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Autore: gyikhu    14/10/2020    2 recensioni
Nathan Drake e Lara Croft incroceranno le loro strade alla ricerca dello stesso tesoro: riusciranno a collaborare? Tra trappole, mistero ed enigmi, Crossroads è una storia d’azione e d’avventura, come nei più classici dei Tomb Raider e degli Uncharted. Per chi ama sorridere e sentire l’adrenalina, e chi, tra le diverse versioni di Lara Croft, è rimasto soprattutto innamorato di quella originale e del film interpretato da Angelina Jolie. [Leggera Nathan/Lara]
EDIT! Dal secondo capitolo, sono state aggiunte delle illustrazioni disegnate dalla traduttrice che accompagnano la storia.
Dal testo in inglese: E se Lara fosse a un passo dall'ottenere quello che ha sempre voluto, ma qualcuno più veloce di lei glielo rubasse davanti agli occhi? Riuscirà a riavere ciò che è suo? - fanfiction consigliata a tutti coloro che amano l’azione. Buona lettura!
Genere: Avventura, Azione, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Lara Croft
Note: Cross-over, Movieverse, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Crossroads DILOGIA'
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https://www.fanfiction.net/u/2367223/gyikhu

Link al tredicesimo capitolo in lingua originale:
https://www.fanfiction.net/s/6358147/14/Crossroads

NOTE DELLA TRADUTTRICE:
Grazie ancora a devil_may_cry_wrath_92m e ReverendBrute80 che mi hanno spronato a scrivere questa traduzione! E’ anche un po’ grazie a loro se sono arrivata fino all’ultimo capitolo, il tredicesimo.







