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Autore: Scarlet Jaeger    15/10/2020    4 recensioni
Seguito di "It's my life".
Kai si trova a dover fare i conti con il suo passato.
Saya è innamorata e preoccupata sempre di più per Kai, nonostante lui continui a tenerla a distanza, cosa che la porterà a cercare di toglierselo dalla testa.
Yuri incontra di nuovo Julia e Boris sarà atratto da una misteriosa ragazza.
In più sta per iniziare un nuovo, particolare, campionato!
Come reagiranno i nostri protagonisti?
Genere: Generale, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Boris, Julia Fernandez, Kei Hiwatari, Nuovo personaggio, Yuri
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 4 – Monster   
 
 
 
My secret side i keep, hid under lock and key
Il mio lato segreto l’ho tenuto nascosto sotto chiave
I keep it caged, but i can’t control it
Lo tengo rinchiuso, ma non posso controllarlo
‘Cause if i let him out he’ll tear me up, break me down
Perché se lo lascio uscire mi farà a pezzi, mi distruggerà dentro
The nightmare’s just become
L’incubo è appena iniziato
Skillet-Monster 
 
 
 

«Come si fa a togliere qualcuno dalla testa?»
Spazientita, dopo essere finita addirittura a parlare con il suo stesso riflesso, Saya ripose la spazzola con la quale si stava pettinando distrattamente i capelli da più di un quarto d’ora, decidendo infine di legarli di nuovo in una coda per quanto erano diventati pressoché ingestibili.
Si era svegliata prima del suono della sveglia, per colpa di alcuni incessanti pensieri che avevano tormentato la sua mente dal giorno prima. Quel “sei irritante” detto dalla voce di Kai l’aveva colpita più di quanto ci tenesse ad ammettere. Pensava oramai di essersi abituata agli sbalzi d’umore del suo compagno, e al poco tatto che usava col mondo intero, invece non era riuscita a superare quella sentenza. Probabilmente aveva reagito in quel modo perché irritato dalla situazione che si era venuta a creare per colpa di Boris, ma era stufa di continuare a sperare in quell’amore a senso unico. Si era convinta di essere innamorata di lui già dai tempi del primo campionato mondiale, in cui c’era stato un piccolo avvicinamento ed un intenso bacio tra loro, eppure sembrava che lui se ne fosse altamente dimenticato. Lei però non avrebbe mai potuto dimenticare quelle emozioni, né il batticuore che ancora provava quando i suoi occhi di quel colore tanto particolare si posavano su di lei, ma in quel momento si dette anche della stupida per essersi preoccupata che la sua storia con Hitoshi fosse arrivata alle sue orecchie. Credeva che lui si fosse mosso di conseguenza, invece, oltre una semplice domanda, non era più tornato sull’argomento e continuava a trattarla come al solito. Oppure, come nel caso di quella sentenza fuori luogo, neanche da amico.
Voleva a tutti i costi trovare un modo per smettere di pensarlo, di allontanarlo dalla sua mente e dimenticarlo, ma sarebbe stato difficile avendolo addirittura come vicino di banco. Inoltre non lo aveva dimenticato nemmeno la prima volta, quando lui sparì senza lasciare traccia di sé. Avrebbe dovuto dimenticarlo già allora, invece era rimasta attaccata al suo ricordo, grazie anche al disegno che lui le aveva regalato in prima elementare e che solo dopo svariati anni si era decisa ad incorniciare in camera sua. Dovettero trascorrere tre campionati del mondo prima che quel foglio trovasse pace.
Fissò di nuovo il suo riflesso allo specchio, osservando in tralice i suoi stessi occhi, di quel colore così simile a quello del suo amato, ma finì a sospirare per l’ennesima volta.
«Forse avrei dovuto accettare l’invito di Fujima ed andare al Luna Park da sola con lui...», disse, di nuovo rivolta a sé sessa, ma quando si accorse che stava ancora parlando da sola voltò le spalle allo specchio e uscì stizzita dal bagno sbattendo la porta.
«Ho deciso»
Entrò in camera sua, camminando spedita verso la scrivania.
«Da oggi proverò a pensare a Kai solo come un amico»
Prese la cartella dalla sedia.
«Darò una possibilità al Sempai Fujima»
Chiuse la porta della sua stanza alle spalle ed iniziò a scendere le scale, tenendo lo sguardo fisso di fronte a sé.
«In fondo lui è sempre stato carino e gentile con me. Non è giusto precludere una possibilità ad un ragazzo come lui per continuare a stare dietro a qualcuno che non ricambierà mai i miei sentimenti»
Una lacrima le rigò il viso, ma lei la cacciò via con un gesto stizzito della mano.
«Oramai sono decisa»
Mentre continuava a scendere le scale però, nella sua mente tuonò di nuovo la sentenza di quella chiromante:
“Ti farà soffrire”.
