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Autore: Caaatkhad    10/10/2020    21 recensioni
Tutti umani.
2 ottobre 1893, Londra, Inghilterra. Di fronte al cancello della dimora del dottor Cullen, tre sorelle e la loro zia avevano davanti un'opportunità che avrebbe cambiato la loro difficile e sofferta esistenza. Riusciranno a trovare finalmente la pace tanto agognata, o si ritroveranno in un intreccio famigliare scomodo e proibito? E l'arrivo di una piccola creatura, potrà riportare la pace in quella casa?
Tratto dalla storia:
"Ero un treno in corsa. I miei passi lenti, strascicati sul ciglio del marciapiede, compensavano la velocità dei miei pensieri, delle mie emozioni. Un battito, seguito da un altro più debole. A ricordarmi che da quel momento non sarei mai più stata sola."
Remake della storia "They will be in love." presa dal mio vecchio account Alba97.
Genere: Romantico, Sentimentale, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Coppie: Alice/Jasper, Bella/Edward, Carlisle/Esme, Emmett/Rosalie
Note: AU, Lime, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
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Capitolo I





2 Ottobre 1893, Londra, Inghilterra. Ore 19:27.


Con una mano sull'altra, dietro la schiena, il dottor Cullen passeggiava lentamente avanti e indietro per il corridoio del piano superiore, ripensando alla giornata estenuante appena passata. Il suo sguardo stanco si posava ad ogni passaggio sul quadro appeso vicino alla porta della sua camera da letto, la donna ritratta sembrava quasi sorridergli teneramente.
- Oh Liz, quanto mi manchi. - Sospiró, soffermandosi davanti al dipinto, un'ombra di tristezza gli oscuró gli occhi verde smeraldo e un'espressione malinconica fece capolino sul viso. - Sai, i ragazzi sono cresciuti cosí in fretta... Saresti cosí orgogliosa di loro, come lo sono io. - Rimase un paio di minuti a osservare quel viso, poi si diresse verso le scale che portavano al piano inferiore.
Vicino alla porta di ingresso, un giovane ed impacciato richiamó la sua attenzione.
- Julian, che succede? - Il ragazzo si stava torturando le mani, e sobbalzó non appena udí la voce del padrone di casa.
- S-signor Cu-cullen... Oh. Beh, una signora vi aspetta fuori. Sembra urgente. - Carlisle si affrettó e non appena arrivó davanti all'uscio, Julian aprí.
- Dottore! Dottore! Vi prego aiutatemi dottore!! - Una signora sulla sessantina si affacció affannata. - Mio nipote si é ferito cadendo da un albero del nostro giardino, vi prego venite dottore! -
Carlisle sorrise appena, la signora Beth era sempre cosí apprensiva e terribilmente attaccata al nipotino Paul.
Allungó un braccio per farle segno di condurlo verso la casa, ma prima di uscire prestó bene attenzione ad avvisare il giovane. - Julian, non dimenticare che a momenti arriveranno le nuove dipendenti. Falle sistemare da Trevor e date loro le indicazioni necessarie, al mio rientro mi occuperó del resto. -
Una voce profonda, lievemente rauca e dal tono deciso interruppe il dottor Cullen. - Padre, un'altra volta? - Edward apparve dalla parte opposta del corridoio, vicino all'ingresso del salone principale.
- Figliolo. Prometto che stavolta saró breve. - Carlisle indossó il suo cappello nero, prese la giacca fra le mani e richiuse la porta dietro di lui.