Avvolto nell’oscurità, il corridoio si estendeva davanti a loro vuoto e abbandonato. L'aria era pesante, odorava di solitudine e antichità. Le ragnatele ne riempivano la parte alta, rassomigliando molto al corridoio della tomba di Chagatai. Le pareti erano composte di pietra levigata ed il soffitto si incurvava in un arco.
Con una sensazione familiare all’eccitazione, Lara prese il corridoio cercando di fare attenzione a ogni possibile errore. Ora che Johansson era fuori dai giochi, non voleva fallire. Non adesso che era così vicina al suo obiettivo.
Gli echi dei loro spassi li seguirono nel cammino, squarciando il silenzio assoluto, fino a che non giunsero davanti ad una porta chiusa.
“Tutto qui?” chiese Nate, chiedendosi sorpreso come avessero potuto arrivare senza problemi alla fine del corridoio.
“Temo di no,” rispose Lara osservando la manifattura della porta. Sembrava robusta, nonostante i secoli trascorsi nell’usura e il disuso. E sicuramente era chiusa a chiave. “Non credo che riusciremo ad arrivare a Gengis Khan tanto facilmente.”
La preoccupazione si mescolò all'imprevedibilità, ma lei adorava anche questa sensazione. Non sapere cosa li aspettava, che tipo di trappole dovevano evitare, quali enigmi dovevano risolvere. Il rischio. L'attesa. L'avventura. E ora, condividerla con qualcun altro che la pensava allo stesso modo, inaspettatamente, non faceva altro che ampliare la sua euforia.
Quando si guardò intorno con la torcia, trovò una leva accanto alla porta.
“È molto sospetto,” disse Nate accigliandosi.
Lara fece spallucce. “Hai ragione,” ritenne controllando con cura ogni centimetro del posto, ma non trovarono alcun accenno di pericolo. “C'è solo un modo per scoprire se le tue impressioni sono vere.”
“Se la pensi così,” disse Nathan facendo un passo verso la leva e mettendoci una mano sopra. Dopo aver dato un'altra occhiata a Lara ricevendo la conferma di un cenno con la testa, tirò la leva. Il meccanismo si mosse con una lentezza agonizzante, gemendo come un vecchio rottame. E quando la leva scese del tutto, la porta a muro davanti a loro si alzò.
Lara fece scorrere gli occhi intorno al posto, ma non si mosse nulla: né frecce, né lance acuminate, né fuoco. Neanche l'acqua. Con le armi alzate, entrarono con cautela.
Vennero accolti da una vista simile alla precedente: un corridoio buio che si stagliava davanti a loro con le pareti lucide e levigate. Ciò che lo rese un po’ diverso fu che il percorso, anziché essere rettilineo, curvava leggermente.
“Be’, non c’è niente di nuovo... whoa!” esclamò Nate con sorpresa, udendo alle proprie spalle il rumore improvviso della porta che si chiudeva in un tonfo, bloccando ogni via d'uscita.
“Questa sì che è una novità,” proruppe Lara toccandone la superficie di pietra, ma non trovò nulla che potesse riaprirla. Erano chiusi dentro. “Senz’altro la via d'ingresso non sarà quella d'uscita.”
Pochi secondi dopo cominciò a diffondersi un rombo, dapprincipio basso e distante come un tuono che scoppia a chilometri di distanza, e in seguito sempre più intenso, fino a diventare un vero e proprio frastuono. Quando Lara direzionò la luce alla sua destra, individuò un enorme masso che si precipitava verso loro.
“Corriamo!” urlò al compagno girandosi alla direzione opposta.
L’enorme masso aveva il diametro grande quanto tutto il corridoio, e non c’era anfratto dove potersi nascondere per evitarlo. Nel buio vedevano solo la luce tremolante delle loro torce elettriche mentre correvano inseguiti dalla minacciosa trappola di pietra. La sua velocità era costante, e ciò diede loro il tempo di guardarsi intorno ma non di fermarsi. Non c'erano porte, né fessure, né vie di fuga.
“Guarda, laggiù!” esclamò Nate individuando una porta chiusa simile a quella da cui erano entrati.
Quando Lara si fermò un attimo per controllarla, la speranza che si era risvegliata in lei si spense alla stessa velocità. “È la porta da cui siamo venuti. Stiamo girando in tondo.”
Il masso non si fermò ed il suo suono roboante li seguì.
“Merda. Dobbiamo trovare una via d'uscita. Non possiamo correre a cerchio fino a morire,” sostenne Nathan.
