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Autore: _Zaelit_    11/10/2020    1 recensioni
Come cambierebbe la storia di Final Fantasy VII se un'altra creatura aliena fosse caduta sul pianeta, anni fa, oltre a Jenova?
Il Progetto Yoshua R porta alla creazione di una ragazza all'apparenza normale ma che, in realtà, dovrebbe incarnare il potere dei Cetra e uguagliare la forza fisica dei prodotti del Progetto Jenova.
Rainiel non sa di essere nata da un esperimento, esattamente come non lo sa Sephiroth, ma i loro destini percorrono la stessa strada e sono pronti a incrociarsi.
- La Fanfiction è ambientata durante le vicende di Crisis Core ma gli eventi sono stati cambiati per comodità della trama. Alcuni personaggi potrebbero risultare lievemente OOC. Vi è la presenza di coppie canon e noncanon e di personaggi OC. -
Genere: Azione, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Nuovo personaggio, Sephiroth
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Crisis Core, Contesto generale/vago
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Heiress of Yoshua'
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Zack cercò di prendere la spada che riposava sulla sua schiena, ma l'artiglio che lo teneva fermo gli impedì di farlo.
Rainiel provò a immaginare a un modo per salvare entrambi, ma non riuscì a pensare a nulla. Il mostro aveva agito in maniera più furba che mai, bloccando entrambi, e ora si stava muovendo velocemente.
Cloud sapeva di essere la loro unica speranza. Mirò a dovere verso il viso della belva, abbastanza in alto da non rischiare di colpire i suoi amici, e sparò.
Il nemico ruggì ma non si arrese e, ancor peggio, dopo un po' i colpi s'interruppero.
Il giovane fante provò più e più volte a premere ancora il grilletto, ma senza risultato. La sua arma era scarica. Sì sfilò di dosso il laccio che teneva il fucile e lo lanciò a terra, guardandosi attorno. Poteva raggiungere l'arma di uno dei suoi compagni, ma erano tutti troppo lontani. Non avrebbe fatto in tempo. Pensò allora di correre da Zack e usare la spada Potens per tagliare via gli artigli che stavano stringendo i suoi amici. Iniziò a correre ma, ben presto, ancora tenendoli saldamente stretti, il mostro sollevò quella stessa strana zampa per colpire Cloud, rispedendolo da dove era arrivato, con i polmoni vuoti e doloranti.
Rainiel comprese che, da solo, non avrebbe potuto aiutarli. Lei e Zack erano tremendamente in pericolo, ma poteva fare qualcosa... doveva esserci una soluzione...
Chiuse gli occhi e cercò di ragionare, ma era tutto inutile. Quando il pensiero della morte la sfiorò, si pentì di non essere riuscita neppure nel suo intento. Avrebbe lasciato molte cose incomplete, in quel mondo. Più di tutto, provò il rimpianto di non aver più rivisto l'uomo che l'aveva abbandonata, o il non aver impedito a Hojo di continuare i suoi esperimenti prima di lasciare SOLDIER. Aveva fallito anche in quello...

 
E poi, quando riaprì gli occhi, la soluzione piovve dal cielo.
Un fulmine d'acciaio, una crudele sentenza di morte per la creatura che voleva farle del male.
Uno zampillo di sangue si trasformò ben presto in un fiume mentre gli occhi del mostro si facevano più opachi... mentre la sua testa cadeva, recisa dal corpo con un unico taglio pulito e deciso, uno dotato di una precisione unica al mondo. La stretta attorno ai corpi dei due SOLDIER rallentò, non divenne che un peso sul petto e sulle gambe.
I due pensarono dapprima a liberarsi e, solo dopo, a cercare di capire cosa avesse appena decapitato il mostro che stava dando loro così tanti problemi.
E quando lo compresero, il cuore di Rainiel sobbalzò con una forza mai conosciuta prima.
Occhi del colore dell'acqua, brillanti e simili a quelli di un serpente o di un gatto, si puntarono sui suoi, spaventati e attoniti.
Migliaia di pensieri e di ricordi attraversarono la mente della ragazza. Aveva visto quegli occhi centinaia di volte, in molti contesti differenti.
Occhi orgogliosi che la premiavano per il suo talento. Occhi severi che la spronavano a migliorare. Occhi preoccupati per il suo stato d'animo. Occhi curiosi che squadravano tutto il suo corpo. Occhi delusi di chi si sentiva tradito per colpa di un segreto. Occhi di un assassino che voleva ucciderla... e che si era infine pentito.
Conosceva quelle iridi chiare meglio di chiunque altro, e questo la rendeva felice e triste allo stesso tempo.
Un'ala nera si dissolse nel cielo come un cupo fantasma mentre delle piume atterravano delicate al suolo.
