Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
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Autore: pampa98    14/10/2020    1 recensioni
[Questa raccolta partecipa al Writober di Fanwriter.it]
Una storia al giorno con protagonista Jaime Lannister, ambientate nell'universo canonico o in AU.
Genere: Fluff, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Brienne di Tarth, Cersei Lannister, Jaime Lannister, Tyrion Lannister
Note: Raccolta | Avvertimenti: Incest
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Prompt: Tomba
Numero di parole: 1056
Note: Seguito della storia Brienne (cap. 12 di questa raccolta)


 
LA CONCHIGLIA BLU




Jaime aveva conosciuto solo doveri nella sua vita: prima come erede di Casa Lannister, poi come Guardia Reale e, per un breve periodo, anche come Stella del Mattino. Ceduto completamente il governo dell’isola a Gendry Baratheon, la sua unica responsabilità – che però lui considerava un piacere – era assicurarsi che sua figlia crescesse felice e al sicuro. Non era un compito particolarmente facile, dal momento che lei, come aveva previsto Brienne, aveva sviluppato la stessa passione dei genitori per l’arte della spada e le storie di cavalieri e, sfortunatamente, anche la spericolatezza del padre.
«Colpito!» esclamò la piccola Brienne, rivolgendogli un sorriso sdentato.
Jaime sorrise, toccandola sul petto con la spada di legno.
«Tu mi hai ferito a una gamba, ma io ti ho uccisa. Un altro punto per me.»
Brienne sbuffò.
«Non vale, perché tu sei più alto!»
«Non preoccuparti. Se mai combatterai davvero, i tuoi avversari saranno certamente più bassi.»
«Quando combatterò veramente» lo corresse lei. «Diventerò un grande cavaliere e seguirò le orme tue e della mamma.»
Jaime sorrise, scompigliandole i riccioli biondi che non si lasciava crescere oltre le spalle. Aveva avuto la brutta idea di dirle che Brienne teneva i capelli corti per comodità e lei aveva voluto imitarla.
«Non potrai farlo se prima non riesci a battere un vecchio come me.»
«Posso provare a battere zio Pod?» chiese. «Con lui ho anche l’arma segreta da poter utilizzare.»
Jaime rise.
Fin da piccola, Brienne aveva utilizzato la mano sinistra per mangiare o impugnare gli oggetti. Il maestro si era preoccupato e aveva proposto a Jaime di curarla, ma lui gli aveva detto che sua figlia stava benissimo e che se avesse provato a cambiarla in qualche modo i suoi resti sarebbero stati trovati sui fondali di Tarth. Lui non avrebbe potuto chiedere di meglio, poiché, essendo l’unico combattente a usare la mano sinistra su quell’isola, non aveva bisogno di un maestro d’armi e aveva potuto insegnare a sua figlia personalmente.
«Hai due armi segrete con lui» le disse, riponendo le spade. «Pod ti adora. Ti lascerebbe vincere a prescindere.»
«Quindi tu non mi adori?» chiese.
«Perché dici così?»
«Perché non mi lasci mai vincere.»
Jaime le sorrise, chinandosi per guardarla negli occhi – anche se era difficile, stava diventando sempre più bravo nel resistere al suo sguardo.
«Io non ti lascio vincere perché devi imparare» le spiegò. «Sei tutta la mia vita e voglio essere certo che tu sappia difenderti davvero se diventerai un cavaliere.»
«Quando» insistette lei.
«Quando diventerai un cavaliere, sì. Più sconfitte affronterai nei tuoi allenamenti, più forte diventerai.»
Brienne annuì, convinta di quella spiegazione.
«Posso andare un po’ in spiaggia?» chiese poi.
«Tra poco arriverà Tyrion, dobbiamo pranzare con lui.»
«Solo qualche minuto. Per favore» aggiunse, congiungendo le mani mentre lo fissava con i suoi occhioni blu. Jaime sospirò.
«Poco, va bene?»
«Sì.»
«E niente tuffi, stai solo sul bagnasciuga.»
«Sì.»
«E appena ti vengo a chiamare, tu scatti.»
«Sì, ser.»
Jaime le sorrise, dandole un buffetto sulla guancia.