“Ci sto lavorando,” replicò Lara accelerando di nuovo e proiettando la luce della torcia tutt’intorno. Le pareti erano alte e non riusciva a vedere il soffitto. Niente statue, niente incisioni, niente leve. Niente che avrebbe potuto fermare il masso. “Ci dovrà pur essere qualcosa.”
“Sai, c'è sempre una via d'uscita,” ritenne Nate facendosi prendere dal panico quando, avvistando nuovamente la porta, si accorse di stare facevano un altro giro. “Merda.”
La torcia scrutava le pareti, sfrecciava su e giù mentre correvano lungo il corridoio, e all'improvviso Lara notò qualcosa. All'inizio pensò solo di immaginare la macchia rossa sopra di loro, ma quando spostò la luce su di essa all’indietro, la vide di nuovo.
“Là. Sopra di noi,” informò fermandosi per un attimo e lasciando che il masso si avvicinasse pericolosamente. “Acceleriamo e guadagniamo un po’ di tempo.”
Sforzarono i muscoli delle gambe come un corridore che raccoglie le ultime energie e si allontanarono dal masso. Quando raggiunsero nuovamente il punto stabilito, Lara afferrò le sue pistole e sparò al segno rosso. Lo colpì una, due, tre volte, ma non successe nulla. “Deve essere così che bisogna fare. Nate, spara!” gridò disperata.
“Quella cosa sta arrivando,” avvisò il cacciatore di tesori scorgendo il masso con la coda dell'occhio, e sapeva che avevano poco tempo prima che li schiacciasse.
“Spara. Ora,” insistette la ragazza. Spararono con tutte e tre le pistole contemporaneamente, colpendo il punto rosso proprio nel mezzo, ed il rombo tacque. Il masso rallentò, rotolò per qualche metro ancora, e i due indietreggiarono finché non si fermò del tutto.
Il luogo fu inondato da un’improvvisa luce.
Strizzando gli occhi abituati ad una vista più buia, dopo aver messo a fuoco l’ambiente, i due cacciatori di tesori si guardarono intorno.
“Bel posto,” disse Nate.
Era davvero bello. Molto diverso da quello che Lara si era immaginata nell’oscurità. Era una stanza enorme, rotonda, con il soffitto alto come una cattedrale. Alcune pareti al centro ne celavano una parte, non avendo idea di cosa ci fosse oltre. Mentre camminavano, notarono una scala alta sul muro esterno che portava ad una sporgenza, ma era impossibile raggiungerla.
“Questa è la nostra via d'uscita,” disse Lara.
“Sì. E come ci arriviamo lassù?”
Il muro esterno era piatto, senza punti d'appoggio, senza sporgenze. A parte i graffi che il masso aveva lasciato, non c'era niente.
“Non lo so ancora,” ammise la ragazza continuando a camminare, tracciando una mano sul muro.
Nate passeggiò nella stanza, tenendo gli occhi sulle parti più alte fino a quando il collo non cominciò a fargli male. Lara lo perse di vista, udendo solo i suoi passi in lontananza.
“Che ne pensi di questo?” chiese Nathan. Sentendo la sua voce dietro una delle curve, Lara si precipitò verso di lui.
“Una bella scoperta,” convenne la ragazza. Una sottile rampa di scale partiva dal centro della parete interna, serpeggiando intorno alla parte centrale fino alla cima. “Ma è ancora troppo alta. Non possiamo raggiungerla.”
“È più bassa della scala di prima,” sostenne Nate.
“Ma non abbastanza.”
Colto dalla delusione, Nate passeggiò lungo il corridoio alla ricerca di tutto ciò che potesse essere d'aiuto. Ci deve essere un modo per raggiungere quelle scale, pensò arrivando ai piedi del masso. Gli diede un'occhiata attenta, accorgendosi che in realtà non era un masso, ma un qualcosa più simile ad un enorme rullo con le estremità piatte. Appoggiò le mani su di esso e si mosse.
“Credo di aver trovato la soluzione,” gridò a Lara. “Questa cosa si muove. Potremmo farla rotolare fino alle scale e salire.”
Riflettendoci, Lara capì che poteva funzionare. “Facciamolo.”
Entrambi si sforzarono di spingere il pesante rullo che si muoveva lungo la superficie piana. Era piuttosto faticoso.
“Ora va bene. Smetti di spingere,” disse Nate lasciando la presa, e il rullo si fermò proprio sotto le scale. “Potrebbe funzionare.”
“Funzionerà,” sostenne Lara con determinazione. “Dammi una spinta per salire sul masso.”
