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Autore: _sesshomary    16/10/2020    1 recensioni
A distanza di un anno dalla fine della storia di Inuyasha succede qualcosa di nuovo e inaspettato. In attesa del nuovo anime che sarà il seguito di Inuyasha, io voglio dare la mia visione di come è andata avanti la storia.
Spero vi piaccia, buona lettura.
Tratto dal nono capito: “Mi è piaciuto questo bacio, perché ti sei allontanato?” gli chiesi, desideravo ancora baciarlo. Era stata la prima volta per me e mi sentivo soggiogata da quella splendida sensazione di benessere che mi aveva dato.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Inuyasha, Kagome, Rin, Sesshoumaru | Coppie: Inuyasha/Kagome
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Erano passati alcuni giorni dalla visita di Honzo e non era ancora tornato a trovarmi. Una parte di me era felice della sua presenza; era un brav’uomo e mi faceva piacere passare del tempo con lui, ma non mi andava molto di mantenere i contatti con quel villaggio. Ero rimasta abbastanza traumatizzata da quella esperienza e vedere Honzo, o soltanto pensare a lui, non faceva altro che ricordarmi l’aggressione e di conseguenza la paura e il terrore che provai quel giorno.
Proprio dopo la sua visita iniziai ad aver paura di stare da sola soprattutto dopo il calare del sole.
“Buongiorno” la voce di Rin mi distolse dai miei pensieri. Non mi ero accorta che era sveglia.
“Buongiorno” le dissi, mentre la vedevo sbadigliare “credo tu abbia ancora sonno, perché non dormi ancora un po’?” aggiunsi.
“Ci sono molte cose da fare, hai bisogno d’aiuto.”
“Non devi preoccuparti, ci riesco da sola. Oggi riposati ancora un po’” dissi cercando di convincerla. Rin era una bambina testarda e determinata, non aveva nessuna intenzione di arrendersi.
Io mi alzai dal futon e lei si inginocchiò su esso guardando verso di me.
“Non voglio riposare ancora, io voglio stare con te, aiutarti e farti compagnia” mi disse con una tale tenerezza che non riuscii proprio a dirle di no. Mi inginocchiai anche io sul futon e la guardai negli occhi.
“E va bene, io andrò al villaggio, mentre tu resterai qui per svolgere le faccende a casa” proposi, così da coinvolgerla un po’.
“Va bene, grazie!” e si buttò su di me per abbracciarmi. Poi si alzò di scatto e andò verso l’altra stanza.
“Ehi stai bene?” le chiesi, visto il suo cambiamento istantaneo, da dolce e affettuosa era diventata in un attimo fredda e distante, c’era sicuramente qualcosa che le frullava in testa.
“C’è molto da fare, mi devo mettere al lavoro” affermò lei, e sul viso le si disegnò un sorriso enorme. Le sorrisi di ricambio, anche se rimasi poco convinta della sua risposta.
Lasciai la capanna e andai verso la sorgente per potermi fare un bagno rilassante prima di iniziare a lavorare, portai con me anche dei panni che lavai nell’acqua del fiume poco distante dalla sorgente calda e che lasciai li ad asciugare.
Arrivata alla sorgente mi guardai intorno e dopo essermi resa conto che nessuno mi avrebbe vista mi spogliai e mi immersi in acqua. Mi rilassai ulteriormente al contatto con l’acqua tiepida e anche la mia mente sembrava aver abbandonato tutte le perplessità e le preoccupazioni per bearsi della sensazione di calma che c’era in quel luogo circondato da alberi dai quali proveniva il tenue cinguettio di alcuni uccellini. Rimasi a farmi il bagno per alcuni minuti, quando sentii un rumore di passi che mi fece preoccupare. Subito la mia mente si allertò, ma la prima sensazione che sentii affiorare fu la paura. Ero preoccupata che qualcuno mi avesse seguita per aggredirmi, o peggio. Per non farmi prendere alla sprovvista, scattai fuori dalla sorgente per potermi rivestire prima dell’arrivo dell’intruso, ma non feci però in tempo poiché appena sgusciata fuori dall’acqua mi trovai davanti Honzo.
