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Autore: gyikhu    11/10/2020    2 recensioni
Nathan Drake e Lara Croft incroceranno le loro strade alla ricerca dello stesso tesoro: riusciranno a collaborare? Tra trappole, mistero ed enigmi, Crossroads è una storia d’azione e d’avventura, come nei più classici dei Tomb Raider e degli Uncharted. Per chi ama sorridere e sentire l’adrenalina, e chi, tra le diverse versioni di Lara Croft, è rimasto soprattutto innamorato di quella originale e del film interpretato da Angelina Jolie. [Leggera Nathan/Lara]
EDIT! Dal secondo capitolo, sono state aggiunte delle illustrazioni disegnate dalla traduttrice che accompagnano la storia.
Dal testo in inglese: E se Lara fosse a un passo dall'ottenere quello che ha sempre voluto, ma qualcuno più veloce di lei glielo rubasse davanti agli occhi? Riuscirà a riavere ciò che è suo? - fanfiction consigliata a tutti coloro che amano l’azione. Buona lettura!
Genere: Avventura, Azione, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Lara Croft
Note: Cross-over, Movieverse, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Crossroads DILOGIA'
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Link al dodicesimo capitolo in lingua originale:
https://www.fanfiction.net/s/6358147/13/Crossroads

NOTE DELLA TRADUTTRICE:
Altri ringraziamenti sentitissimi a devil_may_cry_wrath_92m e ReverendBrute80 per le recensioni! <3 Ormai ci siamo, cari lettori: siamo al penultimo capitolo! Questa avventura ha quasi raggiunto il suo epilogo! Ricordo a chi non lo sapesse che c'è anche un SEQUEL, che ho già cominciato a tradurre! E' una dolce consolazione, no? <3







Lara si gelò, non riuscendo a muovere un muscolo. Il proiettile sfrecciò a pochi centimetri dal suo volto, colpendo un mercenario alle sue spalle che impugnava un coltello. Facendo un gemito, l’uomo crollò a terra.
“Grazie,” disse Lara realizzando che Nathan le aveva appena salvato la vita, vergognandosi di se stessa per aver anche solo un momento pensato che il colpo fosse rivolto a lei. Aveva proprio ragione Chloe: Nate era un bravo ragazzo.
“Non c’è di che,” rispose riponendo la pistola alla cintura dei pantaloni. “Be’, e adesso?”
“Siamo vicini all’ingresso,” rivelò Lara scansionando la zona, pervasa da una soddisfazione e una gioia senza precedenti. Più di una volta aveva pensato di non potercela fare, più di un ostacolo le si era presentato; erano stati catturati, legati, feriti, torturati, ma alla fine erano a pochi passi da uno dei più grandi tesori che venissero portati alla luce, ed avevano la chiave: il disco d’oro. Prese veloce l’auricolare, senza curarsi di infilarselo bene nell’orecchio. “Bryce, aiutaci.”
“Non manca molto. Spostati verso ovest, alle rocce. Secondo la descrizione del diario, un altopiano dovrebbe condurre all’ingresso.”
“Va bene. Ci incamminiamo.”
Il terreno diventava accidentato ad ogni passo che facevano. Il suolo fangoso s’induriva sempre più, divenendo di roccia granitica e pietrisco che sdrucciolava sotto ai loro piedi. La superficie era scivolosa, l'aria pesante. Avanzando cautamente per non lasciare tracce, notarono di sfuggita una scimmia curiosa che li seguiva con lo sguardo dal ramo di un albero. Nate scivolò col piede per la quarta volta, e guardò Lara che si arrampicava davanti a lui senza problemi, stupito di quanto fosse agile ed esperta. Gli elogi di Sully sulla sua nuova compagna gli riecheggiarono nelle orecchie, e quasi si mise a ridere realizzando quanto fosse stato ingenuo a pensare che Lara Croft non sarebbe stata alla sua altezza; che non sarebbe stata un problema per le sue ricerche. E dire che quella donna non era altro che un problema, ma l’ammirava per questo. Il modo di riuscire ad avere il sangue freddo in situazioni disperate, il coraggio, la caparbietà e tenacia avuti in circostanze che sembravano fossero senza speranza. Nate aveva incontrato ragazze toste che non avevano ceduto neppure con un coltello puntato alla gola, ma Lara le superava tutte. E il suo aspetto non era da meno.
