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Autore: ElfaNike    12/10/2020    1 recensioni
Avatar Darje è scomparso da tempo, ma nessuno è mai riuscito a trovare il suo successore, la sua reincarnazione. Finalmente, dopo quindici anni, Monaco Norbu, vecchio amico di Avatar Darje, riceve la notizia del ritrovamento di un candidato... parte così un viaggio alla ricerca del nuovo Avatar e alla scoperta di quattro giovani di grandi speranze e talenti fuori dal normale.
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Hiccup Horrendous Haddock III, Jack Frost, Merida, Nuovo personaggio, Rapunzel
Note: AU, Cross-over, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Quando aveva deciso di lasciare il Popolo del Sole, ammetteva Hiccup, l’aveva fatto per curiosità. A causa del suo ‘dono’ suo padre l’aveva relegato alla funzione di fabbro e le occasioni per uscire erano sempre state troppo poche, e anche quando aveva il tempo di girare era sempre stato seguito, riacciuffato e riportato indietro. Stoik temeva che scappasse e, in effetti, data la lunghezza delle sue passeggiate, Hiccup capiva di dare proprio quell’impressione. Talvolta aveva contemplato quell’idea, in tutta onestà, e si chiedeva se montare su Sdentato e volare via non potesse essere per lui una soluzione alla sua sensazione perenne di prigionia. Ma si era sempre risposto che tanto non sapeva dove andare, quindi aveva sempre lasciato che lo riacciuffassero e lo riportassero indietro.
Poi era spuntato dal nulla quel monaco, e improvvisamente gli si era aperta una porta. Non solo Monaco Norbu aveva insinuato nella sua testa l’idea che potesse andarsene da quella forgia, ma gli aveva anche detto che probabilmente qualcuno era disposto a fare la sua conoscenza... a capirlo. La grossa novità! Quell’eventualità era bastata per attizzare la sua curiosità e lui aveva preso in considerazione, seriamente, di partire. E così aveva fatto, specie dopo aver saputo che sarebbe partita anche sua madre.
Dimentico del suo Popolo isolato dal mondo, si era quindi aperto al mondo e si era preparato a una vita di scoperte, di avventure, di esplorazioni! E invece... appena arrivato aveva scoperto che quelli che lo aspettavano non c’erano più e che tutti avevano paura che rapissero anche la figlia della padrona di casa... e si era ritrovato di nuovo chiuso dentro quattro mura.
Le aveva esplorate tutte, ogni angolo e ogni anfratto, nel giro di qualche giorno, e si era quindi stufato subito. Avrebbe tanto voluto poter uscire almeno per vedere le campagne! Lo aveva desiderato così tanto...

...e adesso vagava per le strade della città con Merida, in piena notte e con un gran freddo addosso. Quando la ragazza gli aveva proposto di andare a cercare i suoi amici lui non aveva creduto molto alla possibilità di un successo, ma gli piaceva l’idea di avere la possibilità di scoprire cose nuove.
...e adesso vagava per le strade della città al freddo.
Merida aveva voluto andare nel luogo in cui era stata aggredita, per vedere se non riuscisse a trovare qualche indizio.
Probabilmente suo padre aveva già smontato la strada pietra per pietra, ma Hiccup non disse niente.
-Ecco, è qui che Rapunzel è stata immobilizzata.- disse ad un tratto la ragazza, indicando un angolo della via. Hiccup sapeva che quel ricordo la agitava, ma decise di lasciarla fare. Non disse nulla.
Lei riprese la strada, finché non arrivò in corrispondenza del vicolo in cui era stata spinta da Jack Frost. Hiccup la sentì cedere, ma lei recuperò il controllo delle gambe e si rivolse a lui: -Qui è dove sono rimasta nascosta...- il mucchio di spazzatura era stato spostato -Tu non senti niente?-
Hiccup la osservò perplesso. Poi scosse la testa: -Cosa dovrei sentire?-
-Non lo so...- Merida si guardò intorno disorientata -Pensavo che venire qui sarebbe potuto servire a qualcosa... non lo so...- si appoggiò al muro.
Hiccup la guardò un istante, poi commentò: -Tu hai davvero tanta paura.-
Non era una domanda, e Merida si sentì colpita nell’orgoglio: -Certo che ho paura!- si difese -Sono la figlia dei DunBroch...- controllò il tono della voce e riprese, sussurrando -...sono la figlia dei DunBroch: potrei essere rapita per un riscatto, se si venisse a sapere.-
-E allora perché esci?- sussurrò di rimando lui.