Sai che novità…
 
 
Nel frattempo, Kai, Yuri e Boris erano arrivati di fronte al cancello d’entrata della villetta in cui viveva Saya, puntuali come ogni mattina, e come avevano fatto in quelle due settimane aspettarono che lei lo varcasse.
Yuri notò che Kai sembrava di più imbronciato del solito, ma probabilmente ce l’aveva ancora con Boris per quella sua assurda trovata, nel quale si era visto coinvolto in prima persona. Era anche sicuro che le parole di quella chiromante lo avessero colpito fin nel profondo. Lui non lo avrebbe mai ammesso, e neppure ne avrebbe parlato con loro, nonostante lo strano rapporto d’amicizia che avevano creato. E nemmeno ne avrebbe mai parlato con Saya, nonostante il rapporto che avevano avuto in passato. Yuri non riusciva a togliersi dalla testa l’idea che quella ragazza non gli fosse poi così indifferente. Lui ricordava bene il bacio che Kai le aveva dato a bruciapelo nello stadio russo. Dovette ammettere che quel suo gesto aveva meravigliato anche un freddo calcolatore come lui, perché non se lo sarebbe mai aspettato da uno come il suo ex compagno di squadra. Ma durante l’ultimo campionato mondiale aveva avuto l’occasione di conoscerlo meglio, per quanto Hiwatari parlasse di sé, e vedendo i suoi gesti, le sue occhiate e leggendo le sue espressioni, o da come si comportava con quella ragazza, era arrivato facilmente a quella conclusione.
Inoltre era altrettanto sicuro che il suo compagno non avesse ancora superato i traumi legati alla Borg. Anche lui e Boris erano rimasti pressoché colpiti dai loro stessi passati, ma erano riusciti ad uscirne dandosi man forte tra compagni di squadra, e se ora potevano guardare limpidamente il loro futuro era stato anche grazie alla loro forza di volontà e all’aiuto che ognuno di loro aveva dato all’altro.
Ma Kai? Kai era sempre stato un ragazzino fin troppo spocchioso, con quei suoi modi di fare da superiore, motivo per il quale spesso veniva punito severamente anche per cose di poco conto. Vorkof si divertiva parecchio ad infierire sul nipote del suo socio, e quello stronzo di suo nonno non faceva nulla per impedirglielo.
“Forgerà il suo carattere”, diceva solamente in sua discolpa, quando lasciava suo nipote nelle grinfie degli inservienti.
Yuri non faticò a credere che quegli eventi lo avessero colpito così tanto nel profondo, in fondo anche a lui capitava di ripensare alle violenze subite, e le cicatrici sparse sul suo corpo diafano ne erano la testimonianza. Ma il fatto che Kai le avesse dimenticate per ricordarle solamente in seguito ad un altro tipo di violenza gratuita, quella subita da Brooklyn, era per lui alquanto triste, dovette ammetterlo. In più era convinto che la vicinanza con quella ragazza gli avrebbe alleggerito il cuore, invece quello zuccone non si lasciava avvicinare nemmeno da lei. Eppure era sicuro che le volesse più bene di quanto credette.
«Ti scuserai con lei, non è vero?», gli disse infine, avvicinandosi al compagno per spezzare il silenzio che era sceso tra loro. Boris invece non si era mosso dalla sua posizione, appoggiato al muro con le braccia dietro la nuca. Aveva solamente spostato lo sguardo, seguendo il percorso che aveva fatto il suo capitano per raggiungere l’altro e parlargli così a quattrocchi.
«Di chi stiamo parlando?», gli rispose invece Kai, assottigliando leggermente lo sguardo. Al che Yuri sbuffò.
«Non fare il finto tonto, lo sai a chi mi riferisco», puntualizzò spazientito il rosso, trapassandolo con uno sguardo che avrebbe fatto ammettere tutta la verità anche al miglior assassino in circolazione. Ma Kai alzò gli occhi al cielo come era solito fare, chiaro segno che non avrebbe mai voluto parlare di quello con lui. O parlare in generale, visto che si era svegliato da neanche un’ora. «Per quello che le hai detto ieri al Luna Park»
«Non so di cosa tu stia parlando Ivanov…», gli intimò Kai in risposta, marcando volutamente il tono di voce mentre pronunciava il suo cognome.
«Lo sai benissimo Hiwatari», lo imitò Yuri, non abbandonando però la sua gelida compostezza.
Fu il provvidenziale arrivo di Saya a farli desistere dall’andare oltre. La osservarono arrivare di fronte a loro tutta pimpante, e Kai lanciò verso Yuri uno sguardo eloquente, per dimostrargli che probabilmente Saya si era già dimenticata dell’accaduto. Ma a lei non era sfuggita quella strana occhiata.
«Che succede?», chiese infatti, spostando leggermente la testa di lato.