Nonostante l’imbarazzo mi rilassai vedendo un volto familiare mentre cercavo in tutti i modi di coprirmi con le mani. Lui rosso in volto non riusciva a distogliere gli occhi da me, sembrava paralizzato.
“Voltati, ti prego” lo supplicai, e lui si girò dall’altro lato senza fare storie. Con un gesto rapido presi i miei abiti e li indossai frettolosamente, rischiando anche di perdere l’equilibrio e ricadere nuovamente nell’acqua.
“Ora puoi girarti, sono vestita” dissi io appena avuta la sicurezza di aver coperto ogni centimetro della mia pelle. Lui si girò lentamente verso di me con lo sguardo leggermente deluso.
“Cosa ci fai qui?” chiesi per evitare un silenzio imbarazzante.
“Stamattina ero venuto a trovarti, ma arrivato al tuo villaggio mi hanno detto che ti avevano visto venire in questa direzione, quindi sono venuto a cercarti” rispose lui tutto d’un fiato.
“Perdonami per le condizioni in cui mi hai trovato, non pensavo saresti venuto fin qui”
“Non preoccuparti” disse lui avvicinandosi e guardandomi negli occhi.
“E’ ora che io vada al villaggio, ho molte cose da fare. Che ne dici di venire e farmi compagnia? Sempre che per te non sia un disturbo.”
“Ma quale disturbo, sono venuto qui per te e quindi voglio godermi al meglio il tempo che ho a disposizione” aggiunse, mostrando un enorme sorriso che io molto spontaneamente ricambiai.
Ritornammo al villaggio e io iniziai a fare le faccende che mi spettavano, dovevo controllare la gravidanza di alcune donne del villaggio e aiutarne altre con varie erbe medicinali. Lui rimase in silenzio a guardarmi e a godere della mia compagnia il più possibile.
Nonostante i dubbi che erano nati con il suo arrivo al villaggio, quando ero in sua compagnia riuscivo ad essere molto rilassata, perché la sua presenza mi faceva sentire protetta.
“Sai, al villaggio ho detto che stai bene e che ti trovi qui. Molti mi chiedevano di farti tornare, ma ho detto loro che per il momento preferisci stare qui” disse mentre passeggiavamo per andare in una delle capanne più lontane dal centro del villaggio.
“E hai spiegato anche il motivo?” chiesi fermandomi un attimo per poterlo guardare negli occhi.
“No, non mi sembrava il caso. Insomma, tra di loro ci sono anche i tuoi aggressori” disse lui.
“Probabilmente avresti dovuto dirlo, loro sanno bene che non sono più tornata al villaggio per colpa loro, quindi perché non dovrebbero saperlo anche gli altri?” esclamai irritata, non era facile per me parlare di queste cose.
“Sì, probabilmente hai ragione. Molti di loro mi hanno chiesto di dirti che gli manchi molto e che vorrebbero che tornassi da noi.”
“Sono lusingata da queste parole, ma non ho nessuna intenzione di tornare e mi dispiace molto per coloro che davvero mi vogliono bene, ma non sono pronta e probabilmente non lo sarò mai. Non riuscirei ad affrontare il terrore e la paura che tutto quello che mi è successo in quella notte potesse succedere ancora” dissi d’un fiato e abbassando lo sguardo verso i miei piedi, non riuscivo a tenere la testa alta ripensando a quello che mi era accaduto L’avvenimento di quella notte era un peso troppo grande.
“Anche quando ti ho visto quella mattina il terrore si è impadronito di me, avevo la sensazione che quella persona che si stava avvicinando a me fosse stato tra gli aggressori di quella notte”
“Cosa? Io? Io non potrei mai farti una cosa di quel genere, come hai potuto pensarlo?” esclamò sgomento.