Nathan unì le mani e la ragazza ci appoggiò un piede. Al tre, si spinsero verso l’alto e la cacciatrice di tesori si arrampicò. Poiché il rullo non rimaneva del tutto fermo, dovette faticare un po’ per rimanere in equilibrio. Quando trovò il baricentro, si sdraiò lentamente a pancia in su e porse la mano per aiutare Nate a raggiungerla.
Quando entrambi furono sul rullo, Lara si avvicinò al muro e saltò per afferrare la prima sporgenza. La rampa di scale era così stretta che dovettero appiattirsi contro il muro e spostarsi di lato. Gli scalini antichi scricchiolavano sotto il loro peso, ed uno si ruppe quando Nate ci passò sopra. Cadde a terra emettendo uno schianto, lasciando uno spazio vuoto.
“Attenzione,” disse Lara. "Potremmo aver bisogno di scendere di nuovo.”
Di tanto in tanto scivolavano coi piedi. Nate le agguantò il braccio per evitare che cadesse, notando che stava incespicando in avanti. Giunti in cima, si girarono e si arrampicarono sul muro, arrivando ad una piattaforma abbastanza larga da poterci stare sopra.
“Mhh. Non so se questa vista mi piace,” commentò Nate grattandosi la testa.
La parte centrale della stanza sotto ai loro piedi fungeva da gigantesca cisterna, ed era piena d'acqua fino al bordo. Una piscina senza onde così profonda che il fondo era solo una macchia sfocata di colori e forme sbiadite. Ciò gli ricordò la terribile trappola della tomba di Chagatai.
“Ancora acqua. Sembrano tenerci tanto a questo elemento,” scherzò Lara facendo un passo laterale e studiando la piscina. “A cosa servirà?”
“Sicuramente non a farci tornare bei ricordi,” rispose Drake. Si guardarono all’unisono, riscontrando le stesse emozioni contrastanti. Quel giorno erano quasi morti, ma ne seguì un’avventura clamorosa. “Vado a dare un'occhiata.”
Nathan si tuffò in acqua e nuotò fino al fondo. Lara lo guardò dal muro, cercando di capire cosa stesse facendo. Dopo aver seguito il perimetro del muro, Nate si fermò per armeggiare con qualcosa, poi riprese a nuotare e riemerse prendendo una grossa boccata d’aria.
“Ho bisogno del tuo aiuto,” disse alla compagna afferrando il bordo del muro. “Ho trovato una leva sul fondo, ma non si muove.”
Lara si tuffò con un balzo e una postura aggraziati, ed il suo corpo si tese colpendo l'acqua senza schizzare. Mentre s’immergeva sempre più, i ricordi dell'annegamento le affiorarono la mente, mandando un'onda di paura lungo il corpo, ma riuscì subito a scacciare via la spiacevole sensazione. Una sola, brutta esperienza non le avrebbe impedito di andare avanti. Soprattutto ora che stava per entrare nella tomba che aveva inseguito per anni.
Arrivati al fondale, afferrarono la leva e, quando Nate annuì, tirarono assieme, puntellando i piedi contro il muro per darsi più forza.
La leva si abbassò.
Riemersero scalciando velocemente, curiosi di sapere ciò che sarebbe successo. Accanto alla leva si aprirono diversi cunicoli, che fecero scendere con piccoli vortici il livello dell’acqua. Quest’ultima si riversò nella stanza circolare dove si trovava il masso.
“Ora è tutto chiaro,” disse Lara sorridendo. “A questo modo raggiungeremo la scala.”
“Andiamo,” esclamò Nate immergendosi e nuotando lungo i cunicoli sul fondale, giungendo alla stanza principale dove il livello dell'acqua si alzava man mano, fino a che la scala non fu alla loro portata di mano.
“Mi piace questo meccanismo,” disse Lara concitata, allungando il braccio per afferrare la scala impaziente che l’acqua raggiungesse la quota giusta.
Nate amava lo sguardo sul suo viso. Il luccichio dei suoi occhi, il sorriso che si nascondeva nell'angolo della bocca. “Prima le signore,” disse, e lei rispose con uno sguardo pieno di gioia.
Arrivata al cornicione, si girò, guardò la struttura sottostante e si chiese come fosse stato possibile che una cosa del genere fosse stata costruita più di otto secoli prima: il cerchio esterno della stanza dove si trovava il masso era pieno d'acqua, mentre quello interno mezzo vuoto, ed i livelli combaciavano perfettamente. I due cacciatori di tesori erano in piedi al di sopra di tutto questo, con lo stupore dipinto sui loro volti.
“Non è incredibile?” chiese Lara incantata.