Alice...
Alice... Alice!
Alice sobbalzó. Bella era davanti a lei e stava scuotendo dolcemente la sua spalla per risvegliarla.
- Oh...- Si rimise subito composta, guardandosi intorno. La carrozza si era appena fermata davanti al cancello di una grande villa immersa in un giardino rigoglioso, poco fuori la periferia di Londra.
- Siamo arrivate, aiutami a prendere le ultime cose. - Bella prese dal posto accanto alla sorella una borsa contenente i suoi pochi beni preziosi, poi con un salto scese velocemente dallo scalino della carrozza. Rosalie le aspettava insieme alla zia Esme e al resto dei loro bagagli, mentre Laurent si era avviato verso la porta di ingresso per annunciare il loro arrivo.
- Buona fortuna, mesdames.- Il cocchiere si sollevó il cappello, e le quattro si incamminarono sul piccolo sentiero attraverso il giardino.
- Wow... Devono essere davvero una famiglia importante. - Rosalie ammiró a lungo le aiuole fiorite che appena passato il tramonto si faticava a vedere.
- Oh bambine mie, non immaginate nemmeno. -
Arrivate davanti alla porta principale, Laurent stava parlando con un uomo sulla quarantina, il suo sguardo assottigliato e i baffi perfettamente sistemati gli davano un'aria seria ma non egualmente imponente. - Benvenute, vi stavamo aspettando. Il mio nome é Trevor Morrist, potete chiamarmi Trevor. Sono a capo dei dipendenti di questa casa, oltre ad essere assistente del dottor Cullen. -
- Amico mio, non rimarrai deluso. Hai la mia parola. - Laurent portó una mano sul petto all'altezza del cuore, e l'uomo sulla porta sembró rilassare appena i nervi.
- Bene, é ora di separarsi. - Laurent si rivolse alle donne accanto a lui, con un sorriso speranzoso. - Non preoccupatevi, ci rivedremo presto. - Con un cenno della testa, sollevó il cappello e fece un mezzo inchino verso di loro, poi si avvió nuovamente verso la carrozza. Julian arrivó trafelato alle spalle del signor Morrist, che dopo avergli fatto un cenno con la testa si dileguó. Il giovane prese dunque il suo posto, arrossendo inevitabilmente davanti alla presenza delle quattro donne.
- Seguitemi, vi mostro le vostre stanze. Si é fatto tardi, domattina inizierà il vostro lavoro. Dovreste riposare, ne avrete bisogno. - Farfuglió
, portando una mano dietro alla nuca e accennando un sorriso imbarazzato.

I loro passi riecheggiavano nel corridoio, pieno di quadri appesi e di vasi di rose bianche. Il pavimento in legno pregiato si estendeva nel salone che le donne riuscirono ad intravedere, nel quale si trovava una libreria alta fino al soffitto e colma di libri.
Salirono le scale, arrivando ad un altro corridoio che si divideva in due. Continuarono a camminare, la villa era ancora più grande di quello che sembrava dall'esterno.
- Signore... - sussurró Alice con un moto di imbarazzo. L'uomo giró la testa di lei. La ragazza fece per parlare, ma le parole non vollero uscire dalla sua bocca.
- Non conosciamo il vostro nome. - Le fece eco Rosalie, più diretta e rigida della sorella.
- Oh... Giusto. Mi chiamo Julian, potete darmi del tu. -
Giunsero finalmente alle stanze dedite alla servitù. Le tre sorelle avevano una piccola stanza contenente tre letti singoli e un armadio abbastanza capiente, e la porta accanto rivelava una stanza altrettanto piccola ma non meno accogliente, con un letto singolo.
- Ecco, qui é dove dormirete. Il dottor Cullen si aspetta che voi iniziate domattina, ha dato ordine di raggiungere la cucina prima dell'ora di colazione. Il capo cuoco vi assegnerà le prime mansioni. -
Esme ringrazió ed entró e richiuse la porta dietro di sé dopo aver augurato la buona notte alle nipoti, che si apprestarono a fare lo stesso prima di venire interrotte dal giovane.
- Sapete... - Sussurró, guardandosi intorno per verificare che nessuno fosse nei paraggi. - Lavoro qui da un po', e a quanto dice il signor Morrist voi siete le prime dipendenti donne di villa Cullen dopo 18 anni. - Un lontano rumore di passi lo zittí, e arrossendo di nuovo si congedó velocemente.