“Sì, infatti appena ho visto il tuo volto mi sono rilassata. Comunque non posso sapere chi è stato, visto che il buio non mi ha dato modo di vedere i loro visi”
“Io non ti farei mai nulla di male, dovresti saperlo. Ad ogni modo, cercherò in tutti i modi di farti fidare di me.”
“Sono certa che non sei stato tu ad aggredirmi.”
“Sì, è così e puoi anche stare tranquilla quando sono qui con te, non permetterò a nessuno di farti del male.” Lo guardai negli occhi, e mi accorsi che era sincero.
“Grazie” gli risposi e riprendemmo a camminare per terminare le faccende della giornata.
Tornai verso la capanna e lui con me.
“Che brava, sento un buon profumo” dissi entrando.
Rin si avvicinò a me con il viso sorridente, ma appena vide entrare Honzo il suo volto mutò facendo apparire una nota di rabbia e di tristezza.
“Qualcosa non va?” dissi abbassandomi al suo livello. Lei alzò lo sguardo verso di me e mi sorrise, anche se non aveva il suo solito sorriso, c’era sicuramente qualcosa che non andava.
“No nulla, è che ho preparato solo per due” mi rispose abbassando nuovamente il capo.
“Non preoccuparti, la mia porzione la dividerò a metà con lui” dissi per tranquillizzarla un po', ma non mi sembrava solo questo il motivo del suo strano atteggiamento. La presenza di Honzo probabilmente la irritava forse perché non lo conosceva bene.
“Va bene” disse andando verso il fuoco. Mi decisi a non chiedere altro, avremmo parlato poi, quando saremmo rimaste da sole.
Pranzammo tranquillamente e poco dopo aver finito sentimmo bussare alla porta della capanna. Rin corse subito a vedere chi era e poco dopo entrò con accanto Jaken. Il signor Sesshomaru quindi era tornato, ed erano passati poco più di sette giorni dall’ultima volta in cui lo avevamo visto. Perché mai si faceva vedere così spesso? La prima volta lo vidi dopo due mesi dal giorno in cui ero arrivata al villaggio.
“Salve, il mio padrone vuole vedervi” disse il piccolo demone con un leggero affanno, come sempre aveva corso per arrivare fin qui.
“Hideko, andiamo dal signor Sesshomaru” mi disse Rin, tirandomi per un braccio con forza.
“Voi avete contatti con dei demoni?” sibilò Honzo, guardandomi sconcertato. Aveva gli occhi arrabbiati e velati da cattiveria. La gioia della piccola venne spazzata via da quelle parole.
“E’ un mio caro amico e da un po’ di tempo anche un amico di Hideko. Viene a trovarci spesso” rispose la bambina.
“Non bisogna essere amici di demoni, sono creature meschine, potrebbero uccidervi da un momento all’altro.” Appena finì di pronunciare quelle parole gli occhi di Rin si riempirono di rabbia.
“Il signor Sesshomaru e Jaken non ci farebbero mai del male” aggiunse lei sempre più arrabbiata.
“Rin, vai tu, io resto qui con Honzo" mi intromisi cercando di calmare un po’ gli animi. Ero sicura che Sesshomaru non le avrebbe mai fatto del male, ma di certo Honzo questo non poteva saperlo.
“La mandi da sola?” mi disse Honzo, rivolgendomi il suo sguardo. Sembrava molto preoccupato.
“Sì, è al sicuro. Non preoccuparti, non le faranno del male” aggiunsi per tranquillizzarlo. Non mi rispose e girò la testa dall’altro lato. Rin mi si avvicinò e mi abbracciò.
“Ti saluto il signor Sesshomaru” mi sussurrò e poi si diresse insieme a Jaken verso il luogo d’incontro.
Quando i due erano ormai lontani, Honzo si voltò verso di me.