L'uomo davanti a loro era accovacciato, essendo atterrato dall'alto, e si rialzò con una mossa non solo agile ma anche, in un certo senso, elegante. Anche il suo sguardo indugiò molto su quello di Rainiel, mentre le sue labbra si separavano per qualche attimo, come se volessero parlare, per poi richiudersi pentite.
Indossava ancora la divisa di SOLDIER, come se fosse per lui un promemoria di chi era stato un tempo. I capelli argentati, morbidi e lunghissimi, si muovevano leggeri a ogni suo movimento. La sua mano stringeva ancora la lunga spada da cui grondava il sangue del nemico appena eliminato.
Rain non riusciva nemmeno a pronunciare il suo nome ma, fortunatamente, Zack fu più rapido di lei.
«Sephiroth!» esclamò. Quella parola nacque come sorpresa, quasi felice, ma prima ancora di terminare assunse un tono difensivo e furente.
Il ragazzo tirò indietro Rainiel afferrandola per la giacca, dopodiché sfoderò la grande spada e la mulinò proprio davanti a sé, protettivo.
«Che diamine ci fai qua? Vuoi finire il lavoro che avevi iniziato?» lo accusò rabbioso, senza staccargli gli occhi di dosso.
Sephiroth non si mosse da dove si era fermato, a qualche passo dal corpo della belva. Osservare Zack reagire in quel modo alla sua sola vista parve fargli male quanto un pugno fra le costole. Dopotutto, un tempo lo avrebbe persino definito suo amico. Prima che causasse tutti quei problemi.
«Non vi farò del male.» spiegò subito, allargando di poco le mani, ora più lontane dai fianchi. «Se avessi voluto uccidervi, non vi avrei affatto salvato la vita.» aggiunse, forse in modo un po' ovvio.
«Potevamo salvarci da soli.» esclamò il SOLDIER, alquanto esitante. Lo guardò sconcertato. «I- Io... non capisco... perché tu...?»
Non riuscì a finire la frase. Ma non fu necessario.
«Perché sei qui?»
Una mano si poggiò sulla spalla di Zack, invitandolo a liberare la strada. Lui lo fece, non perché volesse davvero, solo per la sorpresa del momento.
Rainiel, che aveva appena posto quella domanda, si mosse in avanti, guardando Sephiroth con un'espressione illegibile.
Le spalle del giovane uomo sembrarono irrigidirsi e poi rilassarsi nell'udire la sua voce e nel vederla avvicinarsi, ma questo non rese più facile rispondere.
«Per aiutarvi.» disse infatti.
«Certo... aiutarci.» Zack sembrava alquanto arrabbiato, il che non era da lui. «Perché dovresti aiutarci?! Hai quasi ucciso entrambi, solo un mese fa!»
Sephiroth mosse un passo indietro. Per un attimo, e solo per quell'attimo, fu possibile notare un'incredibile sofferenza nel suo sguardo. Una confusione mai vista, la nebbia dell'indecisione e del rimorso. La sua mente era probabilmente affolata da migliaia di pensieri in quel momento.
«... Lo so.» riuscì a dire, solamente. «E me ne pento.»
«Come no!» ruggì il più giovane, mentre Rain rimaneva in silenzio e, molti metri più indietro, Cloud riprendeva fiato e si rialzava. «Allontanati, Rain. Sta solo cercando un altro modo di finirci...» disse poi all'amica.
«Ripeto che non è mia intenzione uccidervi.» ribadì lui, più severo e impaziente. Ora sembrava di nuovo il Sephiroth di un tempo, il solitario Generale intransigente. Ad ogni modo, era meglio dello spiegato angelo che aveva dato alle fiamme l'edificio nel tentativo di vendicare sua madre.
«Come facciamo a saperlo?»
«Non lo sapete, ma ritengo sia opportuno parlarne. Vi chiedo solo di lasciarmi spiegare...»
«Spiegarti?!» Zack lo interruppe e mosse di nuovo la spada Potens, pronto a gettarsi su di lui per lottare fino alla morte, se necessario. «Perché dovremmo sentire la tua spiegazione? Quello che so è che ci hai mandati entrambi all'ospedale, ma saremmo potuti finire direttamente al cimitero!»
«Zack.»
La voce di Rain, ancora una volta, era stranamente calma ma al contempo autoritaria. Non voleva imporsi su di lui, ma convincerlo ad ascoltarla.
Il ragazzo la guardò, confuso.
«Ha detto di potersi spiegare.» ripeté le sue parole, senza distogliere per un solo istante lo sguardo dal suo.
Sephiroth la osservò ma comprese che qualcosa, ovviamente, non andava per il verso giusto.