Lei non seppe che rispondere. Prima che potesse dire qualunque cosa, però, Hiccup la prese per mano: -Vieni.- disse, e la portò fuori dal vicoletto.
Merida si lasciò guidare, in piena confusione: come, ‘perché usciva’? Perché lei non era fatta per stare seduta davanti al caminetto, che domande! E tutte le volte che se la svignava in città sapeva perfettamente i rischi che correva, per questo faceva attenzione a reprimere il suo carattere impulsivo e focoso! Ecco perché usciva! Eppure...
Eppure ciò non toglieva che lei avesse paura, una paura non sua, una paura instillata in lei: il suo ruolo di nobile la voleva al sicuro, il suo ruolo di nobile la voleva sposata, il suo ruolo di nobile la voleva controllata. Ecco perché aveva paura: perché il suo ruolo di nobile non la voleva lì.
Intanto Hiccup camminava per le strade tirandosela dietro, la presa salda sulla sua mano, e lei vedeva la sua testa girare nervosamente a destra e a sinistra per orientarsi nella città bassa.
-Dove mi stai portando?- chiese dopo un po’.
Lui non disse niente e la trascinò ancora un po’, poi si nascose dietro un angolo: -Qualcuno ci segue...- mormorò, guardandola dubbioso prima di riprendere a camminare -Devono averti sentita.-
-Ma eravamo soli, in quel vicolo...!-
Lui alzò le spalle: -C’erano le imposte delle case. Forse qualcuno era lì dentro.-
Merida ebbe un brivido: -Torniamo a casa...- provò a proporre, ma Hiccup aveva già cambiato direzione -Ehi, casa mia è di là!-
Lui non le diede retta e girò di nuovo bruscamente. Allora Merida ebbe un bruttissimo presentimento: -Sono in molti?-
Lui annuì, ma mantenne il sangue freddo nonostante sentisse il cuore pompargli nelle orecchie. Sapeva bene come evitare le persone. Aveva sviluppato la sua tecnica nel anni, quando voleva uscire dal villaggio senza che lo fermassero. In quel momento doveva solo fare la stessa cosa.
-Se riuscissimo a seminarli e poi a seguirli potrebbero portarci da Jack Frost e Rapunzel?- soffiò speranzosa la ragazza.
Hiccup si fermò di colpo e si appiattì contro il muro, e lei lo imitò subito. Un uomo passò nella traversa e proseguì per la sua via senza notarli.
-Sono loro...- mormorò Merida -Sono loro?-
Hiccup aspettò che l’uomo sparisse dietro l’angolo, poi prese la sua direzione: -Era uno di quelli che ci seguiva, in ogni caso.-
Merida e Hiccup arrivarono alla fine del muro e si nascosero fra due barili. Hiccup seguì i suoi passi con attenzione e memorizzò il suo percorso per un centinaio di metri. Poi uscirono e lo seguirono. Nessuno compariva per le vie.
-Questo è mio padre. Deve aver spaventato tutti con le sue ricerche.- considerò Merida.
I due ragazzi seguirono l’uomo fino ai confini della città, poi lo videro entrare in una bottega e corsero a nascondersi sotto una finestra semi-socchiusa. Lì rannicchiati tesero le orecchie, con il cuore che batteva forte... quando una figura cadde pesantemente davanti a loro, e nel contempo il selciato si deformò a intrappolarli fino al collo.
Allora l’uomo che avevano seguito fino a quel momento uscì in strada e li guardò, le braccia incrociate: -Sono loro i due ratti che mi seguivano?-
-Sì capo.- rispose l’altro -Li ho visti subito, dal tetto. Non so come facessero, ma riuscivano a evitare tutti gli uomini per le vie.-
Hiccup e Merida si scambiarono un’occhiata terrorizzata.
Il capo li scrutò per un secondo da sotto i suoi lunghi capelli neri e lerci: -Chissà che razza di poteri hanno, questi. Sono stufo di ragazzini strani.- aveva una figura massiccia e spessa, e una bocca larga e una voce bassa e roca -Portali via. E assicurati di evitare i cani del DunBroch.-
Hiccup e Merida furono fatti alzare in piedi e il brigante puntò due pugnali spessi alle loro gole: -Niente scherzi.-
I due obbedirono e seguirono la direzione che lui imponeva loro premendo i pugnali sulle loro schiene.
Li condusse fuori dalla città. Hiccup allargava il più possibile le sue percezioni, perché le parole del capo gli avevano dato una speranza. Appena percepì gli uomini dei DunBroch poco distanti da loro, si girò di scatto e fece accartocciare le lame dei pugnali, poi urlò nell’orecchio a Merida: -CORRI!-
Lei non se lo fece ripetere e si lanciò nella sua stessa direzione, ma il sentiero si deformò sotto i loro piedi e si trovarono lunghi e distesi per terra.
