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Autore: _Zaelit_    11/10/2020    1 recensioni
Come cambierebbe la storia di Final Fantasy VII se un'altra creatura aliena fosse caduta sul pianeta, anni fa, oltre a Jenova?
Il Progetto Yoshua R porta alla creazione di una ragazza all'apparenza normale ma che, in realtà, dovrebbe incarnare il potere dei Cetra e uguagliare la forza fisica dei prodotti del Progetto Jenova.
Rainiel non sa di essere nata da un esperimento, esattamente come non lo sa Sephiroth, ma i loro destini percorrono la stessa strada e sono pronti a incrociarsi.
- La Fanfiction è ambientata durante le vicende di Crisis Core ma gli eventi sono stati cambiati per comodità della trama. Alcuni personaggi potrebbero risultare lievemente OOC. Vi è la presenza di coppie canon e noncanon e di personaggi OC. -
Genere: Azione, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Nuovo personaggio, Sephiroth
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Crisis Core, Contesto generale/vago
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- Questa storia fa parte della serie 'Heiress of Yoshua'
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Al piano di sopra, le cure procedevano tranquillamente.
Zack riuscì a trovare una piccola pozione curativa che gli era stata consegnata dalla Shinra, e la porse a Cloud, il quale la prese e la stappò sovrappensiero, nonché molto disorientato.
«È impossibile... non può essere stato Sephiroth a causare quell'incendio!» esclamò terrorizzato. Il Generale era stato il suo idolo, colui che lo aveva spinto ad arruolarsi nella Shinra, come era capitato a Rainiel. I suoi ideali crollarono in un istante, e la sua espressione si fece più tesa e triste che mai.
«Bevi.» disse premurosamente Zack, prima di sedersi sul letto di fronte a quello su cui aveva preso posto l'amico, lasciandosi cadere sul materasso con un sospiro. «Fidati... al tuo posto non ci crederei neanch'io.» continuò dopo, massaggiandosi le tempie.
Avrebbe tanto voluto che le cose fossero più semplici di così. Lavorare per SOLDIER, allenarsi in palestra e fare visita alla sua Aerith nei bassifondi ogni volta che gli era possibile, per accompagnarla a vendere quei suoi adorati fiori lungo le strade del Settore 5. Invece, però, era come al solito lontano da casa e coinvolto in una storia ingarbugliata e pericolosa. Sperava davvero che si trattasse solo di un brutto sogno.
«Ma... lui è un eroe... non è vero?» Cloud bevve e strinse l'ampolla al petto, gli occhi persi in un punto indefinito della stanza. Credere a quella versione dei fatti era difficile. «Vuoi dire che è per questo che tu e Rain siete stati ridotti a quel modo? Ed è per questo motivo che Sephiroth è scomparso all'improvviso?»
«A dirla così potrebbe sembrare riduttivo, ma... sì, a grandi linee è così.» Zack stirò i muscoli della schiena, desideroso solo di un bagno caldo e di una lunga dormita.
«E dunque... Rainiel e Sephiroth sono...?»
«Prodotti di un esperimento.» la fece breve l'altro ragazzo, «Motivo in più per stare alla larga da Hojo. E anche da SOLDIER.»
Cloud calò la testa. Tempo prima aveva fatto una promessa a qualcuno di molto importante per lui, dicendo che sarebbe tornato a casa da SOLDIER, e non più come l'emarginato di sempre. Probabilmente il suo era solo un sogno destinato a sprofondare.
«Ma non sono nostri nemici, non è vero?» provò ancora a domandare, speranzoso di ottenere la risposta a cui aveva pensato.
Zack sollevò un sopracciglio.
«Rain non sarà mai nostra nemica. È la persona più buona che conosca, fidati.» ridacchiò, prima di tornare più serio, «Ma per quanto riguarda Sephiroth... ho visto di cosa è capace. È un uomo confuso e letale, e quando siamo stati costretti ad affrontarlo era assolutamente fuori di testa. Ammetto di credere che sia cambiato, però...» dovette dargliene atto, «Oggi ha salvato entrambi, ma avrebbe potuto lasciarci morire o comunque ucciderci tutti. Perché difenderci, se volesse ancora eliminarci? Sembra che si sia davvero pentito delle sue azioni.» spiegò infine.