                                                                   ********************


-Bells, aiutami con questo per favore. - Alice passó una delle valigie alla sorella, che inizió a svuotarla per riporre le cose.
Rosalie nel frattempo aveva iniziato a rassettare i letti e a fare il giro della stanza.
- Ragazze non mi sembra vero, siamo in una stanza al caldo e abbiamo addirittura un letto! Dite che sia solo un sogno? - Alice dopo le sue parole le diede un pizzicotto sul braccio ridacchiando, e lei in tutta risposta prese il cuscino e la rincorse per fargliela pagare.
Bella dal canto suo ridacchiava. - Dici ancora che é solo un sogno Rose? - La sbeffeggió amorevolmente. - Ehi, guarda che ce n'é anche per te sai! - Le rispose Rosalie, concludendo con una linguaggia.
Scoppiarono tutte e tre a ridere, ma poi si zittirono subito ricordandosi che si era fatto davvero tardi.
- Ma voi sapete chi sono i Cullen? - Chiese Alice, più seriamente.
- Sinceramente no... Zia Esme me ne aveva parlato qualche giorno sotto mia richiesta, dopo aver ricevuto la lettera da Laurent. Ma mi ha fatto solo qualche accenno, sembrava sollevata peró. Direi che é buon segno. - Bella tiró fuori una sua camicia da notte e la mise sul letto più vicino alla porta, che lei stessa aveva scelto, e ci passó velocemente le mani sopra per cercare di togliere qualche piega di troppo.
- Beh, dopo quello che abbiamo passato direi che peggio non potrebbe andare. - Replicó Rosalie, sciogliendosi la treccia e lasciando che i lunghi capelli scendessero fino ad arrivare al fondoschiena, poi tiró fuori la spazzola e iniziai a pettinarli delicatamente.
- Speriamo... Io, in ogni caso, non mi lascio sicuramente sfuggire il consiglio di Julian per quanto riguarda il riposo. - Alice era già pronta, probabilmente era cosí stanca dal viaggio che l'unica cosa a cui pensava realmente in quel momento era la sua testa appoggiata a quel cuscino dall'aria davvero confortevole. Si abbracciarono tutte insieme, stringendosi forte, poi le sorelle minori si infilarono a letto e si addormentarono profondamente.
Rosalie rimase in piedi ancora qualche minuto, ad ammirare la Luna che spiccava luminosa in mezzo al cielo stellato. Poi chiuse le tende, lasciando uno spiraglio, e le raggiunse nel mondo dei sogni.


3 Ottobre 1893,Londra, Inghilterra. Ore 5:13.



*Pov Rosalie:

Risate, tante risate. Risate cristalline, di bambini. Il sole illuminava e riscaldava tutto, e un buon profumo di thé verde inebriava ció che sembrava una tavola imbandita. Ero lí, con la tazza calda di fronte a me, che gustavo in pace quella bevanda appena zuccherata, e in sottofondo una vocina che chiamava ad alta voce. - Mamma! Mamma! - Mi guardavo intorno, ero l'unica presente. Ero forse io, la sua mamma? *

Si sveglió quasi di soprassalto, un debole raggio di sole attraversava la stanza e illuminava i capelli castani di Bella. Rose si mise a sedere sul letto, i suoi capelli le cortornavano disordinati il viso e gli occhi erano ancora impastati dal sonno. Si stiracchió le braccia, poi la schiena, fino a sentire un piccolo crack lungo la colonna vertebrale.
Si alzó poi dirigendosi verso lo specchio, osservandosi. - Dovrei darmi una sistemata, o Trevor mi romprovererà. - Sussurró tra sé e sé. Un brivido corse lungo la sua schiena. Per quanto si fidasse della zia e delle sorelle, di Laurent e della sua amicizia con lo zio, la loro appena passata esperienza le ricordava quanto male ci fosse al mondo. Chi le dava la certezza assoluta che questi Cullen non fossero come, o forse peggio dei King? Chi l'assicurava che nessuno avrebbe più fatto loro passare l'inferno da cui uscivano? Non le importava tanto di sé, quanto delle sue sorelle e della sua povera zia.
 - Rose, che stai aspettando? Dobbiamo andare, é quasi ora della colazione. - Alice la destó dai suoi pensieri, mentre Bella dietro di lei legava i suoi capelli in uno semplice chignon. Rose scrolló la testa e si sbrigó a prepararsi, non voleva assolutamente arrivare tardi.