«Nulla», la mise a tacere Yuri, sorridendole appena per non farla preoccupare.
«Nulla di che, infatti. Hiwatari è solo in quei giorni!», dette man forte Boris, accostandosi a Saya e lanciando a Kai uno sguardo decisamente troppo divertito, che come il suo solito indispettì il diretto interessato e lo costrinse a dargli le spalle imbronciato.
«Fottiti Kuznetsov…», fu però la sua “amorevole” risposta a stemperare l’atmosfera, facendo scoppiare a ridere la ragazza, che era decisa a non smorzare il suo buon umore. Nemmeno l’occhiata assassina che le riserbò la preoccupò, perché era intenzionata a tenere alti i suoi buoni propositi. E poi, una volta messo piede a scuola, avrebbe incontrato Hisashi Fujima.
 
 
Una volta raggiunto l’istituto infatti, i tre ragazzi vennero raggiunti dal presidente d’istituto, esattamente come avevano preventivato. Stava entrando anche lui in quel momento, e come tutte le mattine aveva un’orda di ragazze indemoniate al seguito.
«Buongiorno ragazzi!», li salutò tutto pimpante, regalando però a Saya il suo sorriso migliore. Fu quando si voltò per parlarle, non facendo minimamente accenno al giorno prima e facendo quasi finta che i tre ragazzi non esistessero, che Boris e Kai grugnirono all’unisono. Solamene Boris lo fece in modo plateale, perché Hiwatari vide bene di non darlo troppo a vedere. Non che si ritenesse geloso di quel ragazzo, in fondo aveva sempre ammesso che la sua amica poteva frequentare chi volesse, ma perché a lui quel ragazzo stava proprio indigesto e, indice dell’amicizia che lo legava alla nipote del presidente, avrebbe preferito per lei qualcuno di meno esaltato. O comunque qualcuno la cui vicinanza non avrebbe influito sulla reputazione della loro amica. Oramai a scuola non si parlava d’altro che di Saya Ditenji, l’unica ragazza mai avvicinata da Hisashi Fujima.
«Vi scoccia se ve la porto via?», continuò poi il nuovo arrivato, diretto ai Neo-Borg, che lo guardarono con uno sguardo decisamente ammonitore.
«Fa pure…», fece spallucce Boris con aria sarcastica, che però sembrò non colpire minimamente i diretti interessati. Saya sapeva che oramai era diventata quasi come una sorella per loro, ed anche il Sempai aveva capito lo strano rapporto che li legava, per cui non si sentì minimamente minacciato dai loro comportamenti. Anzi, in fondo un po’ li comprendeva.
«Riportacela intera e pettinata», continuò poi Kuznetsov, con un piccolo sorrisetto dispettoso sulle labbra, mentre i suoi occhi azzurri vennero spudoratamente piantati in quelli verdi del ragazzo.
Saya invece avvampò sotto quella constatazione, talmente tanto che si portò una mano alla fronte per la vergogna, perché tutto si sarebbe aspettata fuorché quell’uscita decisamente maliziosa da parte del suo compagno di classe.
Per fortuna il suo accompagnatore non se la prese per quella sentenza e finì per scoppiare a ridere come se Boris avesse detto qualcosa di estremamente divertente.
«Hai la mia parola», disse il malcapitato, ma ammutolì quando Kai lo superò con una certa urgenza, non mancando di penetrarlo con un’occhiata tagliente prima di voltargli le spalle.
Anche Yuri e Boris decisero di seguire il loro ex compagno di squadra, non dimenticando però le buone maniere e salutando i due prima di lasciarli soli.
«Mi sa che al tuo amico non devo stare molto simpatico», fece spallucce Fujima, aggrottando leggermente le sopracciglia con un sorriso rassegnato.
Anche Saya dovette ammettere che il comportamento di Kai non era stato dei migliori. Fin da subito aveva decretato la sua antipatia nei confronti di quel ragazzo e si notava lontano un miglio quanto gli fosse indigesta la sua presenza.
«Deve ancora nascere qualcuno che Hiwatari trovi simpatico. Credo non trovi simpatica nemmeno me, nonostante ci conosciamo da una vita», gli rispose però lei, piccata, mentre osservava le schiene dei suoi compagni di classe varcare la porta d’entrata dell’edificio.
«Beh, in effetti quello che ti ha detto ieri non è stato molto carino», provò a difenderla lui, sorridendo, seppure quel sorriso fosse stato fin troppo soddisfatto, ma lei si voltò verso di lui con espressione triste, annuendo senza trovare la forza di aprire bocca.
Alla fine Kai, col suo comportamento, era riuscito a turbarla di nuovo. Continuando così non sarebbe mai riuscita a toglierselo dalla testa. E Fujima stava ancora aspettando che lei dicesse qualcosa.
