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Autore: ArcticBlast    14/10/2020    0 recensioni
La guerra è finita, la guerra è passata...ma che ne è rimasto degli eroi?
Severus è sopravvissuto, ma è davvero felice di ciò?
Hermione ha fatto le sue scelte, ma sono state le migliori?
Chi lo sa, nessuno può saperlo.
Quello che è certo però è che le loro vite si intrecceranno di nuovo in un modo tutto inedito, galetto fu...
Curiosi di sapere altro?
Entrate e leggete, sarà un bel viaggio insieme.
Buona lettura!
Genere: Commedia, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hermione Granger, Nuovo personaggio, Severus Piton | Coppie: Hermione/Severus
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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“Hermione, cara, ti vedo un po’ pensierosa da quando sei tornata” Minerva mi invitò a sedermi con lei in sala professori.
“Ma no, preside, va tutto bene”.
“Problemi con Lucas? Mi sembra che se la stia cavando bene”.
“Infatti, no, non è lui il problema”.
“Allora è Severus, il problema”.
Volevo seriamente parlarne con la preside?
Sbandierare i miei affari personali?
Infondo Minerva conosce bene sia me che Severus.
Chi se non lei?
“Sì, cioè non ci sono problemi gravi tra noi ma soltanto che abbiamo vedute diverse su una cosa”.
“Quale cosa?”.
“Lui vuole tenere nascosta la nostra relazione qui a scuola, non vuole farsi vedere con me in atteggiamenti teneri mentre io vorrei essere libera di vivermi la nostra storia senza preoccuparmi degli altri”.
La donna trattenne una risata.
“È proprio da Severus”.
“La sera che siamo arrivati ne abbiamo discusso, ora non ci calcoliamo più di tanto”.
“Severus è un uomo che tiene molto alla sua immagine, lui vuole farsi vedere come il professore più cattivo e tenebroso della scuola e farsi vedere con te mano nella mano rovinerebbe questa reputazione. Hermione cara, devi capire che questo non significa che ti ami di meno, ma semplicemente che non vuole mettere in piazza i suoi sentimenti”.
“Non si tratta di mettere in piazza nulla, soltanto che vorrei essere libera di stringergli la mano quando andiamo nella stessa direzione oppure anche solamente guardarlo negli occhi”.
“Capisco il tuo punto di vista, ma conosco il tuo fidanzato da molti anni ormai e lui è fatto così”.
“Non è una giustificazione...”.
La chiacchierata purtroppo si interruppe lì.
Minerva fu chiamata a risolvere chissà quale cavillo burocratico.
Me ne tornai nel mio ufficio.
Stringendo i libri di testo al petto.
Dopo le lezioni non avevo più incrociato Lucas.
Spero stia bene.
Ho saputo che è riuscito a conquistare qualche punto per la sua casata.
Sono proprio felice.
Se ripenso all’inizio della sua carriera scolastica.
Tutto per lui era un ostacolo.
Poi essere preso in giro dai compagni.
Eppure Lucas ha affrontato le cose con grande tenacia.
Ne ha passate molte.
Appena tutto finirà lo porterò in vacanza.
Magari in America.
Oppure in Giappone.
Per divertirsi.
Per girare il mondo.
E Severus se vorrà unirsi potrà farlo.
È suo padre.
“Professoressa!” qualcuno attirò la mia attenzione.
Tre grifondoro e due serpeverde stavano discutendo con Severus.
“Sì?”.
“Può aiutarci?” mi chiese uno dei tre grifoni, il signor Milton se non sbaglio.
“Che succede?”.
“Abbiamo prenotato il campo da quidditch almeno una settimana fa per allenarci oggi, ma il professor Piton ha revocato il nostro permesso per darlo ai suoi protetti” sbuffò arrabbiato il ragazzo.
“Me lo hanno chiesto prima loro” commentò l’uomo.
“Ma sono settimane che lo usate soltanto voi!” protestò il secondo grifondoro, il signor Keane.
“Modera i termini, signor Keane, oppure avrai altro a cui pensare invece del quidditch”.
“Ve lo do io il permesso, ora andate” dissi quasi non prestando attenzione al capo delle serpi.
“Grazie, professoressa Granger!”.
Severus era rimasto senza parole.
I ragazzi si dispersero per il corridoio.
I tre griondoro di corsa verso il campo.
I due serpeverde verso la loro sala comune.
Ripresi a camminare per la mia via.
Avevo altro a cui pensare piuttosto del quidditch.
“Ehi, dove vai?” l’uomo mi bloccò per un braccio.
“Punto primo, vado in ufficio a lavorare. Punto secondo, vedi di lasciarmi il braccio perché qualcuno potrebbe vederci”.
