la superficie di toni accesi tra il giallo e l’arancione. Lara piegò le gambe in su e appoggiò il mento sulle ginocchia, fissando l’orizzonte.
Nate teneva gli occhi su Lara, sul suo profilo che si fondeva con la morbida luce della sera. Il graffio sotto i suoi occhi era ancora visibile e la rabbia gli ribollì di nuovo. Senza accorgersi della sua occhiata, ma in qualche modo come se se la fosse sentita addosso, Lara corse l’indice lungo la cicatrice e il movimento le fece tornare in mente Johansson che le premeva il coltello sulla pelle. La mano di Nate si chiuse in un pugno.
“A che pensi?” le chiese.
“Niente,” rispose Lara assente.
“A Johansson?”
Nate riusciva a malapena a trattenersi dal toccarle la faccia, per carezzarla come qualche minuto prima. Non era certo di quanto sarebbe stato appropriato e sicuramente non sarebbe servito a placare la propria rabbia.
“Mi dispiace che ti stia dando la caccia. E mi dispiace per il taglio.”
“Non pensarci,” lo tranquillizzò Lara, e gli angoli della bocca si alzarono in un lieve sorriso di rassicurazione. “Il nostro non è un mestiere facile.”
La luce della sera si affievolì, lasciando dietro di sé un crepuscolo accogliente.
“È un bel tramonto, vero?” affermò la cacciatrice di tesori.
Nate soppesò saggiamente le sue parole. “Credo di conoscerti abbastanza bene per dire che non stai pensando al tramonto.”
Il sorriso di Lara era diverso, più incerto. Nathan adorava quell’espressione esitante, così rara. Qualsiasi cosa la frenasse dal parlare, la metteva in imbarazzo.
“Nel tuo appartamento...” cominciò a dire la ragazza, tenendo gli occhi sull'orizzonte. “Quella notte... come sapevi che stavo bluffando?”
“Oddio…” disse Nate ridendo, per quanto si fosse forzato nel trattenersi. “Ci stai ancora rimuginando sopra?”
“Non è così. Ma ora che ho tempo, mi piace vedere le cose chiare.”
“Sì, certo,” scherzò Drake, trovandosi preso contropiede. Non si aspettava questa domanda. “Fin quasi dalla prima volta che ti ho conosciuta, ho capito che non sei il tipo di donna che raggiunge i suoi obiettivi con la seduzione.”
“Davvero?”
“Certo,” rispose Nathan rivolgendole un sorriso. “Ma ho ancora qualche bel manufatto a casa, se vuoi dimostrarmi il contrario.”
Lara gli diede una gomitata nelle costole. “Continua a sognare, Nate. Continua a sognare.”
C’era ancora un quesito a cui la cacciatrice di tesori non trovava risposta: il bacio di qualche ora prima. Ma ritenne l’affare di secondaria importanza, e riuscì a nasconderlo persino agli occhi attenti e indagatori del compagno.
“Allora buonanotte,” disse, dandogli la schiena e appoggiandosi con la spalla al tronco.

***

La mattina seguente, Nate fu il primo a svegliarsi. I raggi del sole rischiaravano la natura, facendo brillare le gocce che scivolavano sulle foglie bagnate. Accanto a lui, Lara dormiva sdraiata su un fianco, con la mano a pochi centimetri dalla sua a causa della catena. Alcuni anelli erano ammaccati nei punti in cui li aveva scalfiti con la pietra, ma, come aveva previsto la sera precedente, non erano abbastanza danneggiati da poterli distruggere.
I vestiti di Lara si erano asciugati durante la notte, delineando le meravigliose curve del suo corpo che ancora lo stupivano. Era perfetta. Quando si allungò per svegliarla e, forse, per seguire un desiderio incontrollabile, si sentì afferrare la mano così velocemente che si spaventò.
“Ehi, sono io,” sussurrò Nate.