«Beh, sì, ma Kai è fatto così…non ce l’aveva con me. Probabilmente era indispettito da tutta la situazione», fece spallucce lei in risposta, imponendosi di dire qualsiasi cosa pur di parlare, finendo però a giustificarlo di nuovo. Era sempre stato così per lei, non era mai riuscita ad odiarlo nonostante l’avesse ferita più di una volta. Riusciva sempre a trovare una scusa per i suoi comportamenti scostanti. «Se dovessi mai provare a conoscerlo lo capiresti anche tu», gli sorrise leggermente, nonostante lo sguardo basso. Non avendo alzato gli occhi su di lui, non si accorse della smorfia schifata che deturpò il bel volto del giovane. Fu una questione di pochi secondi però, perché quando lei tornò a posare i suoi occhi su di lui, la stava guardando con il suo solito sorriso spensierato.
«A questo punto è meglio se entriamo anche noi», propose di punto in bianco la ragazza, pur di spezzare il silenzio che era sceso tra loro, e lui non poté che accettare, coinvolgendola così in discorsi che non l’avrebbero incupita di nuovo.
 
 
Nel frattempo i Neo-Borg erano arrivati di fronte ai loro armadietti, dove tolsero le scarpe che avevano indosso e presero quelle con le quali avrebbero dovuto camminare all’interno dell’edificio.
«Non mi abituerò mai a questo», sentenziò Boris, chiudendo con un tonfo lo sportello.
«Paese che vai, usanza che trovi, non conosci il detto?», gli rispose invece Yuri, senza però degnarlo della sua considerazione. I suoi occhi di ghiaccio erano rapiti dai gesti meccanici di Kai, così tanto che alla fine anche Boris si affacciò oltre le spalle del compagno, per vedere cosa ci fosse stato di tanto interessante da guardare.
In quel lasso di tempo Kai aveva aperto con un gesto stizzito l’anta del suo armadietto, cosa che divertì non poco il rosso, che aveva imparato a tradurre ogni sua reazione, ma quando la spalancò totalmente fu travolto da alcune lettere, che finirono a terra sotto gli occhi scioccati dei presenti.
«Ma guarda…», soffiò ironico Yuri, parlando più a sé stesso che a qualcuno in particolare. Purtroppo per lui Hiwatari riuscì a captare quella voce tagliente e gli riserbò un’occhiata in tralice, con cui volle fagli capire che non avrebbe voluto sentire nessuna constatazione in merito.
Purtroppo ci pensò Boris, che non si era mai fatto fermare dal suo caratteraccio.
«Wow, qualcuna si è accorta di te! Oppure qualcuno, chissà», ridacchiò Kuznetsov, ma anche lui fu messo a tacere da un’occhiataccia. Al che Kai, stizzito e risentito da quelle sentenze, prese le lettere e le gettò nel primo bidone che incontrò sulla sua strada, lasciando i due compagni totalmente spiazzati.
«Siamo già di pessimo umore di prima mattina», ridacchiò Boris, che ovviamente si divertiva troppo a sbeffeggiare il suo compagno. Per fortuna decise di parlare quando il nippo-russo era già sparito dalla loro visuale, altrimenti ne avrebbe subito le conseguenze. Inoltre erano entrambi convinti che, una volta saliti in classe, lo avrebbero trovato seduto imbronciato al suo banco e poco propenso a palare. Temevano anche per Saya, che probabilmente si sarebbe beccata una risposta acida delle sue se avesse provato a chiedergli cosa fosse successo. Convennero quindi di aspettare la ragazza vicino agli armadietti, in modo da salire insieme e metterla così in guardia. Anche se ebbero entrambi il sentore che lei lo avesse capito da sola.
«Non resisto. Devo sapere!», sbottò dopo alcuni secondi di silenzio Boris, mentre Yuri gli scoccò un’occhiata perplessa. Lo seguì con il suo sguardo di ghiaccio per tutto il percorso che il suo compagno fece fino al secchio della spazzatura, posto a poca distanza da loro, e quando lo vide rovistarci dentro fece una smorfia talmente schifata che gli rimase impressa sul volto anche quando il suo compagno tornò al suo posto.
«Perché fai quella faccia?», lo sbeffeggiò infatti Kuznetsov, «lo so che sei curioso quanto me!», disse infine, iniziando ad aprire le lettere che aveva diligentemente recuperato dalla pattumiera, ma Ivanov dovette fare appello a tutto il suo autocontrollo per mantenersi calmo.
«Ti ucciderà, lo sai? A volte mi chiedo se il tuo sia un desiderio di morte o se ti piaccia solamente giocare col fuoco…», gli rispose guardandolo storto, mancando però di rispondere alla vera domanda, perché in fondo un po’ curioso lo era anche lui.