“Ma che ti prende?”.
“Nulla”.
“Non fare la bambina con me, parla” alzò il tono.
“Stai dando spettacolo” dissi guardando nella direzione di un gruppo di tassorosso.
  Sfuggi alla sua presa.
Continuai la mia strada fino all’ufficio.
Sentivo bene i suoi passi dietro ai miei.
Decisi comunque di ignorarlo chiudendo la porta.
Non feci in tempo ad appoggiare i libri sulla scrivania che era entrato.
Sbattendo la porta.
Fissandomi con il suo solito sguardo serio.
Era nervoso.
Forse arrabbiato.
“Mi hai mancato di rispetto” sputò.
“Perché?”.
“Perché mi hai scavalcato davanti a degli studenti”.
“Stavi sbagliando”.
“Faccio quello che voglio”.
“Anche io”.
L’uomo si appoggiò alla scrivania.
“Ce l’hai con me per quella storia dell’altro giorno?”.
“Sì”.
“Ma allora sei proprio una bambina” sbuffò.
“Esatto e questa bambina deve lavorare adesso perciò ti invito ad uscire dal mio ufficio”.
Stava per replicare ma decise di andarsene.
Senza fiatare.
Questa volta avrei fatto valere la mia posizione.
Perché per me era importante.
E non mi farò intimidire da Severus.
Il pomeriggio proseguì tranquillo.
Incontrai qualche studente per dei chiarimenti.
Ed altri per un progetto che volevo fare in aula.
Era bello stare dall’altra parte della cattedra.
Soprattutto se ti piace il tuo lavoro.
Io adoro parlare con gli studenti.
Sentire le loro idee.
Aiutarli con degli argomenti ostici.
Coinvolgerli con qualche progetto.
Spero di essere ricordata da loro come una brava insegnante.
Che li ha ascoltati.
Guidati.
Perché è quello che volevo io alla loro età.
Guardai l’orologio attaccato alla parete di fronte a me.
Era ora di cena.
Mi stiracchiai un po’ prima di avviarmi verso la sala grande.
Incrociai Lucas per i corridoi.
Corse a salutarmi.
Lui non si vergognava di farsi vedere con me.
Con la sua mamma.
Forse in questo caso era il padre a dover prendere esempio dal figlio.
“Questa sera avete l’incontro con Harry?”.
“Sì, piccolo”.
“Immagino che non posso venire...”.
“Meglio di no, sono cose da grandi”.
“Posso aspettarvi in camera?”.
“Certo”.
“Salutami Lucius!”.
“Sarà fatto, ora vai, Claire ti sta aspettando”.
Abbracciai il mio ometto.
Entrai nella sala dall’ingresso per i professori.
Così da evitarmi la sfilata al centro della stanza.
Raggiunsi il mio solito posto.
Tra Severus e Neville.
Cenammo in silenzio.
Senza neanche degnarci di uno sguardo.
“Herm..tutto bene?” sentii la voce del ragazzo affianco a me.
“Certo”.
“Anche con...lui” indicò il mio fidanzato.
“Sì, perché?”.
“Di solito parlate...oggi sembra che vi evitiate”.
“Anche se fosse?”.
“Credevo foste una...coppia” mormorò in imbarazzo.
“Lo siamo, ma qualcuno preferisce tenere la cosa nascosta perciò dobbiamo sembrare due perfetti sconosciuti” alzai il tono della voce.
Volevo che l’uomo ascoltasse.
Neville sorrise a disagio.
Poi tornò al suo piatto.
Io venni incenerita dagli occhi color pece di Severus.
Tutto sotto lo sguardo vigile della preside.
Finimmo di mangiare.
Le pietanze erano sempre squisite qui ad Hogwarts.
Gli elfi erano degli ottimi cuochi.
Mi alzai con Neville.
Mi stava raccontando della sua ultima scoperta.
A quanto pare c’è una pianta che fa passare il morbillo.
“Hermione, scusami, puoi rimanere?” Minerva mi chiamò.
“Certo”.
“Voglio presentarti il nuovo preside di Durmstrang, sai è un giovane molto affascinante” sorrise furba.
Severus era ancora nelle vicinanze.
Non mancò di avvicinarsi a noi.
“E, di grazia, perché sarebbe qui?” s’intromise.
“Perché stiamo pensando ad un progetto di scambio studenti”.
“Ma così soltanto gli studenti maschi potranno partecipare” ero scettica a riguardo.
“No, il signor Gregor Savic ha ideato un programma anche per le studentesse così da poter dare pari opportunità”.
“Allora dev’essere proprio un brav’uomo se è andato contro alla politica millenaria dell’accademia Durmstrang”.
“È un giovane molto intraprendente”.