«Sono curiosa di sapere cos'ha da dire.» terminò poi, in modo quasi intimidatorio.
Sapere il perché fosse accaduto quel che era accaduto era la sua preoccupazione più grande, lo era stata per un intero mese. Ogni notte, ogni giorno... ogni momento non faceva che domandarsi perché Sephiroth avesse fatto tutto ciò e perché non tornasse.
Forse attendeva il momento adatto? E se il momento adatto fosse proprio quello?
«Rainiel, no!» provò a dissuaderla il compagno.
«Per favore.» aggiunse gelidamente lei, rivolgendogli una sola occhiata.
Zack sapeva cosa stesse provando, o almeno poteva immaginarlo. Rivederlo doveva aver avuto su di lei un impatto incredibile, specialmente dopo quello che era successo.
Lo odiava? Ne sentiva la mancanza? Zack non lo sapeva, ma impedirle di scoprire cosa si nascondesse dietro quello che era accaduto, dietro quell'incendio, sarebbe stato malvagio da parte sua.
«Va bene... gli permetterò di spiegarsi. Ma questo non significa che io mi fidi di lui.» concesse.
Sephiroth poteva comprendere. Non avrebbe preteso da loro qualcosa di tanto importante come la fiducia. Non dopo aver ferito e lasciato alle fiamme entrambi.
Al contempo, il fatto che Rain avesse insistito gli fece molto piacere.
«Grazie.» sentenziò a bassa voce, probabilmente più a Rain che a Zack. Poco dopo volse altrove lo sguardo.
«C'è un luogo, non molto lontano, dove potremo discutere con calma.»
«Dovremmo seguirti?» continuò Zack, «Perché non ti spieghi qui e la facciamo finita?»
«Perché, se la Shinra dovesse sapere che mi trovo qui, mi costringerebbe a tornare a Midgar.» tagliò corto lui, stanco di parlare di cose non inerenti al vero discorso che importava a tutti.
Zack si guardò attorno: di certo avrebbero dovuto chiamare una squadra di soccorso e, se anche solo uno dei fanti si fosse risvegliato e lo avesse visto, la voce che Sephiroth era ancora vivo e in libertà avrebbe raggiunto la città e la Shinra avrebbe davvero fatto di tutto per riavere la sua arma. Sephiroth, ovviamente, non aveva intenzione di tornare nel luogo che l'aveva distrutto e, per quanto Zack avesse il diritto di insistere e di non fidarsi di lui, sapeva benissimo che la verità fosse quella. Se non voleva strappare a Rain la possibilità di scoprire cosa avesse spinto Sephiroth a comportarsi in quel modo - tentare di ucciderla, poi pentirsi e curarla, e infine scappare - avrebbe dovuto accettare, naturalmente tenendo alta la guardia.
«Ti seguiremo.» rivelò decisa Rainiel, rinfoderando le armi e preparandosi al viaggio. Afferrò il telefono per chiamare il quartier generale e avvisare di aver bisogno di una squadra medica che recuperasse i feriti, mentre loro si dirigevano altrove per la - ovviamente falsa - comparsa di un'ulteriore minaccia.
Alle loro spalle arrivò Cloud, che non sapeva molto di quanto successo, ma non essendo uno sciocco aveva compreso che doveva essere accaduto qualcosa... qualcosa che molto probabilmente si collegava a quell'incendio di cui tutti avevano parlato per settimane.
«... Tutti e tre.» propose quindi. Voleva andare con loro, senza restare più all'oscuro di tutto.
Zack avrebbe voluto rifiutare e dirgli di tornare alla base per evitare di mettere in pericolo anche lui, ma Rainiel annuì. Sembrava piuttosto tranquilla della sua scelta, anche se questo significava che avrebbero dovuto raccontare a Cloud tutta la verità su quello che era accaduto negli ultimi tempi.
Sephiroth non sembrò avere problemi nell'accettare di essere seguito anche da lui. Dopotutto, che diritto aveva di avanzare pretese in un contesto come quello? In più, se conosceva bene l'amico di Rain di cui lei gli aveva parlato, il ragazzo avrebbe tenuto la bocca chiusa e compreso il tutto senza troppi problemi.
Annuì allora una singola volta, in un certo senso grato di essere stato ascoltato. Ovviamente, il merito era della ragazza. Non si aspettava che proprio lei decidesse di ascoltarlo, ma ovviamente Rainiel non faceva che stupirlo di continuo. Era questo che apprezzava in particolar modo in lei.
Si mosse, pronto a guidare il gruppo verso il luogo nominato in precedenza.
La discussione sarebbe durata un po', ma valeva la pena cercare di spiegarsi a loro.

 

   
 
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