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Autore: _Zaelit_    11/10/2020    1 recensioni
Come cambierebbe la storia di Final Fantasy VII se un'altra creatura aliena fosse caduta sul pianeta, anni fa, oltre a Jenova?
Il Progetto Yoshua R porta alla creazione di una ragazza all'apparenza normale ma che, in realtà, dovrebbe incarnare il potere dei Cetra e uguagliare la forza fisica dei prodotti del Progetto Jenova.
Rainiel non sa di essere nata da un esperimento, esattamente come non lo sa Sephiroth, ma i loro destini percorrono la stessa strada e sono pronti a incrociarsi.
- La Fanfiction è ambientata durante le vicende di Crisis Core ma gli eventi sono stati cambiati per comodità della trama. Alcuni personaggi potrebbero risultare lievemente OOC. Vi è la presenza di coppie canon e noncanon e di personaggi OC. -
Genere: Azione, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Nuovo personaggio, Sephiroth
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Crisis Core, Contesto generale/vago
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Heiress of Yoshua'
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Sephiroth entrò per primo nella grande villa, seguito dagli attenti giovani alle sue spalle.
Cloud tossì e si guardò attorno, meravigliato dall'aspetto della magione in cui aveva messo piede. Sembrava una vecchia casa d'altri tempi, immersa in un clima regale e antico, con pareti di legno e pareti tinte di motivi dorati e verdastri, un grande lampadario spento appeso al soffitto e un'enorme scalinata che portava al piano superiore.
Zack lo reggeva con le braccia, e lanciò un'occhiata alle sue ferite, la maggior parte di esse ancora aperte. Anche lui e Rainiel non erano nelle migliori condizioni, ma sarebbero guariti tutti in fretta.
«Andiamo, amico. Ti porto al piano di sopra.» annunciò, iniziando a muoversi. Mentre saliva le scale, guardò un'ultima volta la sua amica.
Il suo sguardo era preoccupato. Lasciarla da sola con l'uomo che aveva quasi ucciso entrambi non era proprio qualcosa che gli andava di fare, ma in cuor suo sapeva che sarebbe andato tutto bene. Rainiel era una donna di parola, e che sapeva badare a se stessa. Se Sephiroth l'avesse fatta davvero infuriare, anche lui avrebbe passato un brutto quarto d'ora.
I due sparirono ben presto oltre la ringhiera del primo piano, lasciandoli soli proprio come lei aveva chiesto.
Sephiroth osservava la scalinata, ma poco dopo scostò lo sguardo su Rain. Una discussione faccia a faccia, dopo tutto quel tempo e dopo quello che era successo, metteva a disagio persino lui.
Tra i due v'era una una storia complicata, una davvero difficile da raccontare ma che entrambi conoscevano bene. E, ancor di più, entrambi conoscevano le proprie emozioni. Eppure, in quel preciso momento Sephiroth non riuscì a capire cosa stesse provando Rainiel, che iniziò ad avvicinarsi lentamente a lui.
La ragazza camminava a testa bassa, i pugni serrati, e ben presto lo raggiunse.
Molto più bassa di lui, rivolse un'occhiata in alto, sul suo viso, per un attimo.
Dopodiché agì.
Le sue mani raggiunsero la cintura e le fodere delle Aikuchi. Ne sfoderò una, impugnandola al contrario, per sferrare un attacco diretto, e fu esattamente quello che fece. Rapida come una saetta, colse persino il Generale alla sprovvista, perché prima ancora che potesse accorgersene la lama fu a un soffio dalle sue ciglia nere.
Il giovane uomo indietreggiò di un passo, evitando gravi danni, ma percepì un curioso calore allo zigomo. Sollevò una mano fino alla zona interessata e la toccò. Quando la ritrasse, sul suo guanto poté notare delle gocce di sangue.
Strinse le labbra e corrugò la fronte, guardando Rain che, ancora immobile nell'atrio, lo osservava cupa e determinata.
«Credevo volessi discutere.» disse lui, quasi divertito. Non era furioso, anche perché probabilmente meritava ben più che un taglietto sulla guancia.
«È questo il mio modo di discutere.»
Rainiel piegò il gomito, portando la spada davanti ai suoi occhi. Il luccichio dell'acciaio era secondo solo a quello mesto dei suoi occhi. «Ti conviene prendere la spada.» suggerì poi.
Sephiroth portò di nuovo le mani lungo i fianchi, sollevando il mento come se volesse placare il suo capriccio.
«Non voglio lottare con te, Rain.»