“Dobbiamo andare alla riunione” disse secco Severus.
“Puoi andarci tu, io voglio conoscere questo signor Savic”.
“Credo che tuo figlio sia più importante”.
“Infatti, è proprio lì, seduto al suo tavolo”.
“Cos’è, mio caro Severus, sei geloso?” intervenne la preside.
“Vi siete coalizzate contro di me?”.
“Severus, smetti di essere così insensibile ed ascolta la tua fidanzata prima che trovi un uomo con cui sostituirti” lo riprese la donna.
“Ma io...”.
“Niente ma! Hai al tuo fianco una delle streghe più belle e intelligenti dell’intero mondo magico e ti preoccupi del giudizio degli altri? Cresci un po’!”.
Assistei alla scenata.
Minerva si stava comportando da madre con entrambi.
Ci stava rimettendo in riga.
Soprattutto Severus.
“So benissimo chi è Hermione”.
“Allora tienitela stretta!”.
Rimasi da sola con l’uomo.
La preside ci lasciò borbottando tra sé e sé.
Guadai l’uomo.
Forse era meglio parlarne in privato.
E non in sala grande.
 
 
POV SEVERUS
 
 
“Ma ti pare che debba subire una scenata anche dalla preside?!” sbottai.
Stavamo uscendo dal castello.
Per incontrare gli auror.
E sentire i nuovi aggiornamenti.
“Almeno lei mi ha ascoltata” sbuffò la ragazza con le braccia incrociate al petto.
“Hermione te l’ho già spiegato, perché non vuoi capire?”.
“Voglio essere libera di mostrare a tutti l’affetto che provo nei tuoi confronti...non dico che voglio saltarti addosso ogni volta che ti incrocio per i corridoi, ma voglio essere libera almeno di sorriderti quando ti guardo”.
“Tutto questo rovinerà la mia reputazione di professore autoritario”.
Continuammo a camminare nella foresta.
Con le bacchette sguainate davanti a noi.
Con l’incantesimo di luce a farci strada.
“Quale reputazione?! Non è che se ti vedono con me allora smetti di essere uno stronzo!”.
“Modera il linguaggio!”.
“Scusa”.
“Hermione io ti amo, più lo dico a voce alta e più ne sono convinto...ma sono sempre stato restio al mostrare i miei sentimenti in pubblico, trovo che questo mi renda vulnerabile e voglio evitare inutili attacchi alla mia persona”.
“Non interessa a nessuno, Sev...iniziamo a stare insieme qualche volta, a camminare per i corridoi come facevamo a casa tua e ti accorgerai che agli altri non interessa”.
Forse non aveva tutti i torti.
Forse era una mia paranoia.
Eppure ne ho subite così tante.
Quando ero innamorato di Lily mi prendevano sempre in giro.
Perché nessuno credeva che una ragazza dolce e bella come lei potesse volere uno come me.
Ho sofferto.
E adesso avere Hermione mi fa sentire così fortunato.
Lei mi rende un uomo degno di nota.
Non voglio essere preso di mira per questo.
Soltanto perché anch’io ho dei sentimenti.
Ma la preside ha ragione.
Se continuo a nascondere il tutto la perderò.
Si stancherà di me.
E se ne andrà con un altro.
Dobbiamo trovare un compromesso.
Un modo per far felici entrambi.
“Ho un’idea, ti propongo un compromesso” dissi serio.
“Quale?”.
“Possiamo farci vedere insieme a scuola, possiamo camminare uno affianco all’altra ma niente baci e abbracci”.
“Posso tenerti la mano?”.
“Solo quando siamo soli”.
Sembrò pensarci su.
Con quel suo visino furbo.
Poi sorrise.
“Accetto”.
“Bene, faida conclusa?”.
“Faida conclusa” ripetè.
Eravamo quasi arrivati alla base.
“Posso baciarti?” mi chiese con le braccia unite dietro la schiena.
Stessa postura dei bambini quando vogliono qualcosa.
Bruciai la distanza tra noi.
Sentii le foglie far rumore sotto i miei stivali.
Assaggiai quelle labbra con smania.
Da due giorni non si avvicinava a me.
Quasi che il mio corpo reclamava il suo.
Le mie mani la sua pelle.
Ci baciammo per un tempo indefinito.
Poi mi allontanai.
Era chiaro il messaggio del mio bassoventre.
O fino in fondo oppure stop.
E in questo caso scelsi lo stop.
Perché dovevamo lavorare.
Entrammo nella base tattica.
Erano già tutti presenti.
Gli auror.
Potter e compagna.
Lucius e Draco.
Ascoltai in silenzio quello che avevano da dire.
Sembra che i mangiamorte siano stati avvistati.