Cloud provò a parlare, ma un tonfo attirò l'attenzione di entrambi. Dal piano di sotto si sentirono arrivare rumori preoccupanti. Una parete tremò, segno che qualcosa l'aveva colpita.
Il ragazzo biondo scattò in piedi, cosa che non fece molto piacere al suo ginocchio, che infatti si piegò per una fitta improvvisa.
Zack, invece, tese solo i muscoli.
«Rain...! Dobbiamo andare a...!»
«Siediti, Cloud.» lo rassicurò Zack.
Aveva un sesto senso, per quanto riguardava la sua amica. Sapeva sempre quando era in pericolo e quando invece la situazione fosse gestibile o persino a suo favore. Inoltre, era stata cristallina nello spiegarsi: Sephiroth non le avrebbe fatto del male. Se al piano sottostante vi era un po' di confusione, sicuramente era a causa della ragazza che si era decisa a sfogarsi e non del Generale, che se avesse voluto ucciderla non si sarebbe fatto problemi a farlo davanti a tutti, piuttosto che attendere di confrontarla da solo.
«Ma... Rainiel...!»
«Sta solo risolvendo una faccenda.» Zack sfoderò persino un furbo sogghigno, «Fidati di lei. Più tardi potrai contare i lividi di Sephiroth in tutta calma.» scherzò.
Cloud fece come chiesto, anche se non del tutto persuaso da quella consolazione. Probabilmente era davvero quello il modo di risolvere le cose fra SOLDIER di prima classe.

Al piano inferiore, invece, la discussione procedeva più animata che mai. Sephiroth aveva bloccato Rainiel contro una parete, solo perché sarebbe stato più comodo parlare senza rischiare di essere tagliuzzato dalla sua Aikuchi.
«Dovrei ascoltarti? Allora puoi davvero giustificarti per ciò che hai fatto?» accusò Rainiel, di nuovo cercando di liberarsi dalla stretta che una sua singola mano esercitava su entrambi i propri polsi, ma non funzionò.
«No.» fu diretto e sincero lui, «Non penso di poter giustificare le mie azioni in alcun modo. Non l'aver cercato di uccidere te e Zack.»
«Quindi vuoi spiegarmi perché non hai portato a termine l'opera, giusto?» dedusse lei, «Io... io non dovrei nemmeno starti a sentire, in realtà. Una volta ero io quella intenzionata a giustificarsi... e non hai fatto che mandarmi via. Hai rifiutato l'aiuto che volevo offrirti.»
«Lo ricordo.» replicò Sephiroth.
Gli archivi, il loro dibattito. Lui aveva detto di non avere nessuno a cui teneva realmente, dicendo in breve che, per lui, Rain non contava nulla. A ripensarci adesso, si sentiva tremendamente sciocco ad aver detto qualcosa di simile. Tutto nella sua vita, oramai, girava attorno a Rainiel.
«Ma so che tu non manderai via me. Perché non sei come me.» spiegò.
Rainiel spalancò gli occhi, puntandoli sui suoi che, stranamente, sembravano tristi.
Sephiroth aveva in poche parole detto... che riteneva lei migliore di se stesso. Non era un livello al quale si sarebbe abbassato tanto facilmente, data la sua arroganza e il suo orgoglio, ma lo aveva fatto solo per lei. Questo, un po', la rassicurò... e le fece molto piacere.
Non pensava che avrebbe mai rivisto il Sephiroth premuroso che si era preso cura di lei nei tempi più bui. Non dopo aver conosciuto il Sephiroth spietato e vendicativo che l'aveva portata a un passo dalla morte.
Calò le palpebre sugli occhi ancora lucidi, rilassando il corpo.
«... Ti ascolto.» concesse allora, arrendendosi. Ad ogni modo, voleva farlo davvero. Solo... non voleva farglielo capire.  Anche lei, purtroppo, peccava d'orgoglio.
Quando pronunciò quelle parole, sentì la stretta attorno ai suoi polsi disciogliersi. Sephiroth lasciò andare le sue mani, su cui posò lo sguardo mentre rifletteva.
Dopodiché, iniziò a parlare.