Il brigante li raggiunse e premette un ginocchio sulla schiena di Hiccup, chinandosi sul suo orecchio: -Pessima scelta.-
Gli fece inarcare la schiena tirandolo per i capelli ed estrasse un altro coltello, che fece scorrere sotto il mento e l’orecchio di Merida, bloccata per terra: -Non so che razza di potere tu abbia, ma non provarci più o le faccio del male.-
Hiccup annuì a fatica e fu lasciato andare.
I due furono fatti rialzare.
Merida girò appena la testa nella direzione del ragazzo, in lacrime: -Hiccup...- mormorò -...mi dispiace...-
Furono condotti in un edificio sconnesso e deserto, ma invece di entrare il brigante aprì un passaggio segreto col Dominio della Terra, e li fece entrare.
I due ragazzi furono condotti nei meandri del tunnel fino a un’ampia sala circondata da gradoni, al cui centro si ergeva un palco rettangolare totalmente in roccia, costruito per i combattimenti illegali.
Lì ritrovarono il capo e il resto degli uomini della sua banda.
-Perché ci avete messo tanto?- chiese l’uomo.
-Il ragazzino ha cercato di fare il furbo.- rispose il brigante -Ha un potere interessante. Si potrebbe rivendere bene.-
Il capo scosse la testa e si avvicinò a Hiccup a passi lenti. La sua ombra sovrastò il ragazzo finché non fu a pochi centimetri da lui. Poi gli tirò un pugno che lo fece cadere per terra.
Merida lanciò un urlo: -Ma non ha fatto niente!-
L’uomo passò lo sguardo su di lei: -Avevamo detto niente scherzi. Adesso ascoltami bene...- le prese il mento -...non ho intenzione di farti male o di restituirti malconcia. Quindi fa’ la brava e vedrai che, se i tuoi genitori pagano quello che chiederemo loro, potrai tornare a casa sana e salva, piccola DunBroch.-
Merida ebbe un brivido. L’unica speranza che le era rimasta, a quel punto, era che la portassero almeno nel luogo in cui tenevano Rapunzel e Jack Frost, nell’attesa che la sua famiglia pagasse il riscatto. Quello, almeno quello!, l’avrebbe tranquillizzata un po’.
Il capo tornò a guardare Hiccup, che si stava rimettendo in piedi: -Che potere ha?- chiese.
Il brigante che li aveva scortati fino a lì estrasse uno dei due pugnali danneggiati: -Non lo so bene, credo c’entrino le armi. Ma se ce la giochiamo bene possiamo ricavarne più di quanto abbiamo fatto con i due finti Avatar.-
Merida ebbe un tuffo al cuore: -Come...?- mormorò -Come... non sono qui...?-
-Certo che no.- il capo rise di una risata profonda e gutturale -Davvero credevi che con tutte quelle guardie in giro non ci liberassimo subito di loro?!-
La ragazza si portò le mani alla bocca, quasi in lacrime.
-Portateli via.- ordinò l’uomo -E mettiamoci in contatto col mercato nero. Almeno del piccoletto voglio liberarmi entro domani.-
Hiccup e Merida furono presi per le braccia, ma in quel momento la paura di Merida arrivò a un picco oltre il quale si trasformò in disperazione, e poi in rabbia. Rabbia, che andava ad alimentare il suo orgoglio ferito, quell’orgoglio che le aveva fatto credere di poter salvare i suoi amici e non far correre rischi al figlio della sua maestra.
Liberò le fiamme con tutta la potenza che aveva in corpo e gli uomini che la circondavano furono costretti ad allontanarsi con un balzo.
-ANCHE TU!- ruggì allora il capo, ma lei aveva preso Hiccup per mano e correva verso l’uscita.
I briganti usarono il loro dominio per bloccarle la strada, ma lei si difese e impedì loro di avvicinarsi con tutta la potenza del fuoco a cui riuscì ad attingere.
-Hiccup, apri l’uscita!- urlò lei al ragazzo.
Lui fece un passo indietro, terrorizzato, e scosse la testa: -Non posso!-
-Sbrigati! Portaci via da qui!- implorò lei, ma lui non era un Dominatore della Terra.
I briganti cominciarono a bombardarli di massi e pietre e loro furono costretti a schivarli e a ripararsi dietro la roccia più vicina: -Perché non puoi?!- urlò allora lei.
Ma prima che il ragazzo potesse rispondere la roccia si frantumò in mille pezzi e il brigante che li aveva scortati saltò su di loro.