Nate, in piedi di fianco a lei, capiva bene cosa volesse dire. Era davvero stupefacente. “Sì, hai ragione,” concordò, ed era sbalorditivo anche il fatto che finora fossero sopravvissuti a tutti quei maestosi ed ingegnosi meccanismi. “Ma ora dovremmo vedere dov'è finito il buon vecchio Gengis.”
Allontanare gli occhi dalla stanza richiedeva un certo sforzo, ma ciò che li aspettava era molto più eccitante.
Proprio come nella tomba di Chagatai, dopo la trappola, il corridoio era scarno e normale, e conduceva a una stanza simile a quella dove Johansson li aveva sorpresi: un piccolo ambiente di base circolare, con una serie di statue di soldati allineati su entrambi i lati a guardia dell'ingresso, costituito da una porta con un foro circolare al centro.
“Eccoci di nuovo,” disse Lara avvicinandosi alla porta e tirando fuori il disco dalla borsa. Dopo averlo inserito nel foro, lo ruotò verso destra, fino a quando le due metà del simbolo non si unirono. Ma non successe nulla.
“Deve esserci qualcosa che non va,” ritenne Nate avvicinandosi a lei. “Sei sicura che questo sia il simbolo giusto?”
“Certo. Lo stesso di prima: il simbolo di Gengis Khan,” rispose Lara ruotando il disco ancora una volta, ma fu vano. Il cancello rimase chiuso.
Lara roteò il disco in entrambe le direzioni, azzardando ogni simbolo. Niente. Gli ingranaggi rimasero immobili, il cancello chiuso.
“Non posso crederci,” esclamò Lara prendendo a calci la porta. “Gengis Khan si prende gioco di me, di nuovo. Dopo tutto questo tempo.”
Estrasse la pistola puntandola alla porta.
“Ehi, ehi,” la fermò Nate cingendole saldamente il polso prima che potesse sparare. “Non farlo. So che sei frustrata, ma questo non ti aiuterà.”
Lara fece un sospiro sconfitto. “Lo so. Lo so, cazzo, lo so.”
“Diamo un'occhiata in giro,” propose Nathan senza lasciarle la mano, come a spronarla di seguirlo.
Le statue si ergevano maestose e in silenzio, con gli occhi che sembravano seguissero l’incedere cadenzato di Lara e Nate, i quali sondavano ogni centimetro della stanza. Erano quasi certi che quei soldati deridessero la loro incapacità di proseguire.
Ai piedi di uno di essi, Lara si sedette a terra e allungò le gambe in avanti. “Non lascerò che Gengis Khan vinca di nuovo.”
Nate le si sedette accanto, avvilito quanto lei. “Siamo arrivati così lontano.”
Con la testa all'indietro, rimasero in silenzio osservando i soldati che incombevano su di loro. “Li odio,” disse Lara, illuminando con la torcia uno dei volti.
Nate sorrise. “No che non li odi.”
“Hai ragione,” ammise Lara con un sospiro. “Ma lo vorrei.”
La torcia lampeggiò un paio di volte, poi la luce si spense definitivamente. “Oh, andiamo. Proprio adesso,” disse la ragazza battendo l’attrezzo contro l'altro palmo della mano per riportarlo in vita. Il fascio di luce si proiettò da qualche parte sul muro sopra i soldati, poi scomparve di nuovo.
Nate si alzò in piedi. “Aspetta un momento. Spostiamo di nuovo la luce laggiù,” disse prendendole la torcia. “Proprio lassù.”
Assottigliando gli occhi, Lara si alzò e vide ciò che Nate aveva notato. Sulla superficie del muro erano stati tracciati dei piccoli disegni, e ciò era atipico: finora non avevano mai visto intagli o raffigurazioni nelle tombe, e adesso ecco che li avevano trovati. Era una coincidenza? Lara afferrò il binocolo mettendolo in modalità notturna, ingrandendo l’immagine il più possibile.
“È incredibile,” disse rapita camminando lentamente in avanti. “Credo sia la storia di come questa tomba è stata chiusa e nascosta al mondo. C’è un tizio raffigurato in piedi davanti alla tomba che tiene il disco solare sopra la testa. Nella scena successiva lo dà a qualcuno, che presumo sia Chagatai.”
“Questo lo sapevamo già. E poi cosa succede?”
“Abbi pazienza, Nate,” replicò Lara, ma la sua voce tradì una certa eccitazione. “Che diavolo è quell’oggetto disegnato dopo?”
“Fammi vedere,” le disse Nathan rubandole il binocolo. “È… non ne ho idea. Qualcosa di piccolo. Un altro oggetto?”
Con un movimento impaziente, Lara gli strappò dalle mani il binocolo. “Non riesco a capire. È qualcosa di simile ad una corda, con appeso un oggetto all’estremità. Un oggetto attorno ad una fune. Oppure... Porca miseria!” esclamò girandosi e avvicinandosi a Nate. Con una velocità che lo colse di sorpresa, gli infilò una mano nella tasca dei pantaloni.