Quando ricevette notizia di una nave appena giunta da Approdo del Re, Jaime scese in spiaggia per chiamare Brienne. La trovò in riva al mare, intenta a costruire un castello con la sabbia.
«Che bello» le disse, sedendosi accanto a lei. «Di chi è questo bel castello?»
«Il nostro, o almeno dovrebbe esserlo» disse, guardando dietro di sé il profilo del palazzo.
«Ci somiglia» la rincuorò Jaime, anche se il castello era evidentemente storto e anonimo. «Ecco, proviamo ad aggiungere questa…»
«No, quella no!» lo fermò Brienne, togliendogli di mano la conchiglia che stava prendendo.
«Perché?»
Lei abbassò lo sguardo, muovendo gli occhi con fare nervoso.
«È… È bella, no?» gli chiese.
«Sì, molto. L’hai trovata ora?»
Lei annuì.
«Hai… Hai detto che c’è un posto, con le conchiglie…»
«Sì» rispose, incerto.
Brienne era venuta a contatto con la morte sin da bambina e Jaime non aveva mai trovato giusto nasconderle le tombe personali che sua madre aveva fatto per i suoi fratelli. Era giusto che conoscesse la storia famigliare di almeno uno dei suoi genitori.
«E-Ecco, io… Pensavo… Magari potrei aggiungere anche questa… Per la mamma. Se per te va bene.»
Jaime le sorrise, ricacciando indietro le lacrime che premevano per uscire.
«Ma certo» rispose. «È un’idea bellissima.»
 
Dal giorno del suo matrimonio era stata aggiunta un’altra conchiglia: Selwyn Tarth non era vissuto molto più a lungo della figlia. Appurato che la sua casa e sua nipote fossero in ottime mani, il suo cuore si era rilassato fino a fermarsi. Brienne non aveva nemmeno un anno quando era successo e non aveva alcun ricordo di suo nonno, ma per qualche motivo aveva detto che la conchiglia grande e grigia che Jaime aveva apposto in suo onore fosse adatta a lui.
Solo quando la figlia affisse la conchiglia di Brienne accanto a quella di Galladon, Jaime si rese conto del suo colore blu.
«Ora quindi la mamma è qui?» gli chiese.
«Certo che è qui. Lei è sempre insieme a noi.»
«Ma ora che c’è la tomba, posso parlarci?»
Jaime le sorrise.
«Sì» disse. «Se vuoi raccontarle qualcosa, ti basterà metterti davanti a questa splendida conchiglia e lei ti sentirà.»
«Mi risponderà anche?»
«Questo non te lo so dire. Di certo non lo farà direttamente, ma sono sicuro che se avrai bisogno di lei, saprà come aiutarti.»
Brienne annuì.
«Gli sarei piaciuta?»
«Naturalmente. Lei ti ama. Lo ha fatto dal momento in cui ha capito che saresti entrata nelle nostre vite.»
Lei annuì di nuovo.
«La vedrò mai?»
Jaime sospirò.
«Un giorno, sì.»
Finse di averne la certezza per sua figlia, anche se per lui quello rappresentava solo il suo più grande desiderio e voleva davvero credere che sarebbe accaduto.
«Allora mi comporterò bene e sarò un grande cavaliere, così quando la vedrò lei ne sarà felice» concluse Brienne, rivolgendogli un grande sorriso.
«È un’ottima idea. Allora, forza» disse. «Comincia con l’andare a lavarti le mani per salutare zio Tyrion.»
«Sì!» esclamò, correndo verso il castello. Jaime rise, scuotendo la testa.
«Scusa, donzella» disse, voltandosi verso la conchiglia blu. «C’è un limite a quanto possa fare la brava, dopotutto è mia figlia. Ma a te va bene lo stesso, non è vero?»
Il vento si alzò intorno a lui mentre seguiva la bambina e Jaime volle credere che fosse il modo di Brienne di fargli sapere che era con lui.

 
   
 
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