Merida spinse via Hiccup e si mise in mezzo con una fiammata altissima. L’uomo fu costretto ad arretrare ma nel mentre un compare si era spostato lateralmente e aveva lanciato un sasso non più grosso di un pugno, che arrivò preciso allo stomaco della ragazza.
Lei si piegò su se stessa e cadde per terra, boccheggiante.
Hiccup si mise fra lei e i briganti e rimase lì, impietrito, senza sapere bene cosa fare.
Gli uomini avevano fatto attenzione a non estrarre nessun’arma, ma erano pronti ad attaccare ancora col loro dominio.
Nel panico, Hiccup sentì un momento di astio intenso verso Merida, che l’aveva messo in quella situazione impossibile e senza speranza, poi di empatia, poiché sapeva bene che lei aveva fatto di tutto per salvare i suoi amici.
Si ricordò anche che era stato lui a non accorgersi dell’uomo sui tetti, e che quindi non era totalmente colpa di Merida se in quel momento si trovavano lì.
Adesso l’unico timore che aveva era che volessero schiacciarli con quella pioggia di massi in arrivo, e temette di non riuscire a far muovere di lì Merida in tempo. Allora, si piazzò con le gambe larghe come gli aveva insegnato il maestro, in quella posizione solida e stabile propria al Dominio della Terra, e decise che qualunque cosa fosse successa non si sarebbe mosso di lì, che non avrebbe abbandonato Merida in quel modo.
Quando la prima ondata di massi fu a pochi metri da lui, Hiccup si coprì di colpo il volto con le braccia e chiuse gli occhi, pronto al dolore e alle fratture. Però non successe niente.
Dopo qualche secondo di silenzio, il ragazzo riaprì piano gli occhi, per scoprire un muro che lo proteggeva. All’ombra di quel riparo cercò il suo maestro, sperò di vederlo arrivare, ma non vide nessun viso amico. Un dubbio sfiorò allora la sua mente, e si rese conto, allora, che era stato lui.
Il suo movimento si era rivelato più pesante di quanto avrebbe dovuto essere e le braccia tremanti gli fecero capire che, tutta quella roccia, l’aveva sollevata lui.
-Sono un Dominatore della Terra davvero...- realizzò, ma non ebbe il tempo di soccorrere Merida o di aprire l’uscita che il muro che lo proteggeva si sbriciolò sotto i colpi dei briganti.
-Ragazzino...- grugnì il capo -Non so che razza di dominio ti porti dietro, ma mi stai facendo perdere la pazienza.-
Allora Hiccup fu bersaglio di una sequenza di rocce e pietre che lo fecero indietreggiare, mentre lui cercava di prendere le misure con quel nuovo potere, finché non fu a pochi centimetri da Merida e capì di essere giunto al limite.
Il capo dei briganti pestò pesantemente per terra: la roccia spuntò affilata da sotto il suo piede e si diresse verso Hiccup, che si preparò disperatamente a schivare.
Ma la terra si staccò da sotto i suoi piedi, e un vortice interruppe l’attacco. Hiccup si era lanciato su Merida e quando i due rialzarono gli occhi videro lame di roccia dove prima c’era Hiccup e, sull’ultima, in un equilibrio leggero, videro Monaco Norbu.

Il monaco aveva perso ogni dolcezza dallo sguardo e osservava in silenzio i briganti.
Il loro capo realizzò l’intrusione: -E tu chi saresti, monaco? Che cosa ci fai qui?!-
-Sono venuto a recuperare i miei ragazzi.- ripose pacato il monaco -Vi prego di restituirmeli immediatamente.-
L’uomo si liberò alla sua risata rauca: -Ci prega! Il monaco ci prega!-
-Non sono più qui...- mormorò Merida, alzando la testa e appoggiandosi su un gomito -Dicono di averli venduti...-
-A quanto pare non troverai qui i tuoi discepoli, bonzo. Hai fatto tardi.-
Monaco Norbu sollevò gli occhi da Merida a lui: -Ho detto i miei ragazzi, non solo i miei discepoli. Merida e Hiccup verranno con me.-
-Temo proprio di no.- il capo dei briganti puntò la mano contro il monaco e i suoi uomini attaccarono.
Monaco Norbu saltò nella loro direzione.

Merida accettò la mano di Hiccup e si rimise in piedi senza parole.
Monaco Norbu avanzava tranquillamente verso di loro in mezzo ai briganti, che giacevano frastornati per terra, completamente fuori gioco. Il palco era disseminato di rocce di tutte le dimensioni, gli spalti erano stati divelti.