«E dai, non lo verrà mai a sapere. Non sono così masochista», sorpassò la questione Boris, facendo un gesto con la mano come a voler togliere qualcosa di indigesto da davanti agli occhi, che vennero subito rapiti dai fogli che stava tenendo in mano. «Sono solo curioso di sapere cosa possano volere le ragazze da uno come lui», finì, spiegando la prima lettera con fare trionfante.
«Kai è un tipo affascinante», commentò piatto Yuri, senza una particolare inclinazione nella voce. Quella sentenza fece però voltare di scatto Boris, con le sopracciglia aggrottare in un’espressione decisamente scioccata.
«Ed è un tipo di poche parole e questo lo rende misterioso agli occhi delle ragazze», concluse Yuri, facendo storcere le labbra al compagno.
«A volte mi preoccupi. Sei sicuro di non avere inclinazioni strane?», gli chiese il russo con fare malizioso, ma il suo capitano riuscì solamente a perforarlo con un’occhiataccia che lo mise a tacere.
«Bah, comunque non le capisco le ragazze. Sbavano per quel damerino scialbo di Fujima e scrivono lettere d’amore ad Hiwatari…sono queste le cose che mi fanno rimpiangere la Russia», alzò gli occhi al cielo Boris, mentre Yuri sopirò. Troppe volte si sentiva come se fosse stato un arbitro nel bel mezzo di una partita importante. Lui era un po’ come un padre che divide i figli dispettosi quando litigano, perché Kai e Boris a volte si comportavano davvero come bambini. In ogni caso sul suo volto impassibile si aprì un sorrisetto di scherno, soprattutto quando iniziò a leggere insieme al suo compagno le parole scritte in quelle lettere, ma le loro espressioni passarono dal divertito allo scioccato in pochi secondi.
«Che diamine, queste non sono lettere d’amore, questi sono scritti degni di un film porno!», si allarmò Kuznetsov, che però finì a ridere divertito ai danni del povero mal capitato. Anche Yuri dovette ammettere che tutta quell’assurda situazione fosse alquanto divertente e lo fece capire all’altro ridacchiando sotto i baffi.
«Meglio che non cadano nelle mani del diretto interessato», lo mise al corrente il rosso, togliendogli dalle mani le lettere, che immaginò essere tutte pressoché uguali. Ma quando prese quei fogli dalle mani di Boris, si accorse di una frase che non aveva letto prima ed il suo sguardo si incupì mentre tornò a leggere il foglio.
Ovviamente il suo compagno se ne accorse subito, perché Ivanov aveva cambiato espressione in pochissimi secondi, finendo per fargli alzare un sopracciglio.
«Che succede?», gli chiese infatti, infastidito dal suo silenzio, perché il suo capitano aveva iniziato a leggere uno di quei fogli con fare meticoloso.
«Rogne», gli rispose però lui, girando il foglio in sua direzione, in modo che potesse leggere la parte “incriminata”.
«Sta lontano da Saya Ditenji», lesse Boris, finendo per accigliarsi e piantare il suo sguardo perplesso in quello di ghiaccio di Yuri, che si aprì di nuovo in un sospiro rassegnato.
«Abbiamo a che fare con delle psicopatiche», commentò sarcasticamente.
«Lo sapevo che Hisashi Fujima avrebbe portato solo guai», sentenziò infine Boris, accartocciando i fogli e buttandoli di nuovo nel cestino.
In fondo non poteva ancora sapere quanto vera fosse stata quella constatazione.
 
 
Una volta in classe, Kai si era seduto al suo posto senza degnare della sua attenzione nessuno dei suoi amici, nemmeno Saya, che nonostante si era imposta di non rivolgergli parola, oltretutto sotto proposta di Yuri, lo stava fissando col pelo dell’occhio. Voleva cercare di capire cosa gli passasse per la testa ed avrebbe davvero voluto chiedergli cosa lo avesse indispettito così tanto, visto che il sempai Fujima non aveva nemmeno fatto accenno allo spiacevole inconveniente successo nell’antro della chiromante, ma dovette comunque desistere dal proferire parola, perché l’entrata in aula del professore fece crollare ogni suo pensiero masochista. Era estremamente sicura che Kai le avrebbe risposto stizzito, esattamente come le aveva risposto il giorno prima, ma lei ci avrebbe provato ugualmente. Nonostante avesse deciso giusto quella mattina di provare a toglierselo dalla testa, gli voleva fin troppo bene per fregarsene totalmente del suo stato d’animo inquieto. Era troppo altruista e generosa per fare l’indifferente, ed in fondo erano pur sempre amici…
In ogni caso il docente iniziò a fare l’appello, quindi non le restò altro da fare che sospirare spazientita, prima di distogliere definitivamente l’attenzione dal suo compagno.