                                                               ***********************

Le ragazze uscirono velocemente dalla loro stanza, Esme le attendeva in fondo al corridoio vicino alle scale. - Buongiorno piccole mie. Dai, andiamo, dobbiamo essere in cucina alle sette e mancano pochi minuti. Scesero tutte insieme, poi seguirono la dolce scia che proveniva dalla cucina nell'ala destra dell'immensa villa. Una grande porta in legno le separava dal resto della servitù. Bella si fece coraggio e aprí la porta dopo aver bussato delicatamente.
Da dietro un tavolone ricolmo di pentole, mestoli e piccoli manicaretti fece capolino con la testa un uomo biondo, dai capelli lunghi raccolti in una coda non perfettamente ordinata e semi nascosta sotto al cappello bianco. - Oh, vi aspettavo. Sono James, il cuoco. Piacere di conoscervi, donzelle. - Sorrise lievemente, il suo accento duro indicava che anche lui sicuramente veniva da lontano. Ognuna di loro si presentó a sua volta.
- Il signor Morrist vi ha già spiegato in cosa consistono le vostre mansioni? O forse Julian al suo posto? - Chiese, mentre con un mestolo rigirava quella che sembrava una zuppa.
Le quattro scossero la testa in segno di negazione. - E Julian, non lo avete visto stamani? - All'ennesima risposta negativa, lui sospiró appena e alzó gli occhi al cielo.
- Come immaginavo. Beh. - Si asciugó le mani sul grembiule e continuó. - Esme, tu dovrai occuparti di servire il padrone di casa, il dottor Carlisle, sarà tuo compito servirlo e offrirgli sempre il miglior servizio. Vedrai, é un brav'uomo e merita davvero da parte nostra il meglio per lui e la sua famiglia. Vediamo... - James scrutó poi attentamente le tre sorelle, in piedi l'una accanto all'altra. - Tu, Rosalie. Ti occuperai del signor Emmett, il figlio maggiore. Il lavoro lo porta a chiudersi spesso nel suo ufficio, o a dover partire per la giornata intera a Ludgate Hill. Tieni, ne avrai bisogno. - Porse un vassoio in argento alla ragazza, che subito si apprestó a prenderlo. - Il signor Emmett gradisce spesso che la colazione gli sia portata direttamente in camera nei momenti di grande lavoro. Ieri sera me ne ha dato conoscenza, quindi tra pochi minuti gliela porterai tu. La stessa cosa per il signor Edward,il figlio più piccolo, di cui ti prenderai cura tu, Isabella. - Quindi James le passó un secondo vassoio.
- Il signor Jasper é assente da qualche giorno, tornerà nel pomeriggio. Alice, giusto? Tu sarai con lui. La sua camera dalla sua partenza é pulita e riassettata, ma meglio se tu ci dia un'occhiata per quando tornerà. -  Alice annuí, quando la porta dietro di loro si aprí sbattendo, e apparve Julian trafelato e con il fiatone, seguito da un altro garzone poco più che bambino.
- I-io... Oh! Signore Swan, siete già qui. - Si appoggió con una mano sul muro accanto e con l'altra sul suo ginocchio, cercando di riprendere una respirazione normale. - I-io... Oh, non fa niente. J-james, vedo che hai già... - Il cuoco lo interruppe. - Accompagna le tre giovani e mostra loro le camere dei signori, mentre io spiego a Esme cosa dovrebbe fare qui con me in cucina. - Julian si rimise in posizione di scatto, e dopo aver preso tutto il necessario per la colazione, i quattro si incamminarono velocemente verso l'ala opposta della casa.