Sì, un bel tipo, pensò mentre la guardava arrampicarsi e tirarsi su. Il suo corpo era agile e veloce come se non avesse bisogno di alcuno sforzo per superare qualsiasi ostacolo.
Raggiunsero l'altopiano e si fermarono per un momento, così che Lara potesse usare il binocolo per controllare la zona. La vista era stupefacente. Le alte rocce si ergevano dal tappeto verde e incontaminato della giungla. Gli alberi attorno a loro era lussureggianti e fitti, ed un magnifico cielo terso si stagliava sulle loro teste.
“L’ingresso è laggiù,” disse Lara indicando una sporgenza non molto distanze.
In prossimità, giacevano colonne e oggetti di pietra scolpita, segno evidente che qualcosa era stato costruito.
Nate si chinò per studiarne i particolari. “Deve essere stato un bel cantiere. È enorme,” ritenne alzandosi e riparandosi gli occhi dal sole. “Come ci arriviamo lassù?”
“Non ne sono certa,” rispose Lara osservando il perimetro col binocolo analizzando le rocce. “Credo che la via migliore sia quella all’estrema destra. Non la più breve, ma sembra la più sicura.”
Nathan le prese il binocolo per controllare il percorso a sua volta. “Sì, immagino di sì. Cosa stiamo aspettando allora?”
Drake amava il modo in cui la compagna sorrideva quando l’avventura era alle porte, il fatto che il loro cervello funzionasse allo stesso modo. Lara si girò e cominciò a correre, e Nathan accettò la sfida, considerandola come una gara infantile a chi arrivasse per primo alla parete dell’altopiano. La ragazza la raggiunse appena un secondo prima di lui, e si arrampicarono contemporaneamente, atterrando di peso sulla superficie rocciosa.
Dapprincipio non se ne resero conto, ma il terreno cominciò a tremare sempre più intensamente, facendo quasi perdere loro l’equilibrio.
“Ma che diavolo…” affermò Lara facendo un passo in avanti, ma il suolo cedette sotto di loro e caddero all’ingiù assieme ad esso. Scivolarono in un pozzo stretto e buio a una velocità inarrestabile, accompagnati da detriti che pericolosamente si staccavano dalle pareti. Non riuscendo a vedere, Lara urtò contro il muro un paio di volte e atterrò bruscamente subendo un colpo feroce sul fianco. Nate la seguì un secondo dopo, e il silenzio fece di nuovo capolino.
“Merda!” imprecò con un gemito di dolore Nathan, sputando la polvere. “Che è successo?”
Lara accese la torcia che aveva rubato ad uno dei mercenari e diresse il fascio ad ogni direzione. “Sembra un corridoio,” ragionò spostando la luce sul buco in alto da cui erano venuti. “E quello sembra un vecchio condotto d'aria.”
“L’importante è che siamo dentro,” ritenne Nate con un sorriso accendendo anche la sua torcia. Il corridoio era amplio: passavano circa due metri da parete a parete, mentre il percorso scompariva nell’oscurità.
“Mi chiedo se troveremo mai la strada giusta. Potremmo essere ovunque,” convenne Lara mentre camminava rasentando il muro. D’improvviso, trovò una torcia antica, notando altre che la seguivano più avanti.
Allo sguardo eloquente della ragazza, Nate fece spallucce. “Provaci.”
Lara cacciò fuori l’accendino, lo accese e lo avvicinò alla torcia. Mentre le fiamme prendevano vita, il fuoco si diffuse lungo una scanalatura nel muro, accendendo anche il resto delle torce. La luce inondò il corridoio.
“Davvero impressionante,” fischiò Nate guardandosi intorno. Le pareti, adesso ben illuminate, erano composte da piccole pietre che luccicavano alla luce giallastra delle torce.
Nathan si fermò udendo un debole rumore in lontananza. “Cos’è?” chiese tendendo le orecchie, e ne sentì un altro e un altro ancora, sempre più vicini. I colpi si ripetevano ad intervalli regolari ed ebbe un brutto presentimento.
All'ultimo boato, un colpo improvviso e stridente simile al metallo che sbatte sulla pietra, il cacciatore di tesori sussultò, comprendendo la fonte del rumore.