Finì appena di dire la frase, perché la ragazza scattò rapida verso di lui dopo aver dato un colpo di tacco al pavimento.
Come se fosse una magia, l'elsa della Masamune si ritrovò di colpo tra le mani di Sephiroth, che parò il suo attacco a un palmo dal proprio viso.
Rainiel, furiosa, continuò a spingere l'Aikuchi e le lame presero a tremare per la forza esercitata da entrambi.
«Non vuoi? Che strano, un mese fa sembrava che mi volessi morta.»
«Non mi aspetto di essere perdonato,» sibilò lui, «ma mi dispiace. È il mio più grande rimorso.»
Questo non calmò Rain, al contrario, la fece solo arrabbiare di più. La ragazza fece appello a tutta la sua forza e, mostrando i denti per la rabbia, lo spinse via prima di allontanarsi con una capriola a mezz'aria. Tagliò l'aria con la spada, le spalle rigide per le forti emozioni provate.
«Non avermi uccisa?»
«Averti fatto del male.»
Sephiroth non abbassò la testa, non provò timidezza o imbarazzo nel dire la verità. Era sempre stato sicuro di sé, anche se non aveva mai fatto troppo caso ai suoi sentimenti. Gli era stato insegnato che le emozioni non erano qualcosa di necessario, al contrario, sarebbero potute diventare la sua più grande debolezza. E un prodigio come lui non poteva permettersi debolezze. Solo tre persone erano riuscite a convincerlo del contrario. Angeal, Genesis... e Rainiel. L'ultima cosa che desiderava era perdere anche lei.
«Non è semplice spiegarlo, ma so di essermi fatto un'idea totalmente sbagliata. Da una vita cercavo la verità che spiegasse chi... o cosa, io sia davvero. E quando ho saputo di essere un esperimento, una cavia da laboratorio, non l'ho sopportato. Mi sono convinto che dovesse esserci dell'altro.» tentò di riassumere, il che non era di certo un'impresa facile. Solo lui conosceva davvero i tormenti che lo avevano assediato, i pensieri che pian piano erano riusciti a divorarlo.
Rainiel mulinò di nuovo la sua arma, nervosa.
«Oh, e quindi hai pensato di essere l'ultimo discendente del popolo degli Antichi destinato a vendicare la loro scomparsa. Mi sembra logico.»
Il suo sarcasmo era dettato da pura sofferenza e tanta rabbia. Non odio... non lo odiava affatto. Ci aveva provato, per settimane, ma era come se il suo corpo e la sua mente si rifiutassero di accogliere quel pensiero. Al contrario, cercare di dimenticarlo o di scaricare ogni colpa su di lui aveva solo causato l'effetto opposto. Quando cercava di farlo, Rainiel non faceva che sentire ancora di più la sua mancanza. Aveva pianto, alcune volte, da sola nella sua camera, sperando che tornasse e si spiegasse. Aveva continuato a sperare, come un'ingenua.
«Sono anch'io un esperimento come te, Sephiroth. Credi che mi sia piaciuto scoprire di essere il frutto di un progetto di sperimentazione su una creatura aliena? O che non mi sia anche io chiesta per tutta la vita perché fossi così diversa dagli altri? O che...» per un momento soltanto, singhiozzò e abbassò lo sguardo, «... mi sia piaciuto vedere le persone che amavo... sparire per sempre...?»
L'espressione di Sephiroth s'indurì quando egli comprese che Rain non stava facendo riferimento solo ai suoi genitori. Stava parlando anche di lui. E per questo... si sentì in colpa. Mai nessuno era riuscito a farlo sentire così. Neppure i nemici che aveva sconfitto, i soldati che aveva eliminato per portare la vittoria alla sua causa. Niente mai lo avrebbe scosso come le lacrime agli occhi di colei che era stata la sua allieva, e che tentava di reprimerle con ogni briciolo della sua forza.
«Volevo solo... andare avanti!»
Più lentamente, Rainiel prese la rincorsa e si scagliò contro di lui.
Sephiroth schivò il suo attacco, o poi parò il colpo successivo, tenendo bassa la Aikuchi che cercava di mirare al suo petto.
«Hai perso del tutto la ragione...! Hai rischiato di uccidere centinaia di persone innocenti! Che ne è stato della tua promessa? Della tua fiducia? Significavano così poco per te?!» lo accusò, ancora e ancora, indietreggiando e tentando un affondo dopo l'altro.
Sephiroth si difese, ma le sue parole lo scossero. L'ultimo colpo, poi, gli causò un taglio alla spalla. Non aveva nemmeno cercato di schivarlo. Meritava anche quello, si disse.