“Ma davvero ti fidi a lasciare la bimba da sola con due demoni? Non hai paura che questi possano farle del male, o possano farlo a te? Hai così tanta paura di tornare nel nostro villaggio, ma qui hai persino dei demoni che ti girano intorno!”
“Li conosce da molto tempo prima del mio arrivo, non sarò di certo io ad impedirle di vederli. E poi li conosco anche io un po’ e sono sicura che non le farebbero mai del male e, per il suo bene, non ne farebbero nemmeno a me. Al tuo villaggio tre uomini mi hanno aggredita, ecco perché ho paura. Sesshomaru e Jaken non mi hanno fatto del male e se Rin si fida di loro, lo faccio anche io” sbottai io per cercare di far finire quel discorso, ma lo sguardo di Honzo era infuocato e lasciava intendere che non aveva nessuna intenzione di lasciar cadere l’argomento, ma per il momento non aggiunse altro e rimase in silenzio per tutto il tempo, mentre io continuavo le faccende che erano rimaste in sospeso in casa. Mi sarebbe piaciuto rivedere Sesshomaru, ma era meglio restare qui con Honzo per farlo stare tranquillo. Se fossi andata anche io, Honzo sarebbe venuto con noi e credo che non avrebbe regnato la tranquillità in quell’incontro.
Poco tempo dopo Rin fece ritorno. Teneva in mano due pacchetti, ma senza dire nulla li portò in camera e ritornò da noi con il suo solito sorriso.
“Tutto bene, piccola?” le chiesi io, ero curiosa di sapere cosa era successo con Sesshomaru, ma era meglio evitare il discorso davanti a Honzo.
“Sì, tutto bene” mi rispose lei intendendo le mie intenzioni.
“Si è fatto tardi, devo ritornare al mio villaggio” disse poco dopo l’uomo, che era rimasto in silenzio per tutto il tempo.
“Ah, va bene. Ti accompagno fino al fiume, devo andare a riprendere le cose che ho lasciato stamattina.”
Uscimmo dalla capanna in silenzio e ci dirigemmo verso il fiume. Nessuno dei due proferì parola durante il tragitto.
Arrivata al fiume iniziai a raccogliere le cose che erano movimentate da un leggero vento, mentre Honzo rimase vicino a me per tutto il tempo in silenzio.
Una strana sensazione però mi aveva tenuta in allerta per tutto il tempo, mi sentivo osservata, ma non in modo cattivo, era come se qualcuno volesse tenermi d’occhio per proteggermi.
“Devo tornare al villaggio” gli dissi guardandolo negli occhi.
Lui rimase immobile qualche secondo, poi si posizionò di fronte a me, portando il suo viso a poca distanza dal mio.
“Tornerò da te tra qualche giorno. E’ stato molto bello passare del tempo con te. A parte quando è arrivato quel demone” aveva tirato fuori ancora il discorso di Sesshomaru. Ero certa che avrebbe avuto altro da dire.
“E’ un caro amico, soprattutto per Rin, puoi davvero stare tranquillo, non ci farà del male.”
“Capisco. In ogni caso, cercherò di starti il più vicino possibile per proteggerti.”
“Non ho bisogno di essere protetta da lui, te l’ho già detto non ha cattive intenzioni.”
“Va bene, Hideko, però sarei molto felice se potessi passare altro tempo con te” aggiunse mutando il tono della sua voce da duro a dolce, incatenando i suoi bellissimi occhi ai miei e avvicinandosi ancora di più al mio viso.
“Puoi tornare quando vuoi” gli risposi leggermente imbarazzata, riuscivo persino a sentire il suo respiro sulle mie labbra.
Lui dopo le mie parole sembrava non volersi allontanare da me, anzi, avvicinava sempre più il suo viso al mio. Venni attraversata da un brivido quando le sue labbra sfiorarono dolcemente le mie con un timido bacio.
Lui cercò di approfondire quel bacio, ma io mi tirai subito indietro rossa in volta.