- Alice, scusami. Era il mio compito finire di sistemare la stanza del signor Jasper, ma ho avuto un imprevisto e... - Arrossí di colpo, e Alice lo rassicuró. - Non preoccuparti, non importa. - Sapeva, o meglio immaginava, che quel ragazzo poco più piccolo di lei doveva stare agli ordini di molti sopra di lui.
Arrivarono dunque davanti davanti alle stanze, una dietro l'altra. - Rosalie, questa é la stanza del signor Emmett. Robert, accompagna Alice e Bella nelle altre due stanze, io mi assicuro che qui vada tutto bene. - Prese un grande respiro, mentre gli altri tre si dileguarono velocemente.
- Andrà tutto bene Rosalie, é una brava persona. Solo molto severo... - L'ultima frase la soffió appena, ma Rosalie la sentí chiaramente e si irrigidí appena. Il garzone bussó dunque alla porta. Dopo un paio di secondi, una voce li invitó a procedere.
Julian entró e Rosalie lo seguí, bloccandosi subito davanti alla scena che le si presentó davanti agli occhi.
La camera da letto era immensa, con i mobili in mogano nero e le pareti color crema. Un letto matrimoniale trionfeggiava in mezzo, poco distaccato dal muro, e di fronte un grande armadio con accanto uno specchio. Non lontana dalla porta, un'enorme scrivania ricoperta di fogli sparsi e una lampada ad olio spenta.
Emmett Cullen era in piedi, davanti alla finestra, con le braccia conserte e guardava fuori con aria quasi annoiata. I capelli neri, ricci e cortissimi, contornavano un viso ben definito e con la mascella decisamente squadrata ma comunque armoniosa con il resto dei tratti del viso. Era alto, molto alto e muscoloso, davvero molto muscoloso. I suoi occhi erano verde acqua, sempre duri e pungenti in ogni suo sguardo.
Aveva indosso solo un paio di pantaloni lunghi e neri e una canotta bianca che utilizzava come pigiama. Giró appena la testa. - Sei in orario, Julian. Che cosa ti é successo stamattina? - Disse, con un tono ironico e appena sprezzante. Il giovane inizió di nuovo a balbettare. - Uh... Ehm io... Signor Cullen,  io... - Stava tremando, e Rosalie provó una gran pena per lui. - Buongiorno, signor Cullen. Sono Rosalie, sono qui per servirla. - Disse, abbassando appena la testa in segno di rispetto. L'uomo si giró all'improvviso, con un'espressione dura in volto. Non proferí parola. Julian farfuglió qualcosa, poi si dileguó lasciando i due soli nella stanza.
Rosalie posó delicatamente il vassoio sulla scrivania, facendo attenzione a non sporcare niente e cercando di risistemare i fogli. - Non toccare. - Sibiló Emmett, visibilmente alterato. - Sono importanti. Ma che vuoi saperne tu? Sei solo una domestica. - Continuó, e il sorriso appena accennato sul viso di Rosalie sparí subito. Iniziamo bene... Pensó. Inizió dunque a sistemare il letto, aprendo la finestra, mentre Emmett seduto sorseggiava il suo thé immerso nei suoi pensieri.
Mentre sistemava le lenzuola lungo il letto, Rosalie non poté non accorgersi dell'odore di Emmett impregnato in esse. Cercando di non far vedere il suo improvviso rossore, continuó velocemente a sistemare, mentre lo sguardo insistente di Emmett era fisso su di lei.