Rainiel era stanca a causa della lotta contro la creatura di mako. Le ossa le facevano ancora male per la brutta caduta, e così dovette fermarsi e riprendere fiato. La Aikuchi era un'arma leggera, ma le parve molto pesante in quel momento.
Sephiroth non si mosse, continuando ad ascoltarla.
«Io significavo così poco per te?» bisbigliò a stento Rain, ormai non più impaurita, né timida. Era solo tremendamente stanca.
L'uomo socchiuse gli occhi, incapace di rispondere benché conoscesse benissimo la risposta.
No, ovvio che no.
Altrimenti l'avrebbe uccisa, e poi avrebbe continuato a spargere odio e distruzione ovunque.
«Perché? Perché, Sephiroth?!»
Rain tornò a sollevare la testa, impugnando l'elsa con entrambe le mani. Diede alla spada uno scossone, come una bambina arrabbiata che scuote un giocattolo. La sua voce era spezzata. Ora stava davvero sfogando tutta l'amarezza raccolta in quell'ultimo periodo.
«Perché non sei tornato? Non t'importava di sapere se io Zack fossimo ancora vivi?» alzò la voce, prima di abbassarla e di corrugare la fronte, mordendosi con forza le labbra. Tacque per qualche istante, dopodiché parlò sottovoce.
«Perché non mi hai uccisa...?» singhiozzò. Non sapeva spiegarselo. Non capiva perché, dopo tutto quello era successo, dopo tutto il male che le aveva inferto, Sephiroth avesse deciso di risparmiarla e, non solo, anche di guarire le sue ferite più gravi.
Qualche secondo di silenzio più tardi, la ragazza guardò l'uomo. Stava eludendo il suo sguardo. Non era mai capitato che fosse lui a evitare il contatto visivo. Era una cosa che, a quanto aveva potuto notare lei, non sopportava. Eppure adesso stava cercando di non guardarla. Forse perché non sopportava di vederla ridotta in certe condizioni. Rainiel non lo capiva, non l'avrebbe mai capito. E questo la fece solo innervosire.
Tossì una risata, amareggiata.
«Ma che importanza ha, giusto? Perché dovresti spiegarlo a me?» sollevò le spalle, fuori di sé, «Sono solo un'ingenua e una sciocca. Una che ha persino sperato che tornassi da lei per spiegarti, nonostante tutto, perché forse ti avrebbe davvero perdonato!» alzò poi la voce, «Davvero una sciocca!»
Con quel grido, si gettò di nuovo contro di lui, sollevando l'Aikuchi.
Lo sguardo serpentino di Sephiroth, però, la congelò all'improvviso. Questa volta non si sarebbe lasciato colpire.
Rainiel vide muoversi anche lui, che rispose all'attacco, agendo con una rapidità che non aveva eguali nel resto del mondo. La disarmò con estrema semplicità, la spada cadde a terra producendo un suono metallico e, un attimo dopo, i polsi di Rain si unirono, immobilizzati. Una forza sorprendente la spinse altrove.
Chiuse gli occhi e si lasciò sfuggire un'esclamazione sorpresa quando la sua schiena colpì il muro e una mano si poggiò su esso alla sinistra del suo viso.
Affannata e messa all'angolo, riaprì gli occhi e provò a dimenarsi, ma non ci riuscì.
Notò che Sephiroth la teneva ferma, senza tuttavia farle male ai polsi o alle gambe, a cui aveva impedito ogni movimento con una delle sue. La Masamune era a terra, esattamente come la sua arma, a qualche metro da entrambi. Sembrava che lo scontro fosse finito e, ovviamente, Rain aveva perso di nuovo.
Ma comprese subito che l'uomo non l'aveva bloccata per farle capire di non avere nessuna speranza contro di lui, bensì per indurla a darsi una calmata.
Rainiel respirò affannata, riservandogli uno sguardo truce, mentre i ricordi la assediavano crudelmente.
Era da molto che non si ritrovavano tanto vicini l'uno all'altra. Un tempo una cosa del genere le avrebbe provocato brividi a non finire.
«L- Lasciami!» provò allora a dire, più insicura.
«Ho detto che non avrei preteso di essere perdonato,» tagliò corto lui, ignorando la sua richiesta, «Ma voglio comunque essere ascoltato.» pretese poi.
Rainiel serrò le labbra, incapace di replicare.
Perché negarglielo? Dopotutto... lei voleva davvero ascoltarlo e trovare una risposta alle sue domande.

 

   
 
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