Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
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Autore: pampa98    11/10/2020    1 recensioni
[Questa raccolta partecipa al Writober di Fanwriter.it]
Una storia al giorno con protagonista Jaime Lannister, ambientate nell'universo canonico o in AU.
Genere: Fluff, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Brienne di Tarth, Cersei Lannister, Jaime Lannister, Tyrion Lannister
Note: Raccolta | Avvertimenti: Incest
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[Questa storia partecipa al "Gioco di scrittura" indetto dal gruppo Facebook "Caffè e calderotti"]
Prompt: Favola/Fiaba!AU.
Numero di parole: 1083

 
LA FANCIULLA NELLA TORRE




La Fortezza Innevata era avvolta da una tormenta e il suo profilo era individuabile solo grazie alla sua immensa mole. Jaime sapeva che la tempesta era costante, pertanto spronò Onore verso l’ingresso, desideroso di portare a termine in fretta la sua missione.
All’interno il castello era deserto e sembrava abbandonato a se stesso. L’unico elemento nuovo erano delle pellicce di orso attaccate alle pareti lungo la scalinata e all’ingresso. Il Gigante che vi abitava era conosciuto da tutti per la sua crudeltà e, allo stesso tempo, la sua giovialità. Era tuttavia raro che rapisse le fanciulle che si avventuravano nel suo bosco – che, secondo lui, si estendeva per tutto il Nord del regno. Per questo quando Lord Tarth lo aveva contattato, dicendogli che sua figlia era stata rapita, Jaime ne era rimasto sconvolto.
Conosceva bene Brienne: i loro rapporti erano iniziati con il piede sbagliato – lei troppo onesta per perdonare il suo passato oscuro, lui troppo orgoglioso per voler andare oltre il suo aspetto sgradevole – ma negli anni avevano imparato a rispettarsi e ad apprezzare pregi e difetti l’uno dell’altra.
Jaime non sopportava l’idea che lei fosse rinchiusa in una lugubre torre alla mercé di un vile Gigante.
Estrasse la sua spada, salendo guardingo le scale. C’era troppo silenzio. Un altro avrebbe pensato a una trappola; Jaime ne approfittò per trovare Brienne più velocemente.
Si diresse verso l’ala Ovest e scoprì presto di essere nel posto giusto. Le assi scricchiolavano, causando dei piccoli terremoti a ogni passo del Gigante. Jaime vedeva la sua ombra e sentiva la sua voce sopra di sé.
«Non so più che regalarti» diceva. «Ti ho preso pellicce, carne di ottima qualità, latte, persino fiori. Cosa devo fare ancora per te?»
«Potresti tentare con quello che ti chiesi già il primo giorno: liberarmi e lasciarmi tornare a casa.»
Jaime tirò un sospiro di sollievo sentendo la voce combattiva di Brienne. Qualunque cosa le avesse fatto quell’essere, non era ancora troppo tardi. Percorse gli ultimi gradini che lo separavano dalla stanza senza fare attenzione al rumore che faceva, dal momento che ogni suo passo sarebbe stato coperto da quelli più pesanti del Gigante.
«Io non voglio lasciarti andare! Io ti voglio con me, devi essere mia!»
«Non ti ha insegnato nessuno come ci si rivolge a una giovane fanciulla?»
Jaime scattò dentro la stanza e ferì il Gigante – che così gigante in realtà non era – dietro le ginocchia, facendolo cadere per il dolore e la sorpresa. Senza lui tra i piedi, vide che Brienne era sdraiata supina su un grande letto e stava cercando di guardarlo, sebbene la testa fosse diretta verso il soffitto.
«Jaime!»
Jaime corse da lei. Percorse rapidamente il suo corpo con lo sguardo, in cerca di lividi o ferite.
«Stai bene?» le chiese.
«Sì. Ma non riesco a muovermi, mi ha… mi ha dato qualcosa.»
«Una pozione» intervenne il Gigante, che nel frattempo si era messo seduto contro il muro. «Una pozione di cui solo io, Tormund il Gigante, possiedo l’antidoto.»