Lara lo mise a fuoco e abbassò la guardia. Era anni che, ogni notte, si svegliava al più piccolo movimento. Era una maniera per rimanere vigile ed evitare attacchi notturni. Più di una volta si era salvata la vita grazie a ciò.
“Sì, scusami,” disse la ragazza lasciando la presa. Si stiracchiò, tirandogli involontariamente il braccio, poi si alzò col busto per sedersi e schiarirsi le idee. “È ora di avviarci.”
I due si avvicinarono al fiume per lavarsi il viso.
“Riprendiamoci ciò che è nostro,” disse Nathan assottigliando gli occhi con un mezzo sorriso.
Avanzarono verso il burrone e si fermarono sulle rocce, scrutando con attenzione la superficie. Anche se c'erano abbastanza punti d'appoggio ed era ormai giorno, l’arrampicata sembrava comunque pericolosa.
“Possiamo farcela,” disse Nate mettendo il piede nella prima fessura. Osservandolo stendere le braccia, Lara ne imitò i movimenti, trovando subito un pertugio per il suo piede. I primi cinque metri non causarono alcun problema. Lentamente e con attenzione, salirono senza compiere errori. Lara sentì finalmente i suoi muscoli lavorare, un bel cambiamento rispetto la notte passata in una posizione scomoda a causa delle manette. L'attività fisica l'aveva sempre calmata, concentrando la sua mente e mettendo a tacere ogni altro pensiero scomodo.
“La mano destra,” disse Nate sentendosi trattenuto dalla catena al polso di Lara. "Muovi la mano destra verso l'alto.”
“Faccio quello che posso,” sostenne la cacciatrice di tesori, optando di cercare un percorso diverso al fine di non allontanarsi troppo dal compagno. Quando appoggiò il piede allungando un po’ troppo la gamba, perse l’equilibrio.
“Stai attenta,” esclamò Nathan tenendola di peso con il braccio. Si fermò per riprendere fiato, aspettando che Lara raggiungesse la stessa altezza. “Ormai manca poco.”
“Finora non è stato così difficile,” convenne Lara adocchiando le rocce sporgenti sopra di loro. “Se arriviamo lassù, ce la faremo.”
“Puoi giurarci.”
Si mossero contemporaneamente, cercando un'altra crepa, trovando un altro punto d'appoggio. I muscoli lavoravano fino a sforzarsi, il sudore scivolava giù per la schiena. Mentre il sole saliva a picco, il calore diventava più persistente ad ogni minuto che passava, e i movimenti diventavano dolorosi ed estenuanti. A un passo da Nate, Lara si issò, poggiò le punte su una pietra sporgenza, ma, quando si puntellò, essa crollò sotto il suo piede. La mano scivolò dalla roccia ed alcuni detriti caddero nell’abisso del burrone.
“Dannazione!” esclamarono all’unisono al dolore lacerante delle manette che scorticavano le loro carni. Lara era appesa a penzoloni, tenuta solo dalla catena attaccata alla mano sinistra di Nate. Quest’ultimo, con tutte le sue energie, si sforzò di trattenerla con una mano rimanendo saldo con l’altra alla sporgenza, finché la compagna non fosse riuscita a trovare di nuovo un appiglio.
“Afferra la parete,” disse Nathan tra i denti stretti, e, stringendo la catena in un pugno, la fece oscillare. Quando Lara toccò una delle rocce, piccoli detriti caddero nuovamente nel burrone ed il suono echeggiò per tutta la valle. Infine, al terzo tentativo, riuscì a ritrovare un appoggio saldo, affondando gli stivali in due cavità naturali.
Ansimando e gemendo, Nate raggiunse per primo la cima, si rotolò a pancia in giù e tirò su anche Lara. La spalla e il polso gli facevano male, il metallo gli aveva tagliato la pelle, lasciando un segno rosso intenso. Anche il polso di Lara non aveva un aspetto migliore.