«Ho appreso molto sul Progetto Jenova, durante la settimana trascorsa nell'archivio. Il professor Gast, l'uomo che mi ha cresciuto, anni fa descrisse Jenova come una creatura Cetra. Lui fu l'unica persona a prendersi realmente cura di me, quando ero ancora un bambino. Ero molto legato a lui. Credevo di potermi fidare delle sue parole... e così mi sono convinto di essere davvero il prescelto del pianeta. Colui che avrebbe portato giustizia per la morte del suo popolo... tutto aveva un senso e un significato ben preciso nella mia mente. Forse ero nato esattamente per questa ragione
I suoi denti si strinsero, le dita della mano destra, ancora contro la parete, si serrarono graffiando il legno nonostante i guanti.
«Ho odiato tutto. La Shinra, gli umani, me stesso... eternamente in conflitto. Ero un mostro, o un prezioso erede? Non volendo accettare la prima opzione, mi rifugiai nella seconda. E per vendicare mia madre, dovevo iniziare distruggendo coloro che l'avevano intrappolata.»
Rainiel, la schiena ancora premuta contro il muro, si sentì più scossa che mai, ma iniziò a comprendere cosa avesse davvero portato Sephiroth a lasciarsi guidare dalla follia piuttosto che dalla razionalità. In effetti, vivere nella convinzione di essere una creatura superiore alle altre sarebbe stato decisamente più facile.
«... La Shinra.» comprese ciò che voleva dire, osservandolo annuire una sola volta.
«Ero così furioso che desideravo solo sfogare la mia ira su chiunque e su qualsiasi cosa. Così accecato dal mio stesso odio... che mi sono ritorto contro te e Zack.»
I ricordi di ciò che aveva fatto resero i suoi occhi chiari più opachi, un'espressione sperduta sul suo viso. Era in momenti come quello che Rainiel si accorgeva di quanto il grande e potente Sephiroth fosse, in realtà, fragile. Più di qualsiasi persona conoscesse. La sua mente vacillava, come il suo cuore. Spezzato da una realtà che non gli apparteneva più, dal mistero che lo avvolgeva. Non sapeva più chi fosse lui davvero.
«Ed è solo quando ho capito di averti ferita... quando ho davvero temuto di averti ormai uccisa...» faticò poi a continuare, non perché non trovasse le parole adatte o fosse in soggezione, ma perché la sola memoria delle sue azioni gli stava dando la nausea, «... ho compreso cosa stessi facendo. Stavo sbagliando tutto. Avevo inconsapevolmente scelto di sacrificare tutto ciò che avevo per una menzogna alla quale ho creduto. Jenova non è neppure un Cetra. È una creatura aliena, nulla di più. E per lei stavo distruggendo tutto ciò che di più caro mi restava.»
Quando sollevò gli occhi sui suoi, Rainiel capì.
Si stava riferendo a lei. Era lei l'ultima cosa rimasta a Sephiroth, che nella sua vita non aveva avuto poi molto. Ricchezza, fama, gloria... niente di tutto ciò lo soddisfaceva. Non era ciò di cui aveva bisogno, perché si sentiva più solo che mai. I suoi amici lo avevano aiutato, per poi tradirlo, e per questo faticava a fidarsi delle persone. Rainiel, però, era diversa. Lei era speciale. Erano due facce di una stessa moneta.
«Non sono tornato perché temevo che fossi morta.» rivelò allora, senza vergogna, ma con molto odio. Odio per se stesso. Probabilmente si considerava un codardo. Ironico, per il SOLDIER più coraggioso di sempre.
«Perché non sarei stato in grado di continuare a vivere, sapendo di averti uccisa con le mie stesse mani. Non tu... non colei che mi ha insegnato che diventare un mostro è una scelta, non un obbligo.»
Rain schiuse le labbra, incuriosita e stupita da quanto aveva ascoltato. In realtà, era stato lui il primo a dirle tutto ciò, quando era lei a odiare se stessa. Evidentemente non aveva recepito il suo stesso insegnamento e, ironia della sorte, era stata l'allieva a tramandarlo al suo mentore. In un certo senso, si erano salvati a vicenda.
«Per cui... dirlo è davvero una banalità, e sei persino libera di non credermi... ma quando ti ho rivista, quando ho capito che eri sopravvissuta...»
Per un attimo, Rainiel notò le sue labbra curvarsi in un calmo sorriso, uno che davvero esprimeva felicità.