“Questo dovrebbe essere un invito?” scherzò Nathan con un mezzo sorriso, ricevendo il solito sguardo storto – ma pur sempre divertito – della compagna. “Ok, qualunque cosa tu stia facendo, stai attenta perché ti trovi molto vicino ad una zona delicata...”
Lara tirò fuori la collana con la placca d'oro. “Dove l'hai presa?”
“L'ho trovata nella tomba di Chagatai. Pensi che...?”
La ragazza neppure aspettò il resto della frase che si precipitò al cancello e inserì di nuovo il disco. Quando lo girò, non successe nulla, proprio come in precedenza. Ma stavolta era a conoscenza di un particolare fondamentale che le fece notare un dettaglio sulla porta: una minuscola fessura al centro del disco, come se si trattasse di una piccola serratura.
“Deve essere questo,” disse tenendo il piatto dorato tra due dita, e cominciò a vacillare. Era la sua ultima possibilità, e una parte di lei aveva timore di sapere se la sua deduzione fosse giusta o meno.
“Fallo,” la spronò Nate che, accorgendosi della sua esitazione, mise una mano sopra la sua, infondendole coraggio. “Facciamolo insieme.”
Le diede la forza di fare l'ultimo passo, di superare le paure. Deve essere così, continuava a ripetersi mentalmente Lara mentre avvicinava il ciondolo piatto della collana alla fessura. Il bordo s’incastrò perfettamente ed la superficie piatta scivolò da sé nella serratura, come una chiave che aveva trovato il suo posto.
Gli ingranaggi si girarono, cigolarono, e i due fecero un passo indietro guardandoli muoversi. Dev'essere così, pensò Lara ancora una volta osservando la trave metallica spostarsi di lato e il cancello aprirsi.
Con una torcia in mano, Lara varcò la soglia con gli arti che le tremavano e lo stomaco in subbuglio. Accese una fiaccola al lato del cancello ed il fuoco, come in precedenza, divampò nella piccola fessura che percorreva tutte le pareti, illuminando l'immensa stanza piena di meravigliose ricchezze. E, nel mezzo, era situata la tomba dorata di Gengis Khan che li aspettava in silenzio, circondata dai suoi fedeli guerrieri a guardia del suo sonno eterno.
“Questo sì che è un tesoro,” disse Nate eccitato, ma lasciò che fosse lei a fare il primo passo nella stanza, senza intralciarla in alcun modo con la sua presenza. Lasciamo che si goda il suo momento.
Lara rimase per un po’ a rimirare l’ambiente, poi si voltò verso il compagno, regalandogli un sorriso ed un luccichio negli occhi che non avevano eguali. Senza pensare, Nathan la tirò a sé, la sollevò e la fece volteggiare in aria. “L'hai trovata. Sapevo che l'avresti trovata.”
“L'abbiamo trovata,” esclamò la ragazza buttando la testa all'indietro, e la risata che fece attraversò la stanza, riempiendola di vita dopo otto secoli.
Drake si fermò e adagiò la compagna a terra, la quale rimase con le mani aggrappate alle braccia del ragazzo. Fu colto dalla sorpresa quando la vide gettarglisi al collo e cingerlo, posando la testa sull’incavo della spalla.
“Grazie,” mormorò Lara stringendo forte, e Nate sorrise, ricambiandole l’abbraccio. La ragazza pensava davvero a ciò che aveva detto. Il suo compagno l’aveva aiutata più di una volta, salvata, spronata quando il coraggio le era mancato, e le aveva reso il viaggio più divertente e intenso. Si rese conto solo allora che l’euforia nel trovare una tomba perduta nel tempo era la stessa di sempre, ma condividerla con qualcuno rendeva la sua gioia ancora più viva.
Nathan affondò il viso tra i ciuffi di Lara che fuoriuscivano dalla treccia sfatta. Ripensò al loro viaggio, alle sparatorie e alle trappole, ai sorrisi che gli regalava ogni volta che veniva invasa dall’adrenalina e che l’avventura le si presentava davanti. Una parte di lui si rattristò all’idea che era tutto finito.
Si allontanarono, ma le dita rimasero intrecciate, come se non riuscissero a sancire una vera e propria fine.
“Forza. Andiamo a dire al mondo ciò che hai trovato,” disse Nathan con un sorriso. Lara glielo ricambiò e, infine, lasciò la presa.