Ma Kai si era accorto fin da subito delle occhiate preoccupate di Saya ed in quel momento non era propenso a digerirle. Quella mattina si sentiva totalmente indispettito, un po’ per via del ragazzo che ultimamente le ronzava intorno, ed un po’ per il comportamento di lei nei confronti di quel damerino, che comunque a lui non riusciva a stare simpatico. Fin dalla prima volta che lo aveva visto e dalla prima volta che gli occhi verdi di lui si erano posati nelle sue ametiste, gli aveva lasciato un senso di inquietudine che lui stesso non era riuscito a spiegare, ed anche quello lo indispettiva. Non riusciva a capire il perché si sentisse così e quella sua strana inquietudine si ripercuoteva sugli altri. Ed anche le parole della chiromante in quel Luna Park avevano influito sulle sue emozioni.
Yuri probabilmente lo aveva capito, ma Hiwatari ringraziò il fatto che il russo fosse una persona estremamente diplomatica, e che quindi aveva convenuto che farsi i cavoli propri sarebbe stato sicuramente meglio che indispettirlo con altri discorsi.
Dopo svariati minuti dall’inizio della lezione però, spazientito dai vari pensieri che gli vorticavano in mente, alzò una mano richiamando il professore e solo quando ebbe la sua totale attenzione chiese il permesso di andare in bagno.
Quando uscì dalla porta d’ingresso dell’aula riuscì a tirare un sospiro di sollievo, perché non sentiva più addosso la tensione che era scesa tra lui ed i suoi compagni. Le occhiate di Saya lo avevano un po’ indispettito ed era sicuro di avere dietro le spalle anche quelle degli altri due, che probabilmente erano preoccupati tanto quanto la ragazza.
In quel momento voleva rimanere da solo e trascorrere fuori dalla classe il tempo che mancava alla fine di quella noiosa lezione, di cui non aveva ascoltato una sola parola. Tanto valeva quindi provare a rilassarsi all’ombra di un albero, in un punto più appartato del giardino, dove nessuno lo avrebbe né visto né disturbato.
A quell’ora gli studenti erano ancora tutti in classe e lui poteva camminare indisturbato tra i corridoi senza dover dare troppe spiegazioni, ma era anche altrettanto sicuro che nessuno lo avrebbe importunato. A parte qualche lettera di qualche ragazzina innamorata, nessuno era mai stato propenso ad avvicinarlo ed a lui sinceramente andava bene così. Aveva Yuri, Boris, che nonostante l’irritante carattere che ostentava poteva comunque ritenere amico, e Saya…E poi fuori dalla scuola c’erano sempre Takao, Hilary, il Prof Kappa e Max e Rei quando sarebbero tornati in Giappone, ed anche quella bertuccia dai capelli rossi... Aveva tutti quegli amici e lui era felice così.
Camminò indisturbato fino a quando arrivò di fronte alla zona in cui erano posti gli armadietti, scendendo il gradino che lo divideva da essi con passo spedito. Non vedeva l’ora di raggiungere la porta ed assaporare il vento che gli avrebbe scompigliato i capelli. Nonostante le temperature fossero già troppo alte, sarebbe stato sicuramente meglio del caldo che avevano iniziato a patire in classe.
«Già fuggi Hiwatari?»
Quelle parole così incredibilmente sarcastiche lo costrinsero a bloccarsi di scatto quando fu ad un passo dalla porta, costringendolo anche a serrare la mascella ed i pugni che ancora aveva nelle tasche dei pantaloni. Decise però di non voltarsi in direzione di quella voce fin troppo famigliare, pur di non dargli altra soddisfazione, ma la situazione si sarebbe fatta problematica se lui avesse continuato a provocarlo. Era la seconda volta che lo bloccava di fronte a quella porta e quel fatto iniziava seriamente ad indispettirlo.
Tuttavia il nuovo arrivato si sarebbe aspettato quella reazione da parte di Kai, in fondo l’indifferenza del suo vecchio capo era oramai cosa nota, soprattutto per lui. Era quando Kai rimaneva in silenzio che era più pericoloso, ma questo si trattava di quando era ancora a capo degli Shall Killers. In quel momento Hiruta pensò solamente che il suo vecchio compagno non volesse avere problemi, ma lui in fondo doveva ancora fargliela pagare di alcune cose passate…ed inoltre si divertiva parecchio ad indispettirlo, perché era stato il suo intento fin dall’inizio.
Ma Kai non era propenso ad ascoltarlo, perché voleva solamente stare lontano da tutto e da tutti ed il fatto che quel ragazzo lo tenesse ancora ancorato all’ingresso aveva fatto sorgere sul suo volto un’espressione decisamente contrariata. Fu per quello che decise di riprendere a camminare. In fondo se l’avesse ignorato forse Hiruta avrebbe desistito dal tormentarlo.
Purtroppo per lui però, il suo vecchio sottoposto era un osso duro e quando avvistava la sua “preda” non la lasciava andare tanto facilmente. Infatti Hiruta cambiò totalmente approccio, perché aveva infidamente capito quale fosse il suo punto debole.