«... non puoi neanche immaginare quanto io mi sia sentito sollevato. Anche se non basterà mai a colmare il mio senso di colpa, anche se non mi perdonerò mai per ciò che ho fatto. E anche se non mi perdonerai neanche tu. Voglio solo che tu sappia che sono felice che tu sia qui, anche se nei miei confronti provi solo odio.»
Sephiroth non aveva mai parlato così a nessuno e in nessun contesto. Non era neppure un amante dei lunghi discorsi, essendo un uomo pragmatico e che preferiva i fatti alle parole. In quel momento, però, stava davvero aprendo il suo cuore alla ragazza di fronte a sé. Probabilmente aveva preparato quel discorso per giorni e giorni, speranzoso di rivederla, o forse quelle parole nacquero sul momento.
Ad ogni modo Rainiel poteva sentire la sua schiena irrigidirsi, poté percepire l'odio e la gioia amalgamarsi in lui, la luce e le tenebre scuotere la sua anima che lottava disperatamente per non annegare nell'oscurità. E quando Rain era con lui, per qualche ragione, tornare a galla in quel mare scuro di rancore e dubbi era molto più facile.
«Tu sei l'unico motivo, Rainiel.» concluse, non avendo altro da aggiungere, «L'unico motivo per il quale non mi sono lasciato andare a tutto quell'odio.»
Rainiel ascoltò attonita. Ogni parola da lui pronunciata la lasciò senza fiato. Anche il solo parlare con lui, dopo tutto quel tempo trascorso a convincersi che non l'avrebbe più rivisto, era come un sogno. Pensava davvero che non fosse tornato, che non l'avrebbe mai fatto, perché davvero non gli importava niente di lei. Pensava di essere solo una delle tante persone della sua vita, o persino una di quelle che lo avevano tradito. Pensava a mille cose, migliaia e migliaia di problemi...
...che Sephiroth aveva appena eliminato con poche, semplici parole. Parole sincere che ebbero su di lei un effetto straordinario.
Lei era l'unico motivo. Per il quale continuava a lottare, e per il quale non era tornato a Midgar dopo la sua fuga. Perché era, in realtà, la cosa più importante per lui.
E questa consapevolezza portò alla luce tutta la malinconia del suo cuore, ogni singola emozione che aveva cercato di scacciare. Aveva sentito la sua mancanza, aveva percepito il desiderio di averlo accanto, di stringerlo, di affrontare tutto quello che stava accadendo, insieme.
Avrebbe anche voluto rispondergli, ma nessuna parola sarebbe stata abbastanza efficace. Così fece l'unica cosa che le passò per la mente in quel momento, l'unica che forse avrebbe spiegato molte più cose di quante sarebbe riuscita a dirne.
Sollevò le mani, afferrò il colletto della sua lunga giacca, e tirò Sephiroth a sé. Alle sue labbra.
Ancora schiacciata contro quella fredda parete, lo baciò con foga e disperazione, ricordando quanto tempo fosse passato dall'ultima volta che lo aveva stretto a sé a quel modo. All'improvviso, i problemi che la tormentavano sembrarono molto più piccoli.
Sephiroth fu inizialmente sorpreso da quella sua iniziativa. Non si aspettava affatto che reagisse così, non dopo aver cercato di dargli una lezione a suon di Aikuchi. Pensava che Rainiel lo odiasse con tutta se stessa, che lo avrebbe colpito con uno schiaffo e poi allontanato. Gli sarebbe andato bene comunque, perché ciò che importava davvero per lui era che lei stesse bene e fosse viva. Ma quello... no, non se lo aspettava proprio. Ma non gli dispiacque affatto.
Chiuse gli occhi lentamente, lasciandosi andare. Quel bacio non aveva nulla a che vedere con il primo, scambiato nel corridoio del palazzo Shinra. Questo era molto più passionale, più triste e bisognoso. Una carica d'emozioni investì entrambi con la forza di un uragano.
Rainiel non lasciò andare i lembi della sua giacca, come spaventata dall'idea che sarebbe scomparso di nuovo, e apprezzò più che mai il braccio che le cinse la via, e i muscoli dell'altro, appoggiato al muro, che si irrigidivano mentre lei si abbandonava a quella sensazione.
Per un paio di secondi, cessò di esistere ogni progetto scientifico, ogni creatura di mako, ogni minima fiamma dell'incendio che li aveva divisi.
Per un paio di secondi... al mondo rimasero solo loro due.

   
 
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