Da una sentinella stazionata a Diagon Alley.
Si stavano muovendo verso di noi.
Dovevamo iniziare a definire il piano d’azione.
Quello proposto da Hermione andava bene.
Ma aveva bisogno di qualche limatura.
“Che ne dite se vi trasferite davvero qui?” propose un collega di Potter.
“Non metterò a rischio mio figlio”.
“Ma lui resterà ad Hogwarts, useremo la polisucco!”.
“Non mi sembra una buona idea”.
“Però pensaci Sev, così potremo finalmente batterli”.
“Non sono così idioti, se ne accorgerebbero subito che è un inganno” sbuffai.
“Ha ragione, alcuni mangiamorte sono molto astuti” si aggiunse Lucius.
“Forse c’è soltanto una soluzione” mormorai.
“Quale?” Potter mi lanciò un’occhiata.
“Andare a cercarli, battermi con loro...infondo vogliono uccidere anche me quindi perché non fare da esca?”.
“No, Severus, non rischierai la tua vita così”.
“Non sarebbe la prima volta”.
“Dobbiamo ragionare sul piano d’azione, questo sarà l’ultimo intervento sul campo contro di loro perciò non possiamo fallire” riprese la parola il ragazzo con la cicatrice.
“Il ragazzino deve fare da esca, su questo non c’è dubbio” esordì un altro auror.
“Mio figlio non verrà messo in pericolo in alcun modo, chiaro?!”.
“Ma è lui che vogliono!”.
“Lucas non è in grado di difendersi”.
“Ha dei poteri fuori dal comune, di certo non gli serviamo noi” sbuffò.
Stavo per tirargli un pugno in faccia.
Hermione mi posò una mano sulla schiena.
Per calmarmi.
“Io e Severus rifletteremo su questo spunto, prepareremo Lucas e poi nei prossimi giorni ci aggiorneremo qui con voi”.
“Herm, ne sei sicura?”.
“Sì”.
La riunione finì.
Uscimmo da quel rifugio che puzzava di segatura.
Ero furioso con quell’auror.
Parlava in quel modo perché Lucas non è suo figlio.
Forse perché lo vede come un mostro.
“Qualunque sarà la vostra scelta io proteggerò sempre Lucas” Lucius ormai era diventato il suo angelo custode.
Voleva restituirmi il favore.
Dopo aver cresciuto Draco al posto suo.
Come un vero uomo.
E non come un burattino.
Ci congedammo dagli ultimi rimasti.
Tornammo verso il castello.
“Secondo te dovremmo davvero utilizzare Lucas come esca?” la giovane mi guardò diritto negli occhi.
“Non lo so”.
“Effettivamente non abbiamo altre idee...”.
“Te la senti di metterlo in pericolo?”.
“No...ma magari possiamo addestrarlo”.
“Forse”.
“Severus, secondo me, Lucas, è la chiave di tutto”.
“Lo credo anch’io”.
Fuori faceva freddo.
L’inverno stava andando verso la fine.
Eppure l’aria ancora bruciava la pelle del volto.
Ma io quel gelo lo avevo dentro.
Nelle ossa.
Al solo pensiero di giocare con la vita di mio figlio.
Anche se mi rendo contro che è l’unica mossa possibile.
Che forse ha ragione Hermione.
Dobbiamo addestrarlo.
Ma come si allena un bambino che ha il doppio dei tuoi poteri?
Mi servivano delle ricerche.
Dovevo parlarne con Albus.
Lui mi avrebbe potuto aiutare.
Entrammo nel castello.
Regnava il silenzio.
Era molto tardi.
Si udiva soltanto il rumore dei nostri passi.
Fino ai sotterranei.
“Dormi da me?”.
“Mi vuoi?”.
Le iridi di Hermione erano così chiare.
Dorate.
Mi stavano invitando.
Annuì energica.
La seguii all’interno del suo appartamento.
Le lanterne erano accese.
Trovammo Lucas dormire sul divanetto.
Vicino al fuoco.
“Ci voleva aspettare” sussurrò la giovane.
“Aspetta, lo copro” presi una coperta appoggiata sulla poltrona vicina.
Lo avvolsi.
In modo che non prendesse freddo.
“Papà...” mormorò aprendo lentamente gli occhi.
“Dormi che è tardi” gli sistemai la frangetta.
“Ti voglio bene...”.
“Anch’io”.
Hermione ci stava osservando sorridente.
Ma ora le mie attenzioni erano tutte per lei.
Chiaramente non potevamo fare nulla di azzardato.
Mi limitai a stringerla al mio petto.
Ad accarezzarle le spalle.
L’addome.
I capelli.
Finalmente era tornato il sereno.
   
 
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