«Sai, mi sono un po’ meravigliato di aver visto la tua amica con Fujima…», riprese parola, sempre con quel suo tono di voce fin troppo impertinente, deciso ad infierire ancora di più sul suo rivale, giusto per il gusto di vederlo incazzarsi.
«Non credevo che il grande Hiwatari si facesse sfuggire così una ragazza…», ridacchiò maligno. «Ho visto in tv il bacio che le hai dato e pensavo che fossi riuscito per lo meno, che so, a portartela a letto…», assottigliò lo sguardo, puntandolo impunemente sulle spalle di Kai, che solo allora decise di voltarsi, spazientito da quel suo tono arrogante, e lo fece cercando di mantenere l’impassibilità che lo aveva sempre contraddistinto. In quel momento si sentiva pervaso da una rabbia che non credeva di poter provare, non verso qualcuno di cui, in teoria, non gli sarebbe più dovuto importare. Non gli sarebbe dovuto fregare di ciò che diceva Hiruta, perché sapeva benissimo che lo stava provocando apposta per vedere una sua reazione. In fondo, ai vecchi tempi, era stato proprio grazie a quel suo carattere che si era guadagnato un posto negli Shall Killers. Tuttavia non avrebbe mai immaginato che quel suo fare impertinente gli si sarebbe ritorto contro.
In seguito lo trapassò anche con uno sguardo di fuoco, nonostante l’impassibilità e la freddezza che si potevano leggere sul suo volto, ma il sorrisetto soddisfatto di Hiruta non abbandonò le sue labbra nemmeno per un secondo.
«Stammi bene a sentire, perché non te lo ripeterò un’altra volta», si decise a prendere parola Kai, digrignando leggermente i denti, ma quello servì solamente a divertire di più il suo interlocutore, che prese a guardarlo con superiorità. «Stai lontano da me e dai miei amici!», gli intimò perentorio, con un tono di voce che non avrebbe ammesso altre repliche. Se ci fosse stata un’altra persona al posto del suo vecchio sottoposto, quel ringhio avrebbe fatto scappare il mal capitato a gambe levate, ma non Hiruta. Lui rimase immobile al suo posto, a guardarlo con una risatina a fior di labbra che indispettì Kai ancora di più.
«Cosa sentono le mie orecchie?», scoppiò a ridere, «Hiwatari che ha degli amici! Come sei divertente!», si resse platealmente la pancia sotto le forti risate, gesto che costrinse l’ex Neo-Borg a mordersi la lingua pur di non rispondere. Sapeva che in caso contrario gli avrebbe dato solamente altra soddisfazione.
Inoltre, sotto il suono di quelle risate, la voce della chiromante rimbombò nella sua mente, forte e chiara come se lei fosse stata ancora di fronte a lui.
“Pensavi di aver chiuso dei capitoli della tua vita, ma ti troverai a doverci fare di nuovo i conti”, aveva detto l’anziana, e quella frase gli fece di nuovo serrare la mascella. Non avrebbe mai pensato all’eventualità che quella sentenza si sarebbe potuta avverare, né che un membro della sua vecchia banda teppista lo avrebbe infastidito così.
«Non sei nelle condizioni migliori per potermi minacciare, Hiwatari», rimarcò Hiruta, distogliendolo così dai suoi pensieri.
«Allora dimmi cosa vuoi e facciamola finita con questa buffonata», gli rispose Kai, cercando di mostrarsi autoritario come era sempre stato nei loro confronti.  Stava tornando a galla la sua indole di capo, ed era proprio quello che voleva il ragazzo di fronte a lui.
«Io non voglio proprio nulla da te», scoppiò di nuovo a ridere quest’ultimo, avvicinandosi di qualche passo in direzione del suo vecchio compagno, che però non si mosse dalla sua posizione. Il russo era anche pronto ad affrontarlo di petto, senza ripensamenti, così lo avrebbe messo a tacere una volta per tutte.
«Anzi…», continuò però il moro dopo alcuni passi, «voglio sapere cosa si prova a perdere tutto», nei suoi occhi marroni si accese una luce strana, maligna, mentre osservava le sopracciglia di Kai aggrottarsi sotto quella rivelazione. Inoltre quello strano sguardo non gli stava piacendo per nulla.
«Voglio sapere dalla tua voce come ci si sente a perdere la stima del proprio nonno», iniziò malvagiamente, ma non gli bastò quella misera frase. No, lui voleva infierire ancora.
«Come ci si sente quando si perde la fiducia dei tuoi vecchi sottoposti, gli stessi che tu avevi meticolosamente cercato?»
Avanzò di un passo.
«Come ci si sente quando si apprende che tutto ciò in cui credevi era solo una menzogna?»