“Scusami, non vorrei essere troppo affrettata nelle cose. Arriverà il momento giusto” ero imbarazzatissima e impaurita, non riuscivo a lasciarmi andare senza che la mente tornasse indietro a quella maledetta notte.
“Tranquilla, capisco. Sappi però che io non mi arrendo” aggiunse deciso.
“E’ ora che ritorni al villaggio, il sole sta’ per calare e non mi sento al sicuro nel dover tornare indietro da sola con il buio, ci vediamo presto” gli dissi sorridendo.
“Certamente” rispose lui avviandosi verso il suo villaggio e salutandomi con la mano.
Ricambiai quel saluto e quando lo vidi scomparire, tornai nella capanna, la sensazione di essere osservata era svanita.
Al mio ingresso trovai Rin che mi aspettava seduta. Aveva sulle gambe i due pacchetti che le avevo visto prima in mano.
“Piccola, cosa sono questi?”
“Sai, il signor Sesshomaru ha portato un altro regalo ad entrambe. Voleva vedere anche te” mi disse rattristata.
“La prossima volta verrò con te, te lo prometto.”
“Assolutamente. Io però non ho voluto aprire il regalo senza di te, quindi li ho portati chiusi qui” aggiunse porgendomi uno dei due pacchetti. Avevano l’involucro di colore diverso, il suo era verde, mentre il mio era rosso. Senza aspettare ulteriormente entrambe aprimmo i pacchetti e tutte e due tirammo fuori un kimono. Erano di stoffe molto pregiate, e riprendevano il colore dell’involucro esterno. Il suo era di un verde bosco molto bello, con una fantasia floreale sul giallo. Allegro e vivace come lei. Il mio invece era di colore rosso e aveva anch’esso una fantasia floreale, ma di colore arancio. Erano molto simili, ma allo stesso tempo diversi.
“Ma sono bellissimi!” esclamò entusiasta Rin, correndo ad abbracciarmi affettuosa
“Non vedo l’ora di indossarlo” continuò felice.
“Già sono veramente belli. Dobbiamo ringraziare il signor Sesshomaru quando torna” risposi io, stringendo ancora più forte nell’abbraccio.
Poi si allontanò rapidamente da me e mi guardò nuovamente con lo stesso sguardo di prima. Era arrabbiata con me?
“Non mi piace quell’Honzo” disse con un tono più alto del solito.
“Piccola, puoi stare tranquilla, è un brav’uomo” esclamai io, cercando di riavvicinarmi per prenderle le mani, lei però si scostò.
“Non mi piace lo stesso. Poi non gli piacciono Jaken e il signor Sesshomaru” mi rispose sempre con lo stesso tono. Era la prima volta che la vedevo così.
“Rin, gli ho parlato, gli ho detto come stanno le cose.”
“Sì, ma non mi piace comunque e non mi piace come ti guarda, sembra che ti guardi come se tu gli appartenessi” Queste parole mi lasciarono spiazzata. Che Honzo avesse un certo interesse verso di me lo avevo intuito, anche quando vivevo nel suo villaggio, ma non mi aveva mai trattata come sei io gli appartenessi, si era dimostrato sempre gentile.
“Non mi guarda in quel modo e stai tranquilla, riesco a capire bene le persone con cui mi rapporto” dissi leggermente arrabbiata, mi sarebbe piaciuto parlarle del bacio che c’era stato tra me e Honzo, come con un’amica, ma queste sue parole mi avevano convinta a non dirle nulla.
Lei non mi rispose e si diresse verso l’altra camera. Era arrabbiata con me e questo mi spezzò il cuore, ma poteva fidarsi delle mie scelte, non mi sembrava che Honzo mi avesse mai fatto del male. 




Per farmi perdonare nel ritardo di pubblicazione dello scorso capito, oggi ve ne pubblico un altro. Scrivetemi se la storia vi sta piacendo, che sono curiosa. Come pensate andrà avanti la situazione?
   
 
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