«Allora dammelo» gli intimò Jaime, puntandogli la spada alla gola.
«Certo» disse. «Appena lei sarà diventata mia.»
«Lei non sarà mai tua! Liberala, se non vuoi che versi il tuo sangue putrido qui e adesso.»
Tormund rise.
«Se io muoio, lei resterà così per sempre.»
La mano di Jaime tremò. Con uno sbuffo, tornò verso Brienne. Lei non poteva muoversi, ma lui riusciva a toccarla.
«Ti porto via da qui» disse, passandosi il suo braccio intorno alle spalle. «Troveremo un modo per annullare gli effetti della pozione…»
«Jaime!»
Il suo grido di avvertimento giunse troppo tardi. Una miriade di colori esplose nelle testa di Jaime, mentre dalla sua nuca partirono scosse di dolore puro. Si tastò la ferita, scoprendo di star perdendo sangue, mentre le sue gambe smisero di reggerlo. Cadde su un fianco, con la voce di Brienne che chiamava il suo nome in lontananza.
“Resta sveglio”, si disse. Non doveva permettersi di perdere i sensi, non in quel momento.
«Non… amico…»
La mente di Jaime si sforzava di capire cosa stava dicendo Tormund, ma senza molto successo.
«… andrai… Mia e solo mia.»
Jaime allungò la mano destra intorno a sé, alla ricerca della spada. Tormund lo aveva dato per svenuto e non gli prestava più attenzione, mentre al contrario ne stava prestando troppa a Brienne.
«Non osare avvicinarti a me, verme!»
Jaime strinse il pomolo della spada. Tenendosi a un gambo del letto, si mise seduto. Tormund era vicino a lui, di spalle, mentre cercava di baciare Brienne. Con un unico fendente, Jaime gli trapassò il petto. Tormund si voltò verso di lui, tenendosi le mani sullo sterno per cercare di bloccare l’emorragia. Cadde a terra, riverso nel suo sangue, e non si mosse più.
«Jaime! Sei ferito?»
Jaime scosse la testa e si pentì subito di quel gesto.
«Solo un po’ stordito» rispose. «Coraggio, andiamocene.»
«Sei sicuro di riuscire a sollevarmi da solo?»
«Cosa? Credi che non sia abbastanza forte da poterlo fare?»
«Credo che quel colpo ti abbia indebolito parecchio» gli fece notare lei. «Non voglio che tu faccia sforzi inutili.»
«Quanto sei dolce a preoccuparti per me, donzella. Tranquilla, niente potrà impedire a un cavaliere di salvare la…»
Si bloccò.
«Se ti faceva schifo dire “fanciulla”, potevi anche stare zitto» mormorò Brienne.
«No, no, no. Hai mai letto delle favole da bambina?»
«Ti sembra il momento di fare conversazione?»
«Cattivo che rapisce la fanciulla e la rinchiude nel suo castello, un cavaliere che deve salvarla, una pozione magica… Ci sono tutti gli elementi per una favola! Tutti tranne uno.»
«Ti ha colpito con più forza di quanta credessi, temo.»
Jaime sbuffò.
«E tu sei senza speranza, donzella. Beh, lasciamo perdere, proviamoci e basta.»
Si chinò su di lei, posando le labbra sulle sue. Sarebbe dovuto essere un contatto breve, ma Jaime non riuscì ad allontanarsi. In quel momento, quei sentimenti strani e inspiegabili che provava per Brienne emersero dandogli finalmente una risposta. E, a giudicare dal modo in cui lei rispose al bacio, portandogli le braccia intorno alle spalle per avvicinarlo a sé, il suo amore doveva essere ricambiato.
Quando si allontanarono, Jaime le sorrise mentre il suo volto divenne paonazzo, mettendo in risalto le lentiggini che le ricoprivano le guance.
«Sembra che il bacio del vero amore abbia funzionato» disse, toccandole le braccia con cui lo stava ancora stringendo.
Brienne scattò a sedere, rischiando di dargli una testata, e scese dal letto.
«S-Sarà stato un c-caso» esclamò. «C-Comunque, grazie. Ora… Ora andiamocene.»
Jaime rise, seguendola fuori dal castello.
 
   
 
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