Avanzò di un altro.
«Come ci si sente a perdere contro il campione del mondo? Come ci si sente ad essere sempre, eternamente, costantemente secondi?»
Fece l’ultimo passo prima di arrivare subdolamente di fronte al viso livido di rabbia di Kai, che tuttavia stava imponendo a sé stesso di non reagire, anche se era così maledettamente difficile.
«Come ci si sente a vedere l’unica ragazza che ti sia mai stata amica insieme ad un altro?»
Quelle parole, scandite con tanta superbia, furono la goccia che fece traboccare il vaso ed abbuiarono per un attimo i sensi del russo.
Successe tutto in una manciata di secondi, giusto il tempo di realizzare che la persona riversa a terra di fronte a sé era proprio lo stesso ragazzo che gli aveva rinfacciato gli insuccessi della sua vita giusto un attimo prima.
Hiruta era disteso sul pavimento, con un labbro sanguinante ed una mano a tappare la ferita, e nonostante tutto stava ridendo di gusto, con una risata degna di uno psicopatico.
Kai invece era ancora sbilanciato in avanti, con il braccio teso di fronte a sé e la mano sporca di sangue che pulsava come se avesse colpito un muro di cemento. Aveva il fiato corto, il volto accaldato e le labbra digrignate in un ringhio, ed era forse quella visuale a divertire il suo interlocutore, perché era riuscito nel suo intento di indispettire il suo vecchio capo. La forza che aveva messo in quel pugno era stata la stessa dell’ultima volta, quando lo aveva colpito per insubordinazione sulle rive del fiume, di fronte a Takao, il Prof e Saya.
Nonostante fossero passati quasi tre anni, non era mai riuscito a sopprimere il dolore e l’amarezza provocata da quello schiaffo.
«Sei contento adesso?», riprese parola lo stesso Kai, trapassandolo con un’occhiata di fuoco e parlando con voce estremamente roca. «Volevi provocarmi no? Bene, ci sei riuscito, ma ti è andata male!»
«Ѐ stato divertente», lo schernì Hiruta, senza però provare ad alzarsi da terra. Lo osservò dalla sua posizione, nonostante Hiwatari lo stesse ancora sovrastano. Era sicuro che se tutto quello fosse successo qualche anno prima, Kai avrebbe infierito su di lui approfittando della sua posizione, ma in quel momento era invece sicuro che non lo avrebbe mai fatto. Era già tanto che gli avesse tirato un pugno, anche se era stato il suo intento fin da quando aveva iniziato a provocarlo. Il vecchio capo degli Shall Killers si sarebbe tormentato per giorni per quel suo gesto avventato e quel pensiero gli lasciò una soddisfazione che difficilmente sarebbe sparita.
«Ma non pensare che sia finita qui!», ebbe anche la forza di ridacchiare e quella sua risata e quelle sue parole ammutolirono il suo interlocutore, che lo osservò dall’alto al basso con uno sguardo incredibilmente schifato.
Quando si decise a dire qualcosa per rispondere a quella minaccia però, qualcuno stava per scombussolargli i piani.
«Hiwatari, vai immediatamente nell’ufficio del preside!», tuonò una voce dal corridoio e quando Kai alzò lo sguardo, vide arrivare uno dei suoi nuovi professori a passo di carica.
Fu in quel momento che abbassò di nuovo il suo sguardo sul ragazzo a terra, ma Hiruta stava ancora ridacchiando all’apice della soddisfazione.
«Ricordati che non sei più nella posizione di minacciare nessuno!», ridacchiò, ma l’ex componente dei Neo-Borg non fece in tempo a controbattere, perché il professore era arrivato esattamente di fronte a loro.
Fine capitolo 4
 
 
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Colei che scrive:
Ma salve e ben trovati in questo nuovo capitolo ehheh
Qui qualcuno sta giocando col fuoco U.U Quanto state odiado Hiruta da 1 a infinito? xD Lo so, lo so, ma come ho sempre detto tutto avviene per una ragione. Ha provocato Kai, ma cosa avrà scaturito nella sua povera mente? (mi sento tipo una giornalista xD)
Bene, ora sono curiosa di sapere le vostre impressioni sull’accaduto xD
Passo quindi a ringraziare come sempre i recensori, vi adoro *_*, chi ha messo la storia tra le preferite/ricordate/seguite e tutti i lettori silenziosi giunti fin qua, che ogni fine capitolo attendono con ansia il prossimo (almeno spero xD)
 
Ps. Non so se lo avevo detto nelle note del precedente capitolo, ho aggiunto i collegamenti alle canzoni di ogni capitolo <3 Basterà cliccare sopra al nome del cantante e della canzone, che è evidenziato in blu ^-^
 
Non mi resta che salutarvi, con la speranza che vi sia piaciuto anche questo capitolo *-*
Alla prossima!!!
  
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