                                                         ***************************


Alice si ritrovó sola nella stanza del signor Jasper. Le tende aperte, il letto sfatto e alcuni vestiti in giro la accolsero, e con un lieve sorriso pensó a quale impegno cosí importante avesse impedito a Julian di finire.
Si mise subito all'opera, aprí completamente la finestra da cui entró subito un colpo d'aria fredda, l'inverno si avvicinava a grandi passi. Fece velocemente il letto, e mentre stava ripiegando dei pantaloni aprí l'armadio per riporli, e vide diverse divise militari. Passó le dita tra di esse, osservandone i dettagli. Un rumore dietro di lei, si giró e vide un ragazzo che la guardava con aria minacciosa. - Chi sei? Cosa ci fai in camera mia? - Disse quasi urlando, con la mano destra stretta in un pugno e il viso contratto in un'espressione parecchio alterata.
- S-signor Cullen, sono la nuova domestica. Mi hanno incaricata di sistemare la vostra camera prima del vostro arrivo... - Alice provó a spiegarsi, i pantaloni che aveva tra le mani caddero ma si sbrigó a raccoglierli.
Jasper si rilassó, dopo aver scosso la testa. - Un'altra volta... - Sussurró. Si avvicinó poi ad Alice prendendole i pantaloni dalle mani e richiudendo freneticamente le ante dell'armadio. - Lascia fare, riesco a farmelo tranquillamente da solo. - Disse, sollevando un sopracciglio e squadrando la ragazza da testa a piedi, non che fosse difficile vista la differenza di altezza.
Jasper non era mai stato d'accordo sull'avere un domestico personale, soprattutto donna. Probabilmente suo padre aveva organizzato la cosa durante la sua assenza, ma conoscendoli, il fratello Emmett sicuro lo aveva appoggiato nella cosa.
- Sai occuparti di un cavallo? - Chiese, mentre Alice mortificata rimase con la testa bassa, facendo segno di no.
- Vai alle scuderie. Ti faró insegnare dal mio scudiero, ho bisogno di qualcuno che possa sostituirlo. Presto partirà per gli Stati Uniti. - Jasper parlava sicuro, come se stesse impartendo ordini ad un soldato. - Ah. Come ti chiami? - Le chiese, prima di farla uscire dalla stanza. - Alice, signor Cullen. Alice Swan. - Sussurró lei. Non capiva, le era stato ordinato di rifare la stanza. Ma se il suo diretto superiore le diceva di scendere, lei non poteva fare altro se non ubbidire.
Si chiese, nel frattempo, come stessero andando le cose per le sorelle e per la zia. 



                                                                ********************



- Isabella, hai detto? - Il ragazzino accanto a Bella la guardava con uno sguardo intenso e quasi ammaliato. Lei, imbarazzata, voleva evitare il più possibile un contatto con lui, il suo primo giorno di lavoro non voleva avere già dei problemi con gli altri.
- Ecco, questa é la stanza del signor Edward. - La incalzó, aprendo la porta senza bussare e quasi spingendola dentro. Bella provó a ribattere, ma sgranó gli occhi non appena vide che Edward stava dormendo beato. Si guardó intorno, ma con la penombra che padroneggiava la stanza non vedeva granché. Riuscí ad appoggiare il vassoio su una sedia poco vicino, ma un paio di passi dopo si ritrovó a terra, dopo essere inciampata in un pezzo di lenzuolo che ricadeva dal letto. Con la sua maldestria, riuscí addirittura a tirare con sé le coperte, svegliando bruscamente Edward. Il ragazzo sobbalzó, appoggiandosi con un gomito sul letto e sporgendosi per capire cosa fosse successo e, soprattutto, chi fosse la ragazza a terra. Bella, dal canto suo, divenne cosí paonazza da iniziare a sentire caldo nonostante la stagione.
- Ma cosa...? -






Ehilà! Eccomi con il primo vero capitolo della FF :) ho cercato di riprendere i caratteri iniziali ma addolcendoli un po', rendendo il tutto più credibile.
Fatemi sapere se vi piace, e se a parer vostro é meglio che io continui con il racconto in terza persona o se é meglio mettere dei POV :) Al prossimo capitolo!

   
 
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