***

Due settimane dopo, maniero dei Croft

Lara era sdraiata sul divano con le gambe appoggiate al bracciolo come qualche settimana prima, ma stavolta era ben lontana dall'annoiarsi. Aveva tante cose di cui occuparsi e una serie di avvenimenti da organizzare, e l’idea le piaceva molto. La scoperta della tomba era stata solo il primo passo di un lungo cammino.
Il modo in cui aveva trascorso le ultime settimane la faceva sorridere. Aveva vissuto una grande avventura che aveva conseguito un importante successo in scala mondiale, ma che le aveva regalato anche tante emozioni e divertimenti. Talvolta, quando si trovava da sola, si metteva a ridere a crepapelle ripensando a tutte le cose folli che aveva fatto con Nate. Trappole, tombe, sparatorie, inseguimenti in auto. E infine, ma non meno importante, avevano trovato il tesoro più famoso di tutti i tempi.
Mentre i pensieri turbinavano intorno a Drake, sentì un debole bussare alla porta dello studio. Vide Hilary entrare con un vassoio in mano su cui giaceva una grande busta bianca.
“È arrivata posta per lei, Lady Croft,” annunciò porgendole il vassoio e aspettando che lei prendesse la lettera.
“Grazie, Hilary,” rispose Lara girando la busta chiusa, ma non c'era il mittente, solo l’indirizzo del suo maniero scritto con una grafia abbozzata. Notò il francobollo di provenienza americana, e un sorriso si delineò sul volto senza che riuscisse a fermarlo. Aprì la busta con il coltellino che Hilary aveva posato sul vassoio. All'interno, trovò un giornale di una settimana fa con un grosso titolo in prima pagina: il New York Times dello scorso mercoledì che aveva già sfogliato, ma che volle comunque leggere nuovamente.

LARA CROFT HA TROVATO LA TOMBA DI GENGHIS KHAN
LA SCOPERTA DEL SECOLO

La cacciatrice di tombe scorse con gli occhi sull'articolo, leggendo il titolo che già conosceva. Voltando pagina per continuare, un bigliettino scritto a mano si sfilò e le cadde sulle gambe. Lo afferrò e lo avvicinò a sé.

La gloria è tutta tua, come volevi. Spero che tu ne sia felice. Mi sono goduto ogni minuto. N.D.

Un sorriso le attraversò il viso, non sapendo bene nemmeno il perché. Piegò il foglio, lo ripose in tasca e si alzò.
“Puoi mettere il giornale con i restanti,” disse a Hilary, dirigendosi verso la porta. Il sole pomeridiano attraversava le alte vetrate e illuminò la lama della spada di Gengis Khan che adornava la parte superiore del caminetto.
Quando la vide uscire, Hilary pensò che, qualsiasi cosa fosse stata scritta in quel biglietto, aveva reso la sua padrona felice come non accadeva da molto tempo.







NOTE DELLA TRADUTTRICE:
Ed eccoci alla fine. Questa storia è stata una meravigliosa avventura che mi ha fatto rimanere incollata allo schermo fin dalla prima lettura in inglese. Credo che questo sia il più giusto dei finali, dolce e nostalgico.
A voi lettori che avete amato quanto me questa fanfic, vi dico già che a breve posterò anche il seguito. Mi serve giusto una settimanella al massimo per rivedere un po’ le traduzioni… ma se mi prende bene e ho tempo, potrete vederla online già domani. Chissà! XD Rimanete con gli occhi puntati nella sezione “Tomb Raider”, e chi vuole può anche scrivermi in privato. Mi piace sempre scambiare qualche chiacchiera con i lettori!
A presto!


V a l y
   
 
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