“Corri!” gridò Lara capendo anch’ella ciò che stava succedendo. Ogni cinque metri circa, una grata cadeva dal soffitto per chiudere la strada. Se ciò fosse accaduto a loro, non ne sarebbero mai usciti vivi.
Senza pensarci due volte, si girarono e corsero lungo il corridoio senza curarsi delle trappole. Non c'era tempo per preoccuparsene. I colpi si avvicinarono, inseguendoli senza pietà. Sul soffitto, altre grate aspettavano obbedienti il loro turno per seppellire gli intrusi della tomba per l’eternità.
“Altri cinque,” contò Lara, e accelerò percependo dei colpi d'aria dietro di sé. Il botto metallico le fece venire un brivido lungo la schiena. Così forte, così pesante, così decisivo.
L'ultima grata tremò sopra di loro, sapendo che sarebbe caduta in pochi secondi. Si scagliarono in avanti, rotolando sul pavimento, e scivolarono sotto la struttura portante nell'ultima fazione di secondo.
“Merda, c'è mancato poco,” urlò Drake. Si sdraiarono sul pavimento ansimando, con l'adrenalina che scorreva feroce nei loro corpi. “Non posso crederci che ce l'abbiamo fatta di nuovo.”
“Non puoi certo dire che ti ho portato in un posto noioso,” scherzò Lara sorridendo, innamorata come mai di quell'eccitazione.
“Mi sono lamentato?”
“Direi di no,” disse la cacciatrice di tombe girandosi di fianco. “Sono un po' preoccupata, però. Se questo è solo il corridoio, non oso immaginare che trappole ci saranno nella stanza della tomba.”
“Vedremo,” disse Nate alzandosi e porgendole una mano per tirarla su. Si spolverò i jeans strappati. “Andiamo?”
Lara annuì e continuarono fianco a fianco a percorrere il corridoio, il quale terminò con un triplo incrocio. Le strade sembravano identiche, buie e in egual misura rischiose. Improvvisamente, udirono delle voci distanti: due uomini che parlavano e si avvicinavano. Nate spinse Lara all’angolo e ne percepì il fastidio, ma dato il pericolo imminente non se ne lamentò.
“Sembra che anche Johansson abbia trovato l'ingresso,” sussurrò Nate mentre i due uomini in camicia nera li oltrepassarono non accorgendosi della loro presenza nascosta nel buio. Si fermarono all'incrocio, esitando per un attimo, poi presero la seconda uscita. In pochi secondi, si udì un forte schianto, seguito da dolorose urla di morte, poi il silenzio.
“Porca miseria,” mormorò Lara avvicinandosi in prossimità dell’entrata del corridoio. Indirizzò il fascio della torcia nell'oscurità e vide un'enorme struttura che spuntava dal muro piena di lance, le quali avevano trafitto i due uomini nelle viscere. I loro corpi senza vita si erano aggrappati alle punte insanguinate. “Non credo che dovremmo prendere questa strada.”
Nate fece una smorfia alla vista orripilante dei cadaveri sfigurati. “Venivano da lì, e credo che non abbiano trovato la tomba. Quindi rimane solo un'opzione.”
“Prendiamo la strada a destra.”
Controllando ogni centimetro del corridoio, si spostarono in avanti, pronti a saltare o a schivare al primo rumore sospetto. Trovarono una fossa con all’interno un tappeto di punte di ferro acuminate, ma non fu un problema oltrepassarla aggrappandosi ai muri laterali. A un certo punto, il corridoio si restrinse, ed il soffitto divenne così basso che riuscirono a malapena a camminare in piedi.
“Non sono sicuro che questo sia un buon segno,” sostenne Nate toccando le pietre bagnate del soffitto, sperando che non finissero di nuovo in una trappola con l’acqua.
Dopo qualche minuto di difficoltà nell’avanzare, Lara si fermò. “C'è luce laggiù,” informò a Nathan. Il corridoio finiva in pochi metri con una svolta improvvisa. Lara la raggiunse e sbirciò fuori.
Vide una stanza di base circolare con una serie di condotti che convogliavano in essa. Al centro era stato costruito un ampio corridoio che probabilmente fungeva da ingresso principale. Sulla parete opposta, una struttura sofisticata e metallica chiudeva la via, ed aveva un foro circolare al centro. Lara sorrise uscendo dallo stretto corridoio. Imbracciando il suo fucile, si guardò intorno, ma non vide traccia dei mercenari.
“Questo dev’essere l’ingresso,” ritenne recandosi alla struttura, tracciandoci sopra un dito con acceso stupore. Aveva una configurazione affascinante, un capolavoro architettonico e incredibilmente sofisticato comparato alle tecnologie odierne. Non aveva idea di come fosse possibile che secoli prima la gente riuscisse a costruire una cosa del genere.
Lara prese il disco dallo zaino. L'aveva studiato così tante volte che non aveva difficoltà a capire cosa doveva fare. Metà del simbolo di Gengis Khan decorava la parte superiore del foro, così Lara inserì il disco e lo girò in modo che il disegno diventasse completo.
Un lieve click le assicurò che la sua teoria era giusta. La struttura si mosse, gli ingranaggi girarono, cigolarono e sferragliarono, poi una trave di metallo si tirò indietro e il cancello si aprì.
“Spettacolare,” disse Nate spalancando gli occhi rapito dal meccanismo.
“Sì, davvero impressionante,” concordò Lara.
Un’altra voce fece capolino dietro loro, e la ragazza si voltò di scatto scorgendo Johansson uscire dall’oscurità insieme ad Olaf. Entrambi puntavano le armi contro di loro.
“Sapevo che non mi avreste deluso,” disse Johansson elargendo un sorriso tirato, avvicinandosi e mantenendo la mira su Lara e Nate.
La ragazza si maledisse per essere stata così sbadata, distratta dalla magnificenza della stanza pur sapendo che anche il suo avversario aveva trovato l'entrata. I suoi occhi si assottigliarono quando videro Olaf sorriderle.
“Dov’è finito il resto dei tuoi segugi?” chiese Nate con ironia.
“Purtroppo per loro entrare nella tomba ha significato un sacrificio più grande di quanto pensassi,” rispose Johansson parlando della morte dei suoi uomini senza alcun segno di emozione. “Ora allontanatevi dal cancello, o sarà Olaf a costringervi a farlo.”
Lo sgherro ringhiò contro Lara strofinandosi le mani possenti. Il livido sul naso era ormai diventato blu. Sembrava gonfio e doloroso.
La cacciatrice di tombe alzò le mani in segno di resa, ma non si mosse.
“Le ho detto di togliersi di mezzo,” ripeté Johansson in tono più duro, facendo scattare il caricatore della pistola. Nel mentre, Olaf si avvicinò lentamente a Lara con evidente piacere sul viso.
Stronzo, pensò la cacciatrice di tombe. Indietreggiò leggermente, quanto bastava per poter guardare Nate. Fu sufficiente un’occhiata per dirgli che non avrebbe ceduto. Quando Olaf le fu davanti e allungò la mano, Lara gliela afferrò di scatto, gli diede un calcio nello stomaco e, tirandogli i muscoli del braccio, gli ruppe due dita.
L’uomo gridò di dolore.
“Stupida puttana,” gridò Johansson e sparò, ma entrambi agirono rapidamente e saltarono di lato. Nate si lanciò in avanti, e, prima che Johansson potesse sparare di nuovo, gli fece cadere la pistola dalle mani. Nel mentre, Lara affrontò Olaf.
L'uomo era molto più grande di lei, ma ciò non la spaventò e schivò i suoi pugni, usando la propria agilità contro la massiccia lentezza dell’uomo. La ragazza gli assestò un pugno al naso gonfio, ed Olaf urlò di dolore premendo la mano sul viso. Il sangue gli gocciolò a terra. Cieco per il dolore e la rabbia, prese a pugni l'aria, senza nemmeno sapere dove fosse l’avversaria. Si voltò con un ruggito selvaggio, marciò verso di lei, ma non ebbe alcuna possibilità. Lara gli diede un calcio alle ginocchia, finché cadde a terra, ruggendo con rabbia impotente.
“Non sei più così forte ora, vero?” disse la ragazza fronteggiandolo in piedi. La mente fu affollata dalle immagini di quell’uomo del giorno prima. Il suo respiro all'orecchio, le mani sulle cosce, il pugno sullo stomaco che la fece tossire di dolore. Il sapore del sangue. “Va' all'inferno!” gridò Lara colpendo con lo stivale la faccia del nemico con una tale forza che gli fece subito perdere conoscenza.
Lo scontro alle spalle di lei stava diventando disperato. Nate subì un pugno in faccia, ma si riprese in fretta e sferrò un colpo nello stomaco dell’avversario. Quando Johansson si piegò, Nate lo fece cadere colpendogli gli stinchi, gli si lanciò sopra e gli diede un pugno in faccia. E un altro ancora e ancora e ancora e ancora, guidato da una rabbia che lo aveva completamente annebbiato al ricordo di tutte le volte che quel bastardo gli aveva sparato, li aveva inseguiti e minacciati. E, peggio ancora, a quel taglio indelebile che aveva fatto al viso di Lara.
“Smettila! Basta!” urlò Lara afferrandolo per il braccio e allontanandolo dal corpo immobile di Johansson. “È finita.”
Nathan cadde in ginocchio e Lara lo seguì, aggrappata alle sue spalle per tenerlo fermo. La mente del ragazzo si schiarì e la sua rabbia, man mano, scomparve. Il respiro affannoso cominciò a ritornare al ritmo cadenzato di sempre, e vide atterrito del sangue sulle proprie nocche. Sentì le mani della sua compagna cingergli il petto. La sua voce rassicurante gli aveva assopito ogni istinto omicida.
“Va tutto bene,” ripeté Lara mettendoglisi davanti, inginocchiata, per levargli il sangue dalla fronte.
“Mi spiace. Ho esagerato.”
La ragazza gli regalò un sorriso calmo e composto. “Non fa niente. Un po’ se lo meritava.”
“Grazie,” disse Nathan guardandola negli occhi. “Grazie per avermi fermato.”
Lara gli prese la mano insanguinata, gliela pulì e gliela avvolse con una benda all’altezza delle nocche. “So che non sei il tipo d'uomo che risolve le cose con un omicidio.”
“Lo pensi davvero?”
“Sì,” rispose con sincera determinazione Lara, cingendo il pugno ferito di Nathan tra le sue dita, indugiando per un po’, fin quando, rendendosi conto di ciò che stava facendo, scacciò via le mani e si alzò. “Sei pronto ad incontrare Gengis Khan?”
“Quando vuoi tu.”
Lara si avvicinò a Olaf, lanciandogli un ultimo sguardo tagliente. Con malcelata repulsione, si chinò per prendergli dalle tasche le doppie pistole che le aveva rubato nella giungla, riponendole nuovamente alle fondine sui fianchi. “E questa è tua, se non sbaglio,” disse Lara cacciando la collana con la placca d’oro dalla camicia di Olaf.
“Stronzo,” disse Nate dandogli un calcio nelle costole. Quell'uomo non era migliore di Johansson.
Senza più i nemici tra i piedi, la stanza era tornata ad essere tranquilla, pacifica, con i frammenti di storia che indugiavano nell'aria.
“Vogliamo vedere cosa c'è dietro il cancello?” chiese Lara con genuina curiosità. Nate si chiedeva cos’altro la trattenesse dall'entrare.
“Drake!” urlò una voce dietro di loro, accompagnata dal rumore del caricatore. Johansson stava in piedi con la pistola in mano, il volto contorto dall'odio e dal disgusto. Accadde in un secondo, ma Lara assistette alla scena come se si trovasse in un film a rallentatore. Appena l’uomo premette il grilletto, il proiettile fuoriuscì dalla canna con una scintilla di fuoco, sfrecciando nell'aria. Rotolandosi di lato, anche Nate impugnò la pistola e fece pressione sul grilletto.
Johansson fermò ogni movimento, il fiato gli si bloccò in gola. Il sangue gli dipinse la camicia di rosso, trasudando tra le dita premute sullo stomaco. Quando aprì la bocca, non arrivò alcun suono, solo alcuni rivoli rossi che gli scivolarono sul meno. I suoi occhi si spalancarono come stupiti del fatto che non fosse invincibile. Nate mantenne severo lo sguardo su di lui fino a quando non vide l'uomo cadere in ginocchio e poi in avanti, con la faccia riversa nella polvere.
“Ora è finita,” disse Nathan mettendo la pistola in tasca.
Lara gli appoggiò una mano sul braccio per dargli forza. Sospirò e si voltò per affrontare il corridoio buio oltre il cancello. Prima di entrare, prese il disco e preparò la sua mente alle trappole e agli enigmi che li avrebbero attesi.
   
 
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