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Autore: Luigi Sturzo    11/10/2020    0 recensioni
In questa breve storia si narra la difficile vita di Neville Longbottom, un personaggio che tutti snobbiamo e reputiamo goffo, ma che nasconde dietro di sé una vita complessa e piena di rimorsi.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Neville Paciock
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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NEVILLE LONGBOTTOM
La straziante storia di colui che poteva essere il Prescelto
 
Hogwarts, 25 ottobre 1994
 
Cara nonna,
sebbene la nostra corrispondenza sia stata perennemente unilaterale (ho quasi perso il conto di tutte le Strillettere che mi hai mandato), oggi sento il bisogno di prendere penna e pergamena e di mandarti un gufo, sperando che ciò che deve avvenire succeda prima dell’arrivo di questa mia.
Ho infatti sentito negli ultimi giorni un bisogno irrefrenabile ed incontrollabile, un desiderio perverso ed animalesco che ha reso le mie notti insonni e piene di lacrime e che non mi permette di vivere una vita felice e normale, quella di uno studente del quarto anno della scuola di Magia e di Stregoneria di Hogwarts, un po’ goffo certo, ma fiero di essere un Grifondoro.
La vita non dovrebbe essere di sicuro uno spasso, visti i compiti, gli incantesimi sempre più difficili da imparare e così via, ma di sicuro ognuno dovrebbe sentirsi tranquillo quando si corica nel letto per dormire, sapendo di essere destinato ad una notte serena e ad un risveglio senza pericoli, ma soprattutto senza sogni malvagi e tenebrosi.
Ti scrivo perché non sono tranquillo, non riesco ad essere tranquillo e a vivere giorni tranquilli, faccio fatica a svegliarmi con la voglia di passare un altro giorno con persone che non riescono a capire in alcun modo come mi provi, eccetto forse un mio coetaneo, che dorme nel letto accanto a me, che segue le lezioni nel banco di fronte al mio e che di sicuro tu conoscerai. Harry Potter. Quel famoso Harry di cui tutti parlano e la cui storia è leggendaria. Il ragazzo che è sopravvissuto a Tu-Sai-Chi, chi ha sconfitto Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato e ha riportato la pace nel nostro mondo, un Bambino prodigio che tutti amano e che ha già avuto modo di farsi amare in questa scuola: ha protetto la Pietra Filosofale, ha ucciso un Basilisco e ha lottato contro centinaia di Dissennatori, evitando così il ritorno del Lord che noi tutti odiamo.
Tuttavia, malgrado tutta questa gloria e questo alone fantastico che si è creato intorno a lui, Harry Potter sembra l’unico in grado di capire un ragazzo goffo e sbadato come il sottoscritto, che non è capace a lanciare nemmeno un incantesimo di disarmo come si deve: cosa sono io di fronte al miglior Cercatore che Grifondoro abbia mai avuto? Cosa sono io dinanzi al Bambino sopravvissuto.
Eppure, noto che anche Harry non passa notti tranquille: sembra che sia disturbato, proprio come me; sembra che ci sia qualcosa che lo tormenti, qualcosa di soprannaturale che gli tolga la tranquillità, sembra che gli spettri del suo passato lo tormentino ancora.
Gli spettri del suo passato lo tormentano ancora, è ovvio, come dargli torto? Chi può sentirsi peggio di un bambino innocente che a poco più di un anno di età si è visto strappare dalle mani i genitori, uccisi dal Signore Oscuro? Chi può stare peggio di colui al quale l’essere mago è stato nascosto per lunghissimi anni dagli zii cattivi e perfidi, che non lo hanno accettato per pietà, ma per paura? Chi può stare peggio di un ragazzo che ha visioni notturne di gente che viene uccisa, del ritorno dell’Oscuro Signore? Come si può non provare pietà di fronte ad un bambino privo di alcuna colpa che è stato condannato ad una vita priva dell’amore dei suoi genitori? Chi potrebbe anche solo immaginare una vita senza quel calore che ti accompagna ogni giorno della tua vita infantile, quel calore che ti avvolge e ti fa andare avanti con spensieratezza, sapendo che c’è qualcuno che è sempre vicino, pronto a dare consigli e a risollevare dopo un errore?
Nessuno, direbbero i più. Nessuno può stare peggio di Harry. Lo so che lo diresti anche tu, nonna.
Eppure, ti sbagli, e anche di grosso.
Vediamo, è sufficiente per stare peggio di Harry avere visioni notturne sempre, ogni notte, senza mai interruzione e con la stessa ferocia da quasi quattordici anni? È tanto massacrante avere visioni di un vecchio custode, ucciso certo, ma del tutto sconosciuto, quanto vedere ogni notte, in ogni secondo, in ogni momento, l’immagine dei propri genitori torturati alla follia? È più confortante il pensiero di genitori morti da eroi o quello di una mamma ed un papà che sono ancora vivi, ma è come se non lo fossero?
Penso che ormai, nonna, l’avrai capito.
Io posso dire di sentirmi peggio di Harry.
Io e solo io posso pensare che non potrebbe esserci di peggio nella vita.
Io sono stato cresciuto da una nonna vanitosa ed egocentrica, interessata solo alla speranza che fossi un eroe come i miei genitori, una nonna che non mi ha mai guardato in faccia, che non mi ha mai consolato, ma non ha esitato ad umiliarmi davanti a tutti i miei compagni ricordando i miei peccati e le mie mancanze.
Io sono colui che non passa una notte tranquilla da anni, che vede sempre gli stessi volti agonizzanti, che non ha mai la speranza che il domani possa essere un giorno migliore.
I genitori di Harry Potter sono morti e lui non li ha mai praticamente conosciuti, e purtroppo per lui non potrà più farlo. I genitori di Harry sono sepolti sotto terre e le loro anime giacciono chissà dove, magari ancora unite dalla forza e dalla tenerezza che hanno mostrato in vita. Harry non ha mai visto davvero i suoi genitori, non li ha mai sognati con la mia stessa intensità, non li ha mai visti torturati sino alla follia.
Io, invece, sì.
I miei genitori sono ancora vivi, ma in uno stato peggiore della morte stessa.
Quando li guardo, sdraiati sul letto dell’Ospedale San Mungo, vedo la vita e l’amore che in passato c’è stato, ma che non ha più alcuna possibilità di esserci.
Ogni notte vedo un fascio di luce rossa e i loro corpi che si contorcono spaventosamente, accompagnati da grida di dolore, fino a quando essi non giacciono a terra, inermi, senza più quel sorriso che mi mostravano ogni giorno quando ero piccolo.
Io vedo costantemente e senza sosta quel ghigno malefico sul volto di quella sudicia e infame Mangiamorte che nega un futuro ai miei genitori e di riflesso anche a me.
E quindi sì: io, Neville Longbottom, sono assalito sempre e comunque da quel “Crucio” che Bellatrix Lestrange pronunciava così arditamente, da quel riso malevolo che portava alla rovina le vite di due Auror straordinari, Alice e Frank Longbottom. Io, Neville Longbottom, sto male da sempre a causa di quell’incantesimo, di quella maledetta maledizione che ha distrutto i miei genitori. Io, Neville Longbottom, parlo a lungo con loro, sapendo che essi sono vivi e che forse mi ascoltano, ma non ricevo alcuna risposta, se non quel suono sordo proveniente dalle loro bocche semiaperte in modo sciocco e quasi patetico.
Dunque, io e solo io posso capire come ci si senta a sapere i propri genitori di fronte a sé – e non in una tomba – senza ricevere risposte, senza avere consiglio o sostegno, senza capire come poterli aiutare, senza averli davvero.
Quel “Crucio” mi perseguita da sempre, ma ormai si è impossessato di me e la situazione è priva di una via d’uscita.
Qualche settimana fa abbiamo avuto la prima lezione di Difesa Contro le Arti Oscure, durante la quale abbiamo conosciuto il nostro nuovo insegnante, Alastor “Malocchio” Moody, il quale è stato capace in meno di dieci minuti di riportarmi a qugli incubi notturni anche in pieno giorno, perdipiù amplificandone abbondantemente l’intensità.
Egli ha voluto presentarci le tre Maledizioni Senza Pedono, la Imperius, quella Mortale e, ovviamente, la Cruciatus.
Quando l’ho sentita nominare in maniera così tranquilla, come se fosse un “Wingardium Leviosa” qualunque, stavo per esplodere: i volti vacui dei miei genitori si alternavano a quallo ridente di Bellatrix, autrice di quella tragedia.
Moody ha poi voluto testarle in maniera diretta, e già lì stavo svenendo: il professore ha preso un ragno e lo ha fatto ballare in giro per l’aula, quasi costringendolo ad affogarsi e ad uccidersi. Poi, ha aumentato le sue dimensioni con un “Engorgio” e mi ha chiesto di avvicinarmi alla cattedra.
Così come aveva fatto con l’Imperio, ha voluto provare anche il Crucio.
Oltre ai miei sogni – incubi per la verità –, non l’avevo mai vista in azione, né mi ero mai reso conto di quanto male potesse fare.
Anche il solo ricordare quel terribile giorno mi mette i brividi: era come se qualcuno mi trafiggesse con migliaia di lame; la pelle era tutta contorta e le membra mi si ritorcevano in maniera assai innaturale. Ma soprattutto, al di là del lancinante dolore fisico, era come se il mio cervello fosse stato scoperchiato e ci avessero messo dentro il Platano Picchiatore: c’erano i miei genitori sdraiati su un letto d’ospedale che continuavano a dire “Neville, non ci siamo più” con la voce di Bellatrix. Non avevo mai sperimentato da vicino gli effetti della maledizione e dopo solo pochi secondi la mia più grande velleità era che quell’infamen che avevo come professore la smettesse di farmi rivivere il ricordo più brutto della mia vita.
Fortunatamente, dopo una ventina di secondi, che posso annoverare come il secondo evento più terribile della mia vita solo dopo la tragedia stessa dei miei genitori, una voce femminile, insicura ma alquanto irata, che implorava il professore di smettere, riporto questo nel mondo, come appena sortito da una trance, uno stato di cieca violenza e di tortura che mi sembrava avesse già sperimentato.
Moody scostò immediatamente la bacchetta e il dolore finì all’improvviso così come era cominciato.
Quella ragazza era Hermione Granger e le sarò per sempre grato per ciò che ha fatto.
Da quella notte, gli incubi divennero sempre più intensi, sempre più realistici, e anche durante il giorno vedevo Bellatrix dappertutto insieme ai miei genitori ancora nel solito stato, incapaci di sentirmi, incapaci di vivere.
Ripensando poi a ciò che aveva fatto Hermione ho trovato la soluzione: in verità, ho semplicemente pernato a lei e, subito, mi è venuto in mente il suo migliore amico, quello di cui tutti parlano, il Ragazzo che è sopravvissuto, Harry Potter.
Pensaci un attimo, nonna: perché mi trovo in questa situazione, piena di incubi e violenza? Perché i miei genitori sono vivi ma è come se non lo fossero. Perché sono così? Ovvio, perché Bellatrix li ha torturati fino allo sfinimento. Perché lo ha fatto? Perché non volevano dargli informazioni su dove si trovasse l’ormai decaduto signore oscuro, cioè in Albania. Perché Bellatrix è stata costretta a chiederglielo, senza successo, portando così ad una tale situazione? Perché Lord Voldemort era scomparso.
Capisci ora, nonna?
Perché Voldemort era scomparso? Perché Harry Potter aveva fatto in modo che la sua maledizione mortale gli rimbalzasse contro.
Quindi, la colpa va ricercata in tre persone: Bellatrix, autrice dell’eccidio, che però si trova ad Azkaban, quindi è fuori portata; il Signore Oscuro, che però è decaduto quindi non c’è nulla da fare; infine, Harry Potter, ragione della scomparsa di Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato e quindi dell’atto di Bellatrix.
A differenza degli altri due, Harry è qui accanto a me, e la vendetta può essere servita quando mi pare.
È dunque questo che ti annuncio, nonna, io voglio uccidere Harry Potter e tenterò di farlo in tutti i modi.
 
Sperando che tu possa perdonarmi per il disagio che ti causerò, ma comprendendo che Harry sia la causa dei miei mali,
con affetto,
Neville
 
A quanto viene riportato negli annali, Harry Potter non fu mai ucciso da Nevile Longbottom, anzi lui divenne parte dell’Esercito di Silente e fu fondamentale nella distruzione del settimo Horcrux, Nagini, che permise la vittoria su Lord Voldemort.
Dunque, il lettore potrà facilmente intuire che Neville si sia impietosito o che comunque abbia cambiato idea, preferendo di subire la tortura degli incubi anchiché fare del male ad una persona, divenendo tanto sudicio quanto Bellatrix.
Pertanto, Harry Potter si salva grazie alla compassione che prova nei suoi confronti il suo amico, che dall’odiarlo per un evento di cui lui non era nemmeno colpevole arriva a volergli bene, fino ad allearsi con lui per sconfiggere il vero cattivo, Voldemort, vera causa del suo male, provando addirittura misericordia nei confronti di quella sciagurata Bellatrix che lui aveva sempre odiato, che malgrado tutto gli fa pena quando arriva a perdere il suo sorriso dopo il duello con la Signora Weasley, che subisce un destino simile a quello dei genitori di Harry e così diverso da quelli di Neville, che sopravviveranno senza mai più riconoscere il figlio.
La Rowling non ci ha mai dato grandi particolari sulla situazione dei Longbottom: magari i più sperano che non finiscano come Lockart, chiuso per sempre nel San Mungo, incapace di ricordare qualsiasi cosa; tuttavia, io affermo con certezza che Alice e Frank Longbottom non riusciranno mai a riprendersi dall’accaduto, la sciando a Neville una vita dannata, con notti piene di incubi che lui terrà sempre dnetro, senza mai comunicarli a nessuno, nemmeno alla moglie Hannah, dalla quale lui stesso deciderà di non avere figli, poiché non poteva concepire come lui, bambino cresciuto con genitori nei confronti dei quali il suo dispiacere era più ampio che di fronte a molti morti, potesse garantire ad un figlio quell’amore paterno di cui questo ha bisogno, poiché lui stesso, che più di tutti ne aveva bisogno, non lo ha mai potuto avere.
E quindi Neville Longbottom continuò la sua vita con un’esistenza apparentemente tranquilla, senza però mai rivelare a persona alcuna la sua vera essenza, il suo vero io, quello di un uomo sempre colpito dal rimorso per genitori in una condizione ancor più pietosa della morte, nonostante la quale ha affrontato con ardito coraggio i suoi incubi ricorrenti ed è riuscito a salvare il mondo magico.
Dunque, in conclusione, tutto questo per dire che il vero coraggio non è in Harry nell’affrontare i nemici, è di sicuro in Snape nell’agire per amore, ma è soprattutto in Neville Longbottom, un personaggio goffo, con un nome che richiama chiaramente le natiche, ma che è il vero elemento più coraggioso della saga, capace di non arrendersi mai e di affrontare le difficoltà generate da uno strazio continuo, in poche parole, il mio personaggio preferito.
   
 
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