Il monaco si tolse un po’ di polvere dal suo mantello rosso e allargò le braccia verso i due giovani, che corsero da lui.
-Adesso vi porto fuori di qui.- sussurrò, accarezzando loro la testa.
La via per l’uscita fu aperta da Hiccup, con qualche difficoltà ma con successo.I tre si diressero verso l’aria aperta, frizzantina e rischiarata dall’aurora, e salirono su Champa, che li aspettava poco distante.
Monaco Norbu fece decollare il suo bisonte, poi andò a sedersi sulla sella assieme ai due ragazzi.
-Vi devo le mie scuse.- disse dopo un lungo silenzio -Non avevo intenzione di mettervi in pericolo in questo modo.-
-Non preoccupatevi, maestro. Sono io a dovermi scusare: è stata una mia idea!- Merida stava per lanciarsi in un lungo discorso di scuse, ma il monaco la interruppe.
-Io e i maestri ci siamo messi d’accordo per non perdervi mai di vista, damigella DunBroch. E stanotte sono stato io a vegliare su di voi.-
-Voi?!- i due ragazzi lo guardarono con tanto d’occhi.
-Esatto. E non vi ho fermato. Ero convinto che voi due aveste più possibilità di far uscire allo scoperto i rapitori dei miei discepoli di quelle guardie che sfondano tutte le porte in cui entrano.-
-Ci avete usati da esca?- chiese a bruciapelo Hiccup, e il monaco annuì ancora.
-Purtroppo, quando ho cercato di entrare nella galleria per soccorrervi il mio bisonte volante si è rifiutato di seguirmi. E quando finalmente sono arrivato alla porta l’ho trovata bloccata. Ho dovuto cercare le entrate secondarie per gli spalti per potervi raggiungere.-
I due ragazzi meditarono qualche secondo, poi Hiccup ripeté: -E ci avete usati come esca.-
Monaco Norbu annuì di nuovo: -Devo ammettere di averlo fatto.-
-E perché?-
Il monaco guardò Hiccup con occhi seri: -Perché sono convinto che, in qualche modo, vi attiriate a vicenda.- e proseguì, quando vide lo sguardo esterrefatto due due giovani -Jack Frost è venuto a cercarti nella forgia nonostante fosse circondato da un intero popolo, e i miei discepoli, fra tutti i ladruncoli di fiera, decidono di aiutare proprio Merida. Questi, e non solo, sono tutti indizi che sto cercando di mettere insieme.-
-Secondo voi c’è un motivo, maestro?- chiese Merida.
Monaco Norbu annuì: -Esiste la possibilità di una spiegazione, e il dono di Hiccup mi fa propendere sempre di più per questa possibilità. Ma non chiedetemi altro- aggiunse subito -Perché vorrei prima di tutto ritrovare i miei discepoli. Solo allora tornerò a dedicarmi alle mie congetture e vi fornirò tutte le risposte che sarò in grado di trovare.-
I due giovani annuirono, e il monaco di rivolse a Hiccup: -Adesso sappiamo che il tuo vero dono è il Dominio della Terra. Nel momento in cui saremo alla villa, vorrei riprendessi ad allenarti con Maestro Calmoniglio. E, soprattutto, vorrei dimenticassi del tuo dono precedente.-
-Volete che non lo usi più?-
Monaco Norbu annuì grave: -Vorrei facessi come non fosse mai esistito. Te la senti?-
Hiccup non rispose. Di colpo, si sentì strano: gli sembrò che il monaco gli stesse chiedendo un enorme sacrificio ma, allo stesso tempo, che finalmente fosse davvero libero.
I due ragazzi si sdraiarono sulla sella, vegliati da Monaco Norbu, mentre Champa li riportava a casa, al sicuro.

 




Angolino dell’autrice:
E così sappiamo perché all’epoca di Toph non giunsero mai voci di Dominatori del Metallo che potessero aver vissuto prima di lei.
Una puntualizzazione: cielo, si attirano a vicenda! Sarà per vera amicizia? Certo che no. C’è una spiegazione, che comparirà più avanti e che è tratta direttamente dal film ‘Piccolo Buddha’. Per cui sappiate che Monaco Norbu sta parlando con cognizione di causa!
Detto questo, mi rendo conto che mi ero data non più di due settimane fra un capitolo e l’altro e che subito ne ho fatte aspettare tre. Cercherò di non farlo succedere più, ma ormai non posso promettere più niente.
A questo punto posso solo chiedere pazienza, io farò sempre del mio meglio per mantenere la parola!
A presto
Nike

  
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