Nathan si toccò la spalla dolorante. “Non direi di no ad un massaggio, adesso,” mormorò gemendo.
“Non guardare me,” replicò Lara. Si strofinò il polso sotto le manette. “Dobbiamo proprio sbarazzarci di queste,” convenne. I graffi le circondavano quasi tutto l’avambraccio, ed in alcuni punti sanguinava leggermente.
“Sono d'accordo,” concordò Nate. Si stracciò un lembo della manica della maglietta, la strappò e gliela porse. “Per quanto mi piaccia starti vicino, farei a meno di queste catene,” soggiunse facendo gesto alla compagna di infilare la stoffa sotto i polsini per attenuare gli urti.
Drake percepì dei movimenti nel bosco davanti a loro, si nascose dietro un albero e tirò Lara al riparo con sé. Mostrando due dita e roteandone uno, le comunicò i suoi piani: due uomini, mettiamoci dietro di loro. Lara annuì, ma i suoi occhi severi gli mandarono un altro messaggio: stavolta non sparare.
Quando i mercenari furono a tiro, Nathan e Lara si distanziarono, e nel giro di pochi secondi, a seguito di un efficacie attacco silenzioso, i due uomini giacevano inerti a terra.
“Una bella fortuna. Non avrei mai pensato che saremmo tornati in pista così in fretta,” ritenne Nate mentre perquisiva un soldato. Adocchiò delle munizioni e un walkie-talkie e se li mise in tasca. “Ora sì che si ragiona,” soggiunse entusiasta trovando una automatica. “Metti la mano a terra e voltati. Sparerò alla catena.”
“Ehi, ehi,” lo fermò Lara tirando a malo modo le manette. “Che ne dici di queste?” suggerì facendo oscillare in aria un piccolo mazzo di chiave in faccia al compagno. “Perché non le proviamo prima di sparare?”
“Anche questa è un'idea,” convenne Nathan scrollando le spalle. Lara infilò la chiave nella serratura e, dopo uno scatto, le manette caddero finalmente nel fango. “Oh Dio, che bella sensazione.”
“Ora dobbiamo solo ritrovare il disco.”
Dopo un'ora di vagabondaggio nella foresta, trovarono la zona dove erano stati catturati, ma non erano soli: alcuni uomini in camicia nera stavano setacciando il bosco proprio in quel momento. Johansson non era stupido, sapeva che Lara aveva nascosto il disco in quella zona.
La ragazza si accovacciò e sbirciò da dietro una grande foglia. “Se iniziamo a sparare ci ritroveremo sulle sedie dell’accampamento,” rifletté guardandosi intorno, identificando poco dopo l’albero dove aveva nascosto il disco solare. Era a una decina di metri da loro. La forma del tronco era così caratteristica che lo rendeva indistinguibile. “Si stanno avvicinando. Dobbiamo fare in fretta. Perché non li distrai mentre recupero il disco?”
“Come pensi che possa farlo, esattamente? Dovrei correre a zonzo col mirino sulla schiena?”
“Sono sicura che ti inventerai qualcosa,” sancì Lara allontanandosi dalla postazione. “Sarebbe meglio se attirassi i mercenari alla parte opposta dell’albero. Ci vediamo tra poco.”
“Fantastico,” mormorò Nate guardandola immobile mentre si inoltrava nel bosco. Valutò la situazione: lui da solo contro una dozzina di uomini. Facile come contare fino a tre. Impugnò la pistola appena rubata, controllò il caricatore e le munizioni. Lasciò la copertura e si accovacciò dietro ad alcune rocce mirando ad uno dei mercenari. Sapeva che non appena avesse sparato, si sarebbe scatenato l'inferno. Sperava solo che sarebbe durato quanto bastava alla compagna per riappropriarsi del disco. E per rimanere vivo.
Deglutì, poi premette il grilletto.

***

Quando lo sparo risuonò nell’aria in un’eco feroce che annientò la pace della giungla, uno stormo di uccelli prese il volo e alcune scimmie gridarono nel silenzio. Lara aspettò che gli uomini tirassero fuori le loro pistole per dirigersi nel punto dove aveva sotterrato il disco. Povero ragazzo. Sperava che stesse bene. Lo sperava davvero.
Quando il sentiero fu libero, corse verso l'albero, cadde in ginocchio e scavò a mani nude nel terreno morbido. Le ci volle solo un minuto per trovare il disco e, tenendolo tra le mani, fece un largo sorriso. Era di nuovo suo.
Trovò anche l'auricolare, nascosto assieme all’artefatto, e se lo infilò velocemente nelle orecchie.
“Bryce, ci sei?”
“Lara! È bello sentire la tua voce. Che è successo?”
“Te lo dico dopo. Guarda dove sono gli altri uomini di Johansson. Fa’ rapporto appena hai informazioni. Ora devo andare.”
Sentendo altri spari, Lara corse veloce, saltò alcune radici ed evitò i rami scivolando nel fango. Adocchiò il primo mercenario che colpì senza fermarsi, poi sparò ad un altro al cuore e ad uno alla testa. I colpi echeggiarono nella giungla, sentendoli sempre più intensi man mano che si avvicinava al punto in cui si era divisa da Nathan. Vide quest’ultimo dietro un grosso albero, con il tronco talmente pieno di fori di proiettile da non avere quasi più una corteccia.
Fece un giro largo a semicerchio, uccise altri due uomini e si gettò dietro la copertura dell'albero.
“Ehi, te la stai cavando bene,” si complimentò la ragazza sbirciando fuori e sparando a un mercenario.
“Sono contento che ti stai divertendo. Hai il disco?” chiese Nate prima di lanciare una granata a due soldati. L'esplosione scosse il terreno attorno a loro.
“Una granata. Bella. Dove l'hai presa?” chiese Lara porgendogli un fucile da cecchino rubato ad un cadavere. “Sì, ho il disco. Dobbiamo andarcene prima che Johansson ce lo porti via,” suggerì ritrovandosi il fucile tra le mani che il compagno le restituì per poterle permettere di difendersi da un soldato pericolosamente vicino. "Vedi quell'altura laggiù di circa duecento metri? La raggiungo e ti libero la strada.”
Nate controllò il posto ed annuì. “Ti copro io.”
Nonostante la dozzina di proiettili che si conficcavano negli alberi attorno, Nathan e Lara si sorrisero l’un l’altra, riflettendo che non avrebbero voluto essere da nessun'altra parte.
“Siamo una bella squadra, non credi?” ritenne Nate.
“Sì, immagino di sì.”
Drake si arrampicò in un punto più alto di qualche metro, imbracciando uno shotgun. “Vai!”
Con le braccia tese in avanti e le pistole ben puntate, Lara corse sparando a tutto ciò che si muoveva davanti a lei. Un proiettile dello shotgun tagliò l’aria, facendo cadere un mercenario che le stava pericolosamente vicino. Ogni colpo che partiva dalle sue spalle era preciso e mortale, cogliendo ogni nemico per sgomberarle la strada. Quando la ragazza raggiunse il punto stabilito, si mise al riparo, attendendo che Nate smettesse di sparare. Prese il fucile di precisione ed aspettò.
Quando lo notò uscire dalla copertura, lo seguì col mirino telescopico mentre correva attraverso la giungla, sparando a chiunque gli si avvicinasse senza esitare. Quando anche l’ultimo proiettile fuoriuscì dalla canna, il silenzio tornò ad impadronirsi della giungla. Nate uscì dal cespuglio e i loro sguardi si incrociarono.
“Bel lavoro,” si complimentò Lara gettando via il fucile scarico.
Invece di rispondere, Nate alzò il fucile e glielo puntò.
Lo sparo che partì spezzò nuovamente il silenzio della